Da che ho visto Il Divo, la scorsa settimana, mi sento tormentato dallo spettro dell’immagine incurvata, torva e malaticcia di Andreotti. E come se in quel corpo deforme e singolare vedessi riassunti i mali, la malattia e i misteri di questo disgraziato paese. A un certo punto ho cominciato a pensare al suo profilo ingobbito come a un punto interrogativo, un segno di domanda, il simbolo di un mistero inestricabile; e m’è venuto il ghiribizzo di rappresentare i contorni dell’enigma manipolando una stupenda foto che ho trovato in internet e di cui, purtroppo, non sono riuscito ad individuare l’autore per tributargli il giusto credito intellettuale (ma sono pronto a farlo in ogni momento; anche perché, trattandosi di credito intellettuale, non costa nulla, come capita spesso in rete.)
Del film di Sorrentino, invece, ho già detto sul mio tumblr lo scorso 4 maggio.
Ma, nella convinzione che molti dei lettori di aitanblog non siano abituati a sfogliare la mia web-teca, lascio qui una rielaborazione di quel post:
Il Divo l’ho visto martedì scorso. Va visto il Divo, è un film molto intenso, molto bello; una mescolanza di stili in equilibrio instabile; un inventario di soluzioni tecniche che si susseguono in modo frenetico, ma sorprendentemente efficace. La realtà vista attraverso gli specchi deformanti dell’immaginazione diventa più chiara, e anche il nonsenso del male si fa più percepibile, quasi palpabile: il realismo grezzo della soggettività si presenta ai nostri occhi attoniti con una forza di verità che è più vera del vero, ed altrettanto enigmatica; perché solo una visione radicalmente soggettiva può riuscire a restituirci qualche scheggia di verità.
Assistere alla rappresentazione che fa Sorrentino di Andreotti, mettendo insieme immaginazione e testimonianze più o meno affidabili, è come un esercizio di psicanalisi collettiva: la moltiplicazione dei punti di vista rende omaggio alla complessità del reale attraverso un coro di voci i cui solisti sono pentiti, vittime, parenti, compagni di merenda, sodali e nepoti. Altro che post-neorealismo. In Spagna per dire impressionante, spaventoso, grottesco, si dice “dantesco”: qui siamo da quelle parti, dalle parti di Alighieri, dalle parti di Rabelais, di Valle-Inclán e di Jarry; qui siamo da quelle parti, dalle parti di Bosch, Goya, Grosz, Buñuel e Fernando Solanas. A tratti mi sembrava di assistere a un chronicle play shakespeariano con Cirino Pomicino nel ruolo di Falstaff e il potere che trascende i singoli personaggi, la loro storia, la Storia.
L’interpretazione, spesso marcatamente teatrale, di Servillo, Bucci, Buccirosso e compagnia recitante sembra essere un consapevole riflesso espressionista del teatrino tragicomico della politica. Meravigliose (e più pacatamente cinematografiche, più a tutto tondo, più umanamente donne) Anna Bonaiuto e Piera Degli Esposti.
Il montaggio alterna silenzi e strepiti, tensioni e distensioni, realtà e surrealtà, con una sapienza che sembra venire da ben assimilate lezioni di dinamica musicale. Qualche lungaggine solo nei dialoghi. L’uso del sonoro è stre-pi-to-so. Da da da!
Aggiungo che il film di Sorrentino non è un film politico, come non strettamente politici né esclusivamente propagandistici erano i drammi storici di Shakespeare che citavo qui sopra. Il mio beneamato Juan Goytisolo ha spesso stigmatizzato l’errore di confondere l’efficacia politica con l’efficacia estetica. “Al contrario della politica – per forza di cose più diretta, più di circostanza – l’arte attua in modo profondo sulla coscienza umana. L’opera letteraria, per esempio, amplia e generalizza la nostra esperienza, arricchisce la nostra visione del mondo, illumina il nostro passato. […] La cultura è, per principio, creatrice di libertà. La sua finalità è aiutare l’uomo ad esprimersi di più, trasformando la vaga nozione del ‘destino’ in coscienza. L’intellettuale rifiuta l’automatismo del mondo.” (El furgón de cola, 1967)
Ma sto andando fuori tema. Voi, se non lo avete ancora fatto, andate a cinema. Poi mi farete sapere.
