Oggi ho fatto un po’ di pulizie alla blog-casa.
Lo so, non ve ne siete accorti.
Lo diceva sempre mia nonna…
Guaglio’, nun te sbattere, ca tanto ‘o spuorco se vede e ‘o pulito no.
È triste la vita del casalingo. S’ann’a sta a senti’ ‘e ditte de viecche antiche.
Guarda qua, uno si mette tutta la giornata a rassettare, buttare via gli oggetti sorpassati, riordinare le stanze…, insomma, il poveretto si fa prendere dall’atmosfera di anno-nuovo–vita-nuova e vuole rendere lo spazio più accogliente, vuole farvi sentire liberi di muovervi con gli occhi, vuole che possiate spaziare tra le righe come se foste a casa vostra; ma voi entrate distratti, dopo che già avete fatto case e casarelle, e non ve ne accorge di niente. Comm’ si niente fosse, o fosse stato.
E va bbuo’…
Però mo’ ve la faccio notare una cosa.
Ve la ricordate nella colonna di sinistra l’immagine di quel pagliaccio che si sbacantava l’intestino e quelle scritte che si muovevano sopra e sotto, a sinistra e a destra comme si tenevano ‘arteteca?
Va be’, ho capito, non ve le ricordate. Oppure vi resta una vaga impressione di certi segni e certe parole inquiete, però mica vi possono rimanere stampati nelle chiocche tutti quei segni, ché oggi la vita è caotica e uno non si può concentrare su tutte le cose che gli passano davanti alle palle degli occhi. Mo’, però, cop-incollo quel vecchio pezzetto un’altra volta e ci togliamo il pensiero (e così pure io, quando tengo nostalgia, posso tornare al primo post del 2007 -questo!- e mi rivedo il mio pagliaccio come se il tempo si fosse fermato lì, ai primi passi del 2003).
¿Adónde van los payasos?
¿Qué comen
los payasos?
¿Dónde duermen
los payasos?
¿Qué hacen
los payasos,
cuando ya
no está ninguno
que ría,
madre mía?
Questo è, e già che ci siamo, vi azzecco pure una traduzione del pezzullo ispanico (che poi l’originale in italiano era, e stava rintanato in un cantuccio della mia memoria dentro un cassetto che si chiama Angelo Maria Ripellino):
Dove vanno
i pagliacci?
Che mangiano
i pagliacci?
Dove dormono
i pagliacci?
Che fanno
i pagliacci,
quando non
c’è più nessuno
che ride,
madre mia?
ah!..vedi?!
finalmente ho saputo che ce stava scritto sul pagliaccio.
Eh ma che bel blog, signor aitan! che pulizia, che sfavillìo! Che ordine e che nettezza. E Ripellino poi, per prenderci dalla parte del cuore. Ci se ne accorge altroché!
ciao
a me suona un po’ triste come un angolo vuoto di una stanza familiare quella colonna senza pagliacci.
Ma si sa che io amo le stanze sovraccariche. E il disordine che somiglia alla nostalgia, tanto ‘o pulito nun se vede mai… E certe incrostrazioni sono preziose come “lo sporco” dei ricordi nella mente. Felice 2007, viejo payaso. Ma… dove vanno i pagliacci?…
Aità visto che sei il mio maestro di sostegno e zitti zitti che nessuno ci ascolta ma los payasos hanno a che fare con Picasso? mi sembra di aver letto qualcosa ma sono vecchia e stanca e pure raffreddata che sul pontile c’era un cazzo di umido.
#1
Prima o poi la verità ci piove addosso, Sahishin; ma non sempre ci viene tradotta in modo affidabile.
#2
Mi fa piacere che se ne è accorta, MariaStrofa; me lei, per esempio, ha visto che finestra si apre tra Man_Brioches e Master_Zop?
…Lo vede come siamo distratti?
#3
Mi spiace, Zar, di averti rattristato. Ma tu lo sai che ogni tanto io ho bisogno di cambiare mobili, che in questo ordine non mi ci ritrovo già più.
E poi i pagliacci sono fatti così, ogni tanto scompaiono, anche se non c’è nessuno, ma proprio nessuno che sappia dove vadano.
Sono peggio dei marinai, i pagliacci, sempre in cerca di una rissa o di un bazar…
#4
Boh, Dido… Cioè…, certo che los payasos hanno a che fare pure con Picasso, soprattutto quando stava blu e rosa, credo… Ma qua non ci sono riferimenti a pagliacci d’arte, chiste so’ proprio pagliacci ‘o ver’, di quelli che si possono incontrare per strada (‘mmiezzz’e ‘e scritture) o vicino a ‘nu piatte ‘e anacardi e ‘na butteglia ‘e vino bbuono. So’ chille ca fanno ‘ammuina e nun ‘a furnescene ‘e parla’.
