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~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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La gerarchia del dolore

28 lunedì Mar 2016

Posted by aitanblog in da lontano, riflessioni, vita civile

≈ 4 commenti

Tag

attentati, belgio, dolore, gerarchia, informazione, mass media, migrazione, pakistan, strage

“Homo sum, humani nihil a me alienum puto.”
Publio Terenzio Afro, Heautontimorumenos
(Il punitore di se stesso), II secolo a.C.

E’ un dato di fatto, i 72 morti e le centinaia di feriti in Pakistan, nonostante la presenza di numerosi bambini tra le vittime, hanno ricevuto molta meno attenzione delle 35 vittime del Belgio. Ormai è un meccanismo risaputo. Una classificazione del dolore secondo una scala gerarchica che è direttamente proporzionale alla distanza dell’evento.
Ci colpisce molto di più quello che succede nel nostro rione, nella nostra città, nella nostra regione, nel nostro Paese o in Paesi vicini che un atto terroristico o una catastrofe avvenuta in una terra remota. E se la tragedia scoppia lontano, la prima cosa che vogliamo sapere è se ci siano vittime del nostro Paese, della nostra regione, della nostra città o del nostro rione. Qualora, poi, abbiamo molto viaggiato e stretto amicizie con persone di altre nazioni, è possibile che aumenti il raggio del nostro interesse e della nostra partecipazione alla sofferenza altrui. Altrimenti, restano fatti avvenuti tra Mau Mau…, e si scannino pure tra di loro come bestie, invece di venire a rompere le scatole a casa nostra.
Le vittime dei paesi più lontani o che avvertiamo psicologicamente come distanti, ci suonano come numeri, sono un semplice dato statistico-quantitativo; quelle più vicine le percepiamo come persone in carne, sangue e ossa; anche perché sentiamo che, se è successo a loro, potrebbe toccare anche a noi e così, insieme alla commozione, scatta anche la paura (un po’ come quando si è giovani, o si è vecchi, e muore un nostro coetaneo).
Forse troviamo perfino rassicurante pensare che certe tragedie avvengono altrove e sembrano non poterci coinvolgere; quello è un altro scacchiere e loro altre pedine…

Tuttavia, pensandoci bene, ho come l’impressione che ci sia anche dell’altro. Mi sembra che i nostri sentimenti siano anche, in qualche modo, eterodiretti e prescindano dalla nostra autonomia emotiva. Insomma, sto cominciando a pensare che il fatto che si accenda o non si accenda la nostra empatia sia dovuto anche alla disinformazione o alla cattiva informazione di giornali, televisioni e siti di notizie nazionali ed internazionali. Non sto dicendo che si tratti necessariamente di una mala fede degli operatori dell’informazione, ma anche semplicemente del fatto che nei paesi più lontani e inaccessibili i mezzi di comunicazione di massa hanno più difficoltà a essere presenti e hanno a disposizione meno strumenti: meno inviati, meno cameramen, meno immagini da mostrarci per farci commuovere o indignare. E se ci pensate, c’è molta disumanità e alienazione anche in questo semplice dato di fatto.

Restare umani e continuare a pensare che nulla dell’umano ci è estraneo è una cosa veramente difficile in mezzo a questi continui bombardamenti reali e metaforici.

‘Nterra ‘a carrozza (quasi ‘na canzona)

26 sabato Mar 2016

Posted by aitanblog in idiomatica, musiche, versiculos

≈ 3 commenti

Tag

canzone, dolore, fortuna, indifferenza, malessere, musica, napoletano, pulcinella, sfortuna

Che pena e che tristezza,
a Pullecenella ‘o vedeno
sulo quanno va ‘ncarrozza,
ma si cade pa’ via
o se scassa a cavezza,
tutte quanno o trattano
ca manco ‘a munnezza,

pecché ‘a furtuna addora
e ‘o dulore puzza
pecché ‘a furtuna addora
e ‘o dulore puzza
pecché ‘a furtuna addora
e ‘o dulore puzza
‘e pesce fracete
e scorze ‘e maruzze.

