È tutta una questione di prospettiva. Visti di sguincio, dal basso verso l’alto, i figli sembrano migliori dei padri; visti di sbieco, da cima a fondo, li percepiamo peggiori. Ma la fottuta realtà è che cresceranno e inciamperanno nelle stesse pietre.
E questo è solo un aforisma, un aforisma sanza speme, di quelli che fanno finta di interpretare il mondo, ma lo reinventano in forma di parola. E questo è solo un aforisma, un aforisma sans sperme, con poco senso e nullo seme, che di certo non perpetrerà la catena e non figlierà né troverà sulla sua strada fratelli, servi o padroni.
E questo è solo un aforisma; tutto il resto non sta qua.
Scorci Sanza Speme
13 sabato Dic 2008
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seme, speme, sperme: virtuosismo linguistico intriso di amarezza…
stavolta sono arrivata prima
umani, troppo umani. altrimenti si dovrebbero generare degli dei.
Sono la continuazione della specie. L’unico modo che abbiamo per assicurarci l’immortalita’.
:-)
1
Complimenti per il primato, Taltalim.
;o)
2
Les dieux s’en vont, les enragés restent! Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! Leggendo le tue parole mi sono venuti in mente gli Area, harveyz.
3
Parli di aforismi, di figli, di speranza o di sperma, dear Dora?
4
Wonderful Alice, Deli!
meglio inventarlo che interpretarlo il mondo.
Ci sono molte pietre, dentro questo post. Disseminate apposta. E’ questo. Deve essere per questo che lo sgurado si è fermato a lungo con una sensazione vaga, ribelle alle parole, di qualcosa che non funziona, si inceppa. Ed è prorpio nell’inceppo che tutto funziona. E’ un post difficile come le ragazze semplici. credi di averle in pugno, in una mano. E t’hanno fatto. Una catena di omissioni, un insistito gioco linguistico che sembra fare da fumo-cortina, la scelta di una forma che distrae dall’arrestarsi a pensare se il contenuto – perentorio come quello degli aforismi – abbia torto o ragione. E’ disseminato di pietre, sia come segnavia sia come distrattori. Perché, giungo a questa conclusione, il post vero, insieme al resto, è altrove. Che non è un giudizio negativo, sia chiaro, ma un indistinto senso di – come chiamarlo? – disagio, inquietudine… di fronte a un testo di solo 7 righi e che sembra recare evidenti i segni di tagli, e di solo 7 righi che sembra soffrire stracarico come un albero pieno di frutti. E’ come un singhiozzo trattenuto che esplode con un suono strano. A metà comincia un gioco alla contraddizione e saltano tutte le prospettive. Alla fine, tutto si scioglie come una costruzione di sale bagnato. Restano le pietre, disseminate per far inciampare lungo la curva delle esse; come se tutto fosse un artificio, un gioco, un trucco. E non lo è. Ma vi arriviamo troppo disarmati per sottrarci, e per inoltrarci altrove.
Magari
Io mi riferivo ai figli, ma tu puoi interpretarlo un po’ come vuoi.
E’ fuori che non c’è nulla. Soprattutto perchè non c’è senso e siamo immersi in coazioni di ogni tipo…le pietre (Shopenauer docet).
E’ nell’aforisma che c’è tutto, perchè c’è il lavoro delle parole e del loro ciberneta.
Uno scintillante nichilismo
Molto stimolanti i tuoi post
Ennio Quadri
6
Sì, e.l.e.n.a., anche se a volte mi accontenterei di cambiarlo un po’, piuttosto che di re-inventarlo, il mondo. Ma vorrei che non fossero solo parole.
7
Magari, si tratta solo di un paradosso. E non riesco a immaginare niente di più vuoto e denso di un paradosso in forma d’aforisma.
(I tagli sono altrove. E qualche volta fanno pure male.)
8
La verità, Dora, è che io, se mi sforzo, alla continuità della specie riesco pure a crederci, o almeno mi sento in grado di credere e sperare nella persistenza di questa introppicosa umanità. Però l’immortalità è un argomento al di fuori della mia portata.
9
Ti ringrazio, Ennio, soprattutto per quello scintillante nichilismo, e ti do il benvenuto tra questi post.
Aitan forse davvero gli aforismi sono “scorciatoie per capre”, come diceva Saba, difficili da percorrere e perigliose: alle verità ci si accosta per approssimazioni… Loro lo sanno e si inerpicano per non farsi trovare.
Io son meglio di mio padre per forza. Lui non ha le tette così belle.
Ju
mi piace molto il commento n. 7.
e poi voglio dire che resto sempre molto perplessa quando sento quelli che dicono cose tipo: non voglio metetre figli al mondo perché non avrebbero futuro.
oppure: non possiamo far nascere altri bambini in un mondo così.
come se la riproduzione della specie avesse un carattere morale o fosse frutto di riflessioni del tutto individualistiche.
mah.
