In fondo, ognuno di noi è ciò che fa per cambiarsi, per diventare altro. Non esiste e non può esistere un sé statico, immobile e immutabile. Siamo la pioggia che scorre sulla nostra pelle e il modo in cui ce la lasciamo cadere addosso o ci proteggiamo dalle gocce. Siamo la voglia che ci spinge a distruggerci e costruirci. Siamo il vento che leviga le nostre rughe e le creme che mettiamo o non mettiamo sul viso per cercare di arrestare i segni del tempo e le aggressioni degli specchi. Somos las gotas del río de Heráclito. Siamo la capacità di adattarci all’ambiente ed alle circostanze che ci girano intorno; ma anche la tensione ad adattare a noi circostanze e ambienti, siamo, soprattutto quando ambienti e circostanze ci appaiono scomodi e ostili (epperò dovremmo capirlo, una buona volta, che non è possibile trasformare gli ambienti, le circostanze e il mondo senza trasformare noi stessi, senza cambiare almeno una scheggia della nostra propria realtà; dovremmo capirlo, finalmente, che ogni nostro minuscolo cambiamento si riverbera nella stanza, nei vicoli della città, per le strade del paese e nel mondo intero!). Siamo l’attimo in cui viviamo e quello che vivremo l’attimo dopo. Somos lo que hacemos para cambiar lo que somos. Siamo quello che facciamo per cambiare quello che siamo. Dice così Eduardo Galeano, e ci ricorda che l’identità non è un pezzo da museo esposto tutto tranquillo in vetrina, ma la straordinaria sintesi delle nostre contraddizioni di ogni giorno; ed è proprio con questo magmatico coacervo di contraddizioni che dovremmo imparare a vivere e convivere; perfino dovremmo alimentarle le nostre contraddizioni, perché without contraries is no progression. Attraction and Repulsion, Reason and Energy, Love and Hate, are necessary to humane existence. Senza contrari non c’è progresso e si perdono i contorni del senso. E questo era Blake. E questa è la vita, che cambia ogni momento sotto l’azione del tempo, cambia, cambia, todo cambia, y así como todo cambia que yo cambie no es extraño. Cambia lo superficial, cambia también lo profundo; cambia el modo de pensar, cambia todo en este mundo. Cambia el clima con los años, cambia el pastor su rebaño; y así como todo cambia que yo cambie no es extraño.
Riferimenti bibliografici e canori:
– Jorge Luis Borges, “Final de año” in Fervor de Buenos Aires, 1923
– Eduardo Galeano, “Celebración de las contradicciones/2” in El libro de los abrazos, 1989
– William Blake, The Marriage of Heaven and Hell, 1790-93
– Julio Numhauser, Todo cambia, 1982
Intanto, CalMa, Flounder, Herzog, Riccionascosto e compagnia bella hanno appena sfornato il terzo numero di Burán. Liggitavello, magnatavello, e’ bbuono comm’e ‘o pane, nun costa niente e, goccia goccia, ve cagna ‘a vita. [Pecché ‘o strizzeco fisso fa ‘o fuosso. (Riferimento alla tradizione dei detti antichi napoletani)]
una boccata d’aria in una notte sospesa senza perchè
Me ne sto accorgendo, direi.
Ieri sera guardavo Troisi, e mi sono accorto di quanto mi manca Troisi.
So che non c’entra niente.
il divenire… molto più interessante dell’essere che par ménide!
Giungo qui con una lunga lunghissima coda tutta di paglia!!! Si va bè le catene non son bella cosa da tramandare, ma questa mi pareva carina…
:((((
(guarda come sono triste, vedessi dal vivo!)
#1
Benvenuta tra queste pagine, indemudforlov (ma che nome complicato che hai!). Ad ogni buon conto, mi fa piacere pensare che le mie povere parole ti abbiano aperto le finestre per lasciare entrare una boccata d’aria tra le pieghe della tua notte.
