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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Archivi Mensili: dicembre 2020

Fuori la porta stretta del 2020

30 mercoledì Dic 2020

Posted by aitanblog in idiomatica, immagini, riflessioni, vita civile

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2020, 2021

Duimilaevvi’,
quando
te ne vaje,
‘nserra
‘a porta
e scuordate
a via
da casa mia!

Traduzione per tutti quelli che hanno qualche difficoltà con il dialetto di Raffaele Viviani,  Salvatore Di Giacomo, Massimo Troisi, Pino Daniele e… Sergio Castellitto.

Duemila e venti,
quando
te ne vai,
chiudi
la porta
e dimentica
la via
di casa mia!

Che poi io non sono per niente scaramantico e lo so che non ci sono anni buoni e anni cattivi. Il tempo è un flusso continuo che noi cadenziamo sugli orologi, sulle agende e sui calendari… Le cose non cambiano al ritmo della nostra scansione del flusso temporale. E men che meno a seconda delle posizioni e dei movimenti degli astri rispetto alla Terra.
Non esistono anni d’oro senza disgrazie e periodi bui senza spiragli di luce; esistono il giorno e la notte ed esistono le stagioni, grosso modo…
Mi viene in mente una mia cugina che nel giorno del compimento del suo quarto anno di vita si guardò allo specchio ed esclamò delusa: “Ma sono la stessa di ieri!”.
Insomma, non è che la notte del 31 dicembre del 2020 si passerà una mano di pittura su tutti questi problemi che abbiamo vissuto in questi giorni e in questi mesi. Ma trovo che sia bello illudersi che il prossimo anno possa essere migliore di quello passato e che possiamo lasciare i guai e le sofferenze fuori la porta, accartocciati nell’ultima pagina del calendario 20-20…

Un antico proverbio indios che ho appena inventato dice più o meno così:
Anche quelli che non ci credevano si misero a danzare, e quando arrivò la pioggia ridevano più forte degli altri.

Insomma, AUGURI!

Ma ricordiamo sempre che che il nuovo anno sarà nuovo se sapremo rinnovarlo, se sapremo rinnovarci…

1 di questi giorni, verso le 4 e 20

30 mercoledì Dic 2020

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

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Tag

tempi

Nessuno mi può togliere il passato,
gridi ai quattro venti,
mentre là fuori sono giorni che
ti stanno rubando il presente,
e, probabilmente,
dalle quattro e ventitré
non ci sarà più spazio
nemmeno per il tuo futuro.

Sulo sulagno

27 domenica Dic 2020

Posted by aitanblog in idiomatica, versiculos

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Tag

solo

Stonghe je sulo.

Je sulo
‘ncopp’a
‘na scesa
ca pare
‘na sagliuta.

Sulo comm’a
‘na foglia caduta.

Sulo, sulo,
sulo, comm’a
‘nu cane sulo,
azzannanne
l’urdeme ossere
‘e ‘na vita sulitaria.

Stonghe
je sulo.

Sulo, sulo,
sulo e acciaccato
pure mmiezz’all’ate.

Stonghe
je sulo,
je sulo,
e sulo ‘o sole
me po’ sulleva’
‘a ‘sta vita
salata
sulata
e sulitaria.

Stonghe
je sulo,
je sulo,
e sulo ‘o mare
me po’ dà
chello
c’aggia perzo

e nun saccio
cchiu’
truva’.



Versione in lingua nazionale

Sto io solo

Io solo
lungo
una china
che sembra
una salita.

Solo come
una foglia caduta.

Solo, solo,
solo, come
un cane solo,
azzannando
l’ultimo osso
di una vita solitaria.

Sto
io solo.

Solo, solo,
solo e malmenato
anche tra gli altri.

Sto
io solo,
io solo,
e solo il sole
mi può sollevare
da questa vita
salata
ingannata
e solitaria.

Sto
io solo,
io solo,
e solo il mare
mi può dare
quello
che ho perso

e non so
più
trovare.

Fiat Lux

24 giovedì Dic 2020

Posted by aitanblog in idiomatica, inter ludi, vita civile

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annunciazione, luce, Natale

Anche nella notte,
alcuni vedono il buio,
altri le stelle, la luna,
l’annuncio di un’alba nuova.

Gerrit van Honthorst, più noto in Italia come Gherardo delle Notti (Utrecht, 1592–1656)
Gerrit van Honthorst, più noto in Italia come Gherardo delle Notti (Utrecht, 1592–1656)

Muchas felicidades, Happy Xmas,
Tanti auguri e tante belle cose,
pe’ mo e pe’ sempe…

 

Pequeña clase de gramática de los sentimientos.

23 mercoledì Dic 2020

Posted by aitanblog in idiomatica, riflessioni

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grammatica, passato

Il coinvolgimento emotivo nell’uso dei tempi verbali.

