cadiamo, cadiamo, precipitiamo giù da grattacieli, alte rupi e nuvole, ma finché non ci sfracelliamo al suolo, non ci siamo fatti ancora niente, e c’è sempre la speranza che ci spuntino improvvisamente le ali, o che il suolo si faccia cielo e il cielo mare in cui nuotare e naufragare senza paura di cadere, cadere, inesorabilmente sprofondare tra le gocce della pioggia torrenziale e la grandine che si frantuma sull’asfalto e si fa acqua perché acqua era che si asciuga al sole e torna niente come la cera sulle ali di Icaro che si acquattavano tra le righe di questo testo fin dalle prime parole e sono venute fuori ora che lentamente verso la fine del periodo cadiamo, precipitiamo e non ci siamo fatti ancora niente, perché niente fanno le parole che si asciugano da sole al sole, e nella testa non ti resta altro che la certezza che, comunque vada, ogni giorno, ogni momento, cadiamo, cadiamo e finché non ci sfracelleremo al suolo non ci saremo fatti ancora niente
cadiamo, cadiamo
31 venerdì Ago 2007
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e di niente io mi lamento
che finché vivo son contento
e così di voi mi attendo
fuor di questo testo orrendo
di cui contrito assai mi scuso
e di pazienza non abuso
che abusar fa molto male
se si fa cosa abituale
che porta verso la caduta
dell’attenzione abbattuta
e della uallera canuta
Gaeta’ statt’accorto che se capita qui dentro Mariottini sei fottuto pure tu, da’ retta!
scivolo via cadendo
come mi piace, come mi piace.
mi hai fatto pensare a molte cose: dalla caduta come forma di morte senza fine, ad alice nel paese delle meraviglie e ai mondi fantastici in cui si trova immersa durante e attraverso la sua caduta nel tunnel.
Leggo questo desto sulla caduta,
e dopo poco il mio umore muta.
Cado, mi sfracello o morirò,
spuntano le ali rimbalzo, mi salverò.
Le parole sono leggere e sanno volare,
ma quado vogliono sono macigni e fanno male.
Il tuo scritto fu propizio,
perchè io mi togliessi lo sfizio.
Ciao
ciao aitan.
ritorno qui
e mi stupisci sempre.
Scusa per il mio delirante commento, ciao.
Caspita se è vero. Se si sa di cadere non ci si sfracella mai.
#2
Secondo me, Mauro, stando al fervore che ho visto dalle tue parti, dovremmo adottare un Mariottini in ogni blog, coccolarcelo, farlo crescere, e magari vedere se può venire su un po’ più ben educato. (Va be’, va, continuo la riflessione nel tuo condominio, che questo non è il luogo.)
#3
L’importante e che non ti faccia male, cronomoto.
#4
Come mi fa piacere che ti piace, hangin’, e che abbia pensato ad Alice, che si acquattava anche lei tra le righe di questo testo e io, distratto come sono, nemmeno me ne ero accorto.
#5 et #7
Non accetto le tue scuse, borbonico. Perché io mi sono molto divertito a leggere le tue rime improvvisate, e non ci vedo niente, ma proprio assolutamente niente, di cui scusarsi.
#6
Grazie, volphoebe, per lasciarti stupire. Ché per certe cose ci vuole buona disposizione e stato d’animo adatto.
#8
Speriamo, dunque, di non perderne mai la consapevolezza, tristantzara (caspita, che nick impegnativo!)
dipende…
da come cadi…da quante volte vai sbattere prima di sfracellarti al suolo.
un amico, al secolo giggino zen mi suggerisce: ce vo’ chiu’ culo ca cerevell…
mah…le domande restano.
buon volo a tutti
ciao Gaetano, da domani impegnata a fare i corsi di recupero e poi inizierà la scuola …buon inizio anche a te e fai cose belle, salutami Marina ;-)
“Qualsiasi oggetto dell’Universo attrae ogni altro oggetto con una forza diretta lungo la linea che congiunge i baricentri dei due oggetti, di intensità direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza”.
Mi scusa se mi sono permessa di scomodare Newton, vero?
mf
la caduta in sè non è pericolosa se a metà strada si aprono il paracadute!!!
bello sì!!
chicca
pensa ai gatti, per loro è abbastanza normale –
mics
sì, insomma, cadere è un’arte
Sul fatto di cadere, cadere, cadere, sapessi come son d’accordo.
