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E comunque la Russia è anche quella di Tolstoj.
28 lunedì Feb 2022
Posted immagini, musiche, vita civile
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28 lunedì Feb 2022
Posted texticulos, vita civile
inRacconto realistico di scienza-finzione
Quando nacque, la madre chiese una raccomandazione per avere il letto migliore, le infermiere migliori e il miglior ginecologo a disposizione.
Da bambino fu raccomandato per avere il pediatra migliore, il latte migliore, le migliori maestre e i posti migliori accanto ai bambini più selezionati e raccomandati della classe, del quartiere e dell’intera regione. Anche alle recite gli riservavano le parti migliori e in ogni diverbio o contesa, contro ogni evidenza, aveva la meglio e gli davano ragione.
Idem alle medie, alle superiori e a ciascun esame dell’università dove si laureò con il massimo dei voti, bacio accademico e pubblicazione della tesi sulla migliore rivista del settore e della nazione.
Da adulto cominciò a farsi raccomandare per tutto – anche per saltare il turno dal medico e la fila alle poste o ai cessi pubblici della stazione – e, per quello che poteva, da tutti accettava e a tutti concedeva un favore o una piccola raccomandazione.
Quando gli chiesero di fare il ministro, gli venne un improvviso tremore. Pensò di non essere all’altezza. Pensò che ora avrebbero scoperto la sua incapacità, la mancanza di competenze e l’assoluta ignoranza di ogni legge, norma o nozione.
Preso dalla disperazione, provò perfino a raccomandare l’anima a Dio o al diavolo. Ma non ricevette risposta.
Decise allora di dover fare un esame di coscienza e si cercò, senza trovarla, una buona raccomandazione per superare quell’ennesimo esame che la vita gli aveva riservato.
Alla fine si rassegnò, si affidò alla buona sorte e accettò l’incarico di Ministro della trasparenza e della correttezza dei procedimenti e delle procedure della nazione. Nel mentre si iscrisse all’Opus Dei ed alla Massoneria e cominciò a cercare gli agganci giusti per diventare Primo Ministro, Presidente della Repubblica, Re o Capo Supremo del Nuovo Ordine dell’insieme delle Nazioni preparando un bel discorso sulla corruzione, la concussione, il merito e la piaghe antiche del nepotismo, del clientelismo e della raccomandazione.
Immaginatevi già il successo e l’interplanetaria acclamazione, mentre lui si preparava a scavalcare le frontiere dell’orbe terrestre per chiedere ai marziani e ai venusiani una spintarella, un enchufe, l’assistenza degli amici giusti e dei santi in paradiso, un aggancio, una segnalazione, qualche steroide anabolizzante, una pilloletta blu, un calcetto in culo, un favore, un appoggio, un’agevolazione, insomma, un aiutino o una piccola raccomandazione per salvare il pianeta dall’imminente consunzione con l’ausilio dei compari, degli amici e degli amici degli amici.
Deh!
Povera patria.
Povero universo
e pauperissima confederazione!
27 domenica Feb 2022
Posted immagini, riflessioni, vita civile
inIl sogno pressoché realizzato della pace in terra
La Repubblica di Costa Rica ha dieci volte meno abitanti dell’Italia in un territorio sei volte più piccolo. Pur non essendo grandissima, non è una micronazione come Andorra, Grenada, il Liechtenstein, Città del Vaticano o San Marino.
Nel 1948 è stato il primo Paese al mondo ad abolire l’esercito e la marina militare.*
Contestualmente le caserme furono trasformate in musei e l’intero bilancio delle forze armate fu destinato a istruzione, sanità pubblica e lotta alla povertà.**
Nel decennio 2000-2009 è stato classificato al primo posto per la felicità media percepita dalla popolazione nella graduatoria Happiness in Nations elaborata dall’Università Erasmus di Rotterdam.
