(Ovvero, la ricerca di sé passa per te e per me nelle stesse spiagge dello stesso mare. Salvo eccezioni.)
Ti giri intorno a fatica; c’è tanta gente; mentre torci il tuo corpo ti incontri col corpo di un altro, di un altro e di un altro ancora; sgomiti, sudi, ti lamenti della calca; ma non ti accorgi che sei tu, la calca.
Tutti ar mare,
tutti ar mare
a mostra’
le chiappe chiare,
co’ li pesci,
in mezzo all’onne,
noi s’annamo a diverti’.
Tutti al mare, tutti al mare, la facciamo noi, tutti insieme, questa sudata calca balneare in cerca di sol-lazo, pax e sol-edad.
Eppure ognuno sogna di non incontrarla, la calca, che è come dire, non incontrare se stessi in mezzo a una marea d’altri se stessi percorsi dallo stesso sogno esclusivo di pace, intimità, gioia e solitudine.
Un modo come un altro per sentirsi diversi come tutti gli altri, stando tutti in mezzo a tutti gli altri. Ognuno in cerca di sé, come te e come me, e in fondo persi tutti dentro ai fatti nostri. La calca, la calca, appunto.
In ogni modo qui, quest’estate, in giro c’è meno gente di quanto pensassi. Molta di meno, in verità.
Dove è la calca?
Dove sono gli altri che siamo noi?
Dove siamo noi?
Verranno tutti a Ferragosto o si stanno accalcando in altri siti, in altre piagge e in altri lidi?
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In sottofondo musica ambientale cinese in presa diretta.
Ma non siamo nell’isola di Hainan.