Epperò, a parte tutte chesti chiacchiere, mi dispiace molto per il tuo raffreddore. Metti a bollire tre chiodi di garofano e un bastoncino di cannella in una tazzona d’acqua, aggiungi qualche goccia di limone e un cucchiaino di miele e bevi tutto di un sorso credendo fino in fondo che serve a farti stare bene.
Servirà a farti stare bene!
ti stavi dimenticando il cellulare
auguri
si sente ancora l’odore dello spicchespànn.
:-) ma scusa, perché me l’hai detto quel che hai cambiato? che vedi, fra qualche mese ti avrei detto: mah tu? tu non avevi un pagliaccio da qualche parte sul blog? eppoi eppoi che altro.
è che lo sfondo quando è troppo sfondato diventa scontato e ce lo si scorda e non lo si nota più :-)
i p.p. sentitamente ringraziano
(bel poszt)
Passo per la prima volta, mi sono persa le pulizie di casa (le ho appena fatte anch’io, non pensavo fossero così laboriose)
ma riesco a vedere il pagliaccio e la ooesia prima che scompaiano negli abissi dell’Archivio.
A presto
lucia
Brilla tutto come uno specchio! Ora però ci dica dove andrà a finire il pagliaccio.
Saluti e auguri di Buon Anno
mf:-*
La tua nuova vita mi sa che è meglio…;-) …il blog a me piace più rilassante come l’hai strutturato adesso: bravo…per la casa, è cosa buona e giusta partire prima da se stessi, amandoci, coccolandoci e…poi … il sole, arriva sempre e..poi…”Siam meridional e siam meridional….” (la ricordi?) ;-)))
Comme cazzo luce ‘stu blog, Aità. A me me piace, ma me piace pure ‘o ‘mbruoglio ‘e primma.
don gaetà, aveva ragione vostra nonna, che o’ pulito nun se vede
buon 2007 e buone pulizie, vorrei farle anch’io ma non ho i mezzi tecnici a disposizione, che ne so un’aspirapolvere informatica…
abbracci dario
eravamo in campeggio una mia amica, donna colta e di spirito (in tutti i sensi) ed io, la nostra roulotte accoglieva minimo 10 ragazzi, i nostri figli i loro amici, più noi,quindi di pulizie era alquanto azzardato parlarne e poi in roulotte quando hai rifatto i letti e messo in ordine(ahahahaha con tutta quella gente) che altro vuoi fare? la nostra vicina era da sola col marito e puliva da mane a sera, la chiamavamo la signora spic/espan/. Questo è il quadro.
Un giorno la signora vedendoci fare qualche faccenda, finalmente paga, si avvicinò e ci disse:certo uno trascura trascura e poi….
la mia amica, prontissima, le rispose Si, perciò io non trascuro mai!
sto ancora ridendo
scusa Aitan ma tu mi fai ricordare certe cose ma certe cose :-)
ma Ofelia?
;P
zoe*
Per le parole e i segni artetechi ci vuole spugnetta abrasiva e olio di gomito… mica te la cavi con poco.
Ehi, ma quello è un giullare!!!
(che poi sarà la stessa cosa di un pagliaccio? Nonzo)
Ciao Aitan, non so come fosse qui prima delle pulizie ma al momento il luogo mi sembra “abbastantemente” sistemato e accogliente.
Ste
#6
Sì mel, è vero, mi stavo dimenticando il cellulare; quello della polizia di stato che aspettava me e qualche altro neapolitan blogger giù casa hangin’.
#7
E dire che io avevo lasciato aperto tutte le finestre, flo’.
#8
Oh, deli, dunque pensi quoque tu che less is bore?
#9
Grazie e prego, sarmigezetusa, per te e per i tuoi personaggi precari (che qui siamo molto sensibili ai p. p.).
#10
Benvenuta, Lucia, tra questi smacchiati pagliacci.
#11
I pagliacci vanno, da qualche parte vanno, metallicafisica, ma non vanno a finire mai, perché se vanno a finire si reincarnano sotto le spoglie di un’altra maschera.
#12 1
È un piacere, sentirmelo dire da te, mammagio’.
(Se mi ricordo “Siamo meridionali”? Ma io ce l’ho ancora a casa l’elleppì -come mi piace scrivere elleppì, ecco, mo’ lo scrivo un’altra volta elle ppì- di Mimmo Cavallo).
#13
Grazie assaje, zeus, luce comme ‘a capa mia sotto ‘o sole (e ‘nu poco pure comme ’a capa toja ;o)).
#14
E je ‘o sapevo, katiu’.
#15
Ma no, dario, ca tanto basta ’na mappina e nu poco e uoglie ‘e pulzo (basta uno straccetto e un po’ di olio di gomito).
#16
Che bello, dido, poter scatenare ricordi che mettono in moto la bocca arcuandola verso l’alto come se le due estremità volessero raggiungere gli occhi.
(‘Che je oggi pure so’ cuntento, e tu saje pecché… O nun ‘o saje ancora?)
#17
Ofelia?
Ofelia galleggia, zoe.
