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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Indicativo presente, passato e futuro

19 giovedì Mag 2022

Posted by aitanblog in immagini, versiculos

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Tag

modi, tempi

Coniugazioni brevi in tre tempi

Passa il tempo passa e ti consuma
Legno intorno a legno di matita
Passa passa la vita e lascia un segno
che forse qualcuno dopo raccoglierà

*Al passato*
Io arrivai
Tu sorridesti
Lui si alzò
Noi ci guardammo
Voi vi salutaste
Loro immaginarono

*Al presente*
Io devo
Tu bevi
Egli deve
Noi dobbiamo
Voi andate
Loro guardano

*In futuro*
Io verrò
Tu berrai
Lei vedrà
Noi ci saluteremo
Voi brinderete
Loro capiranno

Ma se ne staranno
in silenzio a vederci
sconiugati

esperpento esperpéntico

16 lunedì Mag 2022

Posted by aitanblog in immagini, recensioni, riflessioni

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Tag

assurdo, Bacon, esperpento, goya, grottesco

Dove provo a illustrare cosa diamine sia mai l’esperpento con l’aiuto di Francis B. e di Francisco G.

#arte #goya #bacon #valle-inclán #francisbacon

Specchi che deformano la realtà per renderci più chiari e comprensibili i brividi che ci percorrono la schiena e le emozioni che ci salgono mute alla bocca come bava di lumaca.
Urla che sussurrano nuove chiavi di lettura e l’evenienza di altri mondi dentro e fuori di noi.
Deformazioni che rendono intellegibili le assurdità delle nostre esistenze ed il degrado in cui intrecciano i loro logori fili.
Riflessi di una irrealtà possibile.

Esperpento.

“Gli eroi classici riflessi negli specchi concavi danno l’esperpento. Il senso tragico della vita spagnola può darsi solo con un’estetica sistematicamente deformata.
[…] La Spagna è una deformazione grottesca della civiltà europea.
[…] Le immagini più belle in uno specchio concavo sono assurde.
[…] Deformiamo l’espressione nello stesso specchio che ci deforma le facce e tutta la vita miserabile della Spagna.”
Per ridirlo con le parole del moribondo Max Estrella nella XII scena di “Luces de Bohemia” (1920).

“Los héroes clásicos reflejados en los espejos cóncavos dan el Esperpento. El sentido trágico de la vida española sólo puede darse con una estética sistemáticamente deformada.
[…] España es una deformación grotesca de la civilización europea.
[…] Las imágenes más bellas en un espejo cóncavo son absurdas.
[…] Deformemos la expresión en el mismo espejo que nos deforma las caras y toda la vida miserable de España.”
(Ramón del Valle-Inclán, l’autore)

Ma… el esperpentismo lo ha inventado Goya…

PVP

14 sabato Mag 2022

Posted by aitanblog in immagini, versiculos

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Tag

archi, parole, versi

un verso un varco un arco una parola

tu non puoi sapere quanto
ho sofferto
per scavarmi dentro
un verso
che mi portasse fuori
dalla disperazione
nell’arco lungo e irto
della sua costruzione

e a volte dura una notte
che più di una vita dura
anche una parola sola
che cerca spazio
tra una parola
e una parola

un beso un arco un barco una amapola

Ovunque qualcuno fa il pane

12 giovedì Mag 2022

Posted by aitanblog in idiomatica, immagini, stefania, versiculos

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Tag

fame, giustizia, iniquità, pane

Di dispanità inedia e vuoti


Ovunque
qualcuno
fa il pane

Ovunque
ovunque
e ovunque

Ma non tutti
ne hanno
abbastanza
da mangiare



Ovunque
qualcuno
fa il pane

Ovunque
ovunque
e ovunque

Ma poi ci sono
quelli che
non ne vogliono
e quelli che
non ne possono
mangiare

Al Nord e al Sud
del mondo
madri disperate
perché i figli
non mangiano
si struggono
simmetricamente

simmetricamente
si struggono
e non mangiano

Comunque
ovunque
et
iniquamente

A chistu munno
chi ha avuto tanto
e chi nun tene niente
A chistu munno
tene troppo pane
chi nun tene ‘e diente
A chistu munno
sta senza pane
e chine ‘e pene
troppa gente

E je parle parle
ma nun dico niente.


