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Momenti di riconciliazione, abbattimento e ricostruzione



Ormai da qualche giorno sono rientrato a Fratta, nel quartiere di Chiazza Mantano, dove sono nato e vivo da più di mezzo secolo.
Dopo il bagno di mare e civiltà dei giorni trascorsi a Blanes, sono stato assalito da un senso di vuoto e di inappartenenza. Nostalgia per una città di mare ben organizzata, attenta alla difesa dei beni comuni, piena di verde e di spazi pubblici attrezzati; una città senza traffico, nonostante la marea di turisti riversati sul lungomare.
Qui, invece, tutto come lo avevo lasciato, e io sono tornato a sentirmi un po’ più straniero nella terra dove sono nato, come quando ero ragazzo e cominciavo a esplorare l’Europa in cerca d’altro e di un presunto me stesso che non era altro che quello che facevo per cambiare quello ero, in funzione di quello che mi sarebbe piaciuto diventare (per quanto, allora come ora, non sappia dire cosa).
Poi, mentre mi arrovellavo nei miei pensieri e nelle mie malinconie, come manna giunta dal cielo pigro di internet, mi sono imbattuto in questo video che sto ascoltando in loop come un antidepressivo che mi sta aiutando a uscire dall’astenia e dal torpore per ritrovare l’amore per la mia terra e per riappropriarmi dei miei sogni per cambiare Fratta e me stesso. Un modo, anche, per ritrovare l’amore per la mia terra e riappropriarmi dei miei sogni di rifondazione e cambiamento.

Link al video dei TProject



Il video si intitola Jazz Mantana, ed è uno splendido omaggio alla mia terra e al mio quartiere, Chiazza Mantano, che un tempo fu la periferia di Frattamaggiore sorta nei pressi di una palude di fango e acque stagnanti (un pantano, appunto) da cui, nel secolo scorso, è venuta fuori tanta musica contaminata col jazz e con gli altri suoni provenienti dai bassifondi angloamericani e, più tardi, anche con le sonorità provenienti dal resto del mondo.*



Il brano è stato composto, arrangiato e suonato dai TProject di Gino Frattasio (basso e programmazione) e Pasquale Marchese (batteria e percussioni), con il suggestivo e avvolgente intervento al sax tenore di Giovanni Sorvillo e con la produzione di Ciro Bianco (ingegnere del suono). Apprendo dalla rete che “Jazz Mantana” è la prima di undici tracce di un album di prossima uscita su cui i TProject stanno lavorando da quattro anni.
Le foto del video che raffigurano le strade di Via Roma, Via Croce San Sossio e Via Vittorio Veneto (il cuore di Chiazza Mantano) sono state in gran parte prestate dall’Istituto di Studi Atellani e selezionate da Marino Landolfo. Si alternano e si sovrappongono con le immagini di grandi jazzisti internazionali (tra gli altri, Lester Young, Charles Mingus, Elvin Jones, Sonny Rollins, Chet Baker, John Coltrane e Charlie Parker) e con le foto di alcuni musicisti locali (i fratelli Munari, che cominciarono la loro carriera suonando il jazz per gli americani delle basi NATO, Franco Del Prete, cofondatore degli Showman e dei Napoli Centrale, e Larry Nocella, il grande sassofonista di Battipaglia che a Chiazza Mantano era di casa). Di tanto in tanto le immagini si animano con qualche frammento video dei musicisti del TProject nell’atto di suonare e registrare il brano che stiamo ascoltando.
Se vede pure ‘a casa mia, comm’era e comm’è, e quella di Franco Del Prete! Siamo entrambi talmente chiazzamantanesi che Franco, da ragazzo, lavorava nel bar di mio nonno materno e per tutto il resto della sua vita ci incontravamo e salutavamo con affetto dappertutto, in salumeria, dal giornalaio, dal fruttivendolo, nel bar Mastrominico dove suonava fino a tarda notte con Larry Nocella, fuori casa sua e fuori casa mia. Ed io ricordavo che nel juke-box del bar del nonno risuonavano sempre le sue canzoni…



