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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Archivi Mensili: Maggio 2019

Il presenzialista culturale

31 venerdì Mag 2019

Posted by aitanblog in recensioni, texticulos

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presentazione

Tu sei da sempre il mio scrittore preferito. Fin dalla pubblicazione del tuo primo libro, che mo non mi viene in mente il titolo.

Sono trascorsi venti o trenta anni, ma ricordo ancora come fosse ora la presentazione che facesti nella sede sociale della nostra associazione.
Quella sera me ne dedicasti una copia.
La conservo ancora gelosamente.

Magari un giorno, tra un incontro culturale e l’altro, mi fermerò a leggerla.

A mia madre nel compimento dei suoi primi 80 anni

27 lunedì Mag 2019

Posted by aitanblog in otherstuff

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mamma

Va be’, si sa che “ogni mamma è bella ‘o scarrafone suoje!”, ma qua, oltre ai miei fratelli, lo vedete anche voi quanto è bella mamma nostra e come è rimasta bella per tutti gli ottanta anni in cui ci ha fatto felici con la sua presenza. Bella d’animo, bella di spirito, bella dentro di una bellezza che traspare anche fuori. La bellezza di chi ha donato e dona ogni momento della sua vita agli altri. La bellezza delle persone umili che, senza saperlo, ogni giorno, salvano il pianeta dalla barbarie dell’indifferenza e dell’egoismo.

Noi ci lamentiamo del fatto che, nonostante gli acciacchi dell’età, si metta a portare secchi dal balcone al bagno per risparmiare acqua o che continui a salire su scranni e scaletti per farsi più alta e operativa; ma sappiamo che non saprebbe risparmiarsi e mettersi da parte. Perché lei è una donna del fare e del donare, una di quelle persone rare che per tutta la vita si fanno e faranno in quattro per gli altri, aspettandosi in cambio poco o niente. Aggiustature, cotolette, dolci, polpette, lavatura e stiratura, consigli pacati, gattò, ragù e affetto…, una lista infinita di cose fatte con amore e dedizione e con uno sguardo benevolo e scandalizzato su un mondo di persone più giovani, che comunicano sempre meno e se ne stanno tutto il giorno rintanate negli schermi dei loro telefonini.

Noi tutti, Stefania e io soprattutto, tante volte mettiamo alla prova la sua pazienza e perdiamo subito la nostra per un nonnulla – una frase non recepita o recepita male, una domanda o una richiesta ripetuta, un’osservazione che al momento ci pare fuori luogo -, ma lei incassa la nostra insofferenza e va avanti dandoci ogni momento lezioni di stile e di tolleranza. Abbiamo ancora tanto da prendere e da imparare da lei e chiediamo al Signore, con cui lei ha un rapporto così continuativo e speciale, di lasciarla con noi ancora tanti anni. E lo chiediamo per noi, mica per lei.

Auguri nonna, pe’ cient’anne e pure ‘i cchiu’, fino a quanno vuo’ tu!

Restaurazione 4.0

27 lunedì Mag 2019

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

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guerra, italiani

L’Italia agli italiani

L’Africa agli africani

Marte ai marziani

La terra ai terrestri

La guerra

ai guerrafondai

I burattini

ai burattinai

Le immondizie

nell’immondezzaio

Le troie nel troiaio

La febbre a febbraio

Le opere all’operaio

E non se ne parli più

Il presente, il passato e l’avvenire di Claudio Monteverdi

19 domenica Mag 2019

Posted by aitanblog in musiche, recensioni

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Monteverdi

Parlando del rinnovamento musicale italiano del ‘900, Massimo Mila scriveva che “in Italia Monteverdi non sta nel passato, bensí nell’avvenire: è davvero una conquista e un valore da recuperare, poiché era stato sepolto – insieme alla polifonia cinquecentesca e alla civiltà strumentale barocca – dall’alluvione melodrammatica del Sette e Ottocento.”
Mi sono andato a rileggere la pagina che conteneva questa citazione dopo aver assistito a una bella operazione di rilettura dell’opera e della tormentata e ordinaria vita d’artista di Claudio Monteverdi, spettacolo prodotto e presentato oggi in anteprima dal Cantiere_Giovani_TAV di Frattamaggiore (la contraddittoria cittadina in cui sono nato e vivo).

