La penna gli cadde di mano perpendicolare al pavimento, la punta dritta sul marmo come un sasso lanciato da un cavalcavia. La penna gli cadde come un dardo del destino che gli impedì di mettere su carta i suoi pensieri. La penna, la penna cadde all’improvviso e si spuntò, bloccando sul nascere tutto il mondo che gli emergeva dalle dita in quel momento. La penna, la penna cadde giusto allora che sentiva tanta urgenza di trasformare in scrittura il groviglio di sentimenti che gli si avvolgeva intorno all’interno.
Lui sollevò immediatamente dal suolo quella penna caduta come un angelo dal cielo. La prese sporgendo tutto il busto inarcuato verso il pavimento e stendendo il braccio, il braccio destro, in tutta la sua estensione. E mentre tendeva la mano sentiva già i suoi pensieri spargersi al suolo, mischiando le parole alle parole; e vedeva accavallarsi le frasi e alterati i sensi del suo ragionamento.
La penna, la maledetta penna m’è caduta di mano impedendomi di scrivere questi pensieri. La penna, la penna è caduta all’improvviso ed ha troncato sul nascere la logica ed il senso del mio ragionamento.
Mento.
La penna era già a terra, quando cominciai a battere i tasti del mio computer per scrivere queste parole che avrei fatto meglio a non lasciare affiorare sulla punta delle mani che digitano i miei pensieri in forma di sassi appesantiti lungo il tragitto verticale che scende al suolo di questa calda domenica di Giugno.
Forse già non c’era più nessuna penna, in questo mondo.
gaetano vergara © 2004