Un tenue filo rosso (ohi libe libe libe libe là)
[ piccolo polinomio fantastico fatto in casa ]
Tra Ludwig e Lisa scorreva buon sangue. Una scrittrice luterana avrebbe detto che tra loro c’era una forte empatia, un giovane autore yiddish avrebbe parlato di vasi comunicanti; o sarebbe saltato alla prossima frase. E forse avrebbe fatto meglio così.
Lisa ne bevve a iosa. Ludwig decise di conservarne una parte per farne un sanguinaccio al cacao o un black pudding con patate lesse.
– Che schifo, viene fuori una storiaccia di vampiri – avrebbe sospirato la scrittrice luterana, cancellando parola per parola e spazio per spazio con inchiostro rosso e spesso.
Su quella pagina scarlatta il giovane scrittore avrebbe vergato il suo successo, se tutto questo fosse veramente avvenuto o davvero successo.
– Su, cesso, muoviti, che c’è ancora tanta neve da spalare! – gridò Lisa, mentre Ludwig buttava il sangue sul selciato innevato e pensava di farla finita con lei e con tutta questa storia. Che infatti finisce qui, visto che ci scappa la pipì e siamo lontani dal vaso sia io che la scrittrice riformata; sia io che il giovane yiddish di successo (per non parlare di Ludwig e Lisa impegnati altrove a fare chissà cosa, beatus ille et beata illa / et pure sua sorella Camilla / che è sciancata e brutta ma snella / e in penombra sembrerà una stella / rossa rossa come il colore del futuro / prima che ci cadesse addosso il muro. / Suvvia venite tutti e tre di là, / ohi libe libe libe libe là!)
Chi vuole giocare di suo, metta insieme, nell’ordine che gli/le aggradi, sangue, cacao, vaso, stella e neve e ci imbastisca una storia più degna di codesta che avete appena letto e che è figlia di un capriccio poco sensato.
didolasplendida ha detto:
La vede , come in sogno, rimestare, tra gli altri ingredienti, il sangue col cacao, e lei, bambina, rabbrividire di disgusto e di piacere.
Quel rito si ripeteva ogni anno, si comprava di contrabbando, perchè era vietata la vendita del sangue di porco, per ragioni igienico-sanitarie, ma lei, imperterrita, continuava. Il vaso col sanguinaccio non le doveva mai mancare.
Quell’anno l’inverno fu rigido, cadde anche la neve.
Negli occhi la visione di quella nonna che, con la mano, allontanava da sè il vaso di sanguinaccio sul tavolo, come se ne provasse disgusto.
Era agli sgoccioli, molto sofferente, morì di lì a qualche giorno.
Un’altra stella si accese su nel cielo.
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zaritmac ha detto:
A me vengono in mente molti sensi, in verità…Ahi Liebe, liebe, liebe, liebe qua.
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stark ha detto:
La nutella stava lassù, irraggiungibile, tra il sacchetto di Pan di Stelle e i Bucaneve Doria. Deciso ad averla, il piccolo Paolo si mise in punta di piedi su uno sgabello, ma quando stava per afferrare l’ambito vaso di crema al cacao perse l’equilibrio e cadde all’indietro, rovinosamente, battendo la testa: il sangue schizzò fin sulle pareti, disegnando motivi molto simili a quei disegni che Paolo non avrebbe più potuto fare.
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Deli ha detto:
una stella di neve ebbe un conato di vomito rosso sangue: la classica goccia da far traboccare il vaso. Ma di neve fresca ce n’era assai per coprire il sangue che chiazzava il selciato, non solo stelle nel cielo ma impassibili sguardi cacao osservavano la scena: forse era ora di passare ad un’altra stagione? (‘nzomma)
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aitan ha detto:
#1
Splendida, dido, la tua storia, e molto etnica. Auguri assai.
#2
Ti capisco, zar, ma… giochi con me…?
#3
Molto intensa la tua risoluzione del polinomio in chiave pop-pulp, mister stark!
#4
Grazie deli per il tuo polinomio lirico-stagionale.
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mammagiovanna ha detto:
Dal cortile del mio cuore tra sangue e neve ho visto andar via la stella mia,
oh, Romeo, mio Romeo ti sei portato il mio vaso via,
e così fiumi di lacrime al gusto di cacao dagli occhi miei grondavan
mentre la Sacher Torta sulla neve i filii tui mangiavan
Or ora anch’io le ultime fette mangiai pia, pia
forse avrei dovuto lasciarle a tia?
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colfavoredellenebbie ha detto:
Sembrano grani di melagrana rossa e matura, sulla neve.
Un’estate fuori stagione.
Grani scivolati dal vaso del freddo, o il freddo rotolato su queste biglie e arrivato fin qui.
Stella scuote la testa:non sempre ammette quanto le piaccia rimescolare le cose intorno, in un mondo sottosopra.
Quasi prova fastidio per questa sua testa che va dietro le parole.
Si china per tastare la realtà: la melagrana sparisce e resta il sangue. La mano è vischiosa di schifo, ora, e le parole non giocano più.
