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La dialettica dell’alternanza
In meno di un mese due morti bianche tra gli studenti delle scuole italiane.
Incidenti avvenuti in una terra di nessuno sospesa tra il mondo della formazione e quello del lavoro.
È come se i percorsi di alternanza scuola/lavoro (oggi PCTO, con nome rinnovato e sostanza immutata) volessero inconsapevolmente preparare le nuove generazioni alle morti e agli infortuni sul lavoro, una specialità italiana, con numeri in crescita inversamente proporzionali ai tassi di occupazione del Paese.

Ma c’è poco da meravigliarsi e anche poco da scherzare.
Personalmente, tendo a credere che tra la scuola e la società che la contiene intercorra un rapporto dialettico, tale che la scuola costituisca un riflesso della società e la società si sostanzi come un riflesso della scuola.
Così, arrivo alla conclusione (forse un po’ affrettata) che ogni società ha la scuola che merita e che ogni scuola forma la società a sua immagine e somiglianza (magari in specchi un po’ deformati; ma comunque pur sempre di specchi si tratta).
Perfino le reciproche critiche mi sembrano una parte di questo gioco dialettico di specchi deformanti che quasi mai si riconoscono come tali (cioè come eco e deformazione di superfici riflettenti messe l’una di fronte all’altra a osservarsi, senza mai riconoscersi del tutto).
Oh cavolo, rileggendo quello che ho appena scritto ho sentito nell’aria una spocchia verbosa e ipnotica à la Fusaro e mi sono sinceramente preoccupato. Spero di non aver fatto su di voi lo stesso effetto. Soporifero, vieppiù.
(Cionondimeno, a parte il tono e lo stile, continuo a riconoscermi nel pensiero che ho provato a esprimere in questo testo che, in qualche strano modo, nasconde tra le parole la verità del dolore.
Mioddio, Lorenzo e Giuseppe potevano essere miei alunni, miei figli, o figli vostri!)
Ah be’ già, l’ironia del destino, la legge dei grandi numeri e la fatalità…
Poteva capitare anche tra le pareti di casa o andando la notte in discoteca a fari spenti nella notte per vedere se è poi così difficile morire…
Poteva capitare a chiunque, poteva capitare ovunque e poteva capitare quantunque e checché se ne dica.
Ma è capitato a due ragazzi che frequentavano una scuola e venivano mandati a fare cose che si dovrebbero fare in tutta sicurezza e per mestiere.
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