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~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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A scuola di equilibrismi e acrobazie

28 mercoledì Feb 2018

Posted by aitanblog in otherstuff

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Tag

scuola

Il sistema educativo occidentale vive una situazione problematica che è un riflesso delle crisi e delle contraddizioni che stiamo attraversando in questo periodo di grandi sconvolgimenti sociali ed economici a cavallo tra due millenni.
Ma se l’alternativa è il ritorno alla scuola d’élite dell’800, io preferisco comunque questa scalcagnata scuola di massa.

Doveva essere piuttosto facile impartire i propri insegnamenti ai rampolli dell’aristocrazia e della borghesia europea colta e ben educata.
Più difficile insegnare in una scuola democratica e inclusiva dove si tratta ogni giorno di trovare il giusto equilibrio tra il compito di formare un numero crescente di persone dalle provenienze più disparate e l’esigenza di non scendere al di sotto dei livelli minimi di conoscenze e competenze che distinguono un analfabeta da una persona capace di leggere e comprendere testi di media difficoltà, scrivere in modo chiaro ed adeguato ai titoli di cui ci si fregia e far di conto con cognizione di causa e corretto uso della logica e della tecnica.
Senza contare il fatto che molti degli strumenti didattici di quei mitici tempi d’oro dell’educazione dello scorso millennio appaiono del tutto inadeguati per formare le generazioni di oggi in una realtà in cui tutto sembra cambiato, tranne le modalità di trasmissione del sapere.

La scuola del XXI secolo deve aiutare tutti, soprattutto le persone più sprovviste di mezzi e coloro che provengono da aree culturali lontane dalla nostra, a studiare, a rispettare le regole e a sviluppare il senso critico che viene mortificato ogni giorno navigando in rete senza salvagente o restando in parcheggio davanti a una tivvù.
La scuola del XXI secolo, se vuole essere autenticamente democratica, deve mostrare ai suoi studenti che le cose possono cambiare e che anche le regole di convivenza civile possono passare sotto il vaglio della critica; ma che una volta spiegate, analizzate e condivise, tutte le regole vanno rispettate e perfino amate e difese.
Ben venga, dunque, in una scuola siffatta, la didattica delle competenze, se intendiamo che non stiamo parlando solo dello sviluppo delle qualità che servono al mercato del lavoro, ma soprattutto di quelle che fanno di ogni individuo un cittadino libero, autonomo e consapevole; una persona capace di orientarsi nella realtà, responsabile del proprio apprendimento e dotata di senso critico ed anche di una sua personale dote di creatività.

Infine, anche i curricoli basati sulla didattica per competenze debbono tenere ben presente che la scuola non può e non deve derogare dal suo ruolo di fornire alle nuove generazioni quelle coordinate e quei dati di conoscenza che aiutano a crearsi una chiave di lettura della realtà.
Oltre alla capacità di continuare a imparare per tutta la vita in modo autonomo e a reperire dati e nozioni nel mare magnum delle informazioni ai tempi di Internet, c’è un patrimonio di conoscenze e di saperi, che la scuola deve aiutare a formare nel cittadino di domani e che gli serviranno da base per la costruzione della sua inesauribile enciclopedia personale. La paura del nozionismo non deve farci buttare via con l’acqua sporca delle tiritere mandate a memoria anche il bambino che conosce le coordinate geografiche, sa orientarsi nel tempo e nello spazio, maneggia le nozioni di base della scienza, della letteratura, dell’arte e della musica…

Tutto un equilibrio molto difficile, come si vede, sul filo labile di una realtà complessa e mutevole su cui dobbiamo imparare a tenerci in piedi e a camminare guardando un po’ avanti e un po’ indietro.

Sapere audete!

