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Il dì del giorno dopo all’espresso
desìo tuo, inciampai in una stella
che spero proprio non fosse quella
la qual vedesti tu cadente e io,
povero fesso, soltanto caduta.
Così fa a volte l’umana vita
fintantoché non è ancor finita;
ma pur sapendo questo a menadito,
l’istesso restai a terra colpito.
— ((( pausa di riflessione n.1 ))) —
Se mai dei versi
(e sottolineo sia “se” che “mai”)
possano servire a qualcosa,
codeste strofe insegnano che
ci sono casi in cui il tuo desìo
confligge con quello che voglio io,
ma sempre lo scrivente qui presente
è lo stronzo che va col culo per terra
e, se prima qualcuno non l’afferra,
si rompe testa arcata e dente
nella caduta e nella ricaduta
della gioia perduta
e della stella (de)cadente.
Del che tu non sai e non saprai niente,
anche perché cuore che non vede, non sente,
o una cosa del genere, che mo mi fa male la testa
e neanche mi ricordo come fa il proverbio
e se continua in qualche modo
questa tiritera, che vorrei chiusa così,
dato che qua intanto si fa sera
e io vorrei tornare a scrutare il cielo;
per quanto lo veda già coperto da un velo
che non mi farà rimirar le stelle
per riprovare a desiderarne delle belle
per me e anche per te
(nonostante tutto).
E qui chiudo veramente,
anche se lo so che fa brutto chiudere
senza aver detto a chi si rivolge
il poeta poetante
dopo averne dette tante
e non aver detto niente.
— ((( riflessione n.2 ))) —
Ecchequà,
sarebbe forse bello e interessante
trasformare questo finale
in un quizzaccio
tipo quelli
che fanno a scuola
i prof
agli alunni presenti
(per la gioia ignara
degli assenti).
‘Na cosa tipo:
“A chi si rivolge
il poeta poetante
dopo essere inciampato
in una stella caduta o cadente
e averne dette tante
senza aver detto niente?”
“…”
“Dai che è facile,
che ve lo ho detto, ridetto e rispiegato
mille-e-una volta e un’altra volta ancora…”
“…”
“Possibile che nessuno l’abbia colta?
“…”
“Deh, dove sono
i lettori, gli amanti
e gli alunni di una volta?
Dove sono
gli studiosi, …i studenti
e i cultori dello spirito e della materia?
Dove sono
i miei vecchi compagni di merenda?”
“…”
“Dormono, dormono
sulla panchina.
Dormono, dormono
sulla panchina, ah ah!”
“…”