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Oh, Zena, gli aforismi sono “scorciatoie per capre” è un aforisma che sottoscrivo e condivido a pieno.
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Io, Ju, sono come San Tommaso: credo solo al mio tatto e alle tette che tocco.
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Piace anche a me il commento 7. Però io, donna Flo, non lo ho mai detto che non voglio mettere figli al mondo perché non avrebbero futuro, perché esso mondo è brutto, perché la gente è cattiva e berlusconi c’ha un paio di corna così e la gente (che oltre che cattiva è pure stronza) non se ne rende conto e se lo prende di dietro senza sputazza mentre applaude contenta. Non l’ho mai detto, e nemmeno pensato. Ma forse tu leggi tra le righe di questa specie di aforisma qualche cosa che non so o uno spirito erodiaco che non mi sono mai reso conto di incarnare. Per me il mondo è bello finché dura, come l’eternità, e se devo essere sincero a mme mi piaciono assai pure le pietre, gli inciampi e le relative lamentazioni. Per questo di tanto in tanto mi lamento.
ma mica ce l’avevo cotté.
per niente proprio. anzi, proprio perché so che non sei di quelli, mi sono messa a stigmatizzare.
Sì, sì, lo so, donna Flo, infatti io mica lo dicevo pe’ voi. Io ho precisato solo pe’ chi sa qualcuno che si trovava a passare di qua si dovesse impressionare e ammagari pensava di fare un figlio commé e leggendo queste cose dovesse cambiare idea e poi se lo facesse col secondo che passa (che il primo, si sa, ero io).
Schezzi a patte, qua il problema è che mi faccio ogni giorno più vecchio di un giorno, e qua va a finire che poi ce vo’ ‘a mano ‘e Dio. Come co’ San Giuseppe. Che quello poi per questo ognuno andava e ci scassava la mazzarella sua a quel povero santo.
don gaetà, perdonatemi ma io, di soppiatto avevo letto “sorci senza speme” che poi proseguendo nella lettura mi penzavo che volevate parlare dei figli di zoccola che non sempre sono peggiori dei padri… poi mi sono rinzavito ed alora ho penzato che era meglio se lasciavo solo un saluto al volo al volo.
vostro riverente arduccio
Tutto il resto non sta qua!
E’ vero: sta un poco più in là.
Magari dietro ‘na tenda, ‘na coperta in un baule, nello scaffale di zia Cristina,
che pure l’ho smicciato stamattina. Dice: ci stanno sempre le stesse cose, quattro carabattole e il ritratto di Pennè quando stava militare.
Poi magari uno ci va a scavare,
e trova un buco, un varco,
la nuova vecchia strada lastricata
de lagreme e di sangue,
che ne so, l’universo svelato,
un buddha dormentato,
mio nonno ‘ mbriacato….
Cioè, per dire, che magari,
‘sto fatto leggendario dell’ascosa via d’uscita, c’è davvero.
:-)
Mario
don aita’, state sereno.
la tragedia è di chi tiene gli ovuli, che diminuiscono giorno dopo giorno.
voi state pieno di spe…di speme, ecco :-D
….e grazie, dal basso verso l’alto la gamba si allunga magnificamente verso il futuro! tse!
sorci senza seme…
suo sorcetto. zop
17 e 21
Arduccio, Zop, sorcini miei, con questa cosa dei zoccole e dei surecilli senza speme e senza seme mi fate sentire uno Zero.
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Caro Mario, questo varco tuo mi pare un poco Borges un poco Gozzano, ma magari hai ragione tu, sarà pure un poco Gaetano e molto umano (pure troppo).
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Donna Flo, graziassaje per l’incoraggiamento, ma qui si sente che il problema non è nel farli, i figli (che quelli li sanno fare pure i conigli), ma avere il tempo, la capacità e la forza di accompagnarli nel cammino fino a che imparano a stare in piedi soli soli in mezzo al mondo. E in questo l’età che avanza si fa sentire indiscriminatamente, ché quella la morte è ‘na livella che non guarda in faccia a nessuno, e nemmeno tra le cosce. Anzi, se è il caso, vi dà più tempo a voi femmine che a noi masculi, per lasciarvi un po’ respirare senza mariti tra i piedi.
20
Nani sulle spalle di giganti siamo, chebruttagente, anche per questo il passo dovrebbe essere più lungo. E volesse il cielo che lo fosse veramente!
E’ dell’immortalita’ dei nostri geni che parlavo Aita’, quello che volevo dire e’ che procreando ci garantiamo che i nostri geni continuino a vivere attraverso la progenie (e’ per questo che si chiama cosi’?). A quell’altro tipo di immortalita’ anche io faccio molta fatica a crederci.
Forse ora capisco, Dora.