E vi consiglio di andarci in buona compagnia. Io ci sono andato con alfar e gentile germana, e questo avrà sicuramente influito sulla buona percezione della pellicola. Il senso di un testo risiede sempre anche nel contesto in cui avviene la sua percezione.
utente anonimo ha detto:
Un post decisamente gaetano. Di quelli che appartangono al tuo stile migliore: la recensione. Con quella dose di ipertestualità che appartiene molto a una certa pularità di linguaggi, una polistrimentazione del vivere e del sentire.In quest’ottica, credo, anche la valutazione del contesto. Personalmente preferisco decisamente essere in mia esclusiva compagnia, al cinema. magari
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utente anonimo ha detto:
polistrimentazione sta per polistrumentazione, naturalmente
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cronomoto ha detto:
Vero per il contesto, ad esempio non con persone che mangiano pop corn (dose jumbo) ad un concerto per pianoforte.
(il film purtroppo non l’ho visto perché odio andare al cinema da sola, è come prepararsi il risotto x1)
Mi tuffo nella (((aitan)))web-teca, bella assai
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giuba47 ha detto:
Davvero interessante la tua recensione, l’andrò a vedere. Giulia
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cf05103025 ha detto:
Sai che ti dico:
hai scritto ‘na bella recenzione,
ma, ahimè, mi spiace dirlo,
a veder ‘sto film forse non ci andrò, che già troppo mi ottunde, e mi saccagna, quello che vedo intorno, ed essendo vecchio,
preferisco rimirarmi per l’ennesima volta Lawrence d’Arabia.
Mario
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Petarda ha detto:
io la rece l’avevo già letta. son qui per apprezzare le foto, bellissime, e per lasciare un abbraccio a mariobù! :)))
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aitan ha detto:
1 e 2
Sai, magari, mentre leggevo il tuo commento, non sapevo se compiacermi o offendermi…
Sarebbe che io do il meglio di me quando parlo d’altri?
3
Ci sono sale cinematografiche in cui non sono tornato per la mala educazione dei trituratori di patatine.
(Ad ogni buon conto, mi fa piacere, cronomoto, che tu abbia gradito la mia webteca.)
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aitan ha detto:
4
Sì Giulia, vacci e fammi sapere.
5
Meraviglioso, Peter O’Toole, eh Mario?
6
Grazie per l’apprezzamento, Petarda.
(Ho visto che hai quotato l’immagine sul tuo tumblr e, ti dirò, fa più una bella figura da te che da me. Sai… tutto quel fatto del contesto, del mezzo e del messaggio ;o))
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utente anonimo ha detto:
Compiacersi o offendersi, a volte, sono due facce dello stesso piacere; o dello stesso dispiacere. Come rattristarsi nel ricevere un regalo, o ridersi le proprie lacrime allo specchio. E tutto è da stabilire (senza poterlo fare mai) se esiste un parlar d’altri che non sia anche di sé e viceversa.Quello che intendo, è che la tua scrittura raggiunge un nitore e una… sicurezza di tocco nel momento in cui recensisci che la rendono particolarmente godibile. Un confronto, poi, tra il soggettivo e l’oggettivo della tua scrittura sarebbe disamina troppo lunga, qui.L’ipertestualità, poi, sei molto tu. E adesso non so se questo ti offende o lusinga. Come il sentirsi definire “polistrumentista della vita”. Può offendere o compiacere. Io, io lo trovo un fatto bello. Anche l’incompiutezza. Che so, quella di chi pratica tutte le arti senza sentire di portarne nessuna a compimento. Trovo, personalmente, ma davvero molto personalmente, estremamente vitale l’incompiutezza e la perfettibilità infinita del gesto artistico. Nella mia ancora una volta soggettiva visione, c’è più vita (magnifica opera d’arte incompiuta/incompibile) nel suonare da dilettante mille strumenti da sperimentare e sperimentare, piuttosto che esaurire nel professionismo compiuto le potenzialità di uno solo. “Ma sto andando fuori tema.”…magari
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Borbonico ha detto:
Non potrò mai scordare quella battuta di grillo che diceva: “la verità su Andreotti si saprà solo quando morirà e gli toglieranno la scatola nera dalla gobba”, ciao
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Annalisa55 ha detto:
Un bel post. Che dice cose e fa pensare e, sì, fa pensare che valga la pena di vedere questo film. Probabilmente dovrò aspettare il DVD, ma lo guarderò, ritardi o meno.
