– Strana immagine è la tua, disse, e strani sono quei prigionieri.
– Somigliano a noi, risposi
[…]
– Per tali persone insomma, feci io, la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti artificiali.
Platone, “Repubblica“, Libro VII, 515a-c
Cinque o sei anni dopo aver pubblicato “Cecità” (“Ensaio sobre a cegueira“, Lisbona, 1995), José Saramago rivisitò il più famoso e visionario dei miti platonici nelle pagine finali de “La caverna” (“A caverna“, Lisbona, 2001).
Risale a quegli anni questa stupenda intervista in cui ci spiega che non siamo mai stati così addentrati nella caverna di Platone come di questi tempi, perché, mai come oggi, le stesse immagini che ci mostrano la realtà, la sostituiscono.
Davanti ai nostri schermi, stiamo ripetendo la situazione di quelle persone imprigionate e legate nell’oscurità. Guardiamo davanti a noi, intravediamo delle ombre e crediamo che queste ombre siano la realtà.
Ci siamo persi in un mondo audiovisivo, senza sapere chi siamo, perché viviamo e quale sia il senso del nostro vivere.
La maggior parte delle cose che ci succedono, si succedono senza senso davanti al nostro sguardo assente. Ecco perché siamo avidi di significato.
Ma continuiamo a cercare senso e significato nelle ombre che ci si parano dinanzi e, avendo perso ogni esperienza del mondo esterno, siamo portati ad interpretare questi simulacri come frammenti di un mondo reale o, perfino, come la realtà tout court.
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Chi non riesce a seguire il filo del discorso in portoghese può godersi gli intermezzi in inglese (sottotitolati in portoghese) di Wim Wenders.
Il video è tratto da “Janela da Alma” (Finestra dell’Anima), un documentario made in Brazil diretto da João Jardim e Walter Carvalho nel 2001.
Mi piacerebbe vederlo tutto e tutto ascoltarlo. Leggo da vari siti che raccoglie le testimonianze di 19 celebrità internazionali affette da vari tipi di problemi visivi, dalla miopia alla cecità più totale. Oltre a Saramago e Wenders, ci si confronta con la visione e la non visione del mondo di grandi personalità come il musicista Hermeto Pascoal, il fotografo non vedente Evgen Bavčar, il neurologo best seller Oliver Sachs, la regista Agnès Varda e l’attrice Hanna Schygulla.

Un altro interessante tema che rimbalza dalle parole di Saramago a quelle di Wenders è la saturazione di immagini e informazioni in cui siamo immersi, “come se ci arrivassero ogni giorno a casa 500 giornali”… Tutti che vogliono venderci qualcosa e ci sommergono di dati…, in questo “luna park audiovisivo” abbiamo troppo di tutto…; ma avere troppo è come non avere nulla. Ogni cosa ci arriva in sovrabbondanza, ma quello che ci manca, in mezzo a tutta questo flusso incessante, è il tempo. L’eccesso di immagini ci rende incapaci di attenzione e siamo sempre alla ricerca di storie che riescano a scuoterci, a sorprenderci. L’ordinarietà ci annoia.
Saramago conclude raccontando che lui passa molto del tempo della sua vecchiaia in giardino, a scrutare la crescita delle piante e a commentare a voce alta il loro stato. Una cosa un po’ ridicola, aggiunge. Una meravigliosa testimonianza di cura e attenzione verso la vita, aggiungo.
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Qui, la trascrizione di alcuni stralci dell’intervista a J.S. in lingua originale.
“Nós nunca vivemos tanto na caverna de Platão como hoje. Hoje é que nós estamos de fato vivendo na caverna de Platão. Porque as próprias imagens que nos mostram da realidade, de tal maneira substituem a realidade.
“Nós estamos num mundo que chamamos mundo áudio-visual, nós estamos efetivamente a repetir a situação das pessoas aprisionadas ou atadas na caverna de Platão, olhando em frente, vendo sombras e acreditando que estas sombras são a realidade.
“Foi preciso passar todos esses séculos para que a caverna de Platão aparecesse finalmente num momento da historia da humanidade que é hoje.”
“Nesse mundo do audiovisual acaba que nos perdermos de nós próprios, do mundo que vivemos, sem saber bem quem somos, para que viemos e que sentido tem a vida.”
“A maioria das coisas em nossas vidas acontecem sem muito sentido. Então somos todos avidos pelo significado.”