Cumuli di rifiuti organici ed inorganici, composti e decomposti, e noi qui non ne sentiamo neanche più l’odore. Con la basura hasta el cuello. Con il lerciume che ci sommerge la bocca e le narici. Carogne imputridite, sostanze in decomposizione, esalazioni fetenti. Con la munnezza fin sopra i capelli. Buste, scatoloni, lattine e carcasse d’auto. Scarti di una società obesa, ipertesa, diabetica e camorrista. Ma quando nasceranno i fiori da tutto questo letame? Bottiglie di plastica, preservativi e siringhe usate, giocattoli senza bambini e fazzolettini pieni di muco. Ogni paese ha la spazzatura che merita. Tampax, cotton fioc e rasoi usa e getta. Intorno una diffusa indifferenza ed una postmodernissima incapacità di differenziare. Miscugli, accozzaglie e intrugli immondi. Il grado di civiltà di un popolo si misura dalla capacità di gestire i propri scarti. Copertoni di pneumatici, batterie scariche, cibo avariato. L’attitudine a generare immondizie via via più complesse è uno dei più affidabili indici del livello di vita di una nazione. Domopack, tetrapack, pet, amianto e pannolini sporchi di cacca. La pianificazione dovrebbe mettere argini alla nostra forza autodistruttiva. Cassonetti bruciati, rifiuti tossici, discariche abusive. Politici riciclati incapaci di gestire l’ordinario, lerci dentro, sudici fuori, insensibili all’autorottamazione. Gomme masticate, assorbenti insanguinati, garze purulente e protesi inservibili. A terra è così sporco che ti sembra ridicolo conservarti l’involucro delle caramelle fino al prossimo cestino (sfasciato). Bombolette spray, medicinali scaduti, residui hardware e radiografie accartocciate. Un branco di scugnizzi parea sui marciapiedi a colpi di sacchetti di spazzatura sui passanti.
Sedie senza seduta, frigoriferi rotti e materassi sfondati. Un tempo erano in pochi a generare rifiuti e la miseria ci serviva da scopa. Mozziconi usati, tozzi di pane, abiti dismessi (e generalmente molto dimessi). Nulla di più. E intorno una massa di affamati capace di smaltire ogni residuo. Prima del consumo di massa non c’erano spazzini. Prima, quando i residui venivano dalla terra ed alla terra tornavano. Ora i gabbiani arrivano a centinaia di chilometri dal mare. Altrove se ne occupano schiere di meninos de rua. E noi qui aspettiamo che la pulizia venga da altrove ed altrove immaginiamo di poter mandare il nostro sterco. Ma viviamo sommersi, e non ne sentiamo neanche più l’afrore.
omnia munda mundis (ai puri tutte le cose sembrano pure)
agli indifferenti le cose non sembrano
o hanno smesso di sembrare
da un bel po’
(almeno prima lo sporco si vedeva
ed il pulito
no)
“La mierda no se para hasta que no te ahoga”…che genio Roberto Bolaño. C’è chi del lerciume fa arte…ma a noi cosa succede?
E tornare bambini?che ne dici Gaetano? Pero qu coño estoy diciendo???dejalo
mutatis mutandis (cominciamo con il cambiare le mutande) :)
è vero ci abituiamo a tutto
forse questo ci fotte
(c’è mastella in tv, sto rivalutando i dc, con loro mi sono diplomata, ho trovato lavoro senza raccomandazioni, mio marito anche, ho comprato casa, ma perchè ce l’avevo tanto con loro?e anche berlusconi, mi ha dato il bonus, gesù ma allora ho sbagliato tutto! però che puzz è munnezza)
Parole sante: “Il grado di civiltà di un popolo si misura dalla capacità di gestire i propri scarti”.
Totentanz
Ti chiedo il permesso di usare parte del tuo elenco monnezzaro, così minuzioso. Come sai, in Muzzarè si fa spesso riferimento alla Discarica. I nomi degli oggetti, l’elenco, deve essere continuo, puoi capirmi. Mi piacerebbe ingolfare la pagina di parole e suoni così come sono ingolfate le strade.
Penso che noi esseri umani a tutto ci abituiamo…
Di certo, il bello lo si può trovare ovunque, ma la presunta arte non si pone il problema…così come non si è posto il problema Scorsese raprresentando la violenza nel suo ultimo bellissimo film. Ma il film è bello lo stesso. Meno convincente, a distanza di anni, l’operazione Pulp Fiction, ma de esto aqui no se habla…
Certo, ci stiamo abituando alla monnezza, ormai struttura stessa della realtà…solo mi chiedo cosa sarebbe accaduto a Bologna se per più di due giorni la raccolta della basura non fosse stata effettuata…E’ vero che da Voi (che poi sempre noi siamo) quello dei rifiuti è problema atavico e complesso. Basti pensare al fatto che la monnezza inviata al nord al Sud ritorna, in forma abusiva: proficua collaborazione tra Capitale nordico e camorra (che poi è lo stesso…la camorra come sorta di originaria accumulazione del Capitale…? Può darsi). Forse che in un eccesso intellettualistico vogliamo azzardare che il rimosso dei nordici finisce da NoiVOI ? Può darsi….