 

Qui una versione strumentale musicata, suonata e cantata (male) da me medesimo:

https://myspace.com/musicaitan/music/song/-nterra-a-carrozza-114344064-129989779

DE-FINITO

21 lunedì Mar 2016

Posted by aitanblog in recensioni, versiculos

≈ 6 commenti

Tag

anarchia, anarchici, ferré, galeano, gloria fuertes, leo ferré, leopardi, poeti, versiculos

È tutto così complicato

che credo che

ci potremo salvare

solo su un silenzioso colle

o in riva al mare

con gli occhi rivolti

verso un orizzonte

dove sarà più dolce

naufragare.

 

(In questi versi

– se così si può dire –

c’è Leopardi, sì,

ma anche Galeano

e Gaetano,

e questa parentesi

si deve in buona parte

a Gloria Fuertes,

che forse non lo sai,

ma esiste,

come gli anarchici.)

 

(Manca un riferimento

o una nota al margine

nella penultima strofa

dopo l’ultimo verso

e un santo,

un senso

e un dio

nell’universo.

Ma qui si continua

ugualmente

a scrivere testi

con insistiti a capo

cercando

l’infinito

in un bicchiere

di un internet caffè

o su un ermo colle che non c’è.)

 

La canzone del pirata

18 venerdì Mar 2016

Posted by aitanblog in da lontano, idiomatica

≈ 1 Commento

Tag

español, espronceda, pirata

“Canción del Pirata” di José de Espronceda (1808 – 1842)

(traduzione di Gaetano “Aitan” Vergara
dedicata a Capitan Capitone e i Fratelli della Costa)

Con dieci cannoni per lato,
vento in poppa e vele spiegate,
non solca il mare, ma vola,
un veliero brigantino.
Vascello pirata che chiamano,
per la sua audacia, Il Temuto,
in ogni mare conosciuto
in un’eco senza confine.

La luna scintilla nel mare,
sulla tela geme il vento
e solleva in moto leggero
onde d’azzurro e d’argento;
e va il capitano pirata
cantando allegro a poppa,
l’Asia da un lato, dall’altro l’Europa,
e là, giusto di fronte, Istanbul.

Naviga, veliero mio,
senza timore,
che né nave nemica
né tormenta o bonaccia
la tua rotta può deviare
o piegare il tuo valore.

Vénti prede
abbiamo fatto
a dispetto
dell’inglese
e hanno ammainato
i loro pennoni
cento nazioni
ai miei piedi.

Che è la mia nave il mio tesoro,
che è il mio dio la libertà,
la mia legge, la forza e il vento,
la mia unica patria, il mare.

Laggiù fanno scoppiare
una feroce guerra
ciechi re
per un palmo di terra;
qui io tengo per mio
quello che abbraccia il mare selvaggio,
che sfugge a ogni regola e a ogni legge.

E non c’è
approdo alcuno
né bandiera
sfavillante,
che non riconosca
il mio diritto
e tributi onori
al mio valore.

Che è la mia nave il mio tesoro,
che è il mio dio la libertà,
la mia legge, la forza e il vento,
la mia unica patria, il mare.

Al grido di “nave in vista”
dovreste vedere
come cambiano rotta e si affannano
a scappare a piene vele;
perché io sono il re del mare,
e la mia furia fa tremare.

Ripartisco
il bottino
suddiviso
in parti uguali;
solo apprezzo
per ricchezza
la bellezza
che non ha rivali.

Che è la mia nave il mio tesoro,
che è il mio dio la libertà,
la mia legge, la forza e il vento,
la mia unica patria, il mare.

Sono condannato a morte
e me ne rido;
non mi abbandonerà la sorte,
e proprio chi ora mi condanna a morte,
appenderò, forse, un giorno all’albero
della sua stessa nave.

E se cado,
cos’è la vita?
L’avevo già data
per persa,
quando il giogo
della schiavo
mi strappai
senza paura.

Che è la mia nave il mio tesoro,
che è il mio dio la libertà,
la mia legge, la forza e il vento,
la mia unica patria, il mare.

Non c’è musica migliore
che il vento di tramontana,
lo strepito e il tremore
dei cavi sbatacchiati,
i bramiti del nero mare
e il ruggire dei miei cannoni.

