tene senso oppure no. Ma forse no.
Oh, no, no no, no no!
Quando la notte scende
dentro la botte cresce
trabocca e poi pende
vino che fuoriesce,
esce, mesce e m’esce.
Verso l’ultima ora,
verso della malora!,
verso un sorso ancora
verso quella pulzella
che il core mi accora;
Per lei bella più bella,
mora che m’innammora,
bevo a garganella
da dentro la mia cella,
sotto una buona stella
ca’ m’arrecreja ‘a pella.
La stella sempre quella
che vidi in una stalla
seduto sulla sella
d’una bella cavalla
di tanto tempo fa
(allisce ‘stu babà),
ma questo già si sa
(so’ propio baccalà)
e di più non dirò
pure perché non so
se sì è sì o no
o no,
no no,
no
no
.
Oddio, ancora rido! Meglio di te, un cantastorie della lingua d’oïl…o meglio lingua doc, visto ca nu simme meridionale!
:))
oibò,
una torre o un grattacielo si girò!
oppure di latte un biberò.
od un preservativo
che un fetente vi bucò,
fate attenziò
signò :)
Nemmeno il tempo di leggerla e già mi suonava nella testa Michel Polnareff…
(Ma io dico: se invece di sfogliare margherite si sfogliassero le calle, non si sarebbe tutti contenti di quell’unico petalo che ci dice di sì?)
che bella se dovessi musicarla la penserei come una pizzica una taranta .. i versi sembrano girare vorticosamente su stessi in preda agli spasmi d’amore.
LA PIZZICA DE CORE
La pizzica de core rappresenta i sentimenti d’amore, erotismo e passione nel rito di corteggiamento tra un uomo e una donna. Alcune cronache del XIX sec. descrivono questa danza sfrenata, variante della pizzica tarantata: una donna balla al ritmo frenetico dei tamburelli e violini sventolando un fazzoletto rosso, il colore della passione, con il quale invita a ballare colui che il capriccio le indica. Stanca di questo compagno, ne invita un altro e un altro ancora a suo piacimento, donando il fazzoletto solo a colui che sarà stato in grado di rapirle il cuore assecondando ogni suo desiderio, ogni sua fantasia.
1
Graziassaje, elis, è uno dei regali più graditi il sorriso di chi legge.
2
;o)
Ecche qua che mo’, pispa, mi hai fatto ridere tu a mme e l’ho visto chiaro chiaro quel preservativo che qualcuno bucò.
Cribbio, cacchio e ohibò!
3
Accidenti, zar, me la ricordavo solo nella versione dei Quelli quella canzone là, ma poi ho fatto una ricerca dalle parti del tempo in cui sono nato io e ho trovato la versione di Michel de La Ragazza Ta Ta Ta più bella di quella che conoscevo io; da bacio (francese)!
(Quanto alle calle, immagino che con un petalo solo si sarebbe così contenti da farla venire a noia quella contentezza là, tutta affermativa e senza trepidazioni).
4
Piacerrebbemi assai una versione cantata e danzata delle mie paroline, albafucens. M’hai messo voglio di abballare.
l’hai poi scopert se è si o no?