I
Gli alberi in fila sul ciglio della strada, una folata di vento spazza via un foglio tra le foglie, un camion che lascia nell’aria un rumore di ferraglia. Sono le cinque del mattino ed io passeggio verso l’alba, mentre tu dormi tranquilla tra le lenzuola sfatte. Forse ora tendi una mano verso il mio cuscino e ti sorprendi di trovarlo vuoto; oppure distendi le braccia ed occupi diagonalmente tutto il letto. Magari all’improvviso sei assalita da un attimo di contentezza, e non sai nemmeno perché; mentre io passeggio prendendo a calci le foglie ad una ad una, indifferentemente.
II
Gli alberi in fila sul ciglio della strada, di fronte a me l’alba; avanzo lentamente senza sapere dove e mi chino per raccogliere un foglio tra le foglie. Si calma il vento. Rallento il passo, dispiego la pagina e mi soffermo sulla scrittura che attraversa tutto il foglio diagonalmente. Osservo i caratteri come di fronte ad un disegno astratto o a una foto fuori fuoco. Non provo neanche a leggere; come se si trattasse della mappa di un mistero tormentoso e angosciante redatto in una lingua che non so, e nemmeno voglio saperlo.
III
A quest’altro punto mi impunto, mi blocco sull’ultima frase che mi sono detto, che mi sono scritto. Ti rivedo distesa nel letto mentre mi siedo su una panchina col mio taccuino in mano. Rileggo una volta ancora la mia frase, mi sento fuori fase e da là fuori mi grido dentro due strofe che non so da dove vengano né quando o da chi furono scritte:
Dici di essere un libro aperto per me
ma so che dietro hai un mondo di fogli
che non mi fai sfogliare.
Figure cuneiformi, astratti geroglifici,
linee sconosciute con arcane illustrazioni.
E dici di essere un libro aperto…
IV
Rientro a casa e metto sul fuoco la macchinetta da due tazze. Tu stai ancora dormendo e non mi va di interrompere il tuo inquieto riposo. Magari ti sveglierà l’odore del caffè e ti farà piacere.
era da un po’ che non leggevo questo aitan qui. seconda piacevolissima sorpresa, e sono le 8,16 appena. ciao
si può essere libro aperto e allo stesso tempo aprire le pagine fitte di linee, calligrafie e geroglifici a chi desideriamo riservarli e al momento giusto.
Mi godo le parole, respiro il senso, intercetto le sensazioni. Che dire? Mi piace questo “aitan qui”. C’era bisogno di dirlo?
Ottimo Aitan, ma sbaglio o la coppia del racconto è un pò in crisi?
e tutto è passato
è magnifico questo pezzo!!
magnifico, perchè ti spiego, mi sento molto in quanto scrivi, come mi sento molto nella lei che ha tanti fogli che tu non puoi sfoglisre!!!
è vero è così, io ho tanti fogli che neppure io conosco fino in fondo e che non faccio sfogliare a lui, ma sono anche un libro aperto!!!
ma d’altra parte anche lui son sicura ha i suoi fogli pieni di geroglifici…
ma non è proprio questo nella copia che intriga?
se avessimo già letto tutto , cosa ci resterebbe?
chicca
non sempre sono gli altri che non ci permettono di sfogliare i loro fogli. A volte ne abbiamo paura. A volte non vogliamo leggerli. Non sappiamo ancora cosa sia il destino.
*
Santa sfogliatella!!
Ma qui si dà di romantico!
Che invidia uno che ti prepara il caffè la mattina :)))
E che rabbia non poter sentire l’odore di quel caffè…
ma che bella, e che strana, questa cosa che hai scritto. c’è come una rassegnata stanchezza, dentro. e un incedere essenziale, distaccato, nel racconto, senza razionalità, senza emotività.
diomio. cosa non darei per quel caffè. per un caffè così.
e leggere (dov’è l’accento?) parole sul fondo.
deve russare molto per spingerti ad uscire alle 5 del mattino e perchè da due tazze perchè solo 2
:-)
Alle cinque del mattino?!? Aitan, camomilla a grandi dosi, come dice la canzone “duorme Carmè, cà ò chiù bello d’à vita è durmì”
leggendo penso alla ricerca infinita dell’essere contenuti in qualcosa che vada al di la’ dell’uno. e se ci pensi, la metafora del libro aperto e’ paradossale… se il libro e’ aperto al massimo puoi leggere due pagine… quindi perche’ chiedersi dove e come arrivare alla conoscenza totale, all’appartenenza totale? e se anche le pagine fossero state strappate dal libro e messe in fila… no, non ci si capirebbe nulla lo stesso.
Forse non tutto va letto e capito mentre lo stiamo vivendo.
