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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Archivi Mensili: aprile 2004

L’ULTIMO ENTRONAUTA (parte V e parte VI)

27 martedì Apr 2004

Posted by aitanblog in texticulos

≈ 14 commenti

Tag

entronauta

(parte V)

[…]

Afferrò immediatamente la pala, ma quando si rese conto della durezza del terreno la posò, imbracciò il piccone e iniziò a dare colpi a casaccio, finché non si decise a concentrarsi su un solo pezzo che presto diventò un solo buco.
Con la pala rimuoveva i frantumi frammisti al suo sudore e godeva delle gocce e del sapore di quella fatica; ma poi finì per stancarsi e vide arrivare verso di sé un’immagine che somigliava a qualcuno che era lui stesso, ma con un filo di ironia beffarda che nei suoi occhi non ricordava. E quell’immagine rideva e rideva metallica e ridendo colava bava giallastra. Lui non la temette per niente e benché lei non parlò, sentì che lo consigliava di smettere, mentre la bava ribolliva in un pantano d’acqua e sudore. Di balzo lo sciamano strinse nelle due mani la pala e tentò di colpirla, ma l’immagine era agile. Allora raccolse lo schiumoso composto di terra e bava che era ai suoi piedi e glielo gettò sulla faccia che di colpo iniziò a trasformarsi cancellando i toni di quel suo ghigno beffardo. Ora vedeva di fronte un suo doppio, uno dei tanti che aveva notato nella schiera di prima, che mentre per un momento ricordò, subito rimosse e dimenticò forse per sempre.
Il doppio lo invitò a continuare, ma lo sciamano ora si sentiva scoraggiato, si sentiva intronato, si sentiva diffidente; pensò che era inutile e, chissà, pericoloso: cosa sarebbe potuto uscire da quella buca? Ma il doppio gli strinse le braccia, lo scosse, lo baciò sulla bocca e lo convinse a continuare: …uno usò la pala e l’altro il piccone, e quando si alzò la luna, entrambi erano in una fossa profonda sei volte la loro altezza e, sincronicamente, caddero stesi al suolo in un profondo sonno.
Lo sciamano sognò colombe che uscivano dalla terra e scuotevano le ali rigettando sul suolo la polvere che vi si era appiccicata. Tutto il cielo diventò il bianco delle loro piume.


(parte VI)

Appena svegli cominciarono di nuovo a scavare e lo sciamano pensò che sarebbero potuti uscire per davvero quei candidi uccelli dal fango e volare liberi su nel celo; ma gli cacarono in testa quando si materializzarono, come tutto, con la forza della sua mente.
Lui allora imprecò Mahoma, che venne sotto le spoglia di un leone e sbranò il suo amico, poi balzò su di lui e prese a leccarlo affettuoso. Ma lo sciamano odiava la bava degli altri e improvvisamente si fece nervoso, saltò sul leone, gli cavò gli occhi e lo uccise. Poi sfregando le pietre fece del fuoco, arrostì il leone, bevve il suo sangue e mangiò.
Il giorno dopo restò immobile invocando perdono, gli occhi fissi al cielo e la mente in ginocchio.
Quando una voce gli disse: “Sei stanco.”, capì che si era perdonato e si propose di non chiamare più né leoni né doppi…

[…]

gaetano vergara © 1986

Interludio ludico

26 lunedì Apr 2004

Posted by aitanblog in immagini, inter ludi

≈ 4 commenti

Sai dire di chi si tratta?

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L’ULTIMO ENTRONAUTA (parte IV)

26 lunedì Apr 2004

Posted by aitanblog in texticulos

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Tag

entronauta

(parte IV)

[…]
Sul fondo trovò la pala; la pala e il piccone.
[…]

gaetano vergara © 1986

L’ULTIMO ENTRONAUTA (parte III)

24 sabato Apr 2004

Posted by aitanblog in texticulos

≈ 6 commenti

Tag

entronauta

(parte III)

[…]

Passò la notte con lei e gli cedette un pezzo della sua anima così da sentirsi più leggero, dato che ora, attraversato il ruscello, doveva fare un volo di diciotto metri per risalire la scogliera.
Quando si trovò nel punto più alto della costa e vide il pozzo profondo di cui non distingueva né il bordo né il fondo, capì che doveva gettarsi e ci provò volte e volte; …ma era inutile. La brezza marina lo faceva volare più impotente del più leggero fuscello soggetto all’azione del vento; si fermò disperato e iniziò a singhiozzare.
Fu a questo punto che la vide arrivare, e se prima era diavolo, la sentì ora madonna. Lei gli passò una moneta che le aveva lanciato un pellegrino, e lui ci salì sopra e si lasciò cadere a bordo di quei quattro centesimi che fino al fondo, per un po’, lo ricondussero alla materia di fuori. Ma da su la madonna rideva indemoniata e la moneta si dissolse a contatto con quella terra santa che immerse lo sciamano sempre più dentro sé e ancora più dentro e più dentro, dimenticando oramai anche lei e il ruscello e la piuma.

