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In un giorno d’estate, un maestro di musica francese mi volle insegnare la superiorità dell’amore sulla libertà, argomentando la finitezza della seconda contro l’incontenibile immensità del primo.
“La mia libertà comincia dove finisce la tua”, mi disse. “Il mio amore no”, mi disse, “il mio amore continua anche dove finisce il tuo”, mi disse; “Ed io continuerò ad amarti anche se tu non lo vorrai”, soggiunse, e intanto che me lo diceva, continuava a dirigere la sua orchestra sollevando gli ottoni con la mano destra, mentre con la sinistra si cercava la luna tra le pieghe della gonna nera. Ormai avevo smesso di guardarla ed ero tutto intento a scrutare gli ultimi ricordi di lei, per togliermeli dalle unghie ad uno ad uno con il temperino che avevo rubato ad un pusher gitano in una piazza di Granada, un secolo e una vita fa.