Monteverdi’s Epistolary - Azione n° 0

“Monteverdi’s Epistolary – Azione n° 0 per solo, voce recitante e sintetizzatori” è un progetto musicale di Salvio Vassallo messo in scena e diretto da Raffaele Di Florio che ha adattato liberamente brani dell’epistolario monteverdiano.
All’inizio dello spettacolo, a sinistra del palco, la bravissima cantante Valentina Gaudini interpreta, su un tappeto di musica elettronica, una parte del “Lamento della Ninfa”, struggente madrigale che, secondo l’annotazione autografa di Monteverdi, “va cantato a tempo dell’affetto dell’animo e non a quello della mano” (insomma, la predominanza del ritmo psicologico sulla scansione metronomica delle parole).
Poi Valentina Gaudini esce di scena e, seguendo uno schema di alternanza di canto e recitazione che percorre tutto lo spettacolo, la luce illumina Antonello Cossia sulla destra del palco.
Cossia, interpretando in modo credibile Claudio Monteverdi, esordisce raccontando in prima persona la sua stessa morte: “Sono morto a Venezia nel 1643” (trascrizione non verbatim, nonostante le virgolette. Vado a memoria).
Poi comincia a raccontarci la sua vita (sua di Claudio Monteverdi) intervallandola con la lettura di brani tratti da una serie di lettere scritte nella prima metà del ‘600: la nascita a Cremona, la composizione dei primi madrigali, l’assunzione a Mantova alla corte dei Gonzaga come violista, il matrimonio e la nascita dei figli, la nomina all’inizio del ‘600 come “Maestro della musica” del duca Vincenzo, la composizione dell’Orfeo (la sua prima e seminale opera lirica), i rapporti tesi con i Gonzaga che lo portarono nel 1613 a trasferirsi a Venezia, dove ebbe i suoi più grandi successi come maestro di cappella della Basilica di San Marco e dove cominciò a godere di un po’ di stabilità economica dopo le numerose petizioni che miravano a ricevere un vitalizio decente dai duchi di Mantova. Nella rappresentazione si insiste molto sul fatto che gli era stata assicurata una pensione di 100 ducati mensili, ma gliene avevano conferiti solo 70. Un tormentone tragicomico che segna le difficoltà di sopravvivenza di un artista, anche sommo, come Monteverdi. E in fondo tutta la narrazione disegna la figura di un uomo ordinario, piuttosto pigro e vessato dal problema di buscarsi il pane per sé e per i suoi figli (in una lettera raccomanda uno dei suoi figli al duca per un posto di medico).
Per tutta la scorrevole ora di spettacolo, la lettura recitata dell’epistolario è puntellata dal canto (o forse è il contrario): una piacevole rilettura elettronica di capolavori monteverdiani come “Il lamento di Arianna” o il madrigale “Zefiro torna e ‘l bel tempo rimena” interpretati con l’uso di sintetizzatori e con modifiche elettroniche della voce (in un caso la voce di Valentina Gaudini diventa maschile, altre volte ricorda il vocoder di Laurie Anderson ed epigoni).
Nel finale, si riprende in struttura circolare la narrazione della morte di Monteverdi e l’interpretazione del “Lamento della Ninfa” rivisitato da un arrangiamento più audace che comprende anche un accompagnamento di batteria.

Né mai sì dolci baci
da quella bocca avrai,
nè più soavi, ah taci,
taci, che troppo il sai.

