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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Archivi Mensili: ottobre 2021

Tra pandemia, infodemia, infoveglianza e autocontrollo

31 domenica Ott 2021

Posted by aitanblog in recensioni, riflessioni, vita civile

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cittadinanza digitale, infodemia, infodemiology, infoveillance

Qualche principio di cittadinanza digitale ai tempi del covid 19

Pare che in qualche modo la pandemia stiamo riuscendo a contenerla. Oppure è solo un caso che ci siano meno morti per covid. Magari la curva discendente è indipendente dai vaccini. Oppure ci propinano dati falsati: non stiamo contenendo un bel niente. Oppure ci stiamo illudendo che la pandemia si stia riducendo perché guardiamo solo la nostra bolla nazionale, ma non ci rendiamo conto che abbiamo chiuso la porta e il virus rientrerà dalla finestra. Oppure non abbiamo contenuto proprio niente di niente perché il virus non esiste e non è mai esistito e stiamo vivendo tutti in un Truman Show della comunicazione.

Insomma, dicevo, probabilmente la pandemia stiamo riuscendo a contenerla. Quella che invece continua a dilagare e a crescere è l’infodemia sul virus, la dilagante mole di informazioni e controinformazioni che rimbombano e riecheggiano sui social, nei bar, nelle scuole, sui treni, nelle aule del parlamento, sui giornali e nei telegiornali; controinformazioni e informazioni, per lo più non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi sull’argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.
I fatti reali si mescolano con i fatti inventati. Il verosimile diventa verità assoluta. I dati vengono manipolati o estrapolati ad arte per rafforzare la posizione dell’uno o dell’altro. E quando qualche nuova notizia afferra la nostra pancia, siamo presi da un incontenibile desiderio di condividerla e contaminare la nostra rete di relazioni con le nostre verità rivelate. Siamo commossi, divertiti o arrabbiati e vogliamo farlo sapere a tutto il mondo, indipendentemente dalla realtà, dalla vericidità o dalla razionalità dei fatti.

Giusto un anno ne fa parlavo qui nel blog:
Infodemia-e-distorsione-dei-dati-e-delle-informazioni

Affermavo, in buona sostanza che il meta-mondo di internet è così vasto e così zeppo di dati, informazioni e notizie più o meno vere e più o meno false che, se ti metti a cercare, trovi conferma a qualunque tua ipotesi, anche la più strampalata, fantasiosa o creativa.
In tempi di crisi, poi, è storicamente plausibile che vengano fuori le voci forti, i rumors, le delazioni, le calunnie, gli stregoni, le streghe, le credenze e i cacciatori di streghe e di stregoni.
Solo che prima di ora non c’era mai stato un amplificatore di sciocchezze così potente come la grande rete.

Nel 2002 Gunther Eysenbach in un articolo intitolato “Infodemiology : the epidemiology of (mis)information” (in American Journal of Medicine, vol. 113, n. 9) sosteneva che, nel valutare la qualità delle informazioni riguardanti la salute esistenti in Internet, si debba essere ben vigili e fare della sana infoveillance (da information e surveillance) prendendo in considerazione una serie di elementi che trovo così riassunti su Wikipedia alla voce Infodemiologia:

– aggiornamento recente e continuo
– citazione delle fonti
– scopi espliciti e intenzioni del sito web
– rivelazione degli sviluppatori e degli sponsor
– interessi rivelati e che non possono influenzare l’obiettività (per esempio, interessi finanziari)
– contenuto equilibrato che elenca vantaggi e svantaggi
– etichettatura con metadati
– livello di prova indicato.*


* Purtroppo, le omologhe voci inglesi e spagnole di Wikipedia non contengono questo interessante elenco che avrei voluto confrontare in altre lingue. Ma quando avrò più tempo mi riservo di cercare l’articolo originale di Eysenbach.


