Chi ha fatto la guerra,
Chi prende il sessanta
Chi arriva agli ottanta,
Chi muore al lavoro
Chi vuole la ruspa
Chi vuole la raspa
Chi annaspa
Chi arresta
E chi fa la cresta…
Mi fa piacere questa gaetanite che s’è diffusa tutta d’un tratto per la rete.
Credo di averlo un po’ snobbato anch’io, in vita, Rino Gaetano. Ma sotto sotto e sopra sopra mi piaceva, mi piaceva assai.
Quando avevo 12 o 13 anni, lo vidi in tivvù e ne rimasi folgorato.
– Ma chiste chi è?
Il giorno dopo, corsi dal mio spacciatore di musicasette tarocche, presi “Nuntereggae più” e la consumai, bypassando i diritti d’autore come chi oggi scarica canzoni dalla rete.
E nun se fa’!
Eia alalà
pci psi
dc dc
pci psi pli pri
dc dc dc dc
Cazzaniga
avvocato Agnelli Umberto Agnelli
Susanna Agnelli Monti Pirelli
dribbla Causio che passa a Tardelli
Musella Antognoni Zaccarelli
Gianni Brera
Bearzot
Monzon Panatta Rivera D’Ambrosio
Lauda Thoeni
Maurizio Costanzo
Mike Bongiorno
[…]
onorevole eccellenza cavaliere senatore
nobildonna eminenza monsignore
vossia cherie mon amour
NUN TE REGGAE PIÙ
Dannazione, quante anime dannate!
Oggi, però, questo inferno dantesco de noiantri andrebbe aggiornato:
Salvini, Renzi, Berlusconi,
Allevi, Grillo e la Meloni…
Va be’, lista lunghissima…
Ma a parte tutto, a parte questo averne le scatole pienissime di quello che passa e passava il governo mediatico, credo di aver sentito certi ritmi in levare prima da Rino Gaetano e dalla Berté che da Bob Marley, i Wailers e Peter Tosh. Nun-te-reggae-più, E la luna bussò e poi, qualche anno, dopo la Nisida è un’isola e nessuno lo sa di Edoardo Bennato…
Spaghetti reggae!
Tutta roba di alto livello da riscoprire col senno di poi.
Ma torniamo a Gaetano.
Torniamo al Rino tanto omaggiato dai coccodrilli a distanza cui, con qualche giorno di sfasamento, faccio il coro.
Di lui apprezzavo, e apprezzo ancora, la capacità di dire cose pesanti e profonde con una leggerezza che oggi definiremmo calviniana.
Mi piaceva l’atteggiamento strampalato, stralunato e strafatto con cui si proponeva a un pubblico abituato a ben altro modo di calcare le scene.

Gaetano era fuori. Fuori dal mainstream, fuori dal coro.
Gaetano era “fuori di testa, ma diverso da loro”.
Gaetano era fuori come un balcone calabrese trapiantato a Roma.
Gaetano era fuori come un barcone controcorrente alla deriva sulle acque del Tevere.
Gaetano si schiantò contro un camion come Buscaglione.
A trent’anni e tanto ancora da raccontare e graffiare.
Salvatore Gaetano detto Rino era uno di quei tipo fuori dal mondo che ci aiutano a comprenderlo meglio, il mondo.
Ma la notte,
la festa è finita,
evviva la vita…
La gente si sveste,
comincia un mondo
Un mondo diverso,
ma fatto di sesso,
vivrai, vedrai…
E mo, sentite un po’, sentite un po’ qua questo pezzo che metto in chiusura e dedico agli amministratori locali del luogo in cui vivo e di altri lochi, sempre più cementificati e disastrati.
Ma dopo vai dal confessore
E ti fai esorcizzare
Spendi per opere assistenziali
Per sciagure nazionali
E ti guadagni l’aldilà
E puoi morire in odore di santità
Fabbricando case
Il mio caimano nero piangendo mi confidò
Che non approvava il progetto del metrò
Ahi Gaetano chi mi manca sei tu
E intanto Berta filava, filava e fila ancora.