21 mercoledì Feb 2018

Posted by aitanblog in recensioni, riflessioni, vita civile

≈ 3 commenti

Tag

conoscenza

Dov’è la saggezza che abbiamo perso in conoscenza?
Dov’è la conoscenza che abbiamo perso in informazione?
Datevi luce.
Illuminatevi di conoscenza.
Osate sapere e saper fare.
Uscite dallo stato di minorità di cui siete correi.
Abbiate il coraggio di servirvi della vostra intelligenza!
Non smettete mai di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza.
L’anti-intellettualismo è stato un costante tarlo che si è insinuato nella nostra vita politica e culturale, nutrito dall’idea sbagliata che democrazia significhi che la nostra ignoranza valga quanto l’altrui conoscenza.
Chi conosce davvero rompe la coltre delle apparenze e non si fida di quello che gli dicono. La conoscenza ci insegna a dubitare di tutto. Soprattutto del potere. Di ogni potere.
La conoscenza non cambia il mondo. La conoscenza cambia le persone. Le persone cambiano il mondo.
Un popolo istruito è in grado di scegliere nel migliore dei modi, nella vita, ed è molto difficile che lo ingannino i corrotti e i bugiardi.
L’ignoranza è un’arma, l’arma che mettiamo in mano a chi ci manipola e ci sfrutta col nostro placido consenso.

Quino

Quando Zenone di Cizio interrogò l’oracolo per sapere quale fosse la vita migliore, il dio gli rispose: mettiti in contatto con i morti. Zenone comprese queste parole, e si pose allo studio delle opere degli antichi.

 


Per la stesura di questo post sono stati usati pensieri, parole e illustrazioni di (in ordine alfabetico) Isaac Asimov, Diogene Laerzio, Thomas Stearns Eliot, Dario Fo, Paulo Freire, Immanuel Kant, José Mujica, Orazio, Quino e Bertrand Russell; ma dentro ci sono pure Eraclito, Platone, Plotino, Aristotele, Bernardo di Chartres, Cartesio, Montaigne, Cervantes, Spinoza, de Tocqueville, Bakunin, Malatesta, Borges, Savater, Galeano, mio padre, mia madre e mio zio, Socrate e Confucio che sapevano di non sapere e tanti altri che non basto a ringraziare.


 

Détto e premesso (rivelazioni di fondamentale importanza)

19 lunedì Feb 2018

Posted by aitanblog in idiomatica, inter ludi

≈ 2 commenti

Tag

contraddizioni

Premetto che non sopporto i post che cominciano con “Premetto che” né quelli che finiscono con “Ho detto tutto”.
Detto ciò, non mi piacciono nemmeno le frasi introdotte da “detto ciò” e i concetti che si autonegano. Per non parlare di tutte quelle riflessioni che sembrano voler rivelare chissacché e poi ti lasciano a bocca asciutta e con la sensazione di aver solo perso del tempo a leggere frasi vuote e inconsistenti. Tanto più quando vengono preannunciate grandi cose fin dai titoli.
Ecco!
Ho detto tutto.

Sguardo al crepuscolo

15 giovedì Feb 2018

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

≈ 4 commenti

Tag

smartphone, telefonino

Sul belvedere di San Martino
Trecento persone
di fronte al tramonto

Duecentocinquanta
con il capo chino
sull’apparecchietto
e le dita zompettanti
sullo schermo
E una cinquantina
che guardano
il panorama
dal perimetro
del telefonino

Prima o poi
ognuno di noi
scatterà una foto
aspettando
un clic di gradimento
o un rigo di commento

 

(Dallo schermo
di un telefonino
A colle ermo
e capo chino
Sul belvedere
di San Martino

In questo mare
di figure e parole
in cui ci è d’uopo
naufragare
ogni giorno)

Scimmie deforestate e richiami della giungla

05 lunedì Feb 2018

Posted by aitanblog in idiomatica, musiche, riflessioni, vita civile

≈ 2 commenti

Tag

emigrazione, immigrazione, memoria, migranti, napoli

“You can take the monkey out of the jungle, but you can’t take the jungle out of the monkey.“

“Puoi portare via la scimmia dalla giungla, ma non puoi portare via la giungla dalla scimmia.”

È un proverbio bellissimo che, da quello che vedo nella rete, viene spesso usato con intenti razzisti nell’area WASP degli Stati Uniti, quella dei bianchi, anglosassoni e protestanti che votano Trump e hanno nostalgia degli schiavi piegati nelle piantagioni e inceneriti nei roghi del Ku Klux Klan.

A me, invece, questo concentrato di saggezza popolare fa pensare a un legame forte con le proprie origini, un discorso sacro di “roots“, di radici… Leggendolo mi viene da ripensare all’impossibilità di cancellare i profumi, i panorami, le favole, i suoni e i sapori della nostra infanzia; i luoghi della memoria che continuano ad abitarci per sempre, ovunque ci porti il cammino della nostra vita.