Aggiungo alcune semplici regole di base per fare infoveglianza che provengono dalla mia esperienza personale come formatore e come animatore digitale scolastico:

– verificare l’attendibilità dei dati e delle notizie prima di diffonderle frettolosamente sui nostri account social (esistono appositi servizi antibufale online che vagliano le notizie sospette)

– controllare l’URL, ossia l’indirizzo della pagina da cui proviene la notizia o il dato: spesso capita che siti di fake news, per confonderci, utilizzino URL simili a quelli più accreditati conosciuti dagli utenti (tipo il Corriere della Notte o il Corriere della Sega, invece del Corriere della Sera)

– verificare l’attendibilità dell’autore che ha scritto il post, accertare se ha firmato altri articoli che possano accreditarlo come esperto dell’argomento (per esempio, su Google Scholar è possibile verificare il numero di pubblicazioni che un autore ha scritto e che hanno ricevuto almeno dieci citazioni; oppure è possibile cercare il suo curriculum su LinkedIn o su siti istituzionali, quali università, policlinici o scuole di specializzazione). 

– controllare le date, soprattutto quando si narrano fatti e accadimenti. A volte, si spacciano per nuove notizie vecchie che, in un contesto diverso, assumono tutto un altro significato.

– verificare il linguaggio e lo stile comunicativo utilizzato (imparando a dubitare dei toni altisonanti e assertivi tipici degli imbonitori e dei detentori delle verità assolute)

– controllare la fonte dei dati e delle notizie raccolte e fare ricerche su eventuali interessi o posizioni ideologiche dei siti su cui siamo rimbalzati (un sito del Ku Klux Klan potrebbe essere meno attendibile del sito istituzionale del MIT – Massachusetts Institute of Technology – su questioni di genetica)

– non fermarsi alle apparenze. Spesso ci si sofferma solo sul titolo-bomba, che si condivide immediatamente. Meglio però leggere tutto l’articolo. A volte ci si accorge che il testo non ha nulla a che fare con il titolo o che la notizia è chiaramente falsa perché non esistono prove a sostenerla.


Ma più di tutto, di questo tempi, occorre tenere sotto verifica la nostra propria pancia e chiederci le motivazioni che ci spingono a diffondere determinate notizie e, magari, dare un po’ ascolto a quella vocina interiore che sussurra che potremmo non avere ragione noi o che gli altri potrebbero non avere tutti i torti.
E poi fare almeno un po’ di fact checking (verifica dei fatti, dei contro-fatti e delle fonti) prima di condividere qualsiasi cosa, rischiando di contribuire a rendere virali informazioni false o falsate ad arte.


Non si tratta di autocensura.
Si tratta di autocontrollo.
Si tratta di diventare cittadini digitali consapevoli.
L’unico modo per dare sostanza all’articolo 21 della nostra Costituzione senza combinare altri guai e senza contribuire alla propagazione del virus della cattiva informazione.

“Io sono disvestica”

29 venerdì Ott 2021

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, stefania

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apprendimento, disturbi

BES e DSA, il rischio di esagerare

Ieri mattina, come ci capita spesso, la bambina e io ci affrettavamo a prepararci per arrivare a scuola in orario.
Lei dopo aver combattuto con un pigiama che non riusciva a togliere, mi ha chiesto aiuto.
Io, nell’aiutarla-ma-non-troppo, le ho detto una cosa tipo: “Ma che caspita, però potresti trovare da sola il modo per tirarti su una maglietta. Ormai hai quasi 10 anni…”
E lei, toma toma cacchia cacchia, mi fa:
– Papà, ma che vuoi da me?, io sono disvestica.


