Le tre parole pubblicate qui sopra fanno parte di un micro-racconto collettivo nato la settimana scorsa in una riunione atta a preparare la manifestazione di Domenica 7 maggio dedicata alle Scritture di Strada.
Se non l’avete ancora fatto, seguendo i link contenuti nel post potrete leggere l’intera storia.
Il micro-racconto è nato con la tecnica del “cadavere squisito”, ed ora a me, in codesto commento, tocca la parte pedante di spiegare e storicizzare questa strategia narrativa atta a comporre storie collettive in modo automatico e inconsapevole.
L’origine del cadavre exquis si attribuisce ai surrealisti. Las tradizione narra che il primo tentativo attuato a Parigi negli anni ’20 originò la frase “Le cadavre exquis boira le vin noveau” (il cadavere squisito berrà il vino nuovo). Non si sa bene chi fosse intorno al capezzale di quel prototipo di cadavere, ma si ipotizzano i nomi di André Breton, Paul Eluard, Robert Desnos e Tristán Tzara; quello che è pressoché certo è che da quella frase avvinazzata sarebbe scaturito il fortunato nome del gioco (con tutte le sue varianti internazionali di exquisite corpse, cadáver exquisito, cadàver exquisit, 優美な屍骸, köstliche-Leichnam, cadavere squisito, cadavere eccellente e una lunga serie di eccetera).
Il “Dictionnaire abrégé du Surréalisme” di Breton ed Eluard definisce, nel 1938, il cadavere squisito come un “gioco con carta piegata, che consiste nel far comporre una frase o un disegno da parte di più persone senza che nessuna possa tener conto della collaborazione o collaborazioni precedenti”.
In pratica, i surrealisti dovettero giocare in questo modo: il primo “autore” scrisse in cima ad un foglietto un sostantivo (cadavere), poi lo passò ad un altro dopo aver piegato il foglio in modo che la parola scritta non fosse leggibile. Il secondo scrisse un aggettivo (squisito), ripiegò il foglietto e lo passò al terzo; questi scrisse un verbo transitivo (berrà) mentre il quarto ed il quinto, seguendo lo stesso procedimento, aggiunsero un altro sostantivo (vino) ed un aggettivo (nuovo).
(Anche se a me pare un po’ sospetto il fatto che, nel primo modello cadaverico, il predicato verbale “bere” fosse seguito casualmente proprio dall’oggetto “vino”, capace di conferire al testo una straordinaria coerenza narrativa).
In seguito, la tecnica del cadavre exquis è stata adattata anche al disegno, al collage e persino al montaggio cinematografico (celebri i collages verbali de Lautréamont ed i cadaveri visuali pubblicati nel 1927 nei numeri 9 e 10 di “La Révolution surrealiste”).
Giustamente, tanto la Oxford Guide to Word Games quanto la Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari precisano che già prima del famoso cadavere surrealista esistevano giochi di società basati su modelli di scrittura collettiva a partire da domande tipo:
1. chi era?
2. dove si trovava?
3. che cosa faceva?
4. che cosa ha detto?
5. che cosa ha detto la gente?
6. come è andata a finire?
Un illustre precedente è costituito dal gioco inglese denominato “Consequences” in cui sei persone scrivono uno alla volta sul classico foglietto
1. un nome maschile
2. un nome femminile
3. un luogo
4. un commento
5. un altro commento
6. un esito
Poi la storia viene letta in questo modo standard: “#1 incontrò #2 a/in #3, e disse #4, lei aggiunse #5, e la conseguenza fu che #6”.
Altre versioni popolari del gioco hanno una struttura più narrativa:
1. lui
2. lei
3. dove sono
4. cosa fanno
5. cosa dice lui
6. cosa dice lei
7. cosa dice la gente.
Ma le varianti sono infinite. Per esempio, noi, nel caso postato qui sopra e nei blog dei miei sodali, abbiamo improvvisato il seguente schema (anche perché non ne ricordavamo altri):
1. Chi?
2. Con chi si trovava?
3. Dove si trovava?
4. Cosa faceva?
5. Mentre chi…?
6 …faceva cosa?