Oggi vanta uno dei più alti tassi di sviluppo umano in America Latina. Ha una forte diversificazione di produzione ed esportazione di beni e servizi, un elevato livello di istruzione medio, una spiccata propensione all’uguaglianza di genere e una grande attenzione per la salvaguardia dell’ambiente.
Il suo ecoturismo – con circa un terzo del territorio protetto e oltre la metà della superficie ricoperta da boschi e foreste – richiama visitatori da tutto il mondo.
Un piccolo Paese che costituisce un modello, un’utopia realizzata, un’esperienza di antimilitarismo applicato da estendere in Paesi grandi, piccoli, piccolissimi e mastodontici.
Ne parlavo anche un paio di anni fa presentando Coração civil, una canzone di Milton Nascimento che fa riferimento alla splendida eccezione di questo Paese “sem milícia“.
aitanblog.wordpress.com/2019/09/26/cuore-civile/
Il sogno di un poeta che diventa tanto più diffuso e necessario in questi giorni di guerra fuori porta.
Ma la pace va progettata. Non si può diventare antimilitaristi solo quando la guerra la fanno gli altri, quando ci fa paura o quando, a conti fatti, non ci conviene.
Lo diceva anche il settimo Presidente della Repubblica Italiana.
“L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.”
(Sandro Pertini)
Io, dal mio pacifico e periferico cantuccio, sogno che la nostra nazione possa diventare una Costa Rica sei volte più grande e dieci volte più popolata.
Bom sonhar coisas boas que o homem faz
E esperar pelos frutos no quintal.
È cosa buona (e giusta) sognare le cose buone che l’uomo fa
E aspettarne i frutti nel cortile alberato (del nostro Stato)
Ma bisogna pure darsi una mossa per costruirla giorno per giorno la pace, dentro e fuori di noi, ed armarsi con tutte le forze per fare guerra alla guerra. Ad ogni guerra imposta con la violenza devastatrice delle armi.
_______
Ahhh! Ecco qua. Dalla mia umile sediolina ho formulato il mio commosso richiamo alla pace mondiale.
Ma lo so bene, lo so che oggi il Vaticano, L’ONU, Mafalda e la mia sediolina hanno lo stesso potere di persuasione.
Intanto, pare che contro la guerra in Ucraina sia sceso in campo anche Pornhub bloccando l’accesso agli utenti geolocalizzati in Russia. La notizia, riportata dall’account Twitter Visegrad 25, non è stata confermata ufficialmente; ma, da quanto si dice, gli utenti russi che hanno cercato di visitare il celebre sito pornografico si sarebbero trovati a vedere delle bandiere dell’Ucraina e a leggere un messaggio di supporto alla nazione invasa.
Se è la notizia è vera, mi sembra una rilevante battaglia vinta nel teatro digitale di questa guerra. Un embargo del cybersesso.
Se non è vera, suggerisco ai responsabili di Pornhub e di altri siti porno di inverarla.
NOTE e NOTARELLE
Ho intitolato questo testo República Socrática de Costa Rica pur sapendo che il filosofo che sapeva di non sapere fu anche soldato e partecipò a varie campagne di guerra. Ma, in realtà, la scelta della parola “socrática” deriva da un vezzo linguistico: socratica è l’anagramma di Costa Rica e vale in questo contesto come sinonimo di filosofica (assumendo, socraricamente, appunto, che la filosofia volga al bene; una sconfinata e ottimistica fiducia nell’intellettualismo etico, insomma).
* Se pensate che in Costa Rica non abbiano abolito le forze d’aria, non avete considerato che il sorridente Paese centroamericano già non era dotato di un‘aviazione militare.
* In realtà, l’articolo 12 della Costituzione del Costa Rica del 1949 non sopprime completamente l’esercito, ma stabilisce che non possa essere “una organización permanente“. Aggiunge anche la possibilità di creare “un ejército para la defensa nacional o para la cooperación internacional” in caso di bisogno, ma ci tiene a sottolineare che questo esercito provvisorio sarà sempre sottoposto all’autorità civile.