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sabrinamanca ha detto:
vado, vado. E poi ti dico, dico.
Magari nella rassegna “cinema sotto le stelle”. Anzi, di sicuro.
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cf05103025 ha detto:
Eh, sì, Aitàn, era proprio bravo O’Toole, il film mi fece girare la capa, l’avrò visto dieci volte,
tengo la colonna sonora medesima,
del divo Julio, invece, tengo colonna figura/sonora impressa nel cerebro praticamente dall’infanzia,
esso è incubo che ci accompagna, ‘na specie melliflua e velenosa di italico Bela Lugosi che strascicando lento va perdendo ori e ragni, serpi da le tasche bucate.
I miseri raccolgono.
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didolasplendida ha detto:
visto!
e anch’io ho trovato strepitosa la colonna sonora
e poi è un film onesto, non tace nulla ma manco si scaglia
anzi le debolezze dell’uomo Andreotti
ce lo fanno guardare con un pò di simpatia
con la vecchiaia comincio ad apprezzare i democristiani :-)
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narrando ha detto:
La recensione è ottimamente argomentata, però, a dire il vero, in alcuni passaggi mi pareva di notare un accanimento piuttosto gratuito, di continuo mi tornava in mente la canzone di Baccini.
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jazzfromitaly ha detto:
Ho visto il Divo,
ed ho ancora le lacrime della coscienza e l’odore nauseabondo della morte civica.
Ho visto il Divo,
ed ho visto la maschera della tragedia trasformarsi in farsa.
Ho visto il Divo,
ed ho visto le ombre del potere bianco, i misteri di troppi anni oscuri, la faccia sfrontata del clero.
Ho visto il Divo,
ed ho visto tanti interrogativi irrisolti,
ho visto il male compiuto in nome del male, travestito da bene.
Ho visto il Divo,
ed ho visto il ragno nella sua gigantesca tela,
ed intorno a lui tante piccole mosche, che ci succhiavano la vita insieme alla nostra peggiore merda.
Ho visto il Divo,
ed ho visto quello che è sotto gli occhi di tutti e che nessuno vuol vedere.
Ho visto il Divo,
ed ho visto il ritratto iperrealista del nostro meschino paese.
Ho visto il Divo,
ed ho visto uno dei film più importanti di quest’anno.
Anche se la realtà supera la fantasia.
Ho visto il Divo,
può far male,
può nauseare,
ma l’ho voluto vedere.
* A. Pazienza
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chiccama ha detto:
bellissime manipolazioni e dopo che ti ho letto pure io vedo il punto interrogativo!!
a volte la suggestione!!
concordo a piene mani col tuo commento al film che anch e ame è piaciuto… far tutto vorrei avere scritto io questo:
“”La realtà vista attraverso gli specchi deformanti dell’immaginazione diventa più chiara, e anche il nonsenso del male si fa più percepibile, quasi palpabile:“”
chicca
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aitan ha detto:
9
Ti sei apparata, magari; ti ricambio con un commento incompiu…
10
Io immagino incomprensibile anche quella sctaola nera, Borbonico.
11
Mi piace quando mi trattate come uno sponsor funzionante, Annalisa.
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aitan ha detto:
12
Resto in attesa di un tuo responso ” sotto le stelle”, sabrinamanca…
13
L’immagine del Bela Lugosi che strascicando lento va perdendo ori e ragni, serpi da le tasche bucate è maravillosa, caro herMario.
14
Con relativa sorpresa mi sono trovato pure io a guardarlo con un po’ di simpatia in un paio di scene, dido; quanto poi ad apprezzare i vecchi democristiani, temo sia una malattia che si diffonde ogni giorno di più.
Tutti galli sulla monnezza, in verità.
