Interludio avverso la referenzialità delle parole
Non esiste approdo, esiste solo vento o bonaccia, vele spiegate o legno stagnante.
Non esistono risposte che non si possano intonare come domande.
Non ci sono parole dotate di un senso che valichi il loro suono.
…
Tà tatà tatàta, tatàta tàta tàta tà tatàta…
Tà tatàtata tatàta…
Tà tà tàta tatàta…
…
Io non sono una terra, né qualcosa che sta con la terra,
sono il compagno, quello che sta con la gente, tutti immortali e insondabili come me,
(loro non sanno quanto sono immortali, io lo so).
-whitman-
…
e nemmeno ci sono domande che non possano esclamare come risposte…
:-) :-)
Ni el sonido precisa de la palabra ni la palabra necesita del sonido… siempre.
spesso dice molto più il suono delle parole, la voce l’intonazione che le parole stesse…
zoe
…o forse un finale senza fine.
E’ una frase che va di moda ultimamente, mi pare sia di Origene.
Sto ancora riflettendo su questo tuo ultimo “post”…anche il tuo finale “dadaista” non scherza.
Sono d’accordo: è davvero nulla la presunta referenzialità delle parole:
D’altra parte l’arbitrarietà del segno…Saussurre…ma questo andava di moda qualche tempo fa…
in quale delirio, viviamo, o no ? Presumere che le parole spieghino, dicano…ma de che ?
Eppure, potremmo vivere senza questo delirio collettivo, che comunque lascia ampi oceani al fraintendimento reciproco, deserti di vento e bonaccia e legno stagnante. ?
Parliamo troppo, mio dio, quanto parliamo…del niente a volte…
Però esiste suono e suono.
Diciamo che sei stato dadaista, sì ma minimale…Un minimalista dada, o un mini animale dadaista, o un’anima dada lista o un dadà dell’animale in lista o lista animale minidada o dadà, dadà, daddà, daddaà, dà, da, dadadà…
Un abbraccio, ora e sempre.
Poco referenziale anche questo ?
BO/h
Però, a me suona bene.
“non esistono risposte. solo rimandi.”:)
Bello! Molto bello!
P.s. Però dai aitan, pape è cento volte meglio di dosto! ;-)
come quei punti interrogati che si annidano spesso nei finali. anche quando le frasi vogliono essere certe e imperative.
m.
il suono delle parola evoca sensi e significati, a ognuno il suo.
zarazzàz zarazzazzàaz (come cantava paolo conte)
Noce, da queste parti, parole e visioni di WaltWit sono sempre bene accette. E poi, fino a prova contraria, sono immortale anch’io.
… Nicobalda
Acuta la tua postilla, querid@ utente anonim@.
;o) melusinach
Comparto tu opinión, Odyseo. No siempre el sonido precisa de la palabra o la palabra necesita del sonido… Sin embargo, a veces, en la poesía…
…E tante volte ancor più del suono dice il silenzio, zoe mia. Come le pause in una composizione musicale. Perché silence is sexy!
Beh, carissimo alfarach non esageriamo troppo sulla nulla referenzialità delle parole. La mia sfiducia dura momenti. E con parole referenziali la esprimo. Presumendo anch’io; alla vecchia maniera.
Né saprei vivere senza questo delirio collettivo fatto di comunicazione e fraintendimento (comunicazione è fraintendimento) reciproco.
Per questo ti abbraccio anch’io.
Aldilà di ogni fraintendimento.
Ora e sempre,
[A proposito, ora, et semper (anche senza un dio dalla tua parte)]
Il guaio pep è che qui ogni rimando rimanda a un rimando che rimanda a un rimando che rimanda a un rimando (rimando o non rimando, questo non importa né conforta: la mia non è una generica questione di metrica (anche se il concetto è mezzo della rima e mezzo resta in cima).)
Grazie, gentile smurf. Però io resto dell’idea che -evskij sappia intrattenermi meglio che -rino (anche se non dubito che per te e per altri possa essere il contrario).
Sì, zop, sento e acconsento.
A ciascuno il suo, in ogni senso.
zarazzazà zarazzazzàz
Neanche da te dissento, mrka. Quanti dubbi si annidano nelle frasi certe e imperative… E quanti comandi esprimiamo in forme di false domande…
(“Basta, ora, aitan! La vuoi smettere? La finisci o no di filosofeggiare sul vuoto delle parole?”).
Non dico nulla o sarebbe più sensato lasciarti un suono chessò:
perepepè
zunzùn-zazzà
filùfilùfilùfilà
Venivo a cercar contezza, come un quasi personaggio che cerca l’autore. Getto l’amo.
Saluti da Don Farolit del Municipio
“Cavaliere dal Neurone Solitario”
Se la domanda è già una risposta e il suo suono è il suo senso tutto questo non è nulla, è un mondo che si comprende danzando
io mi sento più insondabile che immortale. e in genere mi curo più del sondare che del morire. o forse no?
mi viene in mente la tempesta ionica a cui sono a stento sopravvissuta (o forse no), Marzullo e il promi racconto delle Trilogia di New York di Paul Auster
scusa ma te lo devo dire … l’unica cosa che mi è venuta in mente leggendo l’inizio del post è la faccia di Lello Arena che faceva pepeepepeepepeee annunciaziò annunciaziò… :)) e adesso non va più via dalla testa
ruckert mi ha fatto molto ridere il tuo commento, ma scusa ma te lo devo dire… ritmicamente la tua osservazione non regge: Lello Arena faceva tatatatà tatatatà (ovvero pepepepee pepepepee). Il mio titolo ha altri accenti, un altro ritmo. Se rileggi ti renderai conto che risuonano gli accenti prosodici di Non esiste approdo (specifico che in tatà sembra mancare una sillaba perché lo -ste della seconda parola si fa tutt’uno con l’-ap della terza. O.k., mi fermo qui, se no rischio di dilungarmi in una spiegazione alla Anthony Braxton. Già sai cosa intendo.)
Deh regina, sono davvero onorato di riecheggiarle la sua tempesta ionica e quei monasteri scoscesi che parlano di Dio / senza parole.
Marzullo è un rischio della retorica acquattato sempre dietro l’angolo.
Ma quello che mi ha messo in crisi è il riferimento a Paul Auster. Ho letto New York Trilogy negli anni ’80, prima che fosse pubblicato in italiano. Ne rimasi molto irretito. Ma non riesco a capire il riferimento che hai fatto nel tuo commento. Puoi aiutare la mia povera memoria a trovare una pista?
noce mia, tu non sai quanto sei immortale, io lo so. O forse no.
Mi fa piacere bleusouris, hai afferrato tutta la musica che sta dietro queste insulse parole scritte in bilico tra un disperato andante ed un allegro ma non troppo.
Grazie, Doña Farolit dei suoi perepepè, zunzùn-zazzà e filùfilùfilùfilà. Graditissimi. Ma ancor più gradito il suo ultimo post pseudo-cervantino.
ritrovo con piacere il piacere della lettura dei tuoi scritti.
abbracci dario
infinitamente …..grazie….
;)
mi ricorda questo il modo di esprimersi di pigadev…
grazie a dario, grazie a NicDwaRazy e a melpunk (ed al suo alter ego pigadev)
per passare di qui e commentare così amabilmente questo post così poco significativo…
sì sì lo so che non c’entra niente ritmicamente :))) ma ti giuro che mi venuto proprio in mente quella immagine … vatti a spiegare i collegamente mentali della testa, almeno i miei :))))))