Le ho tolto la maglietta sorridendo compiaciuto per la sua verve creativa.
Poi, però, mi sono fermato a pensare.
Mi è parso che questo suo neologismo sia il riflesso di un atteggiamento che stiamo avendo noi adulti nei confronti dei bambini e dei ragazzi in difficoltà; un atteggiamento che mette un’etichetta ai problemi (disturbi specifici dell’apprendimento, dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia, disvestia, disblablablà…), ma poi non richiede un reale impegno per cercare un rimedio; un modalità che porta chi è in difficoltà ad adagiarsi e a fare delle mancanze un pretesto per assecondare la propria innata indolenza. Al tempo stesso, mi sembra che questo inquadrare le persone in categorie di persone affette da disturbi specifici offra un alibi ai genitori ed agli educatori per non cercare di aiutare le nuove generazioni a superare i loro limiti (a portare il cuore oltre l’ostacolo, si diceva un tempo).
Forse facciamo troppo presto a dichiarare dislessico un bambino con difficoltà di lettura, e discalculico un altro che non sa fare rapidamente di conto, e disortografico chi non mette le acca e gli accenti al posto giusto (e ce ne sono a bizzeffe anche tra gli adulti), e disgrafico quell’altro che non mette i puntini sulle i (mi si lasci passare il linguaggio iperbolico). E dopo aver messo la nostra bella etichetta psico-classificatoria ci sembra, in qualche modo, che il suo e il nostro dovere sia finito lì.
Credo che se avessi frequentato le elementari nel nuovo millennio avrebbero dichiarato disgrafico anche me, che in prima elementare facevo gli 8 con due pallini e gli 1 col cappello al contrario e, di seguito, fino alle superiori, scrivevo in modo poco comprensibile; come scriverei anche ora se non mi sforzassi di usare uno stampatello staccato un po’ più leggibile del mio corsivo “naturale”.
Insomma, io dico che dovremmo imparare e insegnare a fare di necessità virtù, piuttosto che mettere su un ragazzo un etichetta dis- e poi lasciarlo in un angolo dopo aver compilato pacchi di documenti di diagnosi e di presunte misure compensative che mettono in moto più le capacità del dispensatore che quelle del dispensato.
Che poi questo atteggiamento remissivo rispetto ai problemi e ai bisogni formativi sia arrivato così presto all’orecchio di una bambina di 9 anni mi sembra un problema nel problema. Lo specchio deformato di una società che ignora il senso e il valore dell’impegno e cerca pretesti per sfuggire alle sue responsabilità e ai suoi doveri verso se stessi ed il mondo.



Insomma, Stefania, lo vedi che hai combinato a definirti “disvestica“?
Fossi in te, la prossima volta, se la maglietta ti sembrasse troppo stretta per tirarla su da sola, prenderei un paio di forbici, piuttosto che chiamare in soccorso quel pesantone di papà.

Frattamaggiore tra 1984 e 2030

27 mercoledì Ott 2021

Posted by aitanblog in immagini, invettive, riflessioni, vita civile

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1984, green, manipolazione

operazione greenwashing

WAR IS PEACE
FREEDOM IS SLAVERY
IGNORANCE IS STRENGTH

LA GUERRA È PACE
LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ
L’IGNORANZA È FORZA

GLI ECOMOSTRI SONO PARCHI GREEN

“Tutti i documenti sono stati distrutti o falsificati, tutti i libri riscritti, tutti i quadri dipinti da capo, tutte le statue, le strade e gli edifici cambiati di nome, tutte le date alterate, e questo processo è ancora in corso, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.”

I pugni nell’occhio e l’aumento spropositato di unità abitative nel centro storico (con incremento di consumi, moltiplicazione di automobili e crescita di produzione di immondizia) sono residenze ecologiche a impatto zero o quasi zero.

“Quasi inconsciamente, scrisse con le dita sul tavolo coperto di polvere:
2 + 2 = 5.”

Una di queste supercostruzioni green la potete già ammirare in tutta la sua marmorea bellezza a Via Pezzullo, si chiama Palazzo Giugliano 17; un’altra sta per sorgere a Via Roma e si chiamerà, con gran fantasia degli imprenditori, Palazzo Roma.

Evviva evviva evviva, battiam battiam le mani, arriva il cemento verde urbano. Frattamaggiore sarà più trafficata e più green che pria!


Semplifico, forse sono stato un po’ oscuro.
Qui a Frattamaggiore è in atto un programma di ribaltamento della realtà che tende ad ammantare tutto di verde.
D’altro canto, temo che il fenomeno di queste quinte teatrali usate per nascondere il cemento che c’è dietro non si fermi alla mia ridente cittadina di 5 chilometri quadrati e 50mila automobili. I biglietti verdi fanno gola a tanti imprenditori, più o meno spregiudicati, ad ogni latitudine e ad ogni longitudine del vecchio continente. Dappertutto proveranno a venderci per ecologici abbattimenti e ricostruzioni che altereranno ulteriormente la densità edilizia delle nostre città (ovvero il rapporto tra aree libere e volumi edificati). L’eterna storia del pieno che fagocita il vuoto.