Forse i segni, come le persone, hano bisogno del tempo, nostro e loro, per dirsi.
Per donazioni di senso differite.
no words…. :-)
No Dido, doveva portare il cane, una volta ho dovuto scenderlo alle 3 di mattina, ciao.
mi piace molto :-)
un saluto
#1
Mi rallegra assai sapere di aver costituito una parte delle tue sorprese mattutine, CalMa; anche se ti confesso che a me questo aitan qui mi sembra sempre tanto noiosamente uguale a se stesso.
#2
Concordo con te più che col contenuto di quel paio di strofe trovate chissà dove, cronomoto.
;o)
#3
Certo che c’era bisogno di dirlo, ranafatata, che a me fa sempre piacere sentirlo.
#4
E’ cosa buona e giusta non ficcare il naso né mettere il dito tra moglie e marito, Borbonico.
#5
Tutto passa, psv.
#6
Non lo so, chicca, forse se avessimo letto tutto cominceremmo a scrivere, e sai che cose interessanti (o confuse assai e assai illeggibili) verrebbero fuori?
#7
Non c’è dubbio, blacksea, siamo le prime vittime del nostro stesso mistero.
#8
Urca, elis, leggendo la tua santa invocazione, m’è venuto in mente che potevo fargli comprare pure un paio di sfogliatelle al mio protagonista, o almeno due cornetti caldi caldi.
#9
Ma come mi leggi bene tu, hangin’. (E magari ti risulta evidente pure che anche questo è un gioco, con le sue regole e il gusto che ne viene fuori nel perseguirle).
#10
Venga, venga pure, majara, a prendere un caffè da noi.
#11
Ma dai, non mi spoeticizzare l’intimità di una prima colazione non ancora consumata, cara dido.
#12
Anch’io, come il tipo che si muove in questo raccontino, narrando, preferisco una sana passeggiata a uno sciacquo intestinale di camomilla.
#13
Sono razionalmente d’accordo con te; ma sai, onbeauty, la logica sistematica è dei filosofi; i poeti si trovano più a loro agio tra le contraddizioni del reale (naturalmente, non sto parlando di me stesso né come poeta né come filosofo, io mi riferisco solo all’autore intradiegetico dei versi sul libro aperto).
#14
Questa cosa delle donazioni di senso differite è molto bella, Zena. Grazie per avermela regalata.
#15
Quella macchinetta sembra proprio la mia (che in verità uso poco), pervinka, e anche le tazze.
#16
Ti confesso, Borbonico, che a me i cani non fanno molta simpatia (e c’ho ragioni autobiografiche che radicano nella lontana infanzia)
#17
Grazie, Yzma.
;o)
gulp. che bello. mi viene da piangere. almeno gli astratti geroglifici puoi sforzarti di interpretarli. i muri invece sono difficili da abbattere.
eli
che paicere passare di qui e leggerti ancora una volta. forse ancora con maggiore piacere. sai quale? quello di sentirti così profondamente “abitare” le sue cose
Penso che sì, gli avrà fatto piacere essere svegliato dall’odeore del caffè… Bello, Giulia
Scusa non volevo ficcare il naso, ciao.
#22
Come hai ragione, eli; anche se ci sono geroglifici che puoi impiegare tutta una vita per provare a capircene qualcosa, e non sarai mai soddisfatto del risultato.
#23
Le sue cose? Ma sue di chi?
Guarda, mel, che questa è tutta fiction, e le mie figure sono tanto reali quanto l’ispettore Sarnataro e il suo ineffabile ispettore Sancho Panza.
#24
Questo la storia non lo dice, Giulia; ma un po’ ci spero anch’io.
#25
Uhé, Borbo’, ma niente niente te la sarai presa? Guarda che io scherzavo, e poi, come ho scritto al nostro comune amico, questa è tutta fictione.
anch’io ripeto quanto già detto da chicca..
e aggiungo..
che comunque se sfogli una parte di quel mondo di fogli che l’altra persona non ti fa sfogliare …
se, dico, anche ci riesci…
ci sono altri fogli – nuovi – che si scrivono, con le ore che passano, e che sono diversi da quelli che hai già sfogliato…
io quoto questo aitan, qui. mi piace assai :-)
mad
#27
Grazie a te, mad, per aver aggiunto senso a questo testo aperto ma non tanto.
Aitan, non me la sono presa, ho semplicemente avuto paura di essere indiscreto, ciao.
#29
Bene, Borbonico, ma, mi raccomando, non avercela più questa paura di essere indiscreto; perché tutto quello che pubblico qui è pubblico, e in quanto tale può essere criticato, sbeffeggiato e sputtanato senza discrezione né mezzi termini (facendo salve le regole civiche e pubbliche della buona educazione che tu mai hai infranto né scalfito ;o))