#2
Che c’entri o che non c’entri, Troisi manca anche a me, atvardi.
#3
Per Eraclito e per tutti i numi laici e santi, maestro zop, ma come fa a dirmi che l’essere è più interessante del divenire? L’essere è divenire e ad ogni momento diviene!
#4
Ma dai dai, tamai, cosa mi dici mai, in fondo che mi son divertito lo sai.
Via, via, non mantenere il cipiglio, taglia la coda, togli la paglia e regalami un sorriso d’ampia taglia o una gioia qualsivoglia.
Chiamami Ivano.
Ivà per i napoletani (anche con l’appellativo Né: Neivà!).
grazie :)
bravo.
grazie. ad maiora.
Io leggo tanto, tantissimo – forse anche troppo; però quel che leggo non mi serve a una mazza di niente quando sei in situazioni critiche o peggio: è la vita che ti dà le vere lezioni, e non sono trascrivibili poi.
CiaU
#6
Va bene, ti chiamerò Ishmael… Oh, no, no, volevo dire: I call you Ivà.
#7
Ma grazie a te.
Nel mentre ho capito che indemudforlov corrisponde a in the mood for love (bell’espressione, indeed), ed ho sorriso di me e della lentezza dei miei meccanismi di comprensione.
#8
Brava tu, tu e voi, flo’
E ¡ad maiora siempre!
#9
Sì, dzikr (ma allora ditemelo…, ditemelo che volete farmi impazzire con questi nick!), forse hai ragione tu è la vita che ti dà le vere lezioni, leggere in fondo è inutile… Ma allora perché me lo dici per iscritto? E perché io sto qui a leggere te che me lo scrivi?
;o)
:))))
ecco questo è il sorriso regalatoti, ma dal vivo pure lui è di molto meglio !!
dipende. dipende da quanto una persona è contraddittoria. io lo sono molto e non ho mezze misure, quindi sono il bianco e il nero, la quiete di buddha e l’ira d’erinni, la nonna e la bambina; se non cerco di conciliare e convivere esco pazza.
alle volte infatti preferisco dirmi: ah guarda, non sai proprio più cosa pensare.
sennò dovrei dire che penso una roba e anche il suo contrario (che, ovvio, hanno entrambe per me la stessissima validità). :|
certo che è bizzarro, per così dire, pensare alla strana miscela di distacco dal mondo e connessione al mondo che consente la nostra evoluzione, non investire e proiettare troppo sugli altri, semmai accoglierli, essere loro, aprirsi all’alterità. se non c’è questa apertura, questa empatia, questo ascolto, rimaniamo identità irrisolte, murate, bloccate nella coazione a ripetere.
Molto bello questo pezzo che condivido. Tutti vorrebbero spianare le vie, non vivere le contraddizioni, non invecchiare, non soffrire… Ed invece ha ragionr Galeano che mi è sempre molto piaciuto “Siamo quello che facciamo per cambiare quello che siamo.” Ciao Giulia
anch’io mi trovo bene qui dentro.
soffice ed elettrico.
– chi va piano…si sa no?:) –
Si, adoro Galeano e il libro degli abbracci, lo adorava Ines y asì como todo cambia no es extraño que yo cambie.
besotes
giù
La quiete di Buddha e l’ira d’Erinni mi piace assai.
Ma l’avevo detto che la ragazza valeva.
#11
Nel ringraziarti, esprimo la speranza di vederne presto uno dal vivo, tamai.
#12
Petarda, secondo me tanti cambiamenti nascono proprio dal tentativo di conciliare, mediare o far coincidere gli opposti poli di una personalità o di una relazione contraddittoria.
#13
Tu mi insegni, barbara, che anche a livello antropologico e sociologico i gruppi più endogamici evolvono poco ed hanno difficoltà di adattamento all’ambiente ed alle trasformazioni che inevitabilmente lo percorrono.