Quello che importa, comunque, è l’orgoglio radicato nei costaricensi (dico costaricensi perché costaricani non mi va giù) per la loro cultura antimilitarista e per gli investimenti destinati all’istruzione, ai servizi sociali e all’ambiente e derivati dai risparmi sulle spese militari.
25 venerdì Feb 2022
Posted immagini, versiculos
inio non ci sto a dividere
il mondo in buoni e cattivi
sarà che tra gli ulivi
trovai covi di vipere
e calidi graffi d’amore
in chi mi ha fatto male
pene offese e dolore
indorati in un pugnale
conficcato con dolcezza
in una piaga terminale
dell’altrui irresolutezza
come se fosse normale
21 lunedì Feb 2022
Posted idiomatica, immagini, versiculos
in
Versi bilingue con epilogo fuori programma
__________
Si propeto na ‘nfama
ca nun tene ammore
E nun capisco
cu quala faccia
me muzzeche ‘o raccio
ca t’abbraccia
e po’ parle parle
e sparle
pe’ ore e ore
Si nu serpente c’a lengua a fore
Si na fetente senza calore
Si malamente
Si malamente e nun tiene core
mado’
Mado’
MADO’
Ma cu quala faccia
me muzzeche
‘o raccio
comm’a nu
cane ‘e cacce
e te ne vaje
comme si
niente fosse
mentre me dice
n’ata bucia
cu chella vocca
rossa rossa
ca’ se magnave
‘e vase a vocca mia?
Ma cu’ quala faccia me parle e sparle
e me consume ‘a capa comme a
nu chiuove o comm’a nu tarle
E po’ cu’ quala faccia
me dice che vvuo’ fa pace
e staje n’ata vota a dompe ‘o cazzo
comme si niente fosse o fosse stato?
Figlio’
cca’ chi ha avuto
ha avuto
chi ha dato
ha dato
Ma je nun m’o
scordo ‘o passato
e tutto chello
ca’ m’è
fatto tu
Tutto chello
Tutto chello
ca’ m’è
fatto tu
Mazze
Panelle
e Putipù
E ja’
viene cca’
Si propeto bella
ca me pare nu bijou
Viene cca’
Viene cca’
Nun te dico
niente cchiu’
__________
Sei proprio
una persona perfida
e priva d’amore
E non capisco
con quale faccia
mi mordi il braccio
che ti abbraccia
e poi parli parli
e sparli
per ore e ore
Sei un serpente dalla lingua biforcuta
Sei una vipera senza calore
Sei malvagia
Sei crudele e non hai cuore
madonna
Madonna
MADONNA
ma con quale faccia
mi mordi
il braccio
come un
cane da caccia
e te ne vai
come se
niente fosse
mentre mi dici
un’altra bugia
con quella bocca
tua rossa
che si mangiava
di baci la bocca mia?
Ma con quale faccia mi parli e sparli
e mi consumi il cervello
come un chiodo o come un tarlo
E poi con quale faccia
mi dici che vuoi fare pace
e stai un’altra volta a rompere il cazzo
come se niente fosse o fosse stato?
Bella
qua chi ha avuto
ha avuto
chi ha dato
ha dato
Ma io non me lo
scordo il passato
e tutto quello
che mi hai
fatto tu
Tutto quello
Tutto quello
che mi hai
fatto tu
Mazze
Panelle
e Putipù
E dai
vieni qua
sei proprio bella
che mu sembri un bijou
Vieni qua
Vieni qua
Non ti dico
niente più
____________
Alla fine lui le si avvicina, lei lo scamazza, lo ammazza, lo uccide e sorride guardandosi nello specchio del suo telefonino in attesa della prossima preda.
Forse non lo sa che, ogni volta, è lei stessa a morire.