In ogni caso, l’importante è scrivete rapidamente, senza un tema preconcepito; giocando, le frasi vengono fuori da sole; le parole sono così, chiedono solo che si dia loro la possibilità di esteriorizzarsi. Un buon cadavere squisito nasce come un divertimento libero da preoccupazioni estetiche, formali e morali. Ed alla fine ci si può ritrovare di fronte a frasi oracolari che mettono fuori quello che Nicolas Calas definisce nientepopodimeno che la “realtà inconscia nella personalità del gruppo”.
Chissà che realtà verrebbe fuori se qualche anatomopatologo del linguaggio si peritasse di fare l’autopsia al nostro squisito cadavere?
Le tre parole pubblicate qui sopra fanno parte di un micro-racconto collettivo nato la settimana scorsa in una riunione atta a preparare la manifestazione di Domenica 7 maggio dedicata alle Scritture di Strada.
Se non l’avete ancora fatto, seguendo i link contenuti nel post potrete leggere l’intera storia.
Il micro-racconto è nato con la tecnica del “cadavere squisito”, ed ora a me, in codesto commento, tocca la parte pedante di spiegare e storicizzare questa strategia narrativa atta a comporre storie collettive in modo automatico e inconsapevole.
L’origine del cadavre exquis si attribuisce ai surrealisti. Las tradizione narra che il primo tentativo attuato a Parigi negli anni ’20 originò la frase “Le cadavre exquis boira le vin noveau” (il cadavere squisito berrà il vino nuovo). Non si sa bene chi fosse intorno al capezzale di quel prototipo di cadavere, ma si ipotizzano i nomi di André Breton, Paul Eluard, Robert Desnos e Tristán Tzara; quello che è pressoché certo è che da quella frase avvinazzata sarebbe scaturito il fortunato nome del gioco (con tutte le sue varianti internazionali di exquisite corpse, cadáver exquisito, cadàver exquisit, 優美な屍骸, köstliche-Leichnam, cadavere squisito, cadavere eccellente e una lunga serie di eccetera).
Il “Dictionnaire abrégé du Surréalisme” di Breton ed Eluard definisce, nel 1938, il cadavere squisito come un “gioco con carta piegata, che consiste nel far comporre una frase o un disegno da parte di più persone senza che nessuna possa tener conto della collaborazione o collaborazioni precedenti”.
In pratica, i surrealisti dovettero giocare in questo modo: il primo “autore” scrisse in cima ad un foglietto un sostantivo (cadavere), poi lo passò ad un altro dopo aver piegato il foglio in modo che la parola scritta non fosse leggibile. Il secondo scrisse un aggettivo (squisito), ripiegò il foglietto e lo passò al terzo; questi scrisse un verbo transitivo (berrà) mentre il quarto ed il quinto, seguendo lo stesso procedimento, aggiunsero un altro sostantivo (vino) ed un aggettivo (nuovo).
(Anche se a me pare un po’ sospetto il fatto che, nel primo modello cadaverico, il predicato verbale “bere” fosse seguito casualmente proprio dall’oggetto “vino”, capace di conferire al testo una straordinaria coerenza narrativa).
In seguito, la tecnica del cadavre exquis è stata adattata anche al disegno, al collage e persino al montaggio cinematografico (celebri i collages verbali de Lautréamont ed i cadaveri visuali pubblicati nel 1927 nei numeri 9 e 10 di “La Révolution surrealiste”).
Giustamente, tanto la Oxford Guide to Word Games quanto la Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari precisano che già prima del famoso cadavere surrealista esistevano giochi di società basati su modelli di scrittura collettiva a partire da domande tipo:
1. chi era?
2. dove si trovava?
3. che cosa faceva?
4. che cosa ha detto?
5. che cosa ha detto la gente?
6. come è andata a finire?
Un illustre precedente è costituito dal gioco inglese denominato “Consequences” in cui sei persone scrivono uno alla volta sul classico foglietto
1. un nome maschile
2. un nome femminile
3. un luogo
4. un commento
5. un altro commento
6. un esito
Poi la storia viene letta in questo modo standard: “#1 incontrò #2 a/in #3, e disse #4, lei aggiunse #5, e la conseguenza fu che #6”.
Altre versioni popolari del gioco hanno una struttura più narrativa:
1. lui
2. lei
3. dove sono
4. cosa fanno
5. cosa dice lui
6. cosa dice lei
7. cosa dice la gente.
Ma le varianti sono infinite. Per esempio, noi, nel caso postato qui sopra e nei blog dei miei sodali, abbiamo improvvisato il seguente schema (anche perché non ne ricordavamo altri):
1. Chi?
2. Con chi si trovava?
3. Dove si trovava?
4. Cosa faceva?
5. Mentre chi…?
6 …faceva cosa?
