I miei consigli canori alla Presidente Meloni e al Comandante Salvini

Per il prossimo karaoke, consiglio alla Premiata Ditta Salvini-Meloni questa versione alternativa della Canzone di Marinella.
Questa di Marinella è la storia vera,
lavava i piatti da mattina a sera
e un uomo che la vide così brava
pensò di farne a vita la sua schiava.
Così, con l’illusione dell’amore,
che le faceva batter forte il cuore,
s’inginocchiò davanti a quell’altare
e disse tre volte “sì” per non sbagliare.
Lui ti guardava mentre pulivi,
forse leggeva mentre cucinavi;
te ne accorgesti senza una ragione
che la sua casa era la tua prigione.
C’era la luna e ancora non dormivi,
dopo l’amor no, tu non dormivi:
sentisti solo sfiorare la tua pelle,
lui ebbe tutto e ti girò le spalle.
Dicono che spesso con cipiglio
lui ti chiedesse un figlio;
tu eri stanca, grassa ed avvilita,
avevi solo figlie dalla vita.
Ma un giorno, mentre a casa ritornava,
vide una mostra che la riguardava:
cambiare poteva la sia condizione
col Movimento di Liberazione
cambiare poteva la sua condizione
col Movimento di Liberazione
Si tratta della parodia che negli anni ’70 il Movimento Femminista Romano fece della più popolare canzone di Fabrizio De Andrè, che pare sia il cantante preferito di Salvini.
Anche se mi pare di ricordare che qualche anno fa il proteiforme Matteo dichiarò il suo amore per Guccini, che gli rispose così.

In ogni modo, per la prossima sessione di karaoke mi permetto di suggerire al duo (con accompagnamento di Berlusconi al piano) qualche altro brano.
Tipo:
– Nella mia ora di libertà (sempre di De Andrè). Quella che fa:
Certo bisogna farne di strada
Da una ginnastica d’obbedienza
Fino ad un gesto molto più umano
Che ti dia il senso della violenza
Però bisogna farne altrettanta
Per diventare così coglioni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
– La locomotiva (di Guccini). Simpatico sentirli intonare:
Ma un’ altra grande forza spiegava allora le sue ali,
Parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”
E contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
La bomba proletaria e illuminava l’ aria
La fiaccola dell’anarchia,
La fiaccola dell’anarchia,
La fiaccola dell’anarchia…
– Meno male che adesso non c’è Nerone di Edoardo Bennato. Perfettamente in tema.
Meno male che adesso non c’è Nerone no no
Meno male che adesso non c’è Nerone
Ed alle feste che organizzava
C’era il bel mondo ed anche lui suonava
Gli altri all’aperto senza protestare
Se no aumentava le tasse da pagare
Meno male che adesso non c’è Nerone, no no no
Meno male che adesso non c’è Nerone
Però in fondo ci sapeva fare
E per distrarli dalle cose serie
Ogni domenica li mandava in ferie
Tutti allo stadio a farli divertire
– E per concludere, un brano meno popolare ma straordinariamente attuale di Fausto Amodei.
Si chiama Se non li conoscete.
…
P.s. Poi mi sorge dentro il dubbio di star facendo il loro gioco, di esser stato di nuovo adescato come un pesce all’amo. “Parlatene bene o parlatene male non importa, purché se ne parli”. Frase attribuita a Mussolini che segue da vicino il solito Oscar Wilde, che fece dire a Dorian Gray: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about“.
Ma non deve essere neanche questo. La premiata ditta in questo momento non credo sia in cerca di visibilità (almeno a livello nazionale).
C’è qualcosa che mi sfugge. Forse sono solo indifferenti, o coglioni che fanno vedere che si divertono mentre altrove si muore come da sempre si muore.
Ho visto un re
Sa l’ha vist cus’e’?
Ha visto un re!
Ah beh, sì beh
Un re che piangeva seduto sulla sella
Piangeva tante lacrime
Ma tante che
Bagnava anche il cavallo
Povero re
E povero anche il cavallo
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
Povero re, e povero anche l’annegato. Questa (se non la conoscete) era di Dario Fo e Paolo Ciarchi e la cantava Jannacci.
Canzoni d’altri tempi. Indubbiamente, canzoni d’altri tempi.
…