Comunque, tale dinamica imprenditoriale è stata descritta in dettaglio da Roberto Saviano in Gomorra. Sebbene, a pensarci, è un segreto di Pulcinella. Appunto.
Ma, in più, mi chiedo: nessuno, tra i grandi intellettuali della Capitale del Sud, città dal “respiro europeo”, sia insorto di fronte ad un’oscenità simile ? Nessuno a Napoli ha pensato di concentrare i rifiuti a via S. Lucia sede della regione, a mo’ di protesta ? Anche se non serve, anche se dietro c’è la camora e bla, bla, bla…Baterebbe un’azione così semplice, ingenua, diretta…
O forse i grandi intellettuali napoletani sanno (in quanto grandi intellettuali, ci mancherebbe) che anche in questo, nella peggiore pulsionalità, Napoli anticipa i tempi, tornando indietro, cioè al neolitico postmoderno ?.
Giusto per tornare da Noi (che sempre Voi siete), Bologna è parecchio degradata, in base ai loro (cioè sempre nostri) standard. Il centro storico è praticamente off-limits popolato di punk-bbestia, studenti in cerca di sballo (cioè praticamente tutti), drops-out in genere. Perciò ogni tanto ci vado. Su quali basi, del resto, potrei giudicare ? Esiste un ordine superiore, forse ? Le buone maniera, la creanza di una volta, il nazifascismo, lo sceriffo Cofferati ?
Ipocrisia, retorica, intorpedimento, solo parole accumulate, insensate, orribili. Bla, bla, bla. Elenchi, continui, ovunque.
La vera monnezza sta là.
Come sempre ti abbraccio stimolante guerriero della parola.
Sempre tuo…Pasquale.
PS, a proposito delle tecniche per uscire da un labirinto, guarda caso, ne ho scritto un altro che comprende le tue suggestioni.
PPSS…mi interessa sempre meno incontrare chi ancora sa ascoltare Voci. In questo periodo, piuttosto, son io che provo ad imparare l’ascolto: della mia e delle altrui voci.
Spero di poterti vedere almeno a Natale…sempre che tu non decida di volar via senza bruciarti le ali.
Ciao Aitan e grazie per il mio micino!
Bellissimo qui, tornerò con calma a trovarti:)
Francesca
C’e un dubbio che mi assilla. I cinesi dove mettono i rifiuti? Con il ritmo produttivo che hanno di scarti ne devono avere parecchi.
mi sa che è meglio trasferirsi in colombia, lì almeno fa più caldo. già.
che robe
Un usa e getta, in cui l’effimero/usato/vissuto mica se ne va: resta, irriverente come un ossimoro o uno sberleffo, si accumula assieme allo spreco, che lo genera, e alla nostra vergogna.
#1
Bolaño sosta sul mio comodino da almeno sei mesi. Ma ancora non ho il coraggio (o il gusto) di approcciarlo.
In ogni caso, “La merda non si ferma fino a che non ti affoga” è una frase che corrisponde al vero solo se sei tu stesso l’emittente. Perché altrimenti continua a fluire anche post mortem, querido ioegiordano.
#2
Sì, mauro, sul filo della tua perifrastica passiva, affermo anch’io che si tratta di cambiare le cose che si devono cambiare. Il problema è: “Da quali mutanda comincia l’opra?”
#3
La quistione, dido, è che certe cose ci sono successe nei secoli, lasciandoci tutto il tempo per abituarci lentamente, fino a non rendercene nemmeno più conto.
Conosci l’apologhetto della rana in pentola? Che se la butti quando già l’acqua bolle, quella salta via e si salva; ma se la metti in pentola quando l’acqua è ancora fredda, lei si abitua lentamente al tepore. E quando l’acqua bolle, è già troppo tardi e ci rimane stecchita.
(E po’… e’ vero che ‘o pesce fet’ da capa, ma ‘a cova manco tene ‘e naserchie p’o’ senti’.)
#4
Dici che sono sante, totentanz? Io avrei preferito che le sentissi vere.
(Bentornato su questi lidi? Ma sono ancora oltremanica, o lontano dal Vesuvio, i tuoi piedi?)
#5
Permesso accordato, alfar. Prenditi pure tutti gli elenchi che vuoi. Per me è un piacere essere utile alla tua causa. E magari porta con te a Bologna anche tutta la mondezza partenopea che vuoi. (Così possiamo vedere di nascosto l’effetto che fa con piglio scientifico da sociologi novecenteschi).
Sai una cosa? Mentre scrivevo questo post, mi si è affacciata alla memoria più di una volta la Discarica del tuo Muzzarè.
Sul fatto che a tutto ci abituiamo, credo che conti il processo di mitridizzazione di cui parlo al punto #3.
Quanto al postmodernismo, sai bene quanto e da quando mi stia sulle palle tutta questa debolezza di pensiero e azione.
#6
Turati il naso, e torna pure quanto vuoi, francesca.
#7
Molti scarti, ma anche molto spazio e molta volontà di fare, in Cina, nikita.
