Spesso la vita e la lettura ci riservano parabole sorprendenti che solo noi vogliamo vedere. I testi e il mondo extratestuale sono molto più inerti dell’interpretazione che ci sforziamo di dare valutando dal di fuori o sospesi tra il dentro e il fuori, come un topo che sporge la testa, incerto se lasciare il suo covo in cerca di cibo o rifugiarsi nella sicurezza accidiosa della tana.
Spesso, dicevo, la vita e la lettura ci riservano parabole sorprendenti che solo noi vogliamo vedere.
Come nuvole che sembrano fissate sullo sfondo del cielo, anche se sono predestinate a scontrarsi, prima o poi, e bagnarci tutti o inondarci il terrazzo e il cammino; ma noi ci fermiamo a guardarle, di tanto in tanto, e scorgiamo nelle loro fissità e nel loro movimento greggi di pecore, tori scatenati, le curve di una donna sognata o temuta, cavalli bianchi sfreccianti nel cielo, villaggi andalusi e la barba di Dio.
Leggo che la natura che ha messo in bocca alla giraffa una lingua lunga mezzo metro, non le ha dato le corde vocali né un benché minimo sistema di fonazione.
Penso che, se è vero ed ho ben capito, siamo di fronte a un fottuto paradosso, una specie di scherzo della creazione – a voler immaginare l’esistenza di un Dio facitore di tutte le cose visibili e invisibili o visibili così e così o ancora un po’ meno.
Penso che dare una lingua tanto lunga a un animale destinato al silenzio, in fondo, sia come regalare un paio di guanti a un monco o consegnare un cappello nelle mani di un malcapitato decapitato. Oppure una cosaccia tipo dare del vino a un astemio e pane e formaggio duro a chi non ha fame o denti. Potrei buttarla sul sentimentale e cercare di toccare corde più emotive e passionali parlando di un’estate o un sabato senza sole oppure di una donna o un uomo che non ha mai provato o dato amore e amore. Potrei sostenere, altresì, che mezzo metro di lingua e un congenito mutismo corrispondono a nascere con un arnese lungo una trentina di centimetri, ma non essere dotato di coglioni. Oppure, senti questa, come essere incoronati re in un mondo senza corone e senza troni. Insomma, è come averci dentro mille altri paragoni, ma sapere che ormai vi siete già rotti i maroni e il meglio che possa fare è tacermi e dedicarmi ad altre, più in-degne questioni.
Spesso la vita e la lettura ci riservano parabole sorprendenti che solo noi vogliamo vedere, ma loro se ne restano là, altere e silenti, come le giraffe dalla lingua lunga o i saggi con la barba bianca e soffice come le nuvole. I saggi che parlano poco e non scrivono nulla, ma ci fanno intendere che loro sì, la sanno lunga; più lunga di qualunque lingua di questo mondo simbolico e insignificante in cui trasciniamo la nostra esistenza, le nostre passioni e i nostri più insulsi pensieri.