In ogni caso, l’importante è scrivete rapidamente, senza un tema preconcepito; giocando, le frasi vengono fuori da sole; le parole sono così, chiedono solo che si dia loro la possibilità di esteriorizzarsi. Un buon cadavere squisito nasce come un divertimento libero da preoccupazioni estetiche, formali e morali. Ed alla fine ci si può ritrovare di fronte a frasi oracolari che mettono fuori quello che Nicolas Calas definisce nientepopodimeno che la “realtà inconscia nella personalità del gruppo”.
Chissà che realtà verrebbe fuori se qualche anatomopatologo del linguaggio si peritasse di fare l’autopsia al nostro squisito cadavere?
aitan, ti voto anch’io.
Dopo aver letto questo popo’ di ricostruzione storico-concettuale del cadavere, per un secondo ma solo per un secondo ho avuto la sensazione che il Bernacca dell’Utero Plissettato sia stato un fatto quasi quasi serio…
Tutti ‘sti ‘ngegnosi pezzi di cadavere farebbero la felicità di rosarioarena.
:-)
Buonanima di Bernacca
e soreta a passià sul vulcano ce li vedo… Ma nessuno mi ha ancora svelato qual era ‘sto benedetto binomio fantastico nel cesto…
Il Nano seduto sulla tazza ci sta benissmo ché quello è il posto suo, ma che legge Proust! diamine! chiribbio! quello no! o vìa! non ci sta proprio…
:-)
Ecco, le solite discriminazioni letterarie. Perché, avanti, perché pensi che Proust non possa ambire ad essere letto da un nano sulla tazza, eh? Possibile che solo le etichette del detersivo debbano avere l’onore di essere studiate mentre si fa la popò? Ma questo è razzismo fetente! Ma so’ ccos’e pazz!
#2 #3
Grazie, Flo, grazie Hangin’, ma io ho già qualche difficoltà ad amministrare me stesso ;o).
E poi me lo dicono sempre che sono troppo preciso.
Ah, un’altra cosa, Hangin’, io conosco poche cose più serie di un gioco ben giocato.
#4 #5
Querida Farolit, per svelare i contenuti del binomio basterà seguirci tra Piazza Plebiscito, Mergellina e Santa Maria Capua Vetere domenica prossima…
Quanto a Proust…, beh ti ha già risposto Hangin’; ma un giorno dovrò aprire la questione joyciana dei ritmi di lettura durante le sedute quotidiane.
#6
Grazie a te per esserti lasciata suggestionare dai miei modesti consigli, cabalandcabbages.
chi è lui :Silvio
chi è lei? Letizia
dove sono? in Sardegna
cosa fanno? vorrebbero prendere il sole sulla spiaggia rosa
cosa dice lui :la finanza!
cosa dice lei :si fidanza?
cosa dice la gente: guardate che bellissimi sassi si intonano con la vostra abbronzatura…….spalsh!
#8
A volte è bello anche perdersi, cara Flor; o no?
“Lei (la cantante)” è in realtà un lui, Joaquín Sabina uno dei più celebri e celebrati cantautori di Spagna, un personaggio storico.
#9
Molto divertente, il tuo cadavere, Pervinka (mi verrebbe da dire i tuoi due sepolcri imbiancati ;o)).
Perché non ne vieni a scrivere qualcuno domenica mattina su Via Caracciolo, quando saremo nel vivo delle “scritture di strada” campane?
#8
A volte è bello anche perdersi, cara Flor; o no?
“Lei (la cantante)” è in realtà un lui, Joaquín Sabina uno dei più celebri e celebrati cantautori di Spagna, un personaggio storico.
#9
Molto divertente, il tuo cadavere, Pervinka (mi verrebbe da dire i tuoi due sepolcri imbiancati ;o)).
Perché non ne vieni a scrivere qualcuno domenica mattina su Via Caracciolo, quando saremo nel vivo delle “scritture di strada” campane?
Eccellenti Cadaveri Squisiti
Le tre parole pubblicate qui sopra fanno parte di un micro-racconto collettivo nato la settimana scorsa in una riunione atta a preparare la manifestazione di Domenica 7 maggio dedicata alle Scritture di Strada.