Nel mezzo dello spettacolo, prima di un racconto in cui Monteverdi ci dice come è stato derubato durante il viaggio a Venezia (insomma, altri problemi legati al vil denaro) era prevista una proiezione video con un altro intervento canoro, ma per problemi tecnici non è stato possibile assistere a questo intermezzo.
Insomma, se dopo “Monteverdi’s Epistolary – Azione n° 0” ci sarà, come spero, un“Monteverdi’s Epistolary – Azione n° 1” con maggiore spazio alla teatralizzazione della vita (grama) e dell’opera (immensa) di Monteverdi conto di godermi anche la visione di questo spezzone mancato.

A scuola non si deve discutere di politica.

18 sabato Mag 2019

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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scuola

A scuola non si deve discutere di politica.
Per farlo sarà abolito l’insegnamento della storia, della geografia, del diritto, della filosofia e dell’economia; sono materie che scivolano automaticamente nella discussione sulla cosa pubblica e sulla gestione del governo. Abolito anche le studio delle lingue che assoggettano i nostri giovani all’Europa ed aprono le menti a strane idee provenienti da mondi lontani ed ostili.
La letteratura sarà limitata solo ad autori che parlano di piante e fiori (ma senza fare cenno ai loro colori). L’arte sarà dedicata esclusivamente alla rappresentazione di panorami (evitando paesaggi rappresentati al levar del sole o al tramonto per il loro forte impatto metaforico).
La musica va bene, ma senza parole e, in ogni caso, non vanno mai eseguiti brani sovversivi posteriori al secolo XVII né va suonata o ascoltata musica sincopata di ascendenza negroide.
Nella scienza si escluderanno concetti e termini evocativi come evoluzione e rivoluzione. Inoltre, nell’esercizio della matematica si stia ben attenti a evitare problemi in cui possa venire rappresentata l’Italia in perdita e si privilegi l’uso dell’addizione sulla sottrazione e, soprattutto, sulla divisione.
Largo spazio all’educazione fisica ed all’educazione tecnologica che prepareranno il buon soldato ed il servitore della Patria di domani.
A scuola non si deve discutere di politica, si deve solo diffondere la parola del Governo e battere le mani quando arriva il Direttore.

El paleto y los fascistas

18 sabato Mag 2019

Posted by aitanblog in vita civile

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fascisti

Molti anni fa…, dieci, forse venti, stavo cercando di far capire ai miei alunni cosa volesse dire la parola spagnola “paleto“.
Provavo a spiegarmi usando definizioni ed esempi in lingua, ma i ragazzi non riuscivano a trovare il corrispondente italiano; finché, all’improvviso, una ragazza si diede uno schiaffo sulla fronte ed esclamò: “Aahhh, cafone…, cafone come Tore“.
Senza un attimo di esitazione, Tore balzò dalla sedia e gridò: “Cafone a ‘mme…? MO TE SPUTO ‘NFACCIA!”

Ecco, questa cosa mi è venuta in mente pensando alle reazioni fasciste che hanno i fascisti quando li si accusa di fascismo.

Gli untori del Faccialibro

14 martedì Mag 2019

Posted by aitanblog in immagini

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bufale, fake news

Non mi sorprende più di tanto questa storia delle ventitré pagine chiuse da FB in quanto untrici di notizie false e contenuti di odio costruiti ad arte (soprattutto contro immigrati, ebrei e vaccini). Che i social siano infestati di bufale e notiziacce che diffondono paura, odio e incertezza è una cosa che mi pare evidente da tempo. Come mi pare evidente che, quando si parla di circa 2 milioni e mezzo di utenti che seguivano questa ventina di pagine oscurate, si omette di evidenziare che, con i meccanismi di amplificazione e riverbero della rete, le loro bufale cibernetiche e quelle di tante altre pagine ancora attive sono in grado di raggiungere altre decine di milioni di italiani, tutti cittadini votanti o futuri votanti. Una manna per chi usa la xenofobia e l’odio per captare consenso e innalzare muri; un vulnus per la democrazia rappresentativa.
Quello che ancora non mi risulta chiaro è se queste pagine farlocche (che, peraltro, molte volte riciclano follower di pagine nate per altri più innocenti intenti) siano tutte parte di un sistema di disinformazione strutturato e capillare che corrisponde a un preciso disegno politico o se si tratti di un’ondata di cretini e farabutti sciolti che, ognuno per proprio conto, crea questi falsi contenuti per diletto, per sfogare il proprio odio e le proprie frustrazioni o per guadagnarci col clickbaiting.
Probabile che siamo di fronte a una terribile mistura dell’uno e dell’altro caso. Ma, in ogni modo, reputo che la censura possa (e debba) poco contro di loro. Sconfitto un salvini ne verrà un altro. La madre dei salvini è sempre incinta.
Quello che serve è educare le nuove generazioni di naviganti a capire dove va il vento e chi crea le tempeste, riconoscere le bufale, sviluppare senso critico e, soprattutto, dubitare di tutto. Per sconfiggere il nemico non bisogna annientarlo. Lo si deve rendere inefficace. Tanto più quando si tratta di un nemico così diffuso, pervasivo e insidioso.

