Il blog di Barbara Garlaschelli ospita un concorso senza premi dall’impegnativo titolo di Belle Storie.
Oggi è stato pubblicato un mio breve racconto, in cui qualcuno di voi si sarà già imbattuto in una precedente versione. Leggetelo e fatemi sapere, se avete voglia di leggere e di farmi sapere. Se no, dedicate un po’ di tempo alla lettura degli altri racconti e partecipate in tanti mandandone di vostri, ché un gioco vale sempre la pena. Secondo me.
E’ una bella storia; che in qualche modo fa accapponare la pelle, come lo stridio di una forchetta nel piatto di una pietanza buona che fa piacere mangiare. Nel leggerla, ci si sente un po’ agitare sulla sedia, sì, ci si scuote come se un paio di artigli solleticassero lo stomaco pronti a graffiarlo. Ha il fascino assoluto di quelle cose che ci spaventano o ci impressionano a da cui, pure, non riusciamo a distogliere lo sguardo (o che torniamo, involontariamente a guardare). La scrittura è efficace, la descrizione “polisensoriale”. Bello, sul serio.
è una bella storia (stavo per scrivere “spacca”, ma mi sono appena ricordato di avere trentanni).
solo la prima parte, quella che “i primi anni furono bellissimi” è scritta diversa dal resto e con un senso di fastidio che mica mi sono spiegato.
o magari gli anni bellissimi ti stanno proprio sul cazzo…
molto bello. Un po’ terrificante, ma non guasta. Me gusta mucho
bri
mi piace questo morire e rinascere che trovo sempre nei tuoi racconti
o mi sbaglio?
leggendo leggendo ho tirato via un pò di pellicine dal pollice e dall’indice
Eccome no!
Forse il gioco è l’unica cosa per cui vale la pena. Che il resto non so…
Lo ricordavo questo tuo racconto, o almeno mi pare..o al massimo l’avrò sognato :-)
bella storia, concordo con il commento di anonimo, bravi tutti e due.
1
Grazie sul serio. Il tuo è una trattato acuto, immaginifico e sintetico che farebbe impallidire l’Anonimo del Sublime, che, magari, era anche lui un’anonima lei.
2
Non ne sono troppo consapevole, cascade, ma temo che ci hai preso. Gli anni bellissimi devono starmi proprio sul cazzo anche se mi affanno tutta la vita a cercarli, a ricrearli…
3
Es un placer saber que te gusta, a pesar del miedo que te da, bri.
4
Non lo so, splendida dido, se nei miei racconti ci sia sempre, frequentemente oppure mai questo morire e rinascere; ma se lo vedi, ci deve essere. E di certo io sono appassionato all’idea delle rinascite, delle rifondazioni e delle eterne ruote del essere e del divenire di tutte le cose, incluso le mie cosce e il mio intestino, tanto per fare un paio di esempi che mi trovo a portata di mano (più o meno).
5
Ricordo, racconto e rêverie, RosaTiziana: che bella terna da giocare su tutte le ruote.
6
Concordo anch’io con te e anonim@, pervinka, e doppiamente ringrazio.
non lo ricordavo confesso, ma adesso lo ricorderò
bello eccome!! e doloroso come doloroso è il fluire della vita…
chicca
Ho letto il tuo racconto, non lo conoscevo: il salvatore mi sembra molto interessato; più che l’amore potè la cuticola… tam magnum est ut consulat sibi ipsi
:))
ot. Gilda e Viola ti aspettano da me…
ooops!
avevo lasciato la tag aperta…Aitan tu mi confondi :)))
leggere non è mai tempo perso… a volte scrivere lo diventa quando lo fai senza amore.
E io non me la ricordavo questa storia invece…uhm uhm un concorso senza premi…quasi quasi, ma mi manca ancora l’ispirazione!
9
Spero, chicca, che se e quando lo ricorderai non ti sovverrà anche il dolore.
10 e 11
In fondo, elis, ognuno nel consolare l’altro consola se stesso, almeno un po’, ed ogni altruista è un egoista travestito bene e bene facente.
12
Sì, emmegi, leggere non è mai tempo perso, e nemmeno scrivere, comunque lo si faccia.
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Ma via, laguna, solleticala un po’ quest’ispirazione che sono certo che hai ancora tante cose da dire. (E da quello che vedo sul tuo neo-blog continui a viaggiare, che è una fonte inesauribile d’ispirazione).
non mi sono mai mangiata le unghie, sono sempre stata un po “spippola”. Batteri, germi mi schifavano e mi schifano. Ma leggendo mi sono chiesta se mai mi ero persa qualcosa. Forse si.
Niente male davvero, doctor.
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La verità, utentanonima, è che nemmeno io ho mai mangiato le unghie, ma se potessi arrivare a certi stadi di incoscienza, mangiandole, comincerei ora stesso, per vedere l’effetto che fa. (Ma che vuol dire “spippola”?)
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Grazie, birambai.
Ma doctor a chi?
Ti faccio sapere che mi è piaciuto.
Triste, triste, ma scritto bene.
Grazie, Prof.