(Ovvero, il predominio della rappresentazione)
“…no connection
with the daily world,
only with dreams
and fantasies.”
Anaïs Nin, ‘Collages‘
Qui siamo andati molto oltre l’egocentrismo, il solipsismo e l’egolalia.
L’apparenza del sé ha preso il sopravvento. La rappresentazione di se stessi sul mercato dei consensi è diventata prioritaria anche rispetto all’affermazione del sé medesimo.
Le pareti della realtà sono state scardinate dalle quinte teatrali di un mondo che fa da sfondo al nostro apparire sul palcoscenico virtuale in cui rappresentiamo la vita invece di agirla.
La questione, dicevo altrove, non è più tanto essere (to be) o non essere (not to be), e neanche la dicotomia avere (to have) o essere (to be) regge di fronte al presente…, la questione ormai è, più che altro, essere (to be) o essere visti (to be seen).
Una ragazza di 16 o 17 anni esibisce in quindici secondi la pancia piatta e sostiene di essere incinta da due mesi chiedendo molti like per continuare a postare foto del suo pancione gravido.
Un’altra chiede al suo fidanzato di scriverlo su Facebook che lui le vuole bene e smetterla una buona volta di sussurrarglierlo in un orecchio o guardandola negli occhi come in un film dello scorso millennio.
Ragazzini e ragazzine ritoccano foto e video con occhi e labbra di dimensioni spropositate o si deformano fino a diventare cuccioli in cerca di cibo e affetto.
Nei video e nelle foto non si fa che ridere e sorridere o guardare la camera con sguardi ammiccanti (ve lo immaginate un selfie di Egon Schiele o di Van Gogh che ridono come ebeti a favore di telecamera?).
Donne e uomini di tutte le età controllano la curva dei consensi ai loro post, ai loro video, alle loro foto e perdono il contatto con la realtà che gli gira intorno.
Concerti, eventi, incidenti, feste, stragi e disastri vengono registrati in diretta da persone che assistono con gli occhi puntati sullo schermo di un telefonino.
Cosplayer e crossplayer à gogo.
Comunità virtuali pro-ana e pro-mia.
Binge watching, cyberbullismo, sexting, fake news, avatar e mondi paralleli…
E io che ne parlo e ne riparlo qui da qui, di fronte a uno schermo perenne che mi avvicina e mi allontana da me e da te impedendo qualsiasi contatto epidermico e il freddo e il calore del tatto e di una voce non registrata da mezzi elettronici.
(Rileggendo quanto ho scritto, noto molte parole tecnichesi e modaiole e immagino te, lettore, che, giustamente, le ignorerai e andrai avanti; oppure le cercherai su Google per dimenticarle un attimo dopo! Sempre che non ti fermerai prima di arrivare quaggiù oppure ci arriverai e penserai che sono stato troppo arrogante e presuntuoso nel pensare che tu potessi ignorare qualche tassello del lessico della contemporaneità. In fondo siamo tutti sull’orlo dello stesso abisso, alle soglie del terzo millennio. Un numero perfetto per finire la storia.)