Peraltro, immagino che tutti questi costruttori rinverditi si avvarranno anche dei fondi europei dedicati alla benedetta transizione green e, nel caso, sono ben certo che continueranno a investire questi fondi per cementificare le città, per imbruttirle e per ingolfarle di auto e di spazzatura. Ma sarà spazzatura verde, e verdi saranno anche i gas di scarico, le cucchiaiate di calce e di bile e le colate di vomito e di cemento.

We are going to be green green green.
Evergreen as we have never been…!

Per capire meglio di cosa sto parlando, potete leggere questi panegirici in forma di articoli giornalistici redatti con toni così entusiastici da sembrare commissionati direttamente dalla schiera dei ricostruttori green di Frattamaggiore. Troverete elogi gonfi e stracolmi di discorsi sulla sostenibilità, sul risparmio energetico, sugli interessi della cittadinanza, sul verde que te quiero verde e sul bene pubblico e l’interesse collettivo (i post osannanti che girano da qualche settimana sul Faccialibro, invece, ve li risparmio; mi basta solo osservare che sono firmati da politici frattesi della vecchia guardia, riconvertiti anche loro al verbo green dopo anni e anni di cementificazione selvaggia perpetrata quando loro erano amministratori della cosa pubblica).

15 ottobre 2021
https://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/409005-frattamaggiore-edificio-impatto-zero

16 ottobre 2021
www.ergotv.it/politica/palazzo-roma-frattamaggiore-edificio-privato-ecosostenibile

18 ottobre 2021
https://www.ildenaro.it/sostenibilita-a-frattamaggiore-il-primo-edificio-privato-a-impatto-zero-della-campania

27 ottobre 2021
https://www.vitawebtv.it/frattamaggiore-ad-una-settimana-dalla-pubblicazione-della-notizia-sulla-realizzazione-del-primo-edificio-ad-impatto-zero-torniamo-sul-tema-con-un-intervento-dellarchitetto-andrea-auletta-ch

Curiosamente da questi articoli scopriamo che “il primo edificio a impatto zero di Frattamaggiore” sono due.
Ormai è tutta una gara a chi ce l’ha più verde il pacco di cemento.

E tutto questo accade in una delle zone più cementificate dell’Italia e del mondo. Vergognoso primato.


Note:

* Le scritte in corsivo della prima parte del testo sono tratte da 1984 di George Orwell.

** La seconda immagine è stata presa in prestito dalla pagina pubblica del partito di opposizione cittadina LiberiAmo Fratta.
https://www.facebook.com/liberiamofratta/

*** I grafici sono presi dalla rete. Queste le fonti: il primo viene da truenunbers.it; il secondo viene dall’European Environment Agency ed il terzo dall’ISPRA, se non vado errato.

**** greenwashing
s. m. inv. Strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo. (https://www.treccani.it/vocabolario/ nella sezione neologismi)


Berlusconi for President

26 martedì Ott 2021

Posted by aitanblog in immagini, invettive, riflessioni, vita civile

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italia, paradossi

una silveide senza fine

Berlusconi for President è lo specchio di questa nazione spaccona, menzognera, sessista, arrogante, priva di scrupoli, disposta ad ogni compromesso per raggiungere i propri interessi, affamata di successo, forte con i deboli e debole con i forti, sempre pronta ad approfittare dell’occasione giusta per metterlo nel sedere a chi presta le spalle o si trova in situazione di bisogno.*

Dal 2005 è raddoppiato, forse pure triplicato, il numero delle famiglie precipitate nella povertà assoluta. E noi ancora qui a preoccuparci della sorte del miliardario.
Comincia a essere difficile capire cos’altro debba succedere per liberarci dalle aspirazioni politiche di questo vecchio riccastro e dai suoi continui maneggi.

“Guardi: io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni.”
Lo diceva quel conservatore prima fascista e poi post-fascista di Indro Montanelli in un’intervista a Repubblica del 2001.
Ma io, venti anni dopo, non lo so se davvero funzioni questo vaccino.