19 sabato Feb 2022
Posted musiche, recensioni
inLa musica tra l’entusiamo e la passione
Bellissimo momento di riconciliazione con la musica dal vivo, ieri, al Moro di Cava dei Tirreni con lo Stefano Di Battista Quartet che presentava un progetto meraviglioso e trascinante dedicato alla musica del Maestro Ennio Morricone.
Per colpa di una sigaretta inserita tra il panino e la musica, mi sono perso le primissime note della serata. Ma è stato facilissimo entrare a fare parte della magia del concerto, che si è aperto con un tris di brani meno noti del repertorio morriconiano (Che cosa avete fatto a Solange?, Peur sur la Ville e La cosa buffa) e un’interpretazione di Veruschka che mi è parsa una delle cose più jazz mainstream della magnifica serata (al contralto, Di Battista riecheggia spesso Charlie Parker, ma un Parker del XXI secolo che ha ascoltato Coltrane e i suoi epigoni di ieri e di oggi).
Di seguito, dopo aver affabilmente accolto il pubblico sottolineando, giustamente, la bellezza di tornare a suonare tra la gente e… ritrovarsi, Stefano Di Battista ha eseguito una struggente e quasi filologica interpretazione di Deborah’s Theme (dal capolavoro di Sergio Leone, “C’era una volta in America“). Il brano è stato interpretato al sax soprano quasi “spartito alla mano”. A volte le note originali sono così belle che anche per un abile e sperimentato jazzista sembra un sacrilegio cambiarle e imbastirci troppe variazioni. O forse ti rendi conto che la musica arriva alla tua anima e al pubblico già così come è e non senti la necessità di lavorarci troppo (a parte qualche arpeggio virtuosistico sugli accordi originali del brano).
A seguire una gustosissima, graffiante e personale interpretazione di “Metti una sera a cena“, sostanziata di note distese su un ritmo serratissimo in cui Sorrentino e Del Prete hanno messo fuori uno swing, che faceva muovere la testa, il culo e i piedi di tutto il pubblico.
E qui mi permetto una parentesi sul trio che accompagna Di Battista in tante serate di Morricone Stories portate in giro per l’Europa ed il mondo.
Tre straordinari musicisti campani:
– Andrea Rea al piano, from Pomigliano d’Arco (la patria del jazz campano)
– Daniele Sorrentino al contrabbasso, from Naples
– Luigi Del Prete alla batteria, from Frattamaggiore (la cittadina in cui sono nato e vivo anch’io).
Una parentesi nella parentesi. Luigi lo conosco e lo apprezzo da quando aveva poco più di 18 anni.
https://aitanblog.wordpress.com/2006/01/12/244/
Un talento della batteria, un figlio d’arte che mostra una scioltezza allo strumento che non finisce mai di sorprendermi e che vedo crescere e arricchirsi di sfumature e mestiere. Uno che su quei piatti ci mette veramente l’anima e la voglia di comunicare le sue emozioni.
D’altra parte, Frattamaggiore, la mia terra, dai fratelli Pierino e Gegé Munari ai non-parenti Franco e Luigi Del Prete, è una terra che vibra al ritmo delle pelli e dei piatti della batteria da quasi un secolo.
Per di più Luigi, con Daniele ed Andrea, costruisce un perfetto interplay nato dalla sintonia umana e professionale, ma anche dall’aver molto suonato insieme. E questo pure si avverte e si sente.
Chiudo tutte le parentesi che ho aperto e torno al concerto di ieri: ai sinuosi grappoli di note di Di Battista, al pianismo immaginifico di Rea e alla sontuosa sezione ritmica Sorrentino / Del Prete che ci hanno deliziato con una bella esecuzione di L’apertura della caccia (da “Novecento” di Bertolucci), con un avvolgente intro pianistico e un sapiente accompagnamento ai piatti in cui Luigi alternava le bacchette alle spazzole (che, giustamente, hanno un ruolo preponderante in questo concerto).