E al suono violento
del tuono
e al soffio
del vento
io m’addormento
quieto,
dondolato
dal mare.

Che è la mia nave il mio tesoro,
che è il mio dio la libertà,
la mia legge, la forza e il vento,
la mia unica patria, il mare.

capitone

Versione originale

Con diez cañones por banda,
viento en popa, a toda vela,
no corta el mar, sino vuela
un velero bergantín.
Bajel pirata que llaman,
por su bravura, el Temido,
en todo mar conocido
del uno al otro confín.

La luna en el mar riela,
en la lona gime el viento,
y alza en blando movimiento
olas de plata y azul;
y ve el capitán pirata,
cantando alegre en la popa,
Asia a un lado, al otro Europa,
y allá a su frente Stambul.

“Navega, velero mío,
sin temor,
que mi enemigo navío,
ni tormenta, ni bonanza
tu rumbo a torcer alcanza,
ni a sujetar tu valor.

Veinte presas
hemos hecho
a despecho
del inglés,
y han rendido
sus pendones
cien naciones
a mis pies.

Que es mi barco mi tesoro,
que es mi dios la libertad,
mi ley, la fuerza y el viento,
mi única patria, la mar.

Allá muevan feroz guerra
ciegos reyes
por un palmo más de tierra;
que yo aquí tengo por mío
cuanto abarca el mar bravío,
a quien nadie impuso leyes.

Y no hay playa,
sea cualquiera,
ni bandera
de esplendor,
que no sienta
mi derecho
y dé pecho
a mi valor.

Que es mi barco mi tesoro,
que es mi dios la libertad,
mi ley, la fuerza y el viento,
mi única patria, la mar.

A la voz de “¡barco viene!”
es de ver
cómo vira y se previene
a todo trapo a escapar.
Que yo soy el rey del mar,
y mi furia es de temer.

En las presas
yo divido
lo cogido
por igual.
Sólo quiero
por riqueza
la belleza
sin rival.

Que es mi barco mi tesoro,
que es mi dios la libertad,
mi ley, la fuerza y el viento,
mi única patria, la mar.

Sentenciado estoy a muerte.
Yo me río;
no me abandone la suerte,
y al mismo que me condena
colgaré de alguna entena
quizá en su propio navío.

Y si caigo,
¿qué es la vida”
Por perdida
ya la di,
cuando el yugo
del esclavo,
como un bravo
sacudí.

Que es mi barco mi tesoro,
que es mi dios la libertad,
mi ley, la fuerza y el viento,
mi única patria, la mar.

Son mi música mejor
aquilones,
el estrépito y temblor
de los cables sacudidos,
del negro mar los bramidos
y el rugir28 de mis cañones.

Y del trueno
al son violento,
y del viento
al rebramar,
yo me duermo
sosegado,
arrullado
por el mar.

Que es mi barco mi tesoro,
que es mi dios la libertad,
mi ley, la fuerza y el viento,
mi única patria, la mar.

Mesdames, Messieurs, Amici e Madamigelle, votiamo SÌ e fermiamo queste trivelle

14 lunedì Mar 2016

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, vita civile

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Tag

trivelle

Il 17 aprile ci sarà il referendum sulle trivelle a mare, una consultazione per decidere se vietare il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa italiana.
Convinto che si debba votare Sì, per fermare quest’altro scempio del territorio, ho preso 7 mie fotine e ho aggiunto qualche riga di propaganda.

Vi chiedo la cortesia di farmi sapere quale crediate che sia più efficace e adatta allo scopo (ovemai ce ne fosse una).


1

No-Triv (1)

 


2

No-Triv (2)


3

No-Triv (3)


4

No-Triv (4)


5

No-Triv (5)


6

No-Triv (6)


7

No-Triv (7)


(Rivedendo le immagini, mi sono reso conto di aver fatto tutto troppo in fretta – ci avrò messo un’oretta – ma una volta selezionate un paio di foto, credo che la grafica e i font scelti siano migliorabili.)

link al sito personale di Gaetano "Aitan" Vergara

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