Insomma, comunque la pensiate, io credo che sia veramente una cosa tristissima stare qui a discettare di nanerottoli megalomani, mentre là fuori c’è gente che non ce la fa a tirare avanti, le fabbriche chiudono e le banche chiuderanno.

Ma ci sono caduto di nuovo e sono tornato a parlarne pure io.



* E poi, al margine, vi prego di non dimenticare che siamo anche un Paese di pataccari, di barzellettieri col sorriso ammaliante sempre stampato in faccia, di mafiosi, di sbruffoni, di maneggioni senza scrupoli, di venditori di fumo, di arroganti, di sfruttatori, di tossicomani in giacca e cravatta, di prevaricatori, di bulli e bulletti, di persone morse da irrefrenabile ambizione, di intrallazzatori, di gradassi, di corruttori e corrotti, di voltagabbana in vendita al miglior offerente, di fanfaroni, di ciarlatani, di bugiardi, maschilisti, simpaticoni, spacconi e smargiassi.
In fondo, quella parte di Paese che è così, se lo merita un Presidente così.
E se la maggioranza del Paese è veramente così o più o meno così, merita di vincere su tutto il Paese, perché in democrazia quella governa e vince, la maggioranza. A prescindere dal buon senso, dalla ragionevolezza o dalla ragione.

Ma che ve lo dico a fare?


24 parole in più

25 lunedì Ott 2021

Posted by aitanblog in riflessioni, texticulos

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brevitas

Elogio della brevità

L’impervia, necessaria e difficilissima conquista della semplicità. Soprattutto quella espressa in poche ed essenziali parole.
(Qui, per esempio, ne avanzano almeno sette, che, aggiunte a quelle contenute in questa parentesi diventano ventiquattro.)



Abstract:

The difficult achievement of simplicity expressed in a few words.

La difficile conquista della semplicità espressa in poche parole.

El difícil logro de la sencillez expresado en pocas palabras.

A difícil conquista da simplicidade expressa em poucas palavras.

La difficile réalisation de la simplicité exprimée en quelques mots.

Das schwierige Erreichen der Einfachheit in wenigen Worten ausgedrückt.

(E così via, googletraducendo a membro canino per italoparlanti e non…)


Baltasar Gracián nell’Oráculo manual y arte de prudencia (1647) sosteneva

“Lo bueno, si breve, dos veces bueno. Y aun lo malo, si poco, no tan malo.”

“Il buono, se breve, due volte buono. E anche quello che non è buono, se poco, non è poi così malvagio.”

Io, però, questa frase me la ricordo sempre un po’ più sintetica (e forse anche un po’ diversa nel senso della seconda parte).

“Lo bueno, si breve, dos veces bueno. Lo malo, si breve, menos malo.”

Il buono, se breve, due volte buono. Il male, se breve, meno nefasto.

Insomma, se devi scrivere in modo sgrammaticato e insensato almeno scrivi poco e smettila di torturami.


Avrei voluto scrivere un testo più sintetico.
Ma non ho avuto tempo.


Frattamaggiore – V edizione del Mediterraneo Reading Festival

24 domenica Ott 2021

Posted by aitanblog in musiche, recensioni

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Mediterraneo, Tricarico

Oggi si è celebrata, un po’ in sordina, la prima giornata nazionale dei lavoratori dello spettacolo.
Qui a Frattamaggiore la giornata è coincisa con la V edizione del Mediterraneo Reading Festival, un’occasione per riprendere e per riprenderci dopo una chiusura troppo lunga che ha colpito più di tutti gli artisti abituati al contatto diretto col pubblico.


È stata un’edizione sintetica, ma densa e, in un certo senso, anche intima con una settantina di attenti spettatori che hanno deciso di assistere a uno spettacolo all’aperto fatto in coincidenza con la partita della squadra prima in classifica, nella città che ha dato i natali a Francesco Durante, a Franco Del Prete (‘o Showman) e… a Lorenzo Insigne.

