I- Il quinto segreto di Fatima
(ovvero Appendice alla creazione – Genesi ultimo atto)
All’imbrunire del settimo giorno, stanco di essere stanco e impaurito dalla paura, inventò Dio e lo consacrò.
II – Sperpero
Tommaso La Duda cancellava le D dai DIO C’E’ lungo le statali e sui casali delle provinciali. Poi tornava sui suoi passi e le dipingeva di nuovo e di nuovo le ricancellava e le ridipingeva, consumando pennelli e pittura senza posa e senza pietà.
III – Preghiera trinitaria
Solo nella chiesa buia, volsi lo sguardo verso l’altare e ripetetti tre volte il Rosario:
– Il Rosario. Il Rosario. Il Rosario.
Non successe nulla. Indugiai ancora qualche secondo con gli occhi rivolti verso il portale, prima di allontanarmi in cerca di luce, sotto il sole di mezzogiorno.
Amen. Arrivederci. E così sia.
(Vi dono il cuore e l’anima mia
(state buoni e fatele compagnia))
(Vi dono il cuore e l’anima mia
(state buoni e fatele compagnia))
mia nonna aveva una camicia da notte turra accollata, maniche lunghe e un buco davanti ad altezza di…
e intorno (al buco) c'era ricamato a punto erba: "non lo fo' per piacer mio ma per dare un figlio a Dio"
non so che mistero sia, questo, io che sono stata allevata dalle monache "spose di Cristo" manco fosse il sultano più sultano dell'universo, settimo cielo compreso.
un mistero di Fatima (pardon, di Pzzuoli) che non svelerà mai nessuno, a me è stato confidato per sbaglio, da uno di quegli arcangeli alla Troisi. ovviamente ho giurato di non rivelarlo. :))))
turrra?…
ma "tutta", ovviamente!
A volte, di sabato, in molti sabato come questo, penso che Dio il settimo giorno non si riposò soltanto ma proprio morì. Morì per la noia del sabato, di un sabato come questo.
Sì, deve essere morto di noia nella notte di un sabato, Dio, e poi, il settimo giorno, cominciò a godersi lui per primo il suo eterno riposo.
Fra i tre quello che m'interessa è il secondo.
Lo vedo che con foga scrive quella D, poi con rabbia la cancella.
Nella foga della ricerca e nella rabbia del non aver trovato – o di aver trovato qualcosa di diverso da quanto cercava.
Era basso, Tomaso La Duda, e grasso. Indossava un cappotto con gli alamari che la madre gli aveva comprato sedici anni prima.
"Ti fa un figurino", gli aveva detto. E Tommaso, coi denti lerci, aveva sorriso. Si sentiva importante, a portarlo; e tanto importante che aveva rinunciato a portarlo.
Solo in quell'impresa di annullamento e riconciliazione lo scelse; per quell'impresa, l'unica tenuta da lavoro poteva essere il suo cappotto cogli alamari.
1 e 2
Mannaggia, che curiosità mi hai messo su quel mistero puteolano, Cristina. Il resto, è storia, almeno per chi vive nello stesso territorio in cui sei vissuta tu e si è educato con le medesime "cape di pezza".
3
Hai scritto un corto struggente, Zar. Solo che l’empireo è eterno e/o senza tempo, mentre quaggiù questi sabati e queste domeniche ricorrono ciclicamente di sette in sette giorni. E non so dirti quale morte (o quale vita) sia migliore.
4
Sai, Ivano, io per questo scrivo raccontini ellittici, perché so che poi venite voi e li riempite di senso. Insomma, ho sempre sognato che qualcuno aggiungesse dettagli e descrizioni alle storie che io delineo in una, due, tre o quattro righe.
La descrizione di Tommaso La Duda che ci hai regalato tu è esemplare. Mi sembra di vederlo, ora.
Sarebbe bello davvero che il limite della paura arrivato al settimo giorno permettesse di inventarsi.
E forse è già così. Per ogni buco un salto, per ogni nebbia una strada.
Elos
(Io intanto ho raccolto il tuo suggerimento. E il raccontino che pareva finire con il Lattepiù continua).
eheheheh….
Secondo me, meglio tante piccole, cicliche vite che tante cicliche reiterazioni di vuoti colmi di vuoti e tedio.
Senza la pretesa di aspirare all'eternità, mi basterebbe un'intermittente pieno di vita settimanale; anche mensile, va.
6
Sì, Elos, forse è già così se l’umanità e il mondo che le sta intorno e sotto i piedi esiste e resiste.
7
(Tra un po’ vengo a vedere, Ivano.)
8
E…
9
Sì, Zar, comunque meno il pieno della vita…
? Non ho capito. proprio la frase, intendo.
11
Avevo sbagliato, perciò non capivi.
Bisogna semplicemente sostituire meno con meglio.
Ah, beh comunque nemmeno ora capisco tanto (meglio il pieno che la vita? Meglio il pieno di vita?); comunque non fa niente. Solo che mi urge cancellare quell'obbrobrioso apostrofo dal mio commento numero 9.
