lei era così schizofrenica, ed io pure, che in due a letto era un’orgia senza fine ed un campo di battaglia con decine di morti e qualche reduce circondato di presenze tristi e allegre, tutte su di giri o meste come quando sei lì, di corpo presente, aspettando di assistere al tuo funerale e non sai ancora se ti scappa da ridere o sei sul punto di piangere; anche perché è la prima volta che ti capita una cosa del genere e ancora non sai se sarà un’esperienza che si potrà ripetere o davvero dopo sarà tutto finito come avevi sempre creduto e dichiarato ai quattro venti; per questo ora già non ti pare vero che sei ancora in mezzo a quella folla gemente finta o indifferente per vedere come andrà a finire ora che è già tutto finito ed esistono solo i ricordi e le tue spoglie immobili in mezzo a tanta gente che si muove intorno più o meno lentamente senza sapere niente di te e lei avvinghiati su quel letto di battaglie in cui si usciva sempre vittoriosi, tuttavia
lei era così schizofrenica, ed io pure
27 martedì Mag 2008
Posted romantico, texticulos
in
l’amore e la morte,
sensazioni uniche,
sempre sconosciute…
è di questo che abbiamo bisogno,
dei rapporti umani veri,
dell’urgenza espressiva,
della creatività emozionale…
e stì cazzi se “dopo sarà tutto finito come avevi sempre creduto ”
almeno hai goduto/vissuto.
…fragmento brillante..
Aitan mi fai venire delle ideuzze interessanti… questo fragmento è trascinante anche se ora mi devo ancora arripiglre un po’, yawn, stiracc……
viene in mente la scena di un film di woody allen con dyane keaton.
nel lettone loro due che discutono,
ai lati del cuscino di ognuno i propri genitori,
un letto per sei così come niente :))
Gran battaglia, mi piace assai scritto in tal modo.
quel “tuttavia” mi sembra poggiato lì (o forse appeso?) da insegna al prossimo “frammento”.
sto qui dunque e aspetto…
:)
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Brillanti sono le tue parole, jazzfromitaly.
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Spero che quelle ideuzze interessanti ti abbiano fatto da buona sveglia per tutta la giornata, barbara.
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Mi pare di ricordarla, pispa, quella scena, esilarante.
4
Prof, è di quelle battaglie che non compariranno sui libri di storia, ma illuminano di senso più di un’esistenza.
5
Nell’attesa, majara, accomodati pure, che prendiamo un tè insieme.
A letto, una volta, un uomo mi chiese se mi sentissi di uscire vittoriosa o sconfitta, dopo che gli avevo spiegato quanto a fondo mi sembrasse sempre una fantastica guerra fare l’amore con lui, e il suo farlo con me, e il nostro farlo l’un l’altra e a se stesso/a. Leggendo il tuo post,mi viene in mente la mia risposta: “perdo sempre, dunque ogni volta vinco”. E, sì, perché non ricordo una volta, una soltanto che non sia stata una partita patta. Doppia vittoria o doppia sconfitta. Ribaltabili. Ché ci son luoghi in cui pareggiare è vincere. Poi non so, questa è la percezione mia; forse bisognerebbe chiedere a lui quante volte sente d’aver vinto lui. Anche adesso che è morto, forse lo ricorda ancora, di quella volta che mi disse “Hai vinto”, e si era stanchi e sudati, così vuoti da esser pieni. E io non so se risposi, ma di certo pensai che anche quella volta, quella più delle altre era patta davvero.
ma patta in che senso?
(scusate, eh, qui ci vuol precisione. poi dite, poi)
Ho un’amica (pazza) che alal fine dà il risultato come Nando Martellini, ma in base agli orgasmi: “2-1 per me, parità, 0-1 per lui che stronzo”… etc… etc…
al mio funerale mi disperò sempre, però.
schizoid music allega(etana)ta:
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Insomma, la guerra, se proprio dovete farla, fatela a letto, e l’amore sui campi di battaglia (dove sarebbe preferibile che si arruolassero anche corpi femminili per accontentare i gusti di ognuno); e se si esce alla fine entrambi perdenti, entrambi vittoriosi, meglio ancora, perché sì, ha ragione utentanonim@, ci sono luoghi in cui pareggiare è vincere.
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Nel senso, di cui sopra, Flo, in tutti i sensi e in ogni patta, petto o potta.
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Mi fa molta simpatia il gioco della tua amica, emmeffe, ma spero che qualche volta siano riusciti anche a pareggiare.
(Quanto all’allegate note, i Re Cremisi li ho molto ascoltati da adolescente, e anche oggi non disdegno.)
Questa, descritta da par tuo, è l’unica guerra che mi piace. E chi si ritira dalla lotta… ;-)
Un caro saluto
ohmadonmamia,
m’è venuta ‘na sincopa,
cioè al pensiero ch’era ‘sto letto ‘n campo de battallia già il mio pensier fuggia al Piave che mormorava calmo e placido il coso, quel fetente, lui mormorava e quelli morivano.
Vabbè sono un reduce, cioè era per dire: ma con tutti ‘sti morti per lo talamo vi divertivate anche, o no?!