[…]

gaetano vergara © 1986

Povera Patria

21 mercoledì Apr 2004

Posted by aitanblog in inter ludi, vita civile

≈ 21 commenti


(interludio triste in forma di domanda)

È possibile che non esista uno storico in pensione o uno straccio di giornalista capace di fare un po’ di analisi delle fonti per esaminare l’ipotetica ultima frase dell’ostaggio italiano brutalmente ammazzato in Irak?
È possibile che non si possa stabilire con la forza di prove documentali se, quando e come sarebbe stato pronunciato quel sintetico testamento spirituale così intriso di retorica tardo-risorgimentale dal vago sapore di italica latinitas?
E se fosse davvero quella l’ultima frase detta da quel nostro disgraziato compatriota, ditemi per favore in che lingua l’avrebbe pronunciata, se gli sia venuta fuori sorridendo o mentre una lacrima gli rigava il volto. Ditemi chi avrebbe raccolto quelle reboanti parole e se esiste un video o una cassetta che le abbia registrate di fronte all’eternità. Oppure fate una seria analisi a ritroso per stabilire chi abbia inventato questi ultimi sospiri e perché?

Povera patria, ancora tanto assetata di eroi e reality show perfettamente sceneggiati.

gaetano vergara, Italia 2004

P.s. Mia madre che frequenta le televisioni governative ed è molto informata, ricorda che è stato il Ministro degli Esteri il primo divulgatore della frase: “Così muore un italiano!”. Il Frattini l’avrebbe sentita coi suoi occhi da un video troppo brutale per essere dato in pasto alle masse.

L’ULTIMO ENTRONAUTA (parte II)

21 mercoledì Apr 2004

Posted by aitanblog in texticulos

≈ 2 commenti

Tag

entronauta

(parte II)

[…]

Poi si richiese trecento volte se doveva aprire quell’ennesima porta, e quando l’aprì scivolò in centinaia di stanze buie e luminose, finché si trovò in quella blu e grigia; aprì ancora senza più esitazione, mentre la perdeva anche quella, e già iniziava a dimenticare e a sentirsi più leggero. Quando fu più leggero di una piuma e più leggero dell’idea più leggera, provò all’inizio disagio, perché l’aria che dall’esterno attraverso la bocca penetrava nel fondo più profondo di sé creava vortici che tentavano di riportarlo verso l’alto, fino a recuperarlo alla materia. Ma lui, la più leggera delle piume, si ancorò dentro di sé e pensò sul da farsi.
Così lo sciamano capì che non era entrato nel fondo più profondo, e pensò di esplorare più dentro, dove non c’è aria che entri: tolse gli aculei dalla sua pelle, ma senza uscire del tutto fuori di sé, poi diede un urlo che gli sembrò più dolce del dolce canto di sua madre e masticò sette erbe che gli volarono intorno all’interno.
Si avvolse in un ruscello limpido e cristallino che trovò dentro di sé. Restò immobile ed ebbe dei brividi mentre strinse le cosce delle sue sensazioni estasiate. Fu qui che ebbe la prima visione alla ricerca del suo dio personale, incontrando invece lunghe schiere di facce opalescenti nelle quali distinse varie volte le sue. E mentre guardava dimenticava sempre di più, stanco di provare a confrontare quelle sagome con i volti di fuori, lui che ormai era di un altro universo, forse di un’altra essenza. Per un attimo gli tornò la paura e sentì le vertigini come cadendo da un filo, ma poi si volse di nuovo a guardare e un diavolo gli sorrise fraterno.

[…]

gaetano vergara © 1986

L’ULTIMO ENTRONAUTA (parte I)

18 domenica Apr 2004

Posted by aitanblog in texticulos

≈ 17 commenti

Tag

entronauta

(parte I)

Desidero occuparmi un poco del mondo che mi circonda, ma non potrò distrarre gli occhi da quest’altro mondo che è la mia testa, finché non l’abbia svuotato dei suoi spettri. (Gustavo Adolfo Bécquer, Las Leyendas)

Comincia il viaggio dello sciamano che dal punto più profondo di sé, passando negli antri più chiari e più oscuri, cercava le immagini di tutti gli dei e di tutti, fidandosi delle sue magiche capacità di visione volontaria, dopo mille bagni nelle acque gelate, e astensioni e digiuni. Trafitto da aculei di pietra.
Il viaggio comincia come tutti dal cervello, per dove passavano migliaia di strade e passarono più sensazioni, in un giorno che quello prima era davvero stanco degli esterni che si continuavano a ripetere uguali, e si immerse dentro sé come nel giorno precedente la creazione: quando non c’erano il cielo e gli uccelli e nemmeno il resto; lui però si vide già, il cervello. E qui comincia il nostro viaggio dello sciamano che scavava dentro di sé e aveva già perso la paura. Forse neanche ci pensava più alla paura; né agli esterni né alla paura, e migrava di antro in antro.

[…]

gaetano vergara © 1986

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