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(Piccole lezioni di pedagogia pratica.)

Dice che bisogna insegnare ai bambini la legalità, la condivisione, l’inclusività…, dice che bisogna insegnare la tolleranza e perfino la giustizia, dice.
Dice che bisogna dirgli che siamo tutti uguali, dice che bisogna dirgli che non bisogna rubare e che non bisogna dire e fare male, dice.
Io dico che queste cose non si dicono, queste cose si fanno, e dico che, se si fanno davanti ai bambini, poi anche loro le fanno; ma dico, soprattutto, che ci sono cose che davanti ai bambini non andrebbero mai fatte né dette, perché se si fanno o dicono davanti ai bambini certe brutte cose, poi quelle brutte cose pure i bambini le fanno e le dicono, aggiungo. (Tipo, per dire, imprecare contro i più sfortunati, calpestare le aiuole e i diritti altrui, dire menzogne e mezze verità, approfittarsi degli altri e del proprio ruolo di potere, prendersela con i più deboli e sbattere la porta in faccia a chi ci chiede un aiuto o anche solo un sorriso, un conforto o una parola gentile, aggiungo.)
Insomma, io dico che i bambini sono buoni accoglienti e giusti di loro (abbastanza buoni, intendo, forse non proprio buoni per natura, insomma, ma abbastanza buoni, dico), solo che poi ci sentono parlare dell’uomo nero, della donna schiava, del maschio forte, del potere del denaro, della necessità della corruzione e della sottomissione al più forte e acquisiscono sul campo le nostre fottute lezioni di intolleranza, ingiustizia, sopraffazione, sessismo, razzismo e omofobia.
Dico, insomma, che, come tante cose, l’inclusività, la tolleranza e perfino la giustizia vanno insegnate con la forza dell’esempio e, ancor più, non esponendo le nuove generazioni a modelli di intolleranza, ingiustizia e mancanza di rispetto per l’altro. Non chiacchiere, insomma, ma opere di bene fatte bene per il bene proprio e per il bene altrui, intendo.
Questo dico e, mentre lo dico, mi dico e vi dico che, se le cose stanno così, stiamo messi proprio male, soprattutto mo che il pesce puzza dalla testa e dà continue lezioni del suo fetido fetore, e certe scorregge in pubblico le fa con iattanza, protervia e arroganza, aggiungo, tra gli applausi della folla e il fragore della rete e dei giornali, a quanto vedo e sento (mentre i bambini stanno a guardare e assimilano, aggiungo preoccupato).
Perciò, io dico tutte queste cose che dico, perché, se il pesce puzza dalla testa, dico io, bisogna tagliargliela quella testa oppure girarsi dall’altra parte e scegliere un altro pesce; se uno crede che esistano pesci buoni, intendo. Se no, zucchine, melenzane e puparuoli, dico. Oppure tanta carne per tutti e per ognuno, aggiungo io.

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