E poi chi spazzava, chi rinettava, ossia per essere chiari, chi facea il beccamorto?
E davano pure l’estrema unzione, o no?
E le pompe funebri, ehhh?
Tanto per sapersi regolare.
Uno deve sapere se poi ci tocca pagare lui anche la funzione, intendendo, dicasi, quella col prete.
Ma poi il prete ce la diede l’assoluzione in articulo mortis, o no?
(Ho scritto artìculo, no articùlo: vedi che hai pensato male!)
C’era mica ‘na cena funebre, dopo, non so, un buffet freddo, per ristorarsi le stanche membra e l’animo esulcerato?
Se c’era, magari venivo.
MarioBù
Com’è che sei partito da peripezie erotiche, e sei finito tra immagini funeree?
eros e thanatos
ma l’amore è più forte della morte!
Eccheddiavolo!
per forza s’ha da parlar per intiero, per non negar il lato tristo de la vita,
onde per cui dicendo d’ Eros
se menziona pure Tanathos,
qual suo pendant,
orca
OT
(sei on-line su Ibridamenti)
smak
eh sì, hai reso l’idea!
bella l’orgia schizofrenica come un campo di battaglia! neanche sigmund ci era arrivato, nonostante tutto
(che bel disegno là sotto!)
E la pace senza morte? Non si può?
Tocca aspettare la pace dei sensi?
E sai che mortorio!
Love and Peace!
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Grazie, Alf, il tuo commento mi offre il destro per ribadirlo: se proprio dovete mettervi ad azzuffarvi, dar di battaglia e guerreggiare, fatelo a letto, con una lei o un lui consenziente e gaudente, e fatelo senz’armi, che il corpo a corpo dà più soddisfazioni.
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Oh, Mario, c’è tanta buona ragione in ciò che dici, ma a me m’ha fatto ridere sopra ogni cosa quel concetto secondo il quale se c’era la cena, magari venivo, che trovo vieppiù equivoco e doppiamente sensato.
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E che ne so, narrando, saranno tutte pulsioni che vengono scrivendo intanto che alla vita e alla morte si va pensando in un intreccio che non si districa mai.
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E così sia, splendida dido.
(E così sarà finché ci sarà vita, credo.)
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La verità, Mario, sta in quel culminante momento che pare un piccolo morire e nel desiderio che ci muove e verso quel momento tende. Altro non so.
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Vado e vedo, itnemadirbi.
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Moltiplicate grazie, tamai.
(E mi fa piacere assai che piaccia il disegnetto anche a te e a Mario che d’arti grafiche siete maestri.)
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Una pace senza morte è più che auspicabile, karmel, e se possibile, bella assai.
Je pure vulesse truvà pace, ma ‘na pace senza morte. (E pur tuttavia, secondo me, dentro, una schermaglia, qualche controversia e una battaglietta ogni tanto pure ci sta.)
La battaglietta ci può stare, se dopo si fa pace. C’aggià fa, so’ pacifista.
In realtà è sempe ‘nu burdello!
“si può morire d’amore?
si può impazzire d’amore?”
(g. verga)
si dica queel che si vuole, ma l’è ‘na gran bella guerra…
bella la battaglia e bella la momentanea tregua che prelude ad una nuova…
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So’ pacifista pure io, ma ci vuole coraggio e determinazione per fare pace, karmel. ‘A guerra e’ cchiu facile.
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In realtà, marcaspio, doje persone so’ sempe per lo meno e comme minimo duje burdelle!
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Non lo so se si può morire o impazzire d’amore, rosario, ma quando ho visto la firma sotto quella citazione, di impatto, mi credevo che l’avevo detto io e me ne ero dimenticato. (g.vergara)
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Effettivamente, gardenia.
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E difatti, e.l.e.n.a., le tregue sono sempre foriere di battaglie.
“Let’s give peace a chance” non sembra essere uno slogan molto convincente, vero? Roba da vecchi figli dei fiori. O da giardinieri troppo persi dietro i loro fiori.
un commento sul disegno ( o dipinto). mi ricorda la scultura di Lanfranco, ” la donna violino”.
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No, non è questo, karmel, (ché se si è stati fricchettoni, un po’, dentro, fricchettoni si rimane sempre); più che altro è che uno non sa se c’ha più il fisico per fare certe performance davanti a decine di giornalisti e celebrità beat del calibro di Timothy Leary, Dick Gregory e Allen Ginsberg (che poi, tra parentesi, i maschi saranno tutti morti, e resta in vita solo quell’artista giapponese là che era la protagonista femminile dei most famous bed-ins in the world).
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Innanzitutto, giustosentiment, mettiti comodo/a e sii il/la benvenuto/a in questa pagina. Qui usiamo trattare i nuovi ospiti con tutti i riguardi che meritano.
E ora veniamo al tuo commento, che credo si riferisca al post qui sotto. Purtroppo non conosco la scultura che hai citato. Ma si tratta del Lanfranco (Giovanni) artista barocco o, come mi pare più probabile, del surrealista di cui so poco o niente? Ed è possibile vederla in rete quella donna-violino?