Subito dopo, uno dei momenti più belli della serata, una versione (molto jazzata, ma anche molto fedele agli accordi e all’armonia dello spartito originale morriconiano) de La donna della domenica. Un brano inquietante e sghembo che ha il fascino Misterioso ed Epistrofico di certe composizioni di Thelonious Monk.
A seguire, da fine intrattenitore capace anche dei giusti tempi comici per infarcire la narrazione di aneddoti e di battute, Di Battista ha introdotto Flora, un brano scritto per lui dal medesimo Ennio Morricone. Ha raccontato che si conobbero in una situazione conviviale in cui il Maestro lo prese in simpatia (anche per le sue origini borgatare e la professione di cuoca della madre, pare) e decise di improvvisare per lui la scrittura di questo bel brano che eseguirono subito dopo, insieme, a prima vista.
Il buon Stefano ha scherzato sul fatto che aveva cercato di barare eseguendo lo spartito all’ottava inferiore per evitare le impervie note altissime del sax soprano. Ma era stato subito sgamato dal Maestro.
Va be’, facile per lui scherzare su queste cose, visto che come sopranista, soprattutto sul registro alto, è uno dei più precisi musicisti che io abbia mai ascoltato dal vivo o su disco.
E il brano è molto bello, una melodia che si sviluppa su un delicato accompagnamento ritmico (sviluppato soprattutto sui piatti) e che ha preso il nome dalla figlia undicenne di Stefano Di Battista e Nicky Nicolai.
L’ultimo brano (prima del bis) non poteva che essere il tema de Il Buono, il Brutto e il Cattivo, che offre il destro al quartetto italiano di Stefano di mostrare tutta la sua perizia tecnica e la voglia di suonare ed emozionare sulle note risapute e sempre trascinanti degli spaghetti western di Ennio Morricone. Note che piacciono tanto anche a rocker del calibro dei Metallica e dei Prodigy ed a jazzisti di tutto il mondo, dal grande John Zorn al nostrano Enrico Pierannunzi (entrambi hanno dedicato, come Di Battista, interi album al maestro romano e universale che ha sempre dichiarato di non essere particolarmente incline al jazz, ma che era molto pratico nell’arte dell’improvvisazione. Ma questa rischia di essere un’altra parentesi troppo lunga…).
In ogni modo, durante l’esecuzione, Stefano, avendo saputo che due spettatori celebravano il compleanno (nello stesso giorno di Fabrizio de Andrè, Yoko Ono e Milos Forman), da fine improvvisatore e esperto intrattenitore quale è, ha insinuato qualche battuta di Happy Birthday tra le note del tema del Buono, il Brutto e il Cattivo (d’altro canto il gusto e l’estro jazzistico della citazione sono venuti fuori anche in altri momenti in cui mi è parso di sentire tra una battuta e l’altra note o armonie della Garota de Ipanema o del repertorio parkeriano).
Grandi e meritati applausi e, poi, bis con un Giù la testa (il mio preferito tra i capolavori di Morricone) suonato con l’accompagnamento corale del pubblico. Per concludere, un’insinuante, commovente e liquida versione di Gabriel’s Oboe impeccabilmente eseguita al sax soprano mi ha accompagnato fino a casa da Cava Dei Tirreni a Frattamaggiore, ebbro di musica e di gioia di viverla insieme e senza maschere, mascherine e mascherate.
17 giovedì Feb 2022
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inDialogo critico sul crinale del tramonto
– Questa mi pare solo l’inizio della crisi. Una crisi grande, enorme, epocale. Non solo una crisi economica… di produzione e di mercato; ma una crisi di senso, una crisi enorme, immensa, che ci porterà a ripensare i modi in cui portiamo avanti le nostre esistenze e gli obiettivi che ci prefiggiamo nelle nostre brevi vite.
