Opinioni di un disfattista, seconda parte
Se investi tanti soldi in armamenti e nel mantenimento della macchina bellica (generali, caserme, ufficiali di ogni ordine e grado, vettovagliamento, trasferte, paghe di sergenti, tenenti, soldati e soldatini, corsi di aggiornamento, tecnologie innovative di controllo del territorio e di invasione, cyberattacchi, spie, ricerca di strumenti avanzati di distruzione, psicofarmaci, campagne di propaganda militare e militarista, uniformi, medaglie e scarponi), se tieni armi e munizioni ad invecchiare negli arsenali e nei magazzini e gli eserciti inattivi e inoperosi per lungo tempo, se senti sfuggire il consenso e diminuire il patrimonio pubblico (che hai in larga parte investito in munizioni e armamenti), prima o poi la fai una bella guerra di conquista che rimette in moto la storia e dà senso alle crescenti spese militari del tuo armato Paese.
Se no è come avere una Ferrari chiusa ad ammuffire in garage. Che poi, quel raro giorno che la tiri fuori, mica puoi andare a prendere il latte al bar all’angolo guidando a 30 all’ora e fermandoti ad ogni semaforo? La devi far sfogare la bestia. Devi sentire rombare il motore. E ti butti a 200 all’ora sulla provinciale senza pensare che all’improvviso un bambino può attraversare la strada per andare a scuola o per recuperare un pallone.
Insomma, finché si continuerà a costruire armi e a spendere in armamenti, si continueranno a piangere morti e staremo sempre lì a temere che i conflitti si allarghino fino ad arrivarci fuori casa (perché alla fin fine è sempre quella la paura più grande).

Passo e chiudo (per il momento).
Dopo aver ribadito che non basta essere non interventisti, bisogna essere contro la guerra, contro ogni guerra, e battersi con tutte le proprie forze per l’uscita dalla NATO, l’abolizione degli eserciti e il disarmo mondiale.
Un’altra utopia da realizzare a stretto giro. Prima che sia troppo tardi.