Marrakesh, giugno di un anno indefinito
Loro parlano e io non capisco niente; o quasi niente. Neanche ho voglia di impegnarmi per capirci qualcosa. Le voci funzionano come una colonna sonora di terzo ordine, come noise off, come il rumore del traffico. Le parole si rincorrono uguali, come se si ripetesse incessantemente il medesimo suono. Sarà che io riconosco sempre le stesse che sembrano rincorrersi ritmicamente scandite da un tempo in cerca di assonanze. Forse il mio silenzio e la penna che scorre sul foglio sono le uniche note stonate di questo concerto senza strumenti né orchestrali.
Eppure, se da un momento all’altro i caratteri della mia scrittura incerta acquistassero voce, se cominciassero a risuonare magicamente con le loro parole, ne verrebbe fuori una nuova cosa. Cosa non so, e neanche voglio saperlo.
Leve, muito leve,
um vento muito leve passa,
e eu não sei o que penso
nem procuro sabê-lo.
[trascrizione non verbatim
di quattro preziosi versi di Pessoa
da trattare con estrema cura]*
Poi Ben prepara un kif, Rachid l’accende e me lo passa, e l’atmosfera cambia dimensione, ed anche le parole che usiamo per comunicare la nostra reciproca partecipazione.
I’m the left eye,
you’re the right,
would it not be
madness to fight?
[da “We Come 1”
dei Faithless]
gaetano vergara (c) 2004
*
[In verità, l’originale di Pessoa diceva
Leve, leve, muito leve,
Um vento muito leve passa,
E vai-se, sempre muito leve.
E eu não sei o que penso
Nem procuro sabê-lo.
che più o meno vuol dire
Lieve, lieve molto lieve,
Un vento molto lieve passa,
E se ne va, sempre molto lieve.
E io non so cosa penso
Né cerco di saperlo.
Da questi versi, Bevinda ha tratto una canzone di cristallo di cui vi consiglio vivamente l’ascolto]
Arrileggerci presto e grazie per l’attenzione
decisamnte da maneggiare con estrema cautela…fragili e potenti nello stesso tempo…come solo Pessoa sa regalare…
e così…leggo e sento sul palato la forza di una lingua che meglio non avrebbe saputo rendere…
grazie…di questo..e di tutto…
Oh delicato portatore di suoni,
sai meglio di me che ci son tipi di Silenzio che variano per intensità, grandezza, qualità. Li conosci bene lo so.
Qui dentro il silenzio che ti contiene è sempre bello e batte un tempo naturale come una dolce risacca in plenilunio.
Ajer estaba recordando… eso silencio por donde el tempo se perfuma y pasa.
Adoro Pessoa
però questa poesia non la conoscevo ancora.
questo “e grazie per l’attenzione” è splendido, Signor Aitano…
io ivece ti ringrazio per i frammenti che ci regali. I tuoi e quelli degli altri.
un abbraccio sincero. veloce ,di fretta, frenetico.
ma aperto.
elos
ed è così spesso ripetiamo incessantemente lo stesso suono…incessantemente…
olà fratello
S.Distanti
….una litania lieve, un mantra silenzioso… le foglie del mio bosco, dove vorrei tornare ad essere, adesso, e pisciare alla luna
grazie a lei che ci alleggerisce con queste parole sussurrate
notte
marietta
Beh, non importa. Certo, è spiacevole scoprire di non riuscire ad apparire altra che un’altra da
sé. Oh, non è colpa delle vostre prospettive. Capita al vuoto di non
potere essere altro che un contenitore. E il contenuto appartiene alle
visioni degli altri, che lo impigliano al guinzaglio del loro domestico fil
rouge e lo incatenano alle cucce di vissuti rassicuranti e noti, ignari di
imprevedibili vie di fuga dal sé. Forse bisogna contenere una carica detonante che evidentemente io non ho.