La bambina è raggomitolata vicino alla siepe che delimita il giardino: respira con affanno e non piange, una ferita grande alla mano, abbandonata in un gesto da semina.
La bambina dell’incrocio, quella del semaforo, a mezzogiorno. Fra le auto, a chiedere.
Non basterà una filastrocca, neppure una tazza di cacao , nella cucina calda, per toglierle la paura dagli occhi.
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zaritmac ha detto:
La montagnella di neve incantataQuell’inverno non smetteva di cadere la neve, e Ada restava seduta a guardarla tutto il giorno, finché non scendeva sera.
C’era stato un tempo in cui usciva a rotolarvisi dentro. Un tempo per mangiarla per il gusto di sentire i denti gelare. Un tempo per ridere coi piedi ghiacciati e le mani rosse come il suo cuore bambino.
Poi il Dottor Hart l’aveva guardata col sopracciglio inarcato e un velo di pena tra le labbra sospese sull’orlo sconfinato di una pausa. Il sangue espettorato nello sconquasso della tosse insistente non lasciava presagire niente di buono per Ada e i suoi giorni a venire.
Così adesso restava seduta con le mani in grembo, il caminetto acceso, una tazza di latte bollente macchiata di cacao amaro come i suoi pensieri. Restava seduta e raccontava alla neve di quando usciva in giardino e tutto era morbido come l’infanzia, sofficie come l’allegria, abbagliante come il futuro.
La trovò lì la notte, quella notte.
Ed era così dolce il suo viso sereno con quello sbaffo di cacao sul mento chino e immobile, che una piccola stella scese vicina vicina e sciolse nella pozzanghera della sua lacrima calda la neve rappresa nel vaso gelato sopra il davanzale.
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minoio ha detto:
mi noio. bisquo’ti al cacao, glaa’sa di stee’la… la solitu’dine dee’la pri’ma colazio’ne senza lui, aa’fa’ciata al davanza’le, l’o’quio fii’so suu’la neve sul vaso e sul sangue del suo paa’pagua’lino ivi sepo’lto.
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pervinka ha detto:
…. poi gioco poi….
patrasso quest’anno è la capitale europea della cultura….ed io coerente con la mia pigrizia mentale, nn andrò a patrasso, ma la grecia e i suoi colori mi mancano, poi, poi , poi .forse ci torno….. kiss
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pervinka ha detto:
il tulipano rosso sangue stava abbassando la sua corolla, Alice lo guardò preoccupata,mentre mangiava i biscotti al cacao….allora riempì il vaso d neve
e lo avvolse nel suo scialle caldo , il tulipano si assetò di neve sciolta e sorrise…
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aitan ha detto:
#6
Mi ha molto divertito la tua parodia sicul-shakespeariana, mammagiovanna.
#7
Avete visto che intense visioni sono venute fuori dal polinomio di colfavoredellenebbie?
#8
Che fortuna, avere lettori che scrivono così bene!
La favola di zaritmac tesse una storia struggente che riecheggia un realismo alla Thomas Mann.
#9
La noia suggerisce stupefacenti sintesi, minoio car@.
#10 #11
Wonderful il tuo frammento di favola, pervinka.
(O.T. Non sapevo che quest’anno toccasse a Patrasso).
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zaritmac ha detto:
Grazie, aitan. Meglio sarebbe stato se non mi fosse rotolata una i di più sulla soffice neve.
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Flor ha detto:
sarà colpa della parola “sangue”… ma sono bloccata… non mi viene proprio niente ;-)
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zop ha detto:
eh eh eh… in un vaso versare il sangue e il cacao, chiara d’uovo e zucchero. montare a neve, impastare a forma di stella e lasciare in forno per 20 minuti a 180°. il plumcake narrativo è pronto. z
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Flounder ha detto:
Quel sangue color cacao non gli lasciava presagire nulla di buono: l’intossicazione da nutella avanzava e nessun farmaco era in grado di bloccare la decomposizione di organi e tessuti. Di lì a poco l’intero corpo si sarebbe trasformato in un prodotto spalmabile.
Eppure lo avevano informato, e per un futuro assicurato a figli e nipoti si era venduto, aveva accettato di finire in un vaso con una bella etichetta e l’indicazione degli ingredienti nutrizionali.
The New Taste of your Nuts Cream.
In fondo anche le stelle invecchiano, questo si disse. E prima di spegnersi brillano come non hanno fatto mai.
Tutto sommato, meglio essere trasformato in crema alla nocciola che in cocaina.
La neve non gli era mai piaciuta: era un tipo freddoloso.
(perdonami, aitan, avrei potuto far di meglio, ma il tempo stringeva)
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8e49 ha detto:
Stille di sangue rosso fiamma sul bianco immacolato della neve. Che cosa ci faccio qui? Non ricordo niente. Ero andato a comperare del cacao, che a casa era finito. Freddo pungente, fuori, e nessuna voglia di uscire. Ma quando lei decide una cosa non c’è verso di farle cambiare idea. Ci metti un attimo, ha detto, ho voglia di un dolce. Oh, che mal di testa.
