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Concerto per Piero Ciampi all’Auditorium Bianca D’Aponte di Aversa di JR & friends

Ieri, nell’auditorium Bianca D’Aponte di Aversa, si è tenuto uno splendido concerto per ricordare Piero Ciampi, uno dei tanti artisti che abbiamo imparato ad apprezzare più da morti che in vita. Mannaggia ‘a morte!

Il concerto si inseriva in una più ampia serie di eventi che, a partire dal 19 gennaio, si sono tenuti in una decina di città sparse in tutta Italia sotto l’egida del Premio Ciampi – Città di Livorno.



Piero Ciampi morì quarantatré anni fa, nel gennaio del 1980, a soli 45 anni d’età, dopo una vita vissuta ai margini della società e del sistema musicale italiano.
Una vita a precipizio”, per dirla con le parole del suo brano “L’assenza è un assedio”.

Ciampi era un artista per artisti, un disperato, un non allineato, uno dei primi cantautori italiani, un maudit, un maledetto che qualche volta sembrava anche compiacersi della sua maledizione e dei litri di vino e whiskey che ingurgitava con sfrenata passione.
Uno con “tutte le carte in regola / Per essere un artista: / Ha un carattere melanconico, / Beve come un irlandese. / Se incontra un disperato / Non chiede spiegazioni / Divide la sua cena / Con pittori ciechi, musicisti sordi / Giocatori sfortunati, scrittori monchi”.

Questi che avete appena letto racchiusi tra due virgolette sono versi della sua canzone “Ha tutte le carte in regola“, un brano ripreso anche da Gino Paoli in un album del 1980 che raccoglieva una serie di composizioni di Ciampi, pubblicata proprio nell’anno della sua prematura morte.

Ha tutte le carte in regola” sembra essere anche una sorta di anello di congiunzione tra il livornese Ciampi e l’ambiente musicale napoletano, visto che la band che in quegli anni accompagnava Paoli era formata integralmente da musicisti partenopei di prim’ordine. C’erano Gianni Guarracino alle chitarre, Fabrizio D’Angelo alle tastiere, Aldo Mercurio al basso, Rosario Iermanno e, in un brano, anche Toni Esposito alle percussioni, Elio D’Anna al sax e Franco Del Prete alla batteria.
Ed ecco che, proprio attraverso questo album preso in prestito dal maestro Franco Del Prete, Jennà Romano si avvicina all’arte compositiva di Piero Ciampi, innamorandosene a tal punto da realizzare nel 2012 un documentario e un intero album dedicati al nostro perdente di successo.

L’album di JR si intitolava “…e se il mondo somigliasse a Piero Ciampi…”, come il concerto di ieri sera e, dentro una meravigliosa copertina di Salvatore Di Vilio, includeva quattro classici di Piero Ciampi: “Il vino” (cantata in napoletano) “Tu no”, “Ha Tutte le carte in regola” e “In un palazzo di giustizia”, più cinque brani inediti “La fiamma di una candela”, “Quello che ho di te”, “La Troia”, “Maria” e “Una vita corta”.

Foto di Di Vilio (cover Letti Sfatti)



Il concerto di Aversa ha fatto rivivere la passione ciampiana di Jennà amplificata dall’ausilio di una serie di artisti ed amici del suo entourage artistico: il sassofonista Giovanni Sorvillo, i pianisti Filippo Piccirillo e Lorenzo Natale, il cantautore Antonio del Gaudio, l’attore Pio Del Prete, il cantante, autore e attore teatrale Patrizio Trampetti, cui si è aggiunto uno “straniero” di grande pregio e valore, il cantautore Porfirio Rubirosa from Venezia, Italia del Nord.

Porfirio, come tutti gli artisti che si sono avvicendati ieri sul palco dell’Auditorium D’Aponte, è un cantautore fuori dagli schemi, ma auguriamo a lui e a tutti loro di non essere anche fuori mercato e di essere pienamente riconosciuti per il loro talento prima di diventare postumi. Anche se è il caso di dire – con Patrizio Trampetti – che ormai sembra non esserci nemmeno più un mercato per chi continua ostinatamente a realizzare dischi.

La verità è che “qui continuiamo a preoccuparci del supporto su cui si conserverà la musica nelle nostre case e tra le nostre cose (vinile, cd, pendrive, cloud, ri-vinile) mentre il mercato musicale da solido sta diventando liquido, gassoso, evanescente. Con tutte le conseguenze del caso per le maestranze, i manager, i maneggioni, i maestri, i mestieranti e i mercanti che gravitano intorno al tempio.”

Ne parlavo proprio su questa pagina qualche anno fa. E da allora le cose sonno solo peggiorate.

https://aitanblog.wordpress.com/2021/08/28/la-musica-e-finita-sta-finendo-o-sta-diventando-unaltra-cosa


Ma proviamo a rivivere il clima ed i contenuti del concerto di ieri.

Lo spettacolo si è aperto con due brani di Jennà Romano di atmosfera ciampiana: “Quello che ho di te” e “La fiamma di una candela”.


Poi, accompagnandosi al bouzouki e intrecciando le sue note con il piano sapiente di Filippo Piccirillo, Jennà ha cantato “Tento Tanto”, un brano di Piero Ciampi (mai pubblicato prima della sua morte e ricavato da un provino su nastro) che Jennà aveva già interpretato un paio di anni fa con Roberto Del Gaudio e che ha riarrangiato per questa serata con un bel finale a tempo di tango.

Di seguito, un altro brano di JR, “Zollette di stelle”.

Io sono quello
che non ha mai avuto un ombrello
e se piove d’amore
non si sa riparare.
Io sono quello
che tra zollette di stelle
si ferma a guardare
ma senza toccare,
senza mangiare.