Il festival si doveva aprire alle 18 e 30 con un corto di Lorenzo Cammisa prodotto dall’ACD Produzioni. Ma una serie di sfortunati eventi tecnici non ci ha permesso di proiettare il corto intitolato “Il figlio del senator Borlotti“. Abbiamo solo potuto raccontarlo con i tre attori protagonisti Lorenzo Cammisa, Giovanni Antinolfi e Giuseppe De Rosa, del che, in qualità di vicepresidente del Mediterraneo Reading Festival, insieme con il presidente Quirino Ganzerli, mi scuso con gli spettatori e con la ACD Produzioni.
Io, però, ho potuto vedere questo lavoro in anteprima e vi garantisco che ne vale la pena. È un corto grottesco e pieno di tensione narrativa, che ci offre una chiave di lettura sulla retorica politica di questi anni, sulla pervasività del linguaggio dei mezzi di comunicazione di massa, sulle incontabili divisioni della sinistra e sulla nostra visione dell’altro. Un tema, quest’ultimo, carissimo a noi del Mediterraneo Reading Festival che cerchiamo sempre di non perdere l’attenzione per chi sta sull’altra costa del nostro mare.
Se la ACD ci autorizza, metteremo per qualche giorno un link al corto nella nostra pagina Facebook.

https://m.facebook.com/musichediprovincia/

Dopo questo inconveniente abbiamo ascoltato una suite di tre brani del progetto discografico Diresta/Folkwind.
Personalmente ho avuto il piacere di presentare l’anteprima del disco di Pasquale Di Resta a Sessa Aurunca, sua città natale, e oggi, dopo più di un anno di chiusura coatta, ho rinnovato questo piacere presentandolo nella mia città natale.
Pasquale Di Resta è un musicista fuori dagli schemi, un artista onnivoro e di buon gusto, che sa prendere il meglio da diversi generi.
Le sue influenze vanno dal prog al jazz, al folk-rock e alla musica latinoamericana. Lui macina nella sua chitarra il meglio che c’è in giro e crea la sua proposta artistica originale e solida.
Questo pomeriggio abbiamo ascoltato:
– Morning Sweeter, inno alla giovinezza che riprende uno splendido testo di William Blake, il più visionario dei poeti romantici inglesi
– Moonchild, ballad dei King Crimson che, nella versione del gruppo Diresta/Folkwind presenta il suo carattere più evocativo e onirico
– Ocean, suggestivo brano postfolk, composto in italiano e in inglese da Pasquale.
Lo accompagnavano il suo percussionista di fiducia, Antonio Perillo, e, alla chitarra elettrica, il giovane Matteo Spezzano, al suo battesimo sul palco (celebrato egregiamente).
Se volete sapere qualcosa in più del progetto musicale Diresta/Folkwind (realizzato in un fulgido e curatissimo doppio vinile) vi rimando a questo mio post dello scorso anno.

https://aitanblog.wordpress.com/2020/10/12/anteprima-dellalbum-diresta-folkwind/

Il lungo pomeriggio si è concluso con un concerto in duo di Tricarico e Jenna’ Romano.
Il cantautore milanese e il leader nostrano dei Letti Sfatti si sono conosciuti in occasione di un Premio Ciampi al Teatro Goldoni di Livorno. Da lì, hanno cominciato a scrivere brani insieme come “Una cantante di musica leggera”, ripresa anche da Arisa, e “A Milano non c’è il mare”, cantata da Tricarico e da Francesco De Gregori, ma in realtà nata a Grumo Nevano, dove credo che nemmeno ci sia il mare.
Poi la collaborazione è continuata con altri brani, come “La bella estate”, e si è allargata a ulteriori incontri con personalità del calibro di Peppe Lanzetta e Sandro Ruotolo. Fino all’intervento in dialetto meneghino di Tricarico nell’ultimo brano scritto in napoletano da Franco Del Prete e musicato da Jenna’, “‘A vita è mo”, da cui è stato prodotto un video con la regia di Lorenzo Cammisa (il regista di cui sopra).
Un cerchio che si chiude.