Da un punto di vista più strettamente musicale “Jazz Mantana” è un bel brano di jazz rock dall’andamento lento e suggestivo che ricorda il Miles Davis degli ultimi anni (soprattutto quello anni ‘80 degli album arrangiati e prodotti da Marcus Miller), ma ha anche una sua mediterraneità (riscontrabile fin dalle prime battute di uno strumento a corde che potrebbe essere un oud o una mandola) che ci riconducono alle produzioni di Chick Corea, John McLaughlin e Al Di Meola, ed anche dalle parti del Perigeo e dei Napoli Centrale, of course. In ogni modo, i riferimenti significano poco ed hanno il vizio della soggettività (per il tappeto sonoro elettronico, caldo e ipnotico avrei potuto parlare anche del jazz scandinavo di un Nils Petter Molvær o di quello inglese di John Surman, tano per moltiplicare gli esempi). Quello che conta è che il brano ha una sua personale forza evocativa e il suo incedere fluisce in modo liquido e insinuante nelle orecchie e nell’animo dell’ascoltatore, grazie anche al recitare ruvido di Pasquale e alle note graffianti del sax di Sorvillo. Potente e suadente la linea di basso che percorre i 5 o 6 minuti di musica.


Ascoltandolo mi sto un po’ riconciliando con la mia terra e sto facendo pace con questo invadente me stesso in perenne abbattimento e ricostruzione. Come il cemento del mio quartiere e della mia città.


Tre Note


* Ricordo, a piè di pagina, che prima dell’unità d’Italia e ancora fino al primo dopoguerra, Frattamaggiore era divisa in chiazze – quartieri storici – che presumibilmente si svilupparono a raggiera intorno al centro della città, denominato Chiazza d’Agno, dove “agno(lo)” vuol dire “angelo”. A Chiazza d’Agno (oggi più comunemente definita ‘Mmiezzo ‘e Fratta) c’era la chiesa di San Sossio, risalente agli ultimi anni dell’Alto Medievo, e più tardi anche la sede del Municipio.
Gli altri punti nevragici della città erano popolarmente conosciuti come Chiazza Pertuso (un “pertugio” alle spalle della chiesa); Abbascio all’Arco (oggi Piazza Riscatto); ‘Nmont’Accetta (zona residenziale più moderna sviluppata ai tempi del fascismo; come si evidenzia dall’accetta di questo suo toponimo che pare essere una rievocazione dell’ascia del fascio littorio effigiata su un muro di quella che è oggi Via Padre Mario Vergara); Sfasciacarrozza (oggi Voltacarrozza, zona lungo il lato destro della provinciale per Afragola, così chiamata perché la strada era così malridotta da rompere le ruote dei carri).
E ancora; ‘Nmonte San Giuanne (oggi Via Genoino), Abbascio a’ Cupa (tra via Matteotti, sede storica del Liceo Durante, e via Cumana); ‘Ngoppe ‘e filatore (Via Fiume); ‘Aret’a Iacciera (Via Carmelo Pezzullo, sede di una ghiacciera); ‘Ngoppe ‘a Muntagnella (zona rialzata di Chiazza Mantano, parallela a Via Vittorio Veneto); ‘Ngoppe ‘e Filangieri (tra Via Vergara e la provinciale Fratta-Afragola, sede storica della ragioneria); ‘Nmonte ‘Icienzo (Via Amendola); ‘Ngoppe ‘a Carantonia (Via Biancardi); ‘Nmonte ‘e Scieme (zona periferica in cui negli anni ‘30 il dottor Tropeano fece costruire Villa Laura per ospitare persone con problemi psichici e psichiatrici); Abbascio ‘a Palla (via XXXI Maggio); ‘A Torre ‘e Palumme (torretta, ormai cadente, priva di parte dei merli, situata nella zona di Chiazza Mantano più vicina alla piazza centrale di Chiazza d’Agno)… E di certo dimentico qualche altro toponimo caratteristico della mia città, “sola abbandonata / invisibile spiata / fiera disprezzata / feroce incontrollata / ma è la mia città”.**
“Ma che bella città – ah, ah, ah, ah.
Sento l’acqua alla gola – ah, ah, ah, ah.
Forse è un colpo di mano – oh, oh, oh, oh.
Forse è stata la scuola – ah, ah, ah, ah, ah.
Io venivo di là… Ah,
ma che bella città… Ah!”***

** Da “La mia città“, brano di Edoardo Bennato dall’album “Pronti a salpare” del 2015.

*** Da “Ma che bella città“, brano di Edoardo Bennato dall’album “I buoni e i cattivi” del 1974. Come passa il tempo! Come sono lente a cambiare le cose dalle nostre parti.