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Quest’estate, di ritorno dalle vacanze, mi sono imbattuto in Jazz Mantana, la composizione dei Tproject di cui ho già parlato su queste pagine: un brano di jazz rock con tinte etniche dedicato al quartiere dove sono nato e vivo.



Ora i Tproject hanno presentato due nuove produzioni e io, nel frattempo, chiacchierando con loro, ho imparato a conoscerli e ad apprezzarli.

Tproject è una declinazione del gruppo Masadecrea, un insieme di artisti che lavorano a distanza, ma uniti da un’idea di musica intesa come laboratorio di creatività e sperimentazione (non a caso, masadecrea è una parola albanese che significa “tavolo di creazioni”).
Perni del progetto sono Gino Frattasio (bassista, compositore ed esperto di programmazione, vissuto tra Arzano e S.Giovanni Vardarno e ora trasferito a Bologna), Pasquale Marchese (batterista, percussionista e compositore frattese) e Ciro Bianco (ingegnere del suono, che vive tra la Campania e le Baleari); ma il progetto si apre spesso e volentieri a collaborazioni con altri artisti, come il sassofonista Giovanni Sorvillo, i contrabbassisti Luca Varavallo ed Amedeo Ronga, il chitarrista Salvatore Acerbo, il percussionista Max Goglia, i batteristi Raffaele Natale, Paolo Scuto, Francesco Del Prete junior, Alex Perrone e Claide Magrini ed il chitarrista flamenco Santiago Lara.

La prima delle due nuove produzioni dei Tproject si intitola “The Prayer” e rappresenta una netta e chiara denuncia delle nefaste conseguenze delle guerre, di tutte le guerre.

Link al brano The Prayer



Il brano si apre con una melodia intimista e raccolta accompagnata da piatti e suoni di campane. Poi, dopo circa un minuto e mezzo, comincia una sequenza serrata di suoni elettronici e un accompagnamento di batteria che rendono la tensione emotiva dei conflitti. Intorno al terzo minuto, il suono delle campane riportano la musica al tono raccolto della preghiera, forse anche alla speranza di una vita senza guerra.

Je vulesse truvà pace; ma na pace senza morte”, per dirla con le parole di Eduardo.



È evidente che per i Tproject la musica è anche un mezzo per intervenire nella realtà con un punto di vista personale e sensibile ed una personale vena di laico misticismo che risalta, fin dal titolo, anche nel secondo brano che presento qui: “The road to holiness” (La strada per la santità).

Link al brano The road to holiness


Il brano, che si avvale anche della collaborazione di Luca Varavallo al contrabbasso, è un crescendo di strazio, una colonna sonora del dolore dei popoli delle migrazioni e delle guerre.
Si apre con lancinanti sequenze elettroniche accompagnate da un rullante che sembra dare movimento alla marcia di diseredati che vediamo rappresentati anche nelle foto del video. Poi la marcia si interrompe e, dopo qualche battuta di sole tastiere, il suono si fa via via più pieno con l’accompagnamento della batteria, delle percussioni e del contrabbasso. Sono note struggenti, urla e lamenti che accompagnano il cammino verso una libertà di popoli che molte volte cercano la pace e trovano solo la morte.

Sembra ancora lungo il cammino e a volte si ha l’impressione di andare avanti tornando indietro.

Meno male che ci accompagna la musica.

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