L’arte fotografica e poetica di Enzo Crispino
Dite tutto quello che volete e avete ragione di dire sui social, ripetete che si sostituiscono alla realtà, che rubano il nostro tempo, che ci fanno perdere i contatti umani e le relazioni uno a uno. Tutto questo è vero o relativamente vero. E non è tutto. Diciamolo, diciamolo senza riserve che Facebook è l’incarnazione del male assoluto in cui ci dibattiamo, e diciamo pure che lo diciamo continuamente su Facebook che Facebook è il male assoluto. Diciamo pure che anche Instagram e TikTok sono il male assoluto.
Ma ammettiamo anche che qualche volta questi maledetti social network servono pure ad ampliare lo spettro delle nostre possibili conoscenze, dandoci l’occasione di venire a contatto con persone che hanno il nostro idem sentire o con artisti che suscitano il nostro interesse e la nostra partecipazione emotiva.
È il caso della conoscenza che ho fatto prima su Facebook e poi in presenza con Enzo Crispino, sensibile artista nato qui a Frattamaggiore, nella stessa terra in cui sono nato io, un paio di anni prima di me, ma trasferitosi all’età di 15 anni a Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia (socc’mel, Bibbiano!)
Personalmente, sono rimasto subito incantato dai suoi lavori fotografici.
Ricordo ancora distintamente la sua prima foto che ho visto in rete. Eccola qua.

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Mi ha lasciato senza fiato la ricerca cromatica di questa perfetta composizione che campeggia anche sulla copertina del suo libro fotografico: “La bellezza perduta”, pubblicato nel 2018 da Corsiero Editore.*
In ogni modo, solo qualche mese dopo aver visto le sue prime foto sui social, ho saputo che si trattava di un artista di origini frattesi trapiantato a Reggio Emilia, che, è il caso di ricordarlo, è il centro propulsore di tanti artisti della fotografia (a partire dall’antesignano Luigi Ghirri) oltre ad ospitare, dal 2006, un importante festival internazionale intitolato alla Fotografia Europea.
E in quella terra fertile di immagini impresse, mentre lavorava come tornitore metalmeccanico,** Enzo Crispino ha coltivato il suo talento che gli ha fatto meritare una nomina a Maestro di Fotografia Artistica all’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma. Ed è di tutta evidenza che Enzo un Maestro e un Artista lo è a tutti gli effetti.
Le sue opere sono esposte in vari musei e gallerie d’Europa e d’America e gli hanno dedicato articoli e pubblicazioni alcune delle principali riviste specializzate di mezzo mondo. Ma è soprattutto la qualità del suo sguardo a contraddistinguerlo. I titoli e le onorificenze vengono dopo.
Insomma, per una volta si celebra nel controverso spazio di Villa Laura, un evento degno di un bene comune di valenza culturale, quale potrebbe essere questo storico edificio frattese ristrutturato con denaro pubblico ed ora dato in fitto ad un’università privata.
In realtà, questa è la seconda volta che Enzo espone a Fratta, ma io, colpevolmente, mi sono perso la prima mostra tenuta a dicembre del 2019 nella Sala Consiliare del Comune.
Ieri, invece, liberandomi da ogni impegno, sono corso alla prima di questa nuova esposizione dedicata ai siti archeologici di Paestum e di Pompei.
E mi sono trovato di fronte a due splendide collezioni di pittorismo fotografico.



L’una, quella dedicata a Pompei, caratterizzata da cieli saturi di colore che risaltano come un fondale teatrale nello spazio scenico dei ruderi della nostra memoria; l’altra, quella incentrata su Paestum, contrassegnata da colori diafani, fantasmatici, in cui il verde della natura sembra affiorare come una apparizione tra i resti dei templi.
Due serie di lavori molto diversi tra loro, ma accomunate da una grande e certosina ricerca cromatica e compositiva che si iscrive nella tradizione del vedutismo inglese.
Le foto di Paestum sono dichiaratamente ispirate agli acquarelli dell’artista ed archeologo anglosassone Edward Dodwell, ma anche nei paesaggi pompeiani riecheggia lo sguardo della pittura dei neoclassicisti e dei romantici inglesi.***
Quello di Enzo Crispino è uno sguardo poetico che ricrea la realtà, citando lo sguardo degli artisti del passato che lo hanno ispirato e nutrito (non a caso, seguendolo in rete, ho scoperto che il fotografo frattese/emiliano si dedica anche alla scrittura di poesie e partecipa a concorsi in cui risulta spesso tra i premiati).
Aggiungo che ieri ho avuto anche modo di parlargli, di conoscerlo da vicino e di scoprire la bella persona che contiene il grande artista: una persona modesta e riflessiva che presenta le tracce di chi è partito da umili condizioni ed ha sudato per fare di se stesso l’uomo e il maestro d’arte che è oggi. Una persona che porta dentro di sé il senso delle sue radici (che si diverte a rievocare e sentire rievocare dai suoi amici dei tempi in cui, ragazzo, lavorava ‘ncoppa ‘e filatoie), ma ha saputo anche mettere a frutto le esperienze maturate in una nuova terra che lo ha cambiato, non senza prima fargli soffrire le pene della migrazione.
Peraltro, ho saputo da lui medesimo che ha a regalato le sue opere esposte a Villa Laura alla Città di Frattamaggiore, che spero sappia valorizzare e apprezzare questa generosa donazione per tutto quello che rappresenta e per il valore artistico che contiene ed emana.
* Facendo un’ulteriore ricerca in rete ho scoperto che quella stessa foto è stata anche scelta da un gruppo rock francese, i Valparaiso, per illustrare la copertina del loro primo album intitolato “Broken Homelands”.


** Non a caso il secondo libro fotografico di Enzo Crispino, sempre edito da Corsiero, è dedicato allo spazio industriale visto con gli occhi di chi lo ha conosciuto dall’interno e si intitola significativamente “Otto ore”.
*** In altre mostre che possiamo ammirare nel suo ricco portfolio, l’artista frattese si è dichiaratamente ispirato a due numi tutelari della pittura romantica inglese: John Constable e William Turner.