– Eh, dici bene. Brevi. Perciò bevi, bevi e non ci pensare. Noi il nostro lo abbiamo fatto. Mo tocca a loro. Brevi, bevi, brevi bevi…
– Madonna, stai già mezzo ‘mbriaco. E poi che parli a fare delle nuove generazioni? Credi che questo mi faccia stare meglio? Se proprio vuoi saperlo a me proprio questo mi spaventa e mi sconvolge. Non so che razza di vita stiamo preparando per i nostri figli e per i figli dei figli dei nostri figli. Ma, che ne so?, magari dalle ceneri verrà fuori…
– I nostri figli, i figli dei figli dei figli dei figli dei figli… Ma dai brevi brevi e non ci pensare. E attento alla cenere.
– Ma guarda che se parlo di tutti questi fatti, quando vengo qua, è perché durante il giorno le mie preoccupazioni personali mi tengono troppo impegnato. Parlare dei mali del mondo mi distrae dai miei mali personali. Per un po’ li vedo perfino rimpiccioliti.
– Si fa ancora tuo figlio?
– Sì, si fa si fa. E ora mia nipote si ruba la sua roba e a casa mia ogni giorno è un putiferio.
– Mi dispiace.
– Eh, dispiace più a ‘mme. Loro pure cercavano un senso. Pensavano di averlo trovato, magari… Mo cercano solo la roba e si trascinano verso un’altra dose. Sono disposti a tutto per farsi. Il resto non importa.
Va be’, non fare questa faccia, ora. Non ci pensare. Beviamocene un paio alla nostra salute e alla faccia di chi ci vuole male.
– E già. Beviamo beviamo, che la vita è breve…
– E pure la bottiglia. Prendine un’altra e davvero non ci pensare. Ja’, nun ce pensa’. Tanto pure questo finirà.
– Tutto finirà. Tutto finirà.
Finirà tutto.
Con un fremito o un rutto.
Come se niente fosse.
È inutile sbattersi.
Il senso forse è tutto qua. In queste nostre chiacchiere davanti a un bicchiere.
– Sì. Beviamone un’altra, che la prima l’hai bevuta tutta tu. E fottiamo la crisi.
– Sì, sì. Fottiamo la crisi e non pensiamo al resto. Tanto lo stesso finirà tutto, finirà tutto.
– Già già. Con un fremito…
– O con un rutto.
Stop!
– Un momento, un momento solo, e sarà tutto finito.
– Sì, sarà finito tutto. Come quest’altra bottiglia.
– Come quest’altra bottiglia.
E mo fammi bere. Se no finisce che io parlo e tu bevi. Ho la gola secca e sono molto stanco.
– Cameriere, un’altra di quello rosso. Che qua siamo in crisi…
– Di astinenza!
– Eh, di astinenza… Dice bbuone tu!
15 martedì Feb 2022
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La dialettica dell’alternanza
In meno di un mese due morti bianche tra gli studenti delle scuole italiane.
Incidenti avvenuti in una terra di nessuno sospesa tra il mondo della formazione e quello del lavoro.
È come se i percorsi di alternanza scuola/lavoro (oggi PCTO, con nome rinnovato e sostanza immutata) volessero inconsapevolmente preparare le nuove generazioni alle morti e agli infortuni sul lavoro, una specialità italiana, con numeri in crescita inversamente proporzionali ai tassi di occupazione del Paese.
Ma c’è poco da meravigliarsi e anche poco da scherzare.
Personalmente, tendo a credere che tra la scuola e la società che la contiene intercorra un rapporto dialettico, tale che la scuola costituisca un riflesso della società e la società si sostanzi come un riflesso della scuola.
Così, arrivo alla conclusione (forse un po’ affrettata) che ogni società ha la scuola che merita e che ogni scuola forma la società a sua immagine e somiglianza (magari in specchi un po’ deformati; ma comunque pur sempre di specchi si tratta).