L’alternativa è la reintroduzione del guardiano della soglia in un mezzo che credevamo anarchico e indipendente. Ne ho sofferto anch’io. FB e Instagram mi impediscono da tempo di mettere link a questo mio povero blog personale.
Si tratta, in fondo, di sacrificare la libertà in nome della sicurezza.
Karl Popper, intimorito dalla possibilità che in una società estremamente tollerante gli intolleranti potessero prendere il sopravvento, affermò (nel 1945, si badi bene) che “dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti”.
Io, invece, resto dell’opinione che anziché sterminare gli untori bisognerà vaccinare le loro potenziale vittime e poi lasciare le porte aperte al caos e alle fandonie.
Chi è davvero forte resiste anche al vento della calunnia.

Fuga da Lisbona

09 giovedì Mag 2019

Posted by aitanblog in da lontano, riflessioni

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Lisbona

Sono stato rapito da Lisbona tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.
La prima volta ci sono stato poco prima dell’incendio del Chiado che cominciò a segnare un cambio e un ammodernamento della facciata della città.

Confronto i miei diari con le notizie della rete e ricostruisco che era l’88. Mi trovavo a Madrid per scrivere i primi capitoli della mia tesi di laurea e un bel giorno decisi di concedermi una vacanza dalla baldoria e dai bagordi turistici della movida spagnola. Pochi anni dopo, io e i miei amici degli ASA (Abusivi Spazi Acustici), avremmo cantato: “Fuggirò a Lisbona / Mi verranno a cercare”…
Arrivai alla Estação do Oriente di mattino presto, in pullman, ed ebbi subito l’impressione di trovarmi altrove. L’Europa, dopo gli anni ’70, stava diventando tutta uguale: stessi negozi, stesse metropolitane, medesimi centri commerciali e stessi manifesti pubblicitari a imbrattare i muri e le menti. Ma il Portogallo no, il Portogallo nella sua dignitosissima povertà non era così, si trovava altrove e ti faceva sentire in un posto differente da tutto il resto che veniva prima e dopo. Eri arrivato alla fine dell’Europa e di fronte all’estremo del fronte occidentale, e lo sentivi anche nell’aria che respiravi. Nessuno fuori da Lisbona e zone collegate conosceva ancora i Madredeus, e Wim Wenders non aveva messo ancora mano a Lisbon Story. La città non era stata ancora invasa da catene di fast food e multisale. Ogni quartiere aveva una sua personalità ben definita e i bar, le librerie e le salumerie erano popolate da persone del posto che erano in confidenza con i proprietari. Di turisti ce n’erano ben pochi; tanto più in comparazione con le orde di stranieri che assalivano Madrid.

