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I cuori sono tutti dello stesso colore e sanguinano pigmenti più o meno uguali. Gli intestini e anche i polmoni sono l’un l’altro somiglianti, quando non identici. Il cervello è composto da materia similmente grigia e pare che l’intelligenza e la sensibilità siano indipendenti dalla sua forma, misura e peso. L’anima, seppure esiste, di certo non ha tinte né colori. Le gradazioni del cielo sono mutevoli sotto ogni latitudine e fuso orario. Delle castagne è il colore dei tuoi occhi, ma me li restituisce verdi come il mare la luce del sole che li rifrange. Le pelli cambiano tra mille sfumature chiare e scure, ma non s’è mai visto un uomo bianco bianco o un uomo nero nero. Il sangue blu scorre solo nei pregiudizi dei limitati e dei prepotenti. Rosso è il sangue e il colore del futuro, tra mille e mille sfumature dai nomi fantasiosi e storie di marinai, vini e battaglie. Giallo il sole, la spiga di grano e il tassì che ti portò lontano. Verde il prato e la bottiglia. Azzurro il pomeriggio e la bandiera che unisce buona parte dell’italica gente. Dall’unione del giallo e del blu si ottiene il verde, che mischiato col rosso dà il marrone del legno e della terra; il marrone mosso e sfuggente dei tuoi capelli e dei suoi.
Dove sei, che non ricordo più le sfumature dei tuoi occhi e le fantasmagorie del tuo sguardo? Dove sei, tu che ridavi colore e senso ai giorni miei?
Il rimpasto furioso dei colori primari nella tavolozza impazzita dei pensieri si rincorre in un vortice. Girano ricongiungendosi i colori sui colori. Si mischiano l’uno nell’altro inesorabili. Più mi avvicino, più vedo sfuggire le sfumature e i contorni, e resto solo davanti a un foglio senza tracce né colori.
Il resto è un foglio senza tracce né colori in cui mi perdo, pallido in viso e nei pensieri. Fino a scomparire nel vuoto bianco di questi fogli di cui sono padre, figlio e bianconiglio.