“You can take the man out of the place, but you can’t take the place out of the man.“

Un uomo, qualunque uomo, può essere allontanato o può andarsene di sua volontà dai luoghi della sua infanzia, ma quei luoghi non possono essere allontanati da lui in nessun modo.

’A canzone ’e Napule
(versi di Libero Bovio,
musica di Ernesto De Curtis)

Me ne voglio i’ all’America
ca sta’ luntano assaie.
Me ne voglio i’ addò maje
te pozzo ‘ncuntrà cchiù.

Me voglio scurdà ’o cielo,
tutt’e canzone, ’o mare,
me voglio scurdà ’e Napule,
me voglio scurdà ’e mammema,
me voglio scurdà ’e te.

Nun voglio cchiù nutizie
d’amice e d’e pariente…
Nun voglio sapè niente
’e chello ca se fa!…

Ma quanto è bella Napule!…
Stanotte è bella assaie!..
Nu l’aggio vista maje
cchiù bella ’e comme a mò!..

Comme mme scordo ’o cielo?
Tutt’e canzone e ‘o mare?
Comme mme scordo ’e Napule?
Comme mme scordo ’e mammema?!
Comme mme scordo ’e te?!

“You can take a Neapolitan out of Naples, but you can’t take Naples out of a Neapolitan.“

Se po’ purta’ nu napulitane luntane ‘a Napule, ma nun se po’ purtà Napule luntane a ‘nu napulitane.

Soprattutto, quando si fa sera.
Perché lo dice pure “Santa Lucia luntana” che

Se gira ‘o munno sano,
se va a cercá furtuna…
ma, quanno sponta ‘a luna,
luntano ‘a Napule
nun se pò stá!

E so’ lacreme, lacreme napulitane…

Qui cercavo una bellissima sequenza di Catene di Raffaello Matarazzo, un filmone melodrammatico del 1949 in cui Roberto Murolo fa la parte di un emigrante ben intonato che canta Lacrime Napulitane su un bastimento diretto in America; ma, incredibile dictu, non l’ho trovata in rete. O meglio, su YouTube c’è il film intero, ma non avevo voglia di guardarmelo tutto per cercare quel paio di indimenticabili minuti di un video che, uno di questi giorni, mi piacerebbe montare con scene dei barconi del Mediterraneo zeppe di immigrati neri o molto abbronzati.

Infatti, immagino che questa profonda malinconia pervada anche le notti e i giorni di un magrebino, di un nigeriano, di un polacco, di un argentino, di un siriano, di un moldavo o di chiunque altro sia costretto a vivere lontano dalla sua terra…
Immagino che qualunque immigrato porti dentro di sé la geografia dei luoghi in cui è nato.
Immagino che anche un nomade abbia impressi nella sua memoria e in cuor suo il finestrino di una roulotte o di un treno, il panorama mutevole che correva in direzione contraria al suo sguardo e la voce di sua madre, di suo padre o dei suoi fratelli.

Очи чёрные, очи пламенны
и мaнят они в страны дальные,
где царит любовь, где царит покой,
где страданья нет, где вражды запрет.

Occhi neri, occhi fiammanti,
mi attirano verso terre lontane,
dove regna l’amore, dove regna la pace,
dove non c’è sofferenza, dove la guerra è bandita.

Forse ci separiamo tutti dalla nostra infanzia, ma è la giungla della nostra infanzia che non si separa mai da noi.

Promessa dei tempi andati. (Cambio di consonante)

01 giovedì Feb 2018

Posted by aitanblog in otherstuff, romantico, vita civile

≈ 2 commenti

Ti amo e ti amerò
sempre,
nel bene e nel male,
nella salute e nella malattia,
nella buona e nella cattiva sorte,
e ti sarò fedele
finché morte non ci separi.

Ti amo e ti amerò
finché dura,
senza macchia
e senza paura,
fuori da ogni norma
e da ogni struttura.

Ti amo e ti amerò
sempre,
nel bene e nel male,
nella salute e nella malattia,
nella buona e nella cattiva morte,
e ti sarò fedele
finché sorte non ci separi.

link al sito personale di Gaetano "Aitan" Vergara

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