Il passato remoto è il tempo della lontananza. Esprime un evento avvenuto in un tempo che non ha (più) relazione con il momento in cui enunciamo i fatti.
Il passato prossimo, in quanto prossimo (vicino), si riferisce ad eventi che mantengono uno stretto legame col  presente (almeno nella percezione di chi parla o scrive).
Nel secondo caso, per lo più, i fatti e l’enunciazione dei fatti si svolgono nella stessa cornice temporale (ora, questa settimana, oggi, il XXI secolo); nel primo, in un tempo differente (il secolo scorso, ieri, l’anno passato, il 1989, il IV secolo avanti Cristo, la scorsa estate, l’era pre-covid…).

Tuttavia, in italiano usiamo il passato prossimo anche per indicare azioni che si inseriscono in una cornice temporale differente da quella in cui ci troviamo qui ed ora.

– Venti anni fa ho conosciuto l’amore.
– Nel 1616 sono morti Shakespeare e Cervantes.
– Nel 1265 è nato Dante Alighieri.
– Ieri me ne sono stato chiuso in casa tutto il giorno.

In inglese e in spagnolo tutte queste azioni che attengono a un tempo concluso e irrelato col presente si esprimono preferibilmente con forme di passato remoto (simple past / pretérito indefinido)…

– Cervantes y Shakespeare murieron en el mismo año…
– Dante was born in 1265.

Quando è finito, è passato.
Punto.

Lo bailado… bailado está.

E, però, le cose non sempre sono così semplici e lineari.
La grammatica crea schemi; ma la vita e le parole che la raccontano ignorano norme e regole, sconvolgono adempimenti e programmi, non rispettano i margini e la fanno fuori dal vaso.

Il passato è passato. È vero. E se ne sta là, inerte. Ma qualche volta quello che fu…, quello che è stato, si incunea nel presente, in ciò che è qui ed ora, e si manifesta vivido davanti ai nostri occhi lucidi di pianto.
Insomma, finché non smette di farti male, il passato è ancora presente.

– Te ha dejado hace cuatro años, y sigues llorando…
– Ti ha lasciato quattro anni fa, ma l@ stai ancora piangendo…

Ti ha lasciato
Ti ha lasciato.
Ti ha lasciato e continua a lasciarti ogni giorno della tua vita.

Forse a un gramático di stretta osservanza non sembrerà corretto, ma i sentimenti trascendono la morfologia e la sintassi e si impongono anche sulle nostre parole.
Il dolore lo senti presente. Anche se è successo una vita fa.
E magari, qualche volta, senti viva dentro di te anche la gioia passata.

A joy for ever, per dirla col poeta. (John Keats, “Endymion”, 1818).

Gli fa eco il proverbio argentino che ci ricorda che “nadie te quita lo bailado“.
Quello che abbiamo ballato, quello che abbiamo vissuto, nessuno ce lo può portare via.
Nemmeno le tegole della grammatica.

verità riflessa

21 lunedì Dic 2020

Posted by aitanblog in riflessioni, versiculos

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Tag

verità

la verità è tutta racchiusa
in una schiera di simboli
inaccessibili

che qualche volta lanciano
lampi abbaglianti
e ci inondano del loro fulgore

ma era solo una scheggia
che ti resta piantata nella schiena
come un’ossessione
come una passione
come una religione

poi un bel mattino ti svegli
e senti che è tutto passato

come il sogno di un altro

un ricordo lontano

una luce riflessa

All’improvviso

18 venerdì Dic 2020

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

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memoria

Tu stavi sorridendo

Pensavi al futuro dei tuoi figli

Gli amici che non senti da una vita

La rata da pagare

Le pratiche da sistemare

Le lenzuola da lavare

Il piatto da mettere a tavola
a mezzogiorno

Ma alle 11 e 33
sono venuti i becchini
che parlavano
delle ultime spese
di Natale
portando in spalla
la bara ancora vuota

.


aitanblog.wordpress.com/2020/12/17/incredulo-e-sconvolto/


Incredulo e sconvolto

17 giovedì Dic 2020

Posted by aitanblog in vita civile

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memoria

La mia prima cugina di una schiera di più di trenta.
Quante chiacchiere da adolescenti.
Quanta bellezza nei tuoi occhi che sapevano accarezzarti con uno sguardo.

Mi viene in mente un pomeriggio al mare.
Dovevo avere 12 o 13 anni. Tu un paio in più. Mi raccontasti di questo ragazzone che ti faceva la corte. Ma con discrezione. E ti dicesti ammirata dalla saggezza dei miei consigli.
Eri sempre molto generosa con me. Eri generosa con tutti, in verità, e di tutti sapevi riconoscere il meglio e trasformarlo in valore.

E poi mi vengono in mente i momenti bellissimi della nascita dei tuoi figli. La capacità di affrontare i problemi senza perdere la calma. La tua decisione e la tua dolcezza.
Adoravi mio padre e con Carmine un po’ lo hai reso nonno.