Ci sono tornato più di una volta in Portogallo, fino al ’94, poi ho cominciato ad avvertire che qualcosa stava cambiando: i tram e i ristoranti erano affollati di stranieri (me compreso, of course), aumentavano i discopub e spuntavano dappertutto finti locali tipici dove ascoltare il fado, bere una bica, seguire le orme di Tabucchi, immaginarti Pessoa o mangiare pastéis de nata tra copas de moscatel e azulejos.
Quell’anno a Lisbona mi sono anche innamorato di un amore che mi ha fatto parlare portoghese per più di dieci anni, ma in Portogallo non ci sono più tornato. Avevo paura di confrontarmi con i miei ricordi.
Oggi leggo che Lisbona è una delle città più gentrificate d’Europa e del mondo. Sento parlare di una città e di un Paese invasi da capitali stranieri. È scoppiato il Lisboom e il Portogallo non sarà di certo più lo stesso, non sarà se stesso e sarà lo stesso di tanti altri luoghi di questo piccolissimo villaggio globale.
Neanche io sono più lo stesso, ma sono assalito da una profonda nostalgia che ha il sapore dolce e salato delle acque del Tago e delle lacrime compiaciute e strazianti di un fado suonato in un localaccio del Bairro Alto. Se non avessi paura delle parole maiuscole parlerei di Sehnsucht e di Saudade.


Un mio vecchio racconto portoghese


‘O pizzo bbuono, ‘i scelle rotte e ‘i cosce chiene ‘e lota e zuzzimma

08 mercoledì Mag 2019

Posted by aitanblog in idiomatica, riflessioni, vita civile

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papere

‘Nu paese co’ pizzo bbuono e ‘i scelle rotte.
Questo siamo diventati.
Sempre pronti a mettere il becco nei piatti migliori e nelle discussioni più ardite; ma ce mancano ‘e scelle, non abbiamo ali buone per buscarci da soli il cibo e per raggiungere le fonti per abbeverarci e toglierci la sete senza intossicarci e sprofondare dalla mala vita di oggi alla vita peggiore di domani.

L’acqua che c’è intorno è scarsa, stagnante e imputridita. Ma noi ci sguazziamo dentro e continueremo a berla fino al prosciugamento totale dello stagno, del regno e del regio lagno. Come se non ci fosse un domani e come se ci importasse poco o niente di questa nuova generazione di papere edoniste e starnazzanti che stentano a mantenersi a galla mentre si imbellettano le piume e blaterano di supremazia dell’Occidente strombazzando valori e tradizioni che conoscono poco e non preservano per nulla.

‘Nu paese co’ pizzo bbuono e ‘i scelle rotte, cu poca acqua e tanti papere ca nun galleggiano ma fanno sulo qua qua qua, senza mettere ‘a capa afora e senza faticà.
‘Nu paese sprufunnato int’a lota, senza uocchie pe’ chiagnere e cosce pe’ correre o pe’ cammena’, ma cu ‘na lengua longa longa bbona sulo pe’ fa chiacchiere e p’alleccà.
‘Nu paese ca’ se sta sfascianno juorne pe’ juorne mmiezzo ‘a scemità, quaquaraquà e taluorne.

Insomma, el agua es poca y el pato no flota (además de tener el pico bueno y las alas rotas), ma s’avessa ‘mparà a galliggià o a vulà, sta papera, pecché si no nun se va annanze e cca fernesce tutto cose senza ca nasce primma ‘nu munno meglio ‘e chisto che amma scurtecato, sfrantummato e sfrarecato comme si ‘o fatto nun fosse ‘o nuosto. Ate ca storie!

P.P.P.

01 mercoledì Mag 2019

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

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sepolcri imbiancati

succhiate
la polpa
l’osso
e il midollo
di ogni giorno

lasciatevi
alle spalle
un passato
che sia valso
la pena
di vivere

non fatevi
distrarre
dalla neve
dai bagliori
e dai sepolcri
imbiancati
pieni di ossa
scricchiolanti
e cadaveri
impudriditi
ma ripassati
a lucido
ogni santo giorno
ed ogni santa notte
che il padreterno
un satanasso
o chi per lui
o per esso
ci mantiene
in questa terra
dilaniata dall’odio
dall’ingordigia
e dalla guerra

.

..

…

tutto potrebbe essere
molto più bello di così

link al sito personale di Gaetano "Aitan" Vergara

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