#18
Ecco Tante, brava!, propeto questo ci dicevo mo’ e mo’ a Dario: ce vo’ ‘na mappina e uoglie ‘e pulzo (che poi in questa espressione io ho sempre sentito dire puz’, ovvero polso, non gomito; ché i napoletani vediamo quello che più si muove, altrimenti si potrebbe pur dire olio di avambraccio, o di spalla, o di busto…).
#19
Ebbene sì, hai ragione, Ste, trattasi proprio di giullare, anzi più specificamente ritraevo il jolly, il joker delle carte francesi. Perché in verità quel disegnino risale a 3 o 4 anni fa. Mi trovavo in Germania, e stavo giocando a carte. I miei compagni erano così lenti e riflessivi che io passavo il tempo tra una giocata e l’altra imbrattando i fogli di un quadernetto che altri chiamano block notes (laddove altri ancora, più trendy assai, parlano di moleskine e fanno la faccia di Bruce Chatwin al vento della Patagonia o tra le sabbie del Sahara).
Ma in ogni caso io il giullare lo vedo come l’antesignano del clown. E ci vedo dentro la stessa misteriosa solitudine.
Va bbuo’, comme e’ e’, mi fa piacere ritrovarti in questa pagina cangiante. E… tantebellecose!
Ma come puoi pensare che io non mi ricordi del payaso nella colonna di sinistra che si sbacantava le scritte… Insomma tu hai l’autartico dirititto a rimuoverlo e a fare pulizie. Ma io mi ci ero affezionata. E in questo periodo di assoluta instabilità, di cammino senza bussola… tu non mi puoi pure togliere il payaso della colonna di sinistra. Insomma aità, non è giusto… è precario pure il blog!
:-)
aitan lo dico qui perché come si fa a dirlo in un posto dove ci si deve noiare, ma è un quarto d’ora che rido e ancora non smetto per “io mi noio anche sulle montagne ruse” ahahahahahhahahahahahahahahah!
Non so dove vanno tutti gli altri, ma uno dei pagliacci di cui parli è venuto tempo fa nel mio acquario, lo chiamò la luna, quando mi svegliai lo trovai lì, davanti a me, mi aiutò ad impediare ai pesci di mangiare i miei sogni.
Catturò i tre pesci colorati, li fece ruotare a cerchio per 12 volte e poi…
è una lunga storia, posso solo dirti che ora ho perso i miei tre pesci (magenta, ciano e giallo) e sono rimasta senza colori.
Non è che sono passati di qui?
Felice epifania… a te e al tuo blog!
Au revoir.
Sinceramente e teatralmente.
R.M.N.
Nooooo! Non togliere il pagliaccio, aitan, nooooo! Mi piace moltissimo! Massimo rispetto per Buran… ma vuoi mettere? :)
Evvabbe’, se proprio senti di doverlo togliere di lì, almeno sostituiscilo con qualche altro tuo disegno (ce ne sono di bellibellibelli sul tuo sito).
caro gaetano,
dopo i lunghi mesi di retrobottega,
si viene oggi qui a ringraziarti pubblicamente per lo splendido lavoro che hai fatto per Buràn, per la cura e la disponibilità.
cento di questi numeri :-D
riordinare è una “terapia”…quindi fa bene a chi la fa, anche se non ce ne si accorge. Io adoro ogni tanto riordianare e buttare via…mi fa sentire bene. anche se poi io stessa mi rendo conto che è cambiato poco, rispetto a prima. Ma io So :)
buon anno, Aitan.
#23
Ma via, querida farolit, che il payaso l’ho suicidato solo per richiamarci sopra un po’ d’attenzione. Poi magari un giorno risuscita come in una soap opera nordamericana.
#24
Lei ride, inesauribile MariaStrofa, io pero mi noio e mi noio
(anke soto le montagnie ruse)…
#25
Miriam qui i tre pesci fuor d’acqua non si sono visti, ma se galleggeranno per quest’aria, ti farò sapere.
#26
Graziassai, naparto’.
#27
Allora, hangin’, che il pagliaccio l’ho suicidato per richiamare attenzione, l’ho già detto; che forse un giorno resusciterà, pure…, ma ora però ti aggiungo che ci stavo già pensando di sostituirlo con qualche altro disegnaccio.
Anzi lo faccio ora stesso e butto burán più sotto, che omai è in rete quella figlia di cooperativa transnazionale. …E non ci resta che leggerla.
#28
Grazie, flo’ e grazie a te e a chi con te ci ha buttato molto più sangue di me per la nascita della poliglotta creatura.
(La prossima volta, però, e lo dico qui pubblicamente, me li voglio scegliere io i polli da tradire/tradurre).
#29
Sì, ladra di orchidee, in fondo lo spirito è proprio quello (anche quello!) riordinare per farsi e fare del bene e crogiolarsi nell’impressione che le cose possono cambiare, almeno tra le mura del blog.
Y, sobre todo, que hacen los payasos quando no tienen ninguna madre para preguntarselo?