13
Entrambe se vuoi, ma più la seconda, forse, anche se io pensavo a una terza banale soluzione, : meglio la pienezza della vita, che fa tanto cattolico apostolico romano, in qualche modo.
@Zaritmac: "un intermittente pieno di vita… mensile" noi donne l'abbiamo, eccome! :)
Saluti e abbracci
Antonella
Anche quel pieno (e quella piena – se non fraintendo il ciclo cui ti riferisci) qualche volta, Antonella, finisce precocemente, ahimé, per prosciugarsi.
'e ccap 'e pezz
furono assai determinanti nel farmi rifiutare in toto, già da bambina in maniera larvata, e poi da adulta, qualunque forma di religione.
Preferii la Sibilla cumana a tutta l'agiografia dei santi cattolici.
L'arcangelo annunciò, in perfetto napoletano: tu s' ttu, Cristi', e i' so' i' Gabrie'… 'a vita è na vutata 'e vient, magn, viv, e… nnun crerere a mme.
Io l'ho visto corretto in DUO, sul muro di un tornante alpino.
Trattasi di raddoppiamento o di sottrazione?, ci si chiedeva.
Strada facendo.
Sì, Zaritmac, hai ragione. Però, anche dopo, c'è sempre un aspetto positivo: finiscono le seccature di assorbenti e disagi vari.
Vivere è questione di Pensiero, l'unico nostro Re, capace di farci evitare stampelle, religiose e non, con cui trascinarci insieme al gregge, in attesa della morte.
O quantomeno, possiamo provarci…
Buona giornata
Antonella
Rosario era il nostro bidello.
futtiva la morettona con le unghie pinte di rosso scuro nell'aula di plastica.
ripeti tre volte, Rosario, diceva lei.
15, 16 e 19
Antonella, Zar, continuate pure a interloquire amenamente e intensamente tra di voi. Trovo il vostro discorso veramente interessante, ma non mi permetto di prendere posizione.
17
'E cape 'e pezza, Cristina cara, hanno aiutato anche me ad intonare il
Libera, libera, libera, libera nos, Domine,
da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d' ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura,
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d' ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos, Domine,
libera, libera, libera, libera nos, Domine…
'A vita è ‘na vutata 'e viento,
magna, vive, e…
nnun crerere a niente.
18
Davvero interessante, Zena. Dopo aver letto il tuo commento, comincio a immaginarlo corretto in Bio, corretto in Pio, corretto in Fio, ma, soprattutto, corretto in Ciò, “CIÒ C’È”, che sarebbe un bell’invito a dedicarsi alla concretezza sacra di ciò che si vede e si sente.
20
Simpatico, questo Rosario, Yaki,
e anche la Morettona.
Ah, beh, sì beh,
ah beh, sì beh…
Mi ricordo candele e processioni
fioretti d’ogni tipo e punizioni
ma le ringrazio ancora quelle suore
perché me lo spiegarono, il Signore.
Adesso amo la scienza e la ragione
ho letto e rifiutato la creazione
anche perché, con spirito sincero,
se lui dovesse esistere davvero
dovrebbe vergognarsi d’ogni male
mi riferisco a quello naturale
virus, batteri, cancri, terremoti
e tanti altri malanni a tutti noti
per non parlare della nostra sorte
ché già si nasce condannati a morte.
Grazie per avermi indicato la giusta grafia del dialetto. Ero in dubbio se si scivessero o no le finali.
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Grazie a te per questo illuministico sonetto, Cristina.
(Quanto alla trascrizione grafica della foné napoletana, è materia molto discutibile, ma io reputo che non si possa scrivere "cap" per indicare testa, se no suona come la sigla del codice di avviamento postale o come una tazza inglese -cup-, esiste una vocale nascosta dopo quella 'p' che i più tendono a rendere con 'a' o con 'e' a seconda dei casi. Questa vocale nascosta suona come quello che in fonologia si chiama schwa o anche scevà e nel dizionario fonetico inglese è rappresentata da una 'e' capovolta).
Grazie della esauriente spiegazione, ignoravo il tutto.
hai visto che sul fondale del mio blog c'è una pallina anche per te?
ciao
Corro a vedere, Cristina.
stupendo!
grazie!
Geniale l'invenzione quella di La Duda, gran dubitabondo, insicuro cronico, al limite ossessivo, e cos'è un ossessivo se non uno che è incerto se essere dio che non può sbagliare o un io come tutti gli altri che non deve far altro che vivere.
E tu sai che un po' me ne intendo di ossessivi.
Tanto geniale da poterci fare un romanzo…
Ivano che dici?
Grazie Aitan.
PS però a volte il (cog)nome è davvero una condanna
alfar
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Aspetto il tuo romanzo, Alfar. Questa volta non è necessario che mi fai diventare un personaggio – come nel grande tuo Muzzaré, che quelli che non lo hanno letto (tutti, in pratica) non sanno quello che si perdono -; questa volta mi basta essere in epigrafe con un grazie-per-l'ispirazione.
Prego, non c'è di che, amico caro.