Ho navigato molto prima di aprire un blog. Mi interessava capire. Farmi “scoprire” più di quanto io apparentemente concedessi. Ho cercato di creare uno spazio che avesse una sua profondità, fatta di buchi e stanze, finestre e porte che sostenessero la patina leggera di un erotismo dall’ovvio e prevedibile appeal e portassero oltre, creassero un link a visioni intime, preferenze, riferimenti personali quanto universali, culturali, pseudoculturali o molto seriamente frivole. Uno spazio verticale che sfidasse sperimentandola l’orizzontalità del foglio a scorrimento verticale. Qualcosa di diverso; non di meglio ma diverso. Tanti hanno sottolineato invece l’esatto opposto sottolineando le cose in cui somiglio ad A o ricordo B. Esperimento fallito. OK. Continuerò a navigare. Si incontrano porti intriganti qui. E’ forse il mio destino blogger è di restare barca, non mare. O magari farò come tanti che chiudono e poi tornano. Domani stesso. Tra un anno. Questo è il regno dei traditori e dei sognatori, degli infedeli e dei camaleonti. E io sono tra questi. Magari è solo che bisogna sapere come “prendermi”…
Ultima cosa: nessuna adulazione. E’ una bella pellicola il tuo blog.
Non si trattava solo di un paio di commenti, ma anche di parecchi messaggi privati. Diciamo che sei stato una goccia in un vaso già mezzo traboccato.
Che tu trovi feconde le mie parole è ancora più stimolante del fatto che una parte di te si sia sentita sintonica ai miei buchi…
J.
che belle indicazioni ci dai … :-)
E mi hai fatto pensare a diversi anni fa, quando io e jamal stavamo insieme in rue caroline. La lingua normale di comunicazione era il francese. Ma a volte ci piaceva raccontarci lungamente cose nella nostra lingua. Io in italiano, lui in arabo… Era bello :-)
OT-reply: giorni fa è accaduto lo stesso a me con un altro testo di un’altra canzone…e per me è stato bello, come trovarmi a casa…notte, aitan, bentrovato (vedo che abbiamo fili rossi comuni…)
scambio?
…..ecco ….vorrei così…lieve….molto lieve …sprofondare nell’ultimo minuto prima della notte…
….
Me impactaron muchísimo estos dos versos: E eu não sei o que penso
Nem procuro sabê-lo. Qué remanso, no intentar saber lo que se piensa!
Però!
Quanto traffichino…
Provo la stessa sensazione ascoltando i clienti alle fiere all’estero. Ma qui è più bello. Ciao.
Grazie,
mio musichevole amico.
Sei tra i pochi che hanno saputo intendere il mio cicalante messaggio.
Un giorno ne canteremo insieme, con un’allegria di milonga, chitarra allegra e faccia al sole.
Buon per noi e per chi ci ascoltererà.
:)
parole “perse”. spesso
L’aerofagia, anche contenuta, fa impallidire i pensieri..Mi scusi il vento del fantasma di Pessoa che amo, fino al confine del mare..
…MI INTRIGA LA LEGGEREZZA (CALVINIANA) CON CUI INTRECCI LE TUE TRAME. IL TUO BLOG E’ UNA TRAMA, CON TUTTO CIO’ CHE IN ESSO C’E’. D’accordo con uno dei bloglossatori che mi precede.
iO, PER ORA, per quanto tu benignamente mi commenti, son ancora di quelli che intrecciano parole come pietre.
Allungarmi sulla luna, come ASTOLFO. A volte come te.
Ecco, cullare le pietre con ricami di voce lievi come i tuoi.
Che dici di più, sottraendo, incidendo, lavoro d’artigiano, lavoro, passione che snellisce e più colpisce.
LEVE LEVE MUITO LEVE
UM VENTO MUITO LEVE PASSA
E VAI-SE SEMPRE MUITO LEVE…
a proposito di MUITO,
forse è ritornato in mio possesso,
che però è tuo possesso.
COME IL SESSO PER L’OSSESSO, che è possesso per il sesso.
BATTUTACCIA…