Il concerto minimale (chitarre e voce) di Tricarico/Romano si è aperto con una bella versione di “Ritornerai” di Bruno Lauzi che sembrava sottolineare il momento di ripresa di contatto col pubblico.
Subito dopo, abbiamo ascoltato quattro brani di Tricarico sospesi tra ironia, sentimento e surrealismo: “Superficialità”, “Abbracciami fortissimo”, “Luminosa” e “A Milano non c’è il mare”.
A seguire, “Il vino” di Ciampi in versione napoletana e italiana (ormai un marchio di fabbrica dei Letti Sfatti di Jenna’ Romano e Mirko Del Gaudio); “Stella di mare” di Lucio Dalla, accompagnata magistralmente con un bouzouki; “Il bosco delle fragole” (che, con una gustosa gag, Tricarico ha confessato di aver scritto per Gianna Nannini); “‘A vita è mo” di Franco Del Prete e Jenna’ Romano; la sempre emozionante e contundente “Io Sono Francesco”; una versione stralunata di “Azzurro” di Paolo Conte e la meravigliosa “Una vita tranquilla” di Tricarico.
Bis con “La pesca”, brano metafisico e pensoso che riassume la poetica profonda, ironica, sghemba e stravolta di fronte alla banalità della vita di Francesco Tricarico.

Perché questa sera c’è una festa
E così ora guardo nei tuoi occhi
Ma proprio dentro in fondo ai tuoi occhi
Poi all’improvviso levo la parola occhi
E sono in un nuovo spazio immenso
E ora prova solo un momento
A far saltare tutte le parole
Sarà un’esplosione come il sole
Come trovare la luce e la purezza
E così i sensi bisogna riscoprire tutti i sensi
Olfatto, vista, tatto, gusto, udito
Per inventare un mondo più bello
Pieno di magie e di scintille
E d’intuizioni e mille scoperte
Perché le parole sono un trucco

Un uomo silenzioso che si prendeva cura del suo giardino

22 venerdì Ott 2021

Posted by aitanblog in immagini, vita civile

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in memoria


Ora tornerai a discutere con mio padre delle bassezze delle vita di quaggiù.

Eri una persona schiva, riservata e competente, ma quando trovavi l’interlocutore giusto ti piaceva confrontarti, chiedere, informarti e offrire il tuo sguardo sul mondo.

Se ne va via un altro uomo giusto, onesto.
Un uomo che si prendeva cura del suo giardino.

Che il cammino gli sia lieve.
E che chi resta sappia fare tesoro dei suoi insegnamenti.

Ehi, dici a me?

20 mercoledì Ott 2021

Posted by aitanblog in immagini, inter ludi

≈ 1 Commento

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barba bianca, me

1.
Da qualche mese, ogni mattina, quando vado a lavarmi la faccia, un vecchietto dalla barba bianca mi scruta silenzioso.

2.
Ma che vorrà il vecchietto dalla barba bianca che ogni mattina mi scruta silenzioso quando vado a lavarmi la faccia?

3.
Un giorno o l’altro glielo chiederò che cavolo vuole al vecchietto dalla barba bianca che mi scruta silenzioso.

4.
Ogni mattina un vecchietto dalla barba bianca mi scruta silenzioso e si lava la faccia nello stesso momento in cui mi lavo la faccia io.

5.
Ogni mattina un vecchietto dalla barba bianca mi scruta silenzioso e si lava la faccia.
Sembra che voglia compiatirmi o prendere in giro.
Ho deciso di lasciarlo fare.
Alla fine dei conti non è nemmeno antipatico.


Le foto sono tutte di mia figlia Stefania.

I ritocchi e le facce di cappero, invece, sono mie.


Notizie del giorno

18 lunedì Ott 2021

Posted by aitanblog in romantico, versiculos, vita civile

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storytelling, tensioni, vuoto

Tensione a Trieste e dentro di te
Il resto è un vuoto anche nelle urne
Salvo in quelle funerarie
Che restano affollate
e inondate di pianto

Il fatto è che oggi più che mai tutto diventa narrazione e il narrato conta più delle idee, delle ideologie e delle opinioni.
La narrazione di oggi (che ribalta l’idea del no vax fascista e violento) è quella dei portuali di Trieste che recitano il rosario e pregano con tanto di corone sgranellate tra le mani sotto gli idranti e le cariche della polizia.
Un sit-in postmoderno.
Mi chiedo solo quanta consapevolezza, quanta spontaneità e quanto marketing ci sia in questo potente gesto che mette insieme Martin Luther King, Mussolini, Nedd Ludd, Rosa Parks, Meluzzi e Paragone come in una grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando da Malcom X, attraverso Gandhi e San Patrignano.