Se non l’avete ancora fatto, seguendo i link contenuti nel post potrete leggere l’intera storia.
Il micro-racconto è nato con la tecnica del “cadavere squisito”, ed ora a me, in codesto commento, tocca la parte pedante di spiegare e storicizzare questa strategia narrativa atta a comporre storie collettive in modo automatico e inconsapevole.
L’origine del cadavre exquis si attribuisce ai surrealisti. Las tradizione narra che il primo tentativo attuato a Parigi negli anni ’20 originò la frase “Le cadavre exquis boira le vin noveau” (il cadavere squisito berrà il vino nuovo). Non si sa bene chi fosse intorno al capezzale di quel prototipo di cadavere, ma si ipotizzano i nomi di André Breton, Paul Eluard, Robert Desnos e Tristán Tzara; quello che è pressoché certo è che da quella frase avvinazzata sarebbe scaturito il fortunato nome del gioco (con tutte le sue varianti internazionali di exquisite corpse, cadáver exquisito, cadàver exquisit, 優美な屍骸, köstliche-Leichnam, cadavere squisito, cadavere eccellente e una lunga serie di eccetera).
Il “Dictionnaire abrégé du Surréalisme” di Breton ed Eluard definisce, nel 1938, il cadavere squisito come un “gioco con carta piegata, che consiste nel far comporre una frase o un disegno da parte di più persone senza che nessuna possa tener conto della collaborazione o collaborazioni precedenti”.
In pratica, i surrealisti dovettero giocare in questo modo: il primo “autore” scrisse in cima ad un foglietto un sostantivo (cadavere), poi lo passò ad un altro dopo aver piegato il foglio in modo che la parola scritta non fosse leggibile. Il secondo scrisse un aggettivo (squisito), ripiegò il foglietto e lo passò al terzo; questi scrisse un verbo transitivo (berrà) mentre il quarto ed il quinto, seguendo lo stesso procedimento, aggiunsero un altro sostantivo (vino) ed un aggettivo (nuovo).
(Anche se a me pare un po’ sospetto il fatto che, nel primo modello cadaverico, il predicato verbale “bere” fosse seguito casualmente proprio dall’oggetto “vino”, capace di conferire al testo una straordinaria coerenza narrativa).
In seguito, la tecnica del cadavre exquis è stata adattata anche al disegno, al collage e persino al montaggio cinematografico (celebri i collages verbali de Lautréamont ed i cadaveri visuali pubblicati nel 1927 nei numeri 9 e 10 di “La Révolution surrealiste”).
Giustamente, tanto la Oxford Guide to Word Games quanto la Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari precisano che già prima del famoso cadavere surrealista esistevano giochi di società basati su modelli di scrittura collettiva a partire da domande tipo:
1. chi era?
2. dove si trovava?
3. che cosa faceva?
4. che cosa ha detto?
5. che cosa ha detto la gente?
6. come è andata a finire?
Un illustre precedente è costituito dal gioco inglese denominato “Consequences” in cui sei persone scrivono uno alla volta sul classico foglietto
1. un nome maschile
2. un nome femminile
3. un luogo
4. un commento
5. un altro commento
6. un esito
Poi la storia viene letta in questo modo standard: “#1 incontrò #2 a/in #3, e disse #4, lei aggiunse #5, e la conseguenza fu che #6”.
Altre versioni popolari del gioco hanno una struttura più narrativa:
1. lui
2. lei
3. dove sono
4. cosa fanno
5. cosa dice lui
6. cosa dice lei
7. cosa dice la gente.
Ma le varianti sono infinite. Per esempio, noi, nel caso postato qui sopra e nei blog dei miei sodali, abbiamo improvvisato il seguente schema (anche perché non ne ricordavamo altri):
1. Chi?
2. Con chi si trovava?
3. Dove si trovava?
4. Cosa faceva?
5. Mentre chi…?
6 …faceva cosa?
In ogni caso, l’importante è scrivete rapidamente, senza un tema preconcepito; giocando, le frasi vengono fuori da sole; le parole sono così, chiedono solo che si dia loro la possibilità di esteriorizzarsi. Un buon cadavere squisito nasce come un divertimento libero da preoccupazioni estetiche, formali e morali. Ed alla fine ci si può ritrovare di fronte a frasi oracolari che mettono fuori quello che Nicolas Calas definisce nientepopodimeno che la “realtà inconscia nella personalità del gruppo”.