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aitan ha detto:
15
Purtroppo, narrando, credo di non conoscere la canzone di Baccini.
Di Baccini, in realtà, ricordo solo un paio di canzoni: una parla delle donne di Genova, un’altra di un sole cocente ma è bello pedalare. Non mi pare di aver imbroccato la giusta strada.
16
Grazie, jazzfromitaly, per codesta tua recensione in forma di commento anaforico. E grazie anche per aver citato Paz. Immagino che Francesco, se passa di qui, si intenerisce il core. E pure io me lo sono intenerito e ho pensato che ci sarebbe tanto bisogno dei suoi tratteggi.
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Vorresti aver scritto tu: “La realtà vista attraverso gli specchi deformanti dell’immaginazione diventa più chiara, e anche il nonsenso del male si fa più percepibile, quasi palpabile:”? Embé, chicca, che ce vo’? Ricopia il commento parola per parola e mettilo in un post come se cosa tua fosse. Poi prova anche a dimenticare che lo hai copiato. Rileggilo e compiacitene. Sempre che ti piaccia ancora, una volta che diventato sia cosa tua dalla tua immaginazione scaturita.
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chiccama ha detto:
# 20
eheheh Aitan troppo facile!!!
ma ci pozzo provare!
eheheh
chicca
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tamai ha detto:
un premio per cotanta autorevolezza!
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zop ha detto:
hai fatto bene a rielaborare qua! se no me la perdevo! :)
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RosaTiziana ha detto:
Mah…il disgusto per il personaggio e per ciò che rappresenta mi ha impedito finora di andare a vedere il film.
Un po’ come se girassero una pellicola sullo “scarafaggio giò”…è tale il mio senso di repulsa che non ci andrei. Però mi rendo conto che forse sbaglio. Sto aspettando il giusto “impulso emotivo” per riuscire ad andarci. Non so cosa mi succeda, mai capitato prima…forse è solo un momento…boh
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utente anonimo ha detto:
don gaetano bbello, baciamo le mani… la bocca no che la barba mi fa senzo… arduccio vostro quassicosa a ‘isposizione!
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aitan ha detto:
21
;o)
22
Grazie, tamai, ma mi scusi se non passerò il testimone?
23
:)
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Chi è lo “scarafaggio giò”?
25
Uhé, don Ardu’, che piacere vedervi da queste parti. Ma pecché siete venuto anonnimo? Ve pigliate scuorno pure e me vasa’ e mmane?
E vuje se siete così restivo a baciare nun arrivate neanche a Reggio Calabria. Parola d’onore!
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narrando ha detto:
Detto, fatto:
Giulio Andreotti
(di Francesco Baccini)
Chi ha mangiato la torta? Andreotti.
Chi ha permesso il calo della borsa? Andreotti.
Ma lasciatelo stare, poverino, questo dargli addosso è assurdo e cretino
Chi ha sbagliato manovra? Andreotti.
Chi c’è dietro la Piovra? Andreotti.
Siamo tutti pieni di pregiudizi convinti di pulir l’Italia da tutti i vizi.
Giulio ti salverò! Sarò il tuo Don Chisciotte
Giulio ti difenderò, sarai la mia mascotte
E come fece Balilla, che un giorno perse il controllo, le malelingue io lapiderò
E con le mani io ti difenderò
Chi ha baciato Cicciolina? Andreotti.
Chi non paga mai in tribuna? Andreotti.
Ma lasciatelo stare, poverino, questo dargli addosso è tipico italiano
Chi incasina il partito? Andreotti.
Ma perché non ho marito? Colpa di Andreotti
Siamo tutti pieni di pregiudizi convinti di pulir l’Italia da tutti i vizi.
Giulio ti salverò, sarò il tuo Don Chisciotte
Giulio ti difenderò, sarai la mia mascotte
E come fece Balilla, che un giorno perse il controllo, le malelingue io lapiderò
E a mani nude io ti, io ti, io ti, giù, giù’, giù-li-o, giù, giù’, giù-li-o, giù le mani!
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aitan ha detto:
Effettivamente, narrando, la canzone c’entrava molto col nostro tema.
(Ma come è che non la conoscevo? Colpa di Andreotti!)
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