Poi ti ho vista insegnare nelle mie stesse classi. Ma non ho fatto in tempo a dirti che sei l’unica collega che ho invidiato per la capacità di far sentire a ciascuno dei tuoi alunni il reale interesse che avevi per lui.
Riuscivi a motivarli nello studio facendo risaltare il meglio di ognuno di loro in un clima di gioia e di partecipazione emotiva. Facevi di ognuno una persona migliore.
E ora sto leggendo commosso tanti bei ricordi di queste giovani donne e giovani uomini. Li hanno sparsi per la rete. Me li hanno inviati in privato…


Resterai per sempre nella loro memoria e nei cuori di Angelo, dei tuoi figli, delle tue sorelle, dei tuoi poveri genitori e di tutti coloro che hanno avuto l’impagabile fortuna di conoscerti.

Salutami papà, zio Gennaro, zio Pasquale, Ginevra e i nonni, se c’è un supplemento di vita pure lassù. E continua a sorridere contra viento y marea.


Io, però, anche se ti ho vista senza vita in quel letto, ancora non sono in grado di crederci.

Dalla foresta colombiana al naso di un avvocato di Milano attraverso il buco del culo di un immigrato nigeriano (RELOADED)

17 giovedì Dic 2020

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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coca, spaccio

Erigiamo ogni giorno muri e steccati tra noi e il mondo, ma le sostanze stupefacenti scorrono fluidamente dappertutto, senza confini, limiti e ripensamenti.
E, di certo, in queste vacanze cocaina e derivati inonderanno il mercato con il loro carico di danni e tragedie quotidiane, attraversando trasversalmente classi sociali e zone rosse, gialle e arancioni.
Né si tratta solo di quello che è qua sotto i nostri occhi o alle nostre spalle.

Il problema ha una portata vasta e planetaria.

Ogni chilo di coca porta al disboscamento di centinaia di ettari di foresta colombiana; ogni raccolto inquina interi bacini di falde acquifere per l’uso indiscriminato di solventi e pesticidi necessari per la raffinazione. Una tremenda spirale viziosa, visto che poi buona parte del denaro proveniente dai traffici illeciti viene reinvestito in zone via via più ampie di foresta tropicale trasformate in distese di coca che annullano la biodiversità di interi paesi del Centro America.

Ogni partita importata in Italia è bagnata col sangue dei cartelli colombiani, dei corrieri brasiliani e venezuelani, dei criminali nostrani, delle forze dell’ordine e di chi si trovava per caso a passare in mezzo ai fuochi. E quando la polvere arriva a destinazione, comincia la trafila dello spaccio all’ingrosso e al dettaglio col suo ulteriore carico di violenza e delitti (mentre le palline passano dal buco del culo di un brasiliano al buco del culo di un nigeriano prima di finire nel naso di un avvocato milanese igienista e xenofobo).

Ogni grammo toglie ai consumatori (ed alle loro sfortunate famiglie) dai 50 agli 80 euro; ma ci sono anche piazze in cui la cocaina può arrivare a più di 100 euro al grammo, come pure centri di spaccio in cui si vende a ragazzini e adulti con meno disponibilità roba più economica tagliata malissimo con sverminatori, lassativi, olio per motori, anfetamine e altre sostanze di minor valore di mercato.

Ogni striscia rende i consumatori più soli e lontani dal mondo dei propri affetti.

Ogni sniffata aumenta il tasso di aggressività, violenza e delinquenza delle nostre città.

Vi state tirando il pianeta su per il naso!

Volevate essere indipendenti, autonomi, le mille miglia distanti dalla routine e dalla banalità del quotidiano; volevate distrarvi da voi stessi e dalla realtà che vi girava intorno; volevate allontanarvi dalla schiavitù del mercato; volevate essere vincenti e padroni del mondo…, e avete finito per essere schiavi e succubi dalle sostanze. Volevate volare e vi state trascinando. Volevate tirarvi fuori e vi siete invischiati.

__________

Quello che avete appena letto, è un adattamento di questo mio testo di tre anni fa.
Perché certe cose, purtroppo, non cambiano o cambiano poco. Troppo poco.

nove anni

13 domenica Dic 2020

Posted by aitanblog in immagini, stefania, versiculos

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auguri, stefania

più di tremila giorni ti ho vista crescere
e ho visto crescere in me la meraviglia
e la gioia di starti accanto e lasciarmi
portare per mano nel favoloso mondo
delle scoperte e delle invenzioni tue
che diventavano mie e si facevano nostre

più di tremila giorni ho ringraziato dio
la natura o chi per lui o per loro d’averti
vicino ed essere per me cura balsamo
e ristoro in questa vita senza senso
guida giustizia responsabilità o decoro

più di tremila giorni

più di tremila giorni t’ho sorriso riflettendo
nei tuoi occhi l’aria l’acqua il fuoco e il paradiso
mentre facevo buon gioco e cattivo viso
nel dirti qualche no che t’aiutasse a crescere
e darti tanti sì con cui crescevo anch’io

più di tremila giorni
e almeno altri trentamila e pure ‘i cchiu’
fino a quanno vvuo’ tu

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