Chissà che realtà verrebbe fuori se qualche anatomopatologo del linguaggio si peritasse di fare l’autopsia al nostro squisito cadavere?
Eccellenti Cadaveri Squisiti
Le tre parole pubblicate qui sopra fanno parte di un micro-racconto collettivo nato la settimana scorsa in una riunione atta a preparare la manifestazione di Domenica 7 maggio dedicata alle Scritture di Strada.
Se non l’avete ancora fatto, seguendo i link contenuti nel post potrete leggere l’intera storia.
Il micro-racconto è nato con la tecnica del “cadavere squisito”, ed ora a me, in codesto commento, tocca la parte pedante di spiegare e storicizzare questa strategia narrativa atta a comporre storie collettive in modo automatico e inconsapevole.
L’origine del cadavre exquis si attribuisce ai surrealisti. Las tradizione narra che il primo tentativo attuato a Parigi negli anni ’20 originò la frase “Le cadavre exquis boira le vin noveau” (il cadavere squisito berrà il vino nuovo). Non si sa bene chi fosse intorno al capezzale di quel prototipo di cadavere, ma si ipotizzano i nomi di André Breton, Paul Eluard, Robert Desnos e Tristán Tzara; quello che è pressoché certo è che da quella frase avvinazzata sarebbe scaturito il fortunato nome del gioco (con tutte le sue varianti internazionali di exquisite corpse, cadáver exquisito, cadàver exquisit, 優美な屍骸, köstliche-Leichnam, cadavere squisito, cadavere eccellente e una lunga serie di eccetera).
Il “Dictionnaire abrégé du Surréalisme” di Breton ed Eluard definisce, nel 1938, il cadavere squisito come un “gioco con carta piegata, che consiste nel far comporre una frase o un disegno da parte di più persone senza che nessuna possa tener conto della collaborazione o collaborazioni precedenti”.
In pratica, i surrealisti dovettero giocare in questo modo: il primo “autore” scrisse in cima ad un foglietto un sostantivo (cadavere), poi lo passò ad un altro dopo aver piegato il foglio in modo che la parola scritta non fosse leggibile. Il secondo scrisse un aggettivo (squisito), ripiegò il foglietto e lo passò al terzo; questi scrisse un verbo transitivo (berrà) mentre il quarto ed il quinto, seguendo lo stesso procedimento, aggiunsero un altro sostantivo (vino) ed un aggettivo (nuovo).
(Anche se a me pare un po’ sospetto il fatto che, nel primo modello cadaverico, il predicato verbale “bere” fosse seguito casualmente proprio dall’oggetto “vino”, capace di conferire al testo una straordinaria coerenza narrativa).
In seguito, la tecnica del cadavre exquis è stata adattata anche al disegno, al collage e persino al montaggio cinematografico (celebri i collages verbali de Lautréamont ed i cadaveri visuali pubblicati nel 1927 nei numeri 9 e 10 di “La Révolution surrealiste”).
Giustamente, tanto la Oxford Guide to Word Games quanto la Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari precisano che già prima del famoso cadavere surrealista esistevano giochi di società basati su modelli di scrittura collettiva a partire da domande tipo:
1. chi era?
2. dove si trovava?
3. che cosa faceva?
4. che cosa ha detto?
5. che cosa ha detto la gente?
6. come è andata a finire?
Un illustre precedente è costituito dal gioco inglese denominato “Consequences” in cui sei persone scrivono uno alla volta sul classico foglietto
1. un nome maschile
2. un nome femminile
3. un luogo
4. un commento
5. un altro commento
6. un esito
Poi la storia viene letta in questo modo standard: “#1 incontrò #2 a/in #3, e disse #4, lei aggiunse #5, e la conseguenza fu che #6”.
Altre versioni popolari del gioco hanno una struttura più narrativa:
1. lui
2. lei
3. dove sono
4. cosa fanno
5. cosa dice lui
6. cosa dice lei
7. cosa dice la gente.
Ma le varianti sono infinite. Per esempio, noi, nel caso postato qui sopra e nei blog dei miei sodali, abbiamo improvvisato il seguente schema (anche perché non ne ricordavamo altri):
1. Chi?
2. Con chi si trovava?
3. Dove si trovava?
4. Cosa faceva?
5. Mentre chi…?
6 …faceva cosa?