Sul fatto che niente fanno le parole un poco meno…
Le tue, per esempio, mi si sono attorcigliate attorno e ora, chissà perchè, mi sembra di star precipitandoooooo… ops! sono caduta.
abbracci di fine ferie
dario
Pensa a cosa succederebbe se cadessi.
E cadessi.
E cadessi.
Le prime mosse tue sarebbero di terrore.
Poi lo spavento.
Poi lo sgomento.
Poi…
Poi la noia.
Come succede all’uomo, in fin dei conti: a volte le legnate che prendiamo non sono che il botto del tonfo. E san far male, ma prevengono la noia.
Non diceva José Marti “Solo i deboli si annoiano”?
beh si nn ci siamo ancora fatti niente. m ala mente umana di solito non fa altro che pensarer: tra poco sarò al suolo. e da qui una serie di grandi sofferenze!
ma hai fatto caso a come le persone che cadono fanno in fretta a rialzarsi e a rassicurare gli altri che non si sono fatti niente, quasi come se si vergognassero, e poi mi hai ricordato dopo la caduta di a.miller
sai cosa? a leggere qui mi è venuta in mente la barzelletta scema di superman questa qui:
Due ubriachi su un tetto:
– “Sai che, se ti concentri, pensi di essere elastico e ti lanci giù, rimbalzi e ritorni su?”
– “Sono ubriaco, non scemo…”
– “No, veramente! Guarda…” … si lancia, tocca terra e ritorna su.
– “Cavoli, incredibile! Io non ce la farei mai…”
– “Ma va, è facilissimo: ti convinci di essere elastico e vedrai che tutto andrà bene”
e per dimostrazione si rilancia e rimbalza.
– “Dai, facciamolo insieme”
– “Sì, dai”
E si lanciano. Il secondo ubriaco si spiaccica sul selciato mentre il primo plana a terra. Arriva Batman in quel momento con la sua batmobile e dice: “Certo che quando sei ubriaco, Superman, ne fai di scemate!”
mi perdoni?
#11
Hai ragione, Sahishi’, ce vo’ chiu’ culo ca cerevell’ (più grande il culo, maggiore la superficie di rimbalzo e la possibilità di attutire il colpo).
#12
(Grazie, presenterò pervinka.)
#13
Qui la scienza è sempre ben accetta, mf, anche se ci chiediamo laicamente se può servire a rendere più dolce la caduta.
#14
Il paracadute è un’altra speranza cui non vorrei mai rinunciare. Spererei che si potesse aprire, anche se non l’avessi indossato, chicca.
#15 et #16
Ci penso ai gatti, ma temo l’ottava caduta giù dal precipizio, mics.
(E comunque, come mi piacerebbe imitare l’arte felina!)
#17
Io dico che ci sono parole che si asciugano da sole al sole ed altre che ti si precipitano dentro e ti inabissano verso profondità che non conoscevi, oppure ti aiutano a saltare fuori e rimirar le stelle, biancanera
#18
(Ricambiati abbracci, dario.)
#19
Il riso o la partecipazione al dolore per l’altrui caduta dipendono molto dalla persona che cade e dallo stato d’animo di chi assiste alla caduta, atvardi.
(E poi temo che se un forte si annoia si annoia forte, porca miseria!)
#20
Ecco il segreto, mel, pensare ad altro mentre si cade, magari fissare il panorama in movimento o soffermarsi sul volo di un passero solitario, oppure starsene buoni buoni ad ammirare la linea nera di uno stormo di rondini che non fa primavera.
#21
Magari, dido, è solo perché si teme che gli altri ridano a crepapelle o ci compiangano.
#22
Oh, tamai, certo che ti perdono.
Anzi, non ci crederai, ma la strana coincidenza tra questa tua barzelletta, alcune riflessioni di hangin’ sul bungee jumping (a commento del suo ultimo post) e un testo che avevo scritto qualche giorno fa (come privata postilla a questo stesso post), mi spingono a pubblicarlo qui sopra, questo testo, prima ancora che trovi il tempo di limarlo e dargli una veste più pubblica.
Nono, non hai capito.
Pensa a cosa succederebbe se cadessi TU, in qualcosa come in un buco nero.
Rileggi il commento da questa prospettiva.
#27
Non lo so atvardi, il fatto è che io non faccio che cadere e rialzarmi e ricadere e rimbalzare e trovarmi ancora nella traiettoria di un’altra caduta; e non mi sono ancora annoiato.
Forse per questo continuo a non capire.