#14
Ti ringrazio, Giulia, anche a nome di Galeano, che è prersona socievole e felice di socializzare.
#15
Quando il mood è buono, tutto sembra più bello, indemudforlov.
#16
Giù, non mi ricordo se ho fatto in tempo a sentirglielo dire, ma ero certo che il Libro degli abbracci fosse tra i preferiti di Ines.
#17
No comment, Ivan, che se no mi tocca indossare calze rosse.
wow, aitan, mi piacciono i tuoi post colti***
siamo creatori di noi stessi…
:)*
già panta rei, tutto scorre e tutto si trasforma, (forse), anche se a volte non sembra.
chicca
bella scrittura la tua.
bravo!!
:-DD
non saprei dirti, aità, che di gruppi endogamici (semmai ce ne siano ancora, eccheppoi questo non gli impedisce di muoversi) non mi sono mai occupata, mi sono sempre occupata di mutamento culturale. ma credo che il tuo post ben si intrecci con quello del melpunk, les coincidences, les noeuds dans le web sont incroyables!! :)
..assaggerò i tuoi consigli, paisà…
Au revoir.
Sinceramente e teatralmente.
R.M.N.
Il disegno di PV è (purtroppo) bellissimo.
tutto cambia , (per essere ottimista)per fortuna che ciò avviene,che noia sarebbe tutto uguale……ma solo cambiamenti positivi!
Pervinka (non anonima)
io vorrei emigrare, sarebbe cambiare?
#20
Sai, Gardenia, a te piacciono i post colti, io preferisco quelli che non colsi.
#/;o) X
#21
E’ così, phabia, è tutto un fare e facendo farsi. E a volte, se ne siamo consapevoli, chi ci giudica ci può apparire un po’ ridicolo, perché mentre arriva il suo giudizio, noi già siamo diventati altro e altro sentiamo.
#22
Chicca, forse a volte non sembra che panta rei (come rei e rei) perché ci muoviamo solidali al panorama, che scorre pure lui, e il nostro movimento lo percepiamo come una stasi. Insomma, giro io e gira pure tutto un mondo intorno / che gira ogni giorno e / che fermare non potrai…
#23
Grazie, PV64, benvenut@ su questo blog e brav@ tu per quel messaggio grafico reso in modo così sapiente e toccante.
#24
Un piacere intrecciare le mie parole con quelle di mel, barbara (anche se ti confesso che nello specifico non ho ben capito a quelle dei suoi ultimi (?) testi ti riferisca).
#25
Spero siano di tuo gusto gli assaggi e mangiando mangiando ti si apra l’appetito, naparto’.
#26
Concordo, ivan.
#27
Eh, sì, Pervinka, e credo proprio che in questo periodo tu ne debba saper qualcosa di cambiamenti…
#28
L’emigrazione, in un certo senso, è il cambiamento dei cambiamenti, mel. E mi pare che tu pure debba saperne qualcosa di certi fatti…
#/;o) ***
ah, a quello su fitzgerald, e sul fatto che le intelligenze di prim’ordine contengano in sé idee opposte… :)
abbracci passanti
No, Aità, Ivan no.
O Ivano o Ivà.
Niente tronchezze in mezzo, pietà.
#31
Avevo pensato che ti riferissi a quel brano di Fitzgerald, ma mi sentivo troppo stupido per meritarmelo, barbara.
#32
abbracci afferrati
#33
Sì, sì, I-va-no.
Siamo quello che facciamo per cambiare quello che siamo
me lo voglio scrivere da qualche parte :)
…intanto, me lo hai scritto qui nei commenti
;o)
pero no cambia my amor por mas lejos que me encuentre ni el recuerdo ni el dolor de my pueblo y de mi jente..perdona lo spagnolo approssimativo.
ti perdono persino quei possessivi inglesizzati, visto che mi canti una delle mie canzoni preferite
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