[…] Io sono quello
che è morto vivo a dieci anni
che ha visto solo la musica
così da lontano
e si è fatto prendere la mano.

Sono le cose
che guardo la sera
che mi fanno sentire
che il mio stomaco è vivo
e vivo anche se vivo male
e vivo per me.

A questo punto si è unito a Jennà e a Filippo, Antonio Del Gaudio per cantare una bella versione a due voci di “Non chiedermi più”, un valzer struggente e disperato di Ciampi, il suo unico brano inciso a due voci con Lucia Rango e ripubblicato recentemente nel bellissimo album “Lucia Rango canta Piero Ciampi” (Anni Luce, 2022).

Poi Antonio Del Gaudio, con la sua lucida follia surreal-dadaista ci ha fatto sentire il suo monologo di Duccio, in cui interpreta un padre e un figlio su una spiaggia fronte mare. Il papà cerca di leggere il giornale, mentre il figlioletto, invece di giocare alle formine, formula un crescendo di domande imbarazzanti ed esistenziali che vanno da “Cosa c’è dopo il mare?” su su fino a Dio, l’infinito e oltre. Il tutto con un sottofondo pianistico sapientemente suddiviso tra la voce del padre accompagnata dalla mano sinistra sulla tastiera e quella del figlio dalla destra.



Anche in questa follia aleggiava lo spirito di Ciampi, come nella rabbia del brano di JR “Pensare libero”, costruito su un anaforico “Mi sono rotto il cazzo” ripetuto decine di volte come in un mantra liberatorio di chi vuole affrancarsi dai condizionamenti, dai luoghi comuni, dai politici corrotti e dagli imperativi del mercato.

Sempre di Jennà anche, “Dietro quelle porte”, introdotto dalla voce recitante di Pio Del Prete. A seguire, “‘A vita è mo”, un bel testo postumo di Franco Del Prete musicato e arrangiato da Jennà come un moderno bolero latino e cantato ieri sera insieme con Lorenzo Natale, che lo accompagnava anche al pianoforte.

Molto bella e sentita la versione di “Tu no”, classico ciampiano, interpretata da JR accompagnandosi, in solitaria, alla chitarra.
Poi è stata la volta di un’altra composizione di Jennà, “Brilla una stella”, dedicata a Bianca D’Aponte, talentuosa cantautrice aversana scomparsa improvvisamente all’età di 23 anni, quando aveva ancora tante emozioni da condividere e tutto lasciava credere che non le mancasse tempo… È stato molto commovente ascoltare quel brano nell’auditorium a lei dedicato in una serata dal forte impatto emotivo in cui aleggiavano gli spiriti di Bianca, di Ciampi, di Francesco Silvestri, di Fausto Mesolella, di Franco del Prete e di tanti artisti ed amici che ci hanno lasciato troppo presto; incluso Jeff Beck, un’altra stella del suo firmamento che JR aveva anche rievocato nel suo libro di racconti e canzoni “Il lanciatore di donne”. Jeff Beck ci ha lasciato una decina di giorni fa, ma qualche volta mi è sembrato di sentire anche lui, ieri sera, tra le corde delle chitarre e le pedaliere di Jenna’.

Copertina "Il lanciatore di donne"



Di seguito, due brani di Ciampi accompagnati, il primo, da Filippo e, il secondo, da Lorenzo al pianoforte (ed anche alla voce): due pezzoni: “Il Vino” (nella versione napoletana di JR) e “In un palazzo di giustizia”.

A questo punto è arrivato Pofirio Rubirosa, l’ospite del Nord, che ha tenuto sapientemente la scena con un trio di bei brani:
– “La confusione”, una sua canzone quanto mai attuale e pungente
– “Ha tutte le carte in regola”, cantata insieme con Jennà
– “La Troia” di Jennà che ha saputo fare sua con verve istrionica accresciuta dall’accompagnamento del sax potente e graffiante di Giovanni Sorvillo che faceva da controcanto alle voci di Porfirio e JR.



Ma lasciate che vi dia un consiglio: andatevi a sentire anche l’ultimo brano di Porfirio, “Il lussurioso”, un bella canzone suggellata da una coda erotico-pinkfloydiana. Porfirio è un ciampiano di stretta osservanza; una passione, mi ha detto, che è pari solo a quella che ha per Papà Dylan (Bob, intendo).

Dopo, una divertente e divertita esecuzione de “La mela” ad opera di Jennà Romano e Giovanni Sorvillo, il concerto si è concluso con la voce sempre fresca e potente di Patrizio Trampetti, che ha interpretato la sua “Feste di Piazza“, portata al successo da Edoardo Bennato nel ‘75, nell’album “Io che non sono l’imperatore”.



Gran finale con tutti gli artisti sul palco a cantare “Il Vino” di Ciampi in italo-napoletano con coro e accompagnamento clap clap del pubblico soddisfatto e numeroso.



E io stamattina qua a riscrivere la serata a modo mio prima di buttarmi nei ritmi forsennati di una nuova settimana:

Andare, camminare, lavorare


https://youtu.be/F08NeU_97qY

Andare camminare lavorare
il passato nel cassetto chiuso a chiave
il futuro al Totocalcio per sperare
il presente per amare
non è il caso di scappare
andare camminare lavorare
andare camminare lavorare dai, lavorare!

[…]

(Pompieri, pompieri!)
E che cos’è questo fuoco?
Pompieri, pompieri, voi che siete seri, puntuali
Spegnete questi incendi nelle case, nelle anime, nei conventi
Rapide fughe, rapide fughe, rapide fughe

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