Perfino le reciproche critiche mi sembrano una parte di questo gioco dialettico di specchi deformanti che quasi mai si riconoscono come tali (cioè come eco e deformazione di superfici riflettenti messe l’una di fronte all’altra a osservarsi, senza mai riconoscersi del tutto).
Oh cavolo, rileggendo quello che ho appena scritto ho sentito nell’aria una spocchia verbosa e ipnotica à la Fusaro e mi sono sinceramente preoccupato. Spero di non aver fatto su di voi lo stesso effetto. Soporifero, vieppiù.
(Cionondimeno, a parte il tono e lo stile, continuo a riconoscermi nel pensiero che ho provato a esprimere in questo testo che, in qualche strano modo, nasconde tra le parole la verità del dolore.
Mioddio, Lorenzo e Giuseppe potevano essere miei alunni, miei figli, o figli vostri!)
Ah be’ già, l’ironia del destino, la legge dei grandi numeri e la fatalità…
Poteva capitare anche tra le pareti di casa o andando la notte in discoteca a fari spenti nella notte per vedere se è poi così difficile morire…
Poteva capitare a chiunque, poteva capitare ovunque e poteva capitare quantunque e checché se ne dica.
Ma è capitato a due ragazzi che frequentavano una scuola e venivano mandati a fare cose che si dovrebbero fare in tutta sicurezza e per mestiere.
15 martedì Feb 2022
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14 Febbraio – Apologo del giorno dopo
Si conobbero mentre facevano la fila per il tampone e si trovarono reciprocamente simpatici e attraenti. Per certi versi, simili.
Ancora non lo sapevano che erano entrambi positivi. Destinati a respingersi nel momento stesso in cui si sarebbero maggiormente avvicinati. Come due magneti di uguale polarità e differente aspetto. Come Abele e Caino separati sotto lo stesso tetto. Come te e me quando bruciava ancora la passione ma s’era rinsecchito il rispetto.
13 domenica Feb 2022
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La borsa ha ancora fame, non le bastano le lacrime, i vaccini e il sangue. Ci vogliono le bombe.
Una bella guerra globale, mondiale, universale.
Gli uomini e le case crolleranno. I disertori saranno sparati alle spalle. Gli insubordinati e i disfattisti saranno zittiti. I figli piangeranno e non avranno pane. Ma gli indici di borsa saliranno ogni giorno più su.
Mi torna in mente una sequenza di un film di Pudovkin. Montaggio parallelo: i soldati che cadono sui campi di battaglia coi corpi dilaniati dalle deflagrazioni e la borsa che sale. Nel frattempo, le fabbriche di munizioni lavorano a pieno ritmo ed aumenta l’euforia dei detentori del capitale.
Niente di meglio di una guerra per far risalire il Dow Jones e distogliere l’attenzione dai problemi interni.
Un modo efficace e garantito per ricongiungere le file del popolo e spostare l’attenzione all’esterno.
Finché c’è guerra, c’è speranza. Almeno per i potenti del mondo.
Il giorno prima, tra la povera gente, erano tutti pacifisti. Il giorno dopo, l’unica priorità diventa l’annientamento del nemico. La frittata è pronta. E non puoi fare un’omelette senza rompere qualche uova.
Insomma, la guerra resta sempre la più efficace tra le armi di distrazioni di massa. E non ammette dubbi o incertezze, la guerra.
Questa volta, poi, temo che quella verrà (e voglia il cielo che non venga) sarà anche una cyberguerra. La Russia oltre a chiuderci la canna del gas, penetrerà anche nei nostri deboli sistemi di sicurezza digitale, provocando problemi a catena che potrebbero essere perfino più gravi della crisi energetica.
Insomma, per questa volta non lasciatevi irretire dai guerrafondai e dagli spacciatori di armi. Siate egoisti, pensate ai cazzi vostri, non fatevi convincere che siano problemi che vi riguardano e fate guerra alla guerra! Ad ogni guerra. Chiunque ne sia il banditore e comunque dipingano il bandito.