Le tue parole mi hanno fatto ricordare un mio amico che, al ritorno dalla Manciuria alla fine degli anni ’80, era entusiasta per questa società collettivistica, povera, dignitosa, in bicicletta, con le pezze al culo e senza carta igienica. A quei tempi RoccoC. era marxista maoista. Poi in Manciuria hanno cominciato ad usare la carta igienica e lui è diventato un imprenditore rampante (l’ho visto qualche mese fa in TV parlare del suo commercio di funghi e della catena di ristoranti che ha fondato in Cina). Si verificò una penuria internazionale di cellulosa ed un vertiginoso aumento nel prezzo della carta. Difficile quanto smaltire la spazzatura di miriadi di cinesi, pulire il culo di oltre un miliardo di persone. Fino a che non è aumentata la produzione autoctona di cellulosa.
#8
Immagino che tra Cartagena, Cali e Bogotá non sentiresti nemmeno la mancanza della criminalidad callejera, laguna. Non a caso si sentono a loro agio anche molti colombiani, a Napoli.
#9
Eh sì, che robe, ¡y qué robos!, psv.
#10
Mi piacerebbe riuscire a vedere tutta questa mondezza come un ossimoro irriverente o uno sberleffo, colfavoredellenebbie. Ma, negli intervalli di lucidità, mi vengono più urgenti i conati di vomito.
Hai scritto un bel pezzo, però non penso che necessariamente prima fosse meglio perché la spazzatura era composta di detriti decomponibili, così come non è meglio laddove la spazzatura viene suddivisa, ad esempio in Trentino. Non credere che anche laggiù dove gli uccelletti cinguettano contenti tra gli abeti non esistano differenze ed ingiustizie, sono più sottili, taglienti. Certo le strade non sono una discarica. C’è da fare anche dove la spazzatura si suddivide e non appare…
e se sente pure
Beh…se la monnezza è un parametro…che dire…meglio avercela no? Sapete che gli statunitesni sono al mondo il popolo che produce più immondizia pro-capite? Vi dice qualcosa tutto questo? Sul nostro pianeta la monnezza è direttamente proporzionale alla stronzaggine!
Ri-posto qui che va meglio
Ho riconosciuto il luogo della foto.
Non è un vanto.
Solo una triste (s)considerazione
che poi, parte di quei rifiuti verrano trasportati fin qui in Piemonte, secondo un recente accordo. Poi dice che il federalismo è una monnezza.
Purtroppo non abbiamo da darvi, in cambio, un mondo migliore.
Il tuo nutrito catalogo di prodotti della civiltà avrà degna sepoltura nella discarica della mia Villaricca. E’ una terra generosa. Un po’ contaminata, ma generosa.
#13
Grazie, bleusouris. Ma capisco a metà il tuo commento. Mi rendo conto che esistono problemi anche laddove la spazzatura viene suddivisa (ho vissuto molti mesi nella mia vita in zone del nord Europa in cui si sospettava che quello che loro differenziavano le imprese di smaltimento riunivano, e in cui ci si lamentava di certi rimedi che alla lunga sembravano essere peggiori dei mali, e in cui si deploravano imposte troppe gravose e mal distribuite). Ma non capisco perché non pensi che fosse meglio quando la spazzatura era composta di detriti decomponibili (a meno che tu non ti riferisca a tutto il resto che girava intorno a quella realtà rurale), e resto dell’opinione che è molto meglio lamentarsi di un sistema di smaltimento che può essere migliorato che non avercelo affatto e mandare la propria mondezza in tournée per l’Italia e l’Europa.
#14
Oi mel, je so’ cuntento si se sente, pecché si se sente ‘o veramente po’ essere ca ce rumpimme e palle ‘e cercamme ‘e mod’ ‘e cagna’.
#15
In realtà, rosatiziana, credo che i sacchi di mondezza possano indicare il grado di benessere materiale, ma non la Lebensqualität, la qualità della vita di una nazione.
#16
Come hai ragione, kuu kara! E che fortuna hanno quelli che non riconoscono e non sanno.
(O.k., il post(o) è giusto, ora!).
#17
Per ora mi accontenterei di un mondo più mondo, sciùr effe.
#18
Ti ho mai detto, tante, che la tua RiccaVilla oltre a essere il luogo di sepoltura del summenzionato catalogo di prodotti della civiltà e dell’incuria ha anche dato i natali a Sergio Bruni e… a mia nonna?
Sì che te lo ho detto. E sicuramente tu conoscevi già mezza verità.
La verità per intero mi sazia di più.
Ti capisco, tante. Dice un proverbio africano (o gaetano, non ricordo bene), esiste la tua mezza verità, la mia mezza verità e la verità tutta intera. Quest’ultima sazia sempre di più.
siamo indegni per quello che ci permettiamo di farci.
Hertz
caro compagno di sventura,
che dirti?
Le parole in questi giorni non mi escono facilmente, mi è più impellente l’urlo, che monta sempre più forte, per la mia, per la nostra terra.
Avete ragione, siamo indegni e sventurati…
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