Segni e Sogni

18 lunedì Ott 2021

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, texticulos, vita civile

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coppia, dialogo, fascismo, Hopper, segni, vaccini

La somma di due solitudini

– Nella prima sequenza del sogno eri su un palco e tutti ti ascoltavamo in silenzio, nella seconda eravamo solo tu e io in un bar o al tavolo di casa tua e, mentre parlavi, mi facevi piedino.
Da quello che ricordo, per tutto il tempo, non ho detto una parola. Le tue parole, invece, me le ricordo, o credo di ricordarle, come se mi fossero rimaste stampate nella mente.

“La realtà, la vita, il mondo, l’universo intero, il nostro corpo, i nostri calli e le nostre emorroidi ci mandano segni, in ogni momento. Non che li mandino (sempre) consapevolmente, ma a noi i segni arrivano di continuo, accatastati l’uno sull’altro o ordinati in sequenze lineari. Insomma, ammontonati di fronte e dentro di noi o disposti a flussi, in forma visiva o in forma sonora, sotto forma di sensazioni o percezioni, i segni sono là, davanti ai nostri occhi o davanti agli occhi della nostra mente, solo che noi vediamo sempre solo quello che vogliamo vedere, quando siamo pronti a vederlo.
È per questo che al cospetto (e a dispetto) dello stesso segno o della stessa evidenza o prova dei fatti, le reazioni individuali possono essere così diverse da essere percepite come reciprocamente irrazionali.”

“Insomma, può essere mai che non capisci che siamo in un Paese razzista e fascistoide, con scarsa propensione alla lettura razionale dei fatti e sempre propenso a farsi abbindolare dal demagogo di turno? Un popolo di sudditi, sempre alla ricerca di un re e di un capro espiatorio…
Ma no, non lo vedete, non lo volete vedere, e vi ostinate a pensare che siamo in una democrazia europea compiuta e solida. Eppure, diobbuono, ci sono tutti i segni e si presentano ogni giorno davanti ai nostri occhi, i miei e i vostri. Ma a quanto pare voi avete bisogno di prove e controprove più evidenti, con baffetti sotto al naso, stermini di massa e Lager tutt’intorno.”

[“La somma di due solitudini” –
Gaetano Aitan Vergara after Edward Hopper]

Nella terza sequenza eravamo in un letto e io avevo sprofondato la faccia tra i tuoi seni nudi mentre tu continuavi a parlare.

“Prendi questo fatto delle vaccinazioni di massa, per esempio; ma ti sembra veramente che tutta questa gente abbia scelto in piena libertà e coscienza?”

È a questo punto che mi sono svegliato da solo nel mio letto grande.
Ed è da stamattina che continuo a ripensare che ci sono segni disseminati anche nei sogni; non solo nella realtà, nella vita, nel mondo, nell’universo intero e nel nostro corpo, nei nostri calli e nelle nostre emorroidi, come hai detto tu, nella prima sequenza.

– Quella, però, non ero io; era un sogno. Anche se, una volta di più, risvegliandoti, mi hai interrotta appena ho cominciato a parlare dei vaccini.

– Sì, era un sogno, ma i sogni pure vanno interpretati. Sono segni pure quelli.

– Sì, sì, ma continui a deviare il discorso. Io volevo parlarti dei vaccini.

– E va be’, sarà un segno pure questo. Nella vita, come nei racconti e nei sogni, è difficile dire qualcosa che sia altrettanto efficace del silenzio, soprattutto quando la situazione è così opaca da vedere da ogni parte torti, ragioni, ambiguità e contraddizioni.

– Ma queste sono contraddizioni e incertezze, che vedi solo tu, in realtà è tutto così chiaro…

A questo punto scoppia una bomba nel locale, ma non si sa se sia stato un attentato anarchico, una dimostrazione fascista, una deviazione dei servizi segreti o una fuoriuscita di gas.

Un attimo prima stavano entrambi sul punto di farsi piedino sotto il tavolo traballante di quel bar di periferia salito all’improvviso alla ribalta delle cronache.

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