Ci incontriamo
Ogni volta a rotazione
A casa di un amico differente
Ci sediamo intorno a un tavolo
O qualche volta in circolo
Su poltrone e divani
E ci immergiamo
Ognuno
Nei nostri telefonini
La testa china
E le dita
Sempre pronte
A digitare
Qualche volta
Qualcuno
Mette sul social
Un’immagine
O una frasetta intelligente
Copiata da qualche parte
Nella rete
E molti di noi
Si fermano
Un attimo
A leggere
O a vedere
E
Cliccano
Su
“Mi piace”
Senza
Alzare gli occhi
Dal rettangolino
Un attimo dopo
Torniamo
A scorrere
Lo schermo
Dal basso
Verso l’alto
Pronti
A cliccare
Su
“Mi piace”
Alla prossima
Immagine
O
Frasetta intelligente
Scovata
Col ditino
triste realtà, Aitan!
stiamo vivendo tutti per interposta virtualità…
forse questa è l’anticamera della smaterializzazione
Sarebbe bello che andassimo a bussare alle finestre per dire ai nostri amici quanto ci piacciono le loro foto e le frasi che riempiono le loro pagine in rete.
purtroppo si bussa soprattutto a finestre e menù a tendina
Sì, Cristina, le finestre di Windows e i menù a tendina hanno avvicinato tante persone come me e te che, forse, senza queste occasioni virtuali non si sarebbero mai incontrate. Queste estensioni delle possibilità extravirtuali sono una cosa bellissima, se ci pensi (e io so che tu ci pensi). Però non possono diventare un sostituto della vita che si svolge dentro e fuori dalle finestre reali. Dobbiamo saper mettere da parte gli schermi, ogni tanto, almeno quando siamo tra la gente in carne, ossa, sudore e alito.
Almeno questo!
Non ho uno smartphone ma vedo in giro persone che non parlano più. Giorni fa ho visto un gruppetto di mie alunne sedute al tavolino di un bar, sorseggiavano una bibita immerse dentro i loro telefonini. Sono stato ad osservarle ma niente, nessuna parola ho ascoltato.
E’ proprio questo il punto. Si sta insieme senza parlare e senza nemmeno più comunicare con gli sguardi. Solo le dita parlano.
infatti, Aitan! non possono sotituire i rapporti fatti di abbracci veri e sguardi, di posture del corpo che comunicano più delle parole.
tuttavia per me è stato ed è tuttora un mondo meraviglioso e parallelo.
credo che sia la misura a determinare la bontà di ogni cosa.
l’equilibrio che spesso manca, e non solo ai giovani.
Sottoscrivo ogni parola di questo tuo commento, Cristina.
Sai perfettamente cosa penso; da donna dell’età della pietra quando comiciai a sentire, fuori dalla caverna, puzza di tanta rete…
Be’, sì, lo so, e ricordo pure che più di una volta ho difeso la rete come difendo l’acqua (che ti disseta, ti lava, ti rinfresca, ma ti può pure affogare). Però tu ricorderai la mia decennale resistenza contro i telefoni mobili (e le automobili).
Purtroppo è tanto vero.
Purtroppo si resta legati a quei mezzi maledetti che ti tolgono la parola e il piacere di uno sguardo.
Ci troviamo mille scuse per poter affondare la testa in quel piccolo schermo. Sarebbero anche uno strumento utile se lo sapessimo usare.
Ora basta. Butto il mio smartphone!
Ho voglia di nuovo di vedere le facce delle persone vive e non di un selfie. Voglio di nuovo sentire l’odore del cibo e non vederlo da una foto. Voglio di nuovo ascolate la voce di chi mi sta intorno e capirne gli umori dal tono della voce.
Basta ho deciso da oggi faccio così!
AH mi stavo dimenticando di dirti che oggi è arrivato il mo nuovo telefono ultra mega galattico?
O.o
^.^
Che schifo!
Aspetto di vederlo.
Magari mi fai fare un giro.
Magari faccio un prestito e me ne prendo uno uguale!
Certo. Tutti i giri che vuoi.
E direi che è indicativo che non abbia nessun (anti)social network tra le applicazioni di default.
Sì, ma è troppo facile aggiungerle, quelle applicazioni asociali…
Vero. Ma io resisto ancora un po’
Resistere. Resistere. R… esistere.
Non ho resistito. Non ho resisto. Non R…esisto.
Ormai si usano troppo per tutto. :(
Era inevitabile. Almeno, però, ti sei disintossicata per qualche ora.
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