In ogni caso, l’importante è scrivete rapidamente, senza un tema preconcepito; giocando, le frasi vengono fuori da sole; le parole sono così, chiedono solo che si dia loro la possibilità di esteriorizzarsi. Un buon cadavere squisito nasce come un divertimento libero da preoccupazioni estetiche, formali e morali. Ed alla fine ci si può ritrovare di fronte a frasi oracolari che mettono fuori quello che Nicolas Calas definisce nientepopodimeno che la “realtà inconscia nella personalità del gruppo”.
Chissà che realtà verrebbe fuori se qualche anatomopatologo del linguaggio si peritasse di fare l’autopsia al nostro squisito cadavere?
aitan, solo tu potevi fare un post così preciso.
io ti nomino Ministro della Comunicazione delle Scritture di Strada.
aitan, ti voto anch’io.
Dopo aver letto questo popo’ di ricostruzione storico-concettuale del cadavere, per un secondo ma solo per un secondo ho avuto la sensazione che il Bernacca dell’Utero Plissettato sia stato un fatto quasi quasi serio…
Robba bbona, robba fina…
Tutti ‘sti ‘ngegnosi pezzi di cadavere farebbero la felicità di rosarioarena.
:-)
Buonanima di Bernacca
e soreta a passià sul vulcano ce li vedo… Ma nessuno mi ha ancora svelato qual era ‘sto benedetto binomio fantastico nel cesto…
Il Nano seduto sulla tazza ci sta benissmo ché quello è il posto suo, ma che legge Proust! diamine! chiribbio! quello no! o vìa! non ci sta proprio…
:-)
Ecco, le solite discriminazioni letterarie. Perché, avanti, perché pensi che Proust non possa ambire ad essere letto da un nano sulla tazza, eh? Possibile che solo le etichette del detersivo debbano avere l’onore di essere studiate mentre si fa la popò? Ma questo è razzismo fetente! Ma so’ ccos’e pazz!
grazie per il tuo commento, di là. certo che, in effetti.. meglio una mela, al giorno. seguirò il tuo consiglio.
besos
s
#2 #3
Grazie, Flo, grazie Hangin’, ma io ho già qualche difficoltà ad amministrare me stesso ;o).
E poi me lo dicono sempre che sono troppo preciso.
Ah, un’altra cosa, Hangin’, io conosco poche cose più serie di un gioco ben giocato.
#4 #5
Querida Farolit, per svelare i contenuti del binomio basterà seguirci tra Piazza Plebiscito, Mergellina e Santa Maria Capua Vetere domenica prossima…
Quanto a Proust…, beh ti ha già risposto Hangin’; ma un giorno dovrò aprire la questione joyciana dei ritmi di lettura durante le sedute quotidiane.
#6
Grazie a te per esserti lasciata suggestionare dai miei modesti consigli, cabalandcabbages.
molto divertente! anche se per un attimo mi sono persa tra le finestre aperte :-)
Grazie per la traduzione! E lei (la cantante) chi è? Orpo… spero di non abusare della tua gentilezza..
chi è lui :Silvio
chi è lei? Letizia
dove sono? in Sardegna
cosa fanno? vorrebbero prendere il sole sulla spiaggia rosa
cosa dice lui :la finanza!
cosa dice lei :si fidanza?
cosa dice la gente: guardate che bellissimi sassi si intonano con la vostra abbronzatura…….spalsh!
#8
A volte è bello anche perdersi, cara Flor; o no?
“Lei (la cantante)” è in realtà un lui, Joaquín Sabina uno dei più celebri e celebrati cantautori di Spagna, un personaggio storico.
#9
Molto divertente, il tuo cadavere, Pervinka (mi verrebbe da dire i tuoi due sepolcri imbiancati ;o)).
Perché non ne vieni a scrivere qualcuno domenica mattina su Via Caracciolo, quando saremo nel vivo delle “scritture di strada” campane?
#8
A volte è bello anche perdersi, cara Flor; o no?
“Lei (la cantante)” è in realtà un lui, Joaquín Sabina uno dei più celebri e celebrati cantautori di Spagna, un personaggio storico.
#9
Molto divertente, il tuo cadavere, Pervinka (mi verrebbe da dire i tuoi due sepolcri imbiancati ;o)).
Perché non ne vieni a scrivere qualcuno domenica mattina su Via Caracciolo, quando saremo nel vivo delle “scritture di strada” campane?
sukkiatemeloooo