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Denkmal für die ermordeten Juden Europas – Foto di Gaetano “Aitan” Vergara

Eccoci qua, tra i discorsi che si ammucchiano, si accatastano, si ammonticchiano, si accavallano, si affastellano e si sovrappongono in un brulichio indistinto e noioso in cui si perdono, come in un deserto, le poche voci fuori dal coro.
Eccoci qua, pronti a celebrare il Giorno della Memoria come un rito svuotato di senso.
Eccoci a piangere i morti del ‘900 senza svestirci della nostra indifferenza di fronte ai morti e alle discriminazioni del 2018.

Il razzismo è il primo motore dello sterminio ed agisce ogni giorno  dentro di noi.
Troppo facile commuoversi davanti ai pigiami a righe di ebrei lontani nel tempo e nello spazio e rivolgerci nel presente con parole e atteggiamenti intolleranti nei confronti degli immigrati della porta accanto o dei rom che incrociamo al varco di un semaforo.
Troppo comodo considerare il passato come un film commevente e poi continuare ad essere indifferenti di fronte ai razzismi e alle discriminazioni che crescono ogni giorno dentro e fuori di noi.

Non facciamo della memoria un altro sepolcro imbiancato, lasciamola agire nel corpo  della nostra società e nelle nostra stessa coscienza, per fare meglio e diventare migliori.