Maledizione, pensò lei due piani più in alto. Quel vaso era troppo piccolo ed ho sbagliato mira. Ora mi toccherà fare anche quel maledetto dolce. Del quale, poi, non ho nessuna voglia.
(poca ispirazione e poco tempo, ma giocare con lei, messer aitan, è sempre un piacere)
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mammagiovanna ha detto:
Filastocca di Sanguevené
“Cacao! Cacao!”, piangente dice la bimba mia.
“Il vaso! Il vaso”, risponde nonna Lia.
“Fatto! Fatto!”, dichiara soddisfatta la Stella Pupina.
“Ciao, ciao Aitanino!” ti saluta felice la MammaGiovannina
… ke si è proprio divertita in rima…
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HangingRock ha detto:
Disse il cacao alla neve: siamo uguali, noi. Siamo fatti di stelle: le tue, di ghiaccio abbacinante; le mie, di cupa polvere. Eppure tu mi odi, solo perché sono nero. Ti sento così fredda, così distante. Ammettilo: ti tieni lontana da me per paura di sporcarti le mani. Nemmeno fossimo io il sanguee tu l’assassino. Hai il terrore che possa lasciarti addosso il segno indelebile del mio amore. Hai paura che possa cambiarti.
Rispose al cacao la neve: non hai capito niente. Non ti amo, ma non perché sei nero. Non ti amo perché sei limitato. La mia vita è ovunque. Nasco nel cielo e muoio sui rami. Tu nasci dalla terra e muori in un vaso.
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TirNanOg ha detto:
…vabbè…sono negata…però mi sono divertita a provarci…e visto il risultato, non mostro i tentativi…
Un abbraccio! a presto.
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aitan ha detto:
#13
Via via, zar , non stiamo a puntinizzare sulle i.
#14
Spero non sia grave il tuo blocco sanguigno, flor.
#15
Adoro queste ricette sintetiche, zop.
#16
Perdonarti di che, flo’? Mi piacciono tanto queste storie che la fretta rende un po’ surreali, come un racconto scritto per strada senza rileggere e senza limare. E poi è così simpatico un esercizio di stile che parte dalla nutella e finisce con l’algida cocaina passando per usi, abusi, additions e dolci carenze.
#17
Il piacere è tutto mio, francesco caro (¿o devo chiamarti 8e49?). Ed è bellissimo riavere qui a giocare la stessa formazione schierata per strada una decina di giorni fa. ¿Hai visto che più sotto c’è anche hangin’? Ormai manca un solo cadavere all’appello.
Il tuo incipit è da brivido. Mi ricorda Fargo dei fratelli Cohen. E tutta la tua storia è pervasa di un’atmosfera grottesca e perfida che mi scompiscia.
#18
Grazie per tornare a prendere e dare divertimento, mammagio’.
#19
Favolosa storia psicoanalitica con risvolti sociali, la tua, hangin’.
Ma sto qui a sbattere la testa e non so per chi parteggiare (ammesso che si debba parteggiare per qualcuno degli attori di una storia, leggendo): non so se mi sta più simpatico il povero cacao, con quel suo bonario istinto casalingo e terrestre, o la volatile neve, con quella sua ragionevole prosopopea. Lui lo capisco, lei la ammiro.
(Anche se, scendendo più nel concreto, preferisco, come la nostra amica flo, ingerire nutella piuttosto che neve).
#20
Li vogliamo e li pretendiamo i tuoi tentativi, TNO; mentre io mi rallegro del tuo divertimento e di quello di tutti i passanti più o meno avventizi.
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Arla ha detto:
Como se dice acá en lunfardo, sos un capo.
Te suena esa palabra, no?
:)
(mil gracias por lo que me dijiste de la nota de Primo Levi)
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ladradiorchidee ha detto:
et facta est lux
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aitan ha detto:
#22
Me suena, me suena, arla, lástima que no lo merezco. Y en realidad tampoco me gustan los “capos”; prefiero una comunidad anárquica.
;o)
#23
Mehr Licht, bitte!, ladradiorchidee.
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narrando ha detto:
Ma com’è andata a finire tra la scrittrice luterana il giovane autore yiddish? Alle volte le diversità sono un buon punto di partenza.
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rosarioarena ha detto:
una donna continua a fissare un vaso colmo di confetti al cacao…
un uomo si asciuga il sudore e finisce di spalare la neve…
dopo un tramonto rosso sangue, leggera scende la notte…
un uomo e una donna sotto lo stesso cielo, cade una stella…
…non si incontreranno mai…
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aitan ha detto:
#25 e #26
Mi fa piacere che da queste parti si continui a giocare; ma non so come sia andata a finire, narrando, tra la scrittrice luterana il giovane autore yiddish. Questo la storia non lo dice.
Forse non si incontreranno mai, come nella lirico racconto di rosario.
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afrodea ha detto:
Liebe, Liebe, Liebelei,
Morgen ist sie vielleicht vorbei
Tanze Samba mit mir
Samba Samba die ganze Nacht…
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aitan ha detto:
Ah, Tony Holiday… ;o)
In realtà io pensavo al doc Iannacci Enzo.
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