Non chiedermi chi sono né se mi hai conosciuto,
i sogni che mi hanno creato cresceranno
anche quando non ci sarò più.
Bello, biondo e di gentile aspetto era il giovane (gli eroi son tutti giovani e belli). Lo vediamo che si addentra nella notte con la lettera nascosta nella camicia, tra l’ombelico e il petto, il lembo superiore del foglio all’altezza del cuore.
Corri forte, corri ragazzo, la storia viaggia insieme a te.
Corri forte, corri ragazzo, quella lettera è la tua vita e tutta la vita la tua missione.
Corri forte, corri ragazzo, non lasciare che i fottuti tedeschi ti prendano o che quei maledetti gerarchi dei miei coglioni possano fare uno straccio di te.
Corri forte, corri forte e canta con la gente che non vuol morire.
Chi non vuole chinare la testa, ti seguirà domani sulla strada dei monti.
E corre, corre il ragazzo tra le fronde e gli arbusti e canta; corre, corre il ragazzo tra i pini e gli eucalipti dagli alti fusti e canta, canta ancora. Corre, corre tra gufi, civette e immagini di morte che non vogliono andar via e lui canta, canta forte per spaventare la paura. Canta, canta nel buio di una notte senza luna e corre, corre come fosse la cosa più importante.
Porta di tanto in tanto la mano al petto, il ragazzo, e controlla che la lettera non gli sia scivolata via dalla camicia. É una questione di vita o di morte. Di morte, di morte.
Tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male gli si para di fronte.
Corre il ragazzo, come il sole nella notte, corre, corre come fosse la cosa più importante e correndo non smette di cantare, anche se ha il fiato in gola e tutt’intorno fischia il vento e infuria la bufera.
Per un attimo, un attimo solo, si ferma e pensa che è tutta una follia, pensa alle cosce di Maria; solo un attimo e uno sparo colora di sangue il buio.
(La polvere, il sangue, le mosche e l’odore, per strada, fra i campi, la gente che muore, e tu, tu la chiami guerra e non sai che cos’è, e tu, tu la chiami guerra e non ti spieghi perché.)
Il terzo colpo arriva giusto al cuore, trapassa la camicia, la lettera e la carne che palpita di dolore. Il terzo colpo arriva giusto al cuore e passa via dal suo corpo come il vento tra le fronde e i fori dei muri. Le parole si macchiano di rosso. Il corpo cade come cade una pera dal ramo, la mano posata su un fiore. E questo è il fiore del partigiano, morto per libertà.
Ora giaci senza respiro dentro a un cespuglio di biancospino mentre sul mare vanno le barche in cui ti cullavi quando eri bambino. Sangue sulle foglie e sangue alle radici, ecco il frutto che i corvi strapperanno, che la pioggia raccoglierà, che il vento porterà via, che il sole farà marcire, che gli alberi lasceranno cadere.
Ricordate i morti, ma ricordateli vivi.
Ricordate i morti, ma ricordateli vivi.
Ricordate i morti, ma ricordateli vivi.
Ricordate i morti, ma ricordateli vivi.
Ricordate i morti, ma ricordateli vivi.
Si avvicina il 25 aprile ed io, seguendo le indicazioni del buon Francesco, spedisco questo racconto a Shegge di Liberazione di Barabba per vedere se lui lo trova degno di essere messo insieme agli altri materiali resistenti.
Si avvicina il 25 aprile ed io, seguendo le indicazioni del buon Francesco, spedisco questo racconto a Shegge di Liberazione di Barabba per vedere se lui lo trova degno di essere messo insieme agli altri materiali resistenti.
