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Ormai i giornali e i tg sono tutta una cronaca dell’apocalissi in atto.
Tutto un parlare di sviluppi economici ed ecologici insostenibili
in terre di fuochi, terremoti e vulcani
sul punto di far finire tutto nel tempo di in un rutto.
Mille e non più mille. M’ero distratto e trovo tutto distrutto.
Duemila e tredici, duemila e quattordici
e chissà che non sia già concluso tutto.
Va be’ torno a distrarmi e ve la butto:
Tanti auguri a tutti tra traumi, tremori e lutti.
Questa vita è un ternallotto. Oggi ridi, domani il botto.
Ma finché respiri e inquini, non sei ancora morto.
(Io, intanto, però, mi gratto;
più che altro, per vedere se sono ancora vivo
e controllare che mi sento,
e finché mi sento son contento e canto
anche se nessuno mi sta a sentire.)
Ah, quest’anno voglio fare gli auguri anche a chi è farabutto
perché mi pare brutto correre il rischio che se ne vadano i peggiori
prima che si chiuda il libro dappertutto.