Questo fatto che i social ci fanno stare in mezzo agli altri restando lontano dal mondo e dai suoi odori ha i suoi effetti collaterali. Vedi persone timide presentarsi come leoni, donne e uomini pieni di pudore scrivere di passioni violente e sboccate, ragazzi violenti copincollare frasi tenere e iperromantiche e vecchietti riservati dibattere con acerbo furore. Facebook è uno specchio della realtà che sta davanti, dietro e di lato rispetto a questi schermi; ma i suoi specchi sono specchi deformanti che ingrossano, sfilzano, ingrassano, incattiviscono e imbellettano la realtà extravirtuale.
Tra tutte queste deformazioni grottesche, quella che mi incuriosisce di più è la veemenza che noto in certe discussioni che nascono e muoiono in rete. Non te lo aspetti che l’impiegato del quarto piano che quando lo incontri sembra aver paura anche di salutare possa incazzarsi tanto parlando di calcio, di Sanremo o di politica internazionale. È come se la nostra voce uscisse ingigantita dalle cavità di una maschera indossata con scarsa o nulla consapevolezza del suo potere di amplificazione.
Certi comportamenti mi ricordano i cambiamenti che subiamo un po’ tutti quando siamo in macchina. Chiusi in quella scatoletta che è un prolungamento della nostra casa, ci sentiamo in diritto di fare e dire cose (dita nel naso, rutti, urla, bestemmie, imprecazioni) che non ci si sogneremmo mai di dire e di fare camminando a piedi, per strada, tra persone conosciute e sconosciute. Ma là dentro, protetti come nel ventre materno, l’opinione altrui è vissuta come un’invasione, come un’orda di extracomunitari che ti arriva in casa e ti ruba l’orologio della prima comunione e la biancheria di famiglia, e cominci a imprecare come un ergastolano in cella di isolamento.
disfraz [sm]: maschera (f), travestimento
disfrazar [v tr]: travestire, mascherare
“Ma là dentro, protetti come nel ventre materno”, questa frase riassume tutto il brulicare che hai descritto prima.
E’ proprio così…forse per questo ne avevo un paio che ho bellamente abbandonato da tempo.
:-)
Un paio di cosa, di macchine o di profili Facebook, Elis cara?
…di profili, of course!
:)
un bel teatro greco, non ti pare?
in fondo è arte maieutica, estrae dagli uomini non solo ciò che sono ma anche ciò che vorrebbero essere.
mostra il bruto recondito, o il Sé luminoso.
Effettivamente sì, è un bel teatro greco, e non manca nemmeno il coro che commenta o riporta le parole del protagonista mascherato.
e già…
E dimenticavo il dato fondamentale della mitopoiesi…
raccontar frottole…
…e aspettare che si diffondano di bacheca in bacheca