bello.pispa
In questa corsa in soggettiva, tutti possiamo diventare quel ragazzo che corre attraverso la natura, attraverso la vita, lungo la guerra; in una successione senza respiro ci si pareranno davanti, allora, alberi, suoni, ricordi, ideali, sogni, senza sapere perchè, fino allo sparo finale, sperando così di poter far parte anche noi della incessante ruota delle generazioni e delle morti; auspicando che anche per noi, la corsa nel mondo sia ansiosa, ma lieve come una ballata.Riusciremo mai a meritarci una corsa così?A meritarla così come la meritarono tanti giovani e meno giovani durante la Resistenza, al di là delle pretestuose polemiche e dei distinguo altrettanto pretestuosi. Cosa spaventa nella Resistenza? Un sussulto di dignità mai più ritrovato da questo popolo vigliacco?O marciremo soltanto nel vuoto chiacchiericcio di un inane presente?AlfarPS e di questa Pasqua rimarrà indelebile la lunga passeggiata in vostra compagnia per la città partenopea, lunga e piena di persone e cose e avvenimenti così com'è la vita.A presto.Anzi. A BolognaNu vas'
2 Grazie, Pispa.3 In verità, io spero proprio questo, Alfar, che ci scuota un sussulto di dignità. Ormai qui intorno c’è troppa gente che mena vanto della sua ignoranza. Forse questo presente ha bisogno di un’etica e di un’epica della rivolta, di un incitamento al cambiamento. Altrimenti, sì, come scrivi tu, marciremo nel chiacchiericcio vuoto.Hasta la próxima
è degno, degnissimo.grazie millemany
In una battaglia combattuta con armi…colpi di fucile ..ad alcuni.. lasciano o hanno lasciato almeno l'inutile soddisfazione di morire da eroi…Ma tante PAROLE o AZIONI che troppo spesso trafiggono cuori, passando dalle menti..non hanno potere di procurare morte..e condannano implacabilmente ad una penosa sopravvivenza in catene.I partitocrati hanno sostituito i partigiani…"Ricordate i morti, ma ricordateli vivi."Grace*
Degnissimo modo di avvicinarci al 25 Aprile…Mi ha ricordato la canzone di De André "La guerra di Piero".
5 Grazie a te, many, per aver messo in atto questa necessaria iniziativa.(Poi ti mando una versione un po’ emendata del testo, che mettendolo qui mi sono reso conto di un paio di cosette che non andavano).6Che brutta fine, Grace, da partigiani a partitocrati. Meglio che me ‘mparavo zappatore!7Grazie mille, elis.Quanto a "La guerra di Piero", ti confesso che questo testo, perché suonasse più epico, l’ho infarcito di versi di canzoni popolari o d’autore citate più o meno letteralmente. C’è anche De André (probabilmente si tratta della citazione più fedele), ma non è esattamente “La guerra di Piero”, anche se capisco che la tematica te lo può ricordare. Insomma, non è la rosa e non è il tulipano, però i papaveri rossi ci stanno tutti.
Felicissima sera, a tutte sti signure 'ncruvattate e a chesta cummitiva accussí allèra, d'uommene scicche e femmene pittate! il 25 aprile per i veneziani è san marco, il giorno del bocolo (bocciolo di rosa rossa) che gli uomini regalano alle loro donne: madri, sorelle, fidanzate, mogli, figlie. rosa rossa: quando il 25 aprile verrà cancellato a noi resteranno san marco e le rose, ma forse ci imporranno un altro colore.lu
9Sera felicissima anche a te, Lu.E che restino rosse le rose, su campo azzurro di cielo e mare.
Bello Aitàn :-)Di quel bello amaro (ma bello). E la corsa è metafora del percorso di lotta di molti, ciascuno con la sua lotta, ciascuno tra le sue colline e prati o cortili e cemento. Ciascuno, a volte, con le sue pallottole.Ciascuno come di questi tempi l'Italia stessa.I miei ossequi scrittore :-)Mrs QT
11Grazie, Mrs QT, sei molto gentile. Ma veramente!
M'hai fatto tornare a mente i versi d Pavese, che non smise di rimproverarsi la propria diserzione mentre i compagni morivano tra le file dei partigiani. Forse mancò l'appuntamento perchè a lui non serviva una pallottola tedesca per chiudere la partita…9 novembre '45(Cesare Pavese – da “La terra e la morte” – 1945-1946)Tu non sai le collinedove si è sparso il sangue.Tutti quanti fuggimmotutti quanti gettammol'arma e il nome. Una donnaci guardava fuggire.Uno solo di noisi fermò a pugno chiuso,vide il cielo vuoto,chinò il capo e morìsotto il muro, tacendo.Ora è un cencio di sanguee il suo nome. Una donnaci aspetta alle colline.
13Ti ringrazio, narrando, anche per avermi fatto leggere questi bei versi di Pavese (che in fondo, volente o inconsapevole, mancò l'appuntamento anche per farceli leggere e rievocare, insieme alle pallottole assassine).
un mio lontano parente partì volontario per la guerra del 15-18, appena in prossimità del fronte, una pallottola gli tracciò un rosso segno sullo scalpo, marchiandolo a sangue ma sostanzialmente graziandolo. La diserzione fu immediata e irrevocabile :-!
Fu disertore anche il mio bisnonno, ma d'un'altra guerra. Un giorno, narrando, ve lo racconto.aitan(momentaneamente sloggato,ma orgoglioso del bisnonno suo)
Poetico e intenso: é bellissimo, Gaetano! Mi associo al tuo monito: bisogna mantenere viva la memoria, preservarla nella sua "recentezza". I morti vanno ricordati vivi.Anna
Ti ringrazio molto, Anna, anche a nome dei morti ancora vivi, e ben tornata su queste pagine!