In sottofondo, banale come il pane appena sfornato e sempre buono da mangiare, Erik Satie Gymnopédie n.1.


Canzone senza note

09 lunedì Mag 2022

Posted by aitanblog in immagini, romantico, versiculos

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Tag

asimmetrie, simmetrie

Di vuoti e simmetrie

A te che mi insegnasti che non ho bisogno di nessuno
A te che non ti sembrava mai abbastanza
A te
A te che mi volevi indipendente da tutto e da niente
A te
A te che mi portasti a scoprirmi e a scoprire cose che nemmeno sapevo di voler sapere

A te che mi dicesti non sai quanto vali
A te che mi tenevi a bada i coccodrilli e gli squali
A te che colpivi sempre all’incrocio dei pali
ma insegnavi lo stesso che non vengono a nuocerci tutti i danni i malvagi i malanni ed i mali

A te
Alle tue malie
ed alle tue manie
A te che non ti sembravano mai abbastanza
le mie autonomie

A te
A te di cui ora ho un immenso bisogno
che non conosce ragione rimedi o ricette esistenziali
ma solo ferite vuoti ed assenza

A te di cui non oso fare senza



A te a te e a te

A te che mi insegnasti che non ho bisogno di niente
A te che mi vedevi anche a distanza
lontano da te o persa in un’altra stanza
A te
A te che mi volevi innamorata di tutto e di niente
A te
A te che mi portasti a sentirmi e a sentire
cose che nemmeno sapevo di voler scoprire
A te che mi dicesti non sai quanti mali
volano via e si disperdono nel vento
dopo che gli metti le ali

A te
Alle tue malie
ed alle tue manie
A te che non ti sembravano mai abbastanza
le mie antinomie

A te
A te di cui ora ho un immenso bisogno
che non capisce ragione ricette o rimedi
convenzionali
ma solo ferite vuoti ed assenza

A te
A te di cui non so fare senza

Rap/sodia del Primo Maggio

01 domenica Mag 2022

Posted by aitanblog in immagini, versiculos, vita civile

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Tag

lavoro, primo maggio

New Edition (ulteriormente ridotta, rammendata e riacconciata)

È primo maggio ed è pure domenica.
Nun tengo voglia ‘e fa niente.

Vi riciclo i miei auguri di un anno fa che riciclavano quelli di due, tre, quattro e cinque anni fa diretti a tutti coloro che il lavoro lo creano, lo fanno o lo cercano. Aggiungo le miei maledizioni per quelli che il lavoro lo distruggono, lo disprezzano o lo sfruttano.
E dedico le mie parole a chi di lavoro, pure quest’anno, è crepato.

Rap/sodia del Primo Maggio

Il lavoro mi piace
mi incanta
m’agguanta

Me ne starei ore
ed ore ed ore
davanti ad un cantiere
a guardare la gente
che fatica
suda e
travaglia

o le fimmine
che fanno
la maglia
mentre gli uomini
si allisciano la coglia
tra le pieghe
della vestaglia

È una storia antica
Chi magna
e chi fatica

La cicala
e la formica

E io che sogno
un primomaggio di lavoro
veramente intelligente
No di chi fa tanto
e di chi non fa niente
e ci guadagna pure tanto
ed eccessivamente
sulla schiena
della povera gente
che fatica suda
sfuma si sfoglia
trasuda rancore
e travaglia

Dignità e Rispetto
Lavorare per vivere
e non vivere per lavorare

Dignità Rispetto e Sicurezza
Lavorare per vivere
e non morire per lavorare

Dignità Rispetto
Sicurezza e Giustizia
Distribuire i pesi
e tutti equamente ricompensare

Lavorare bene
e nessuno il lavoro d’altri sfruttare

Aprile è stato crudele
Speriamo in un maggio migliore
Ma di speranza non vogliamo morire

E nemmeno
di lavoro
di non lavoro
o di lavorare




Grazie assai a T.S. Eliot, a Jerome K. Jerome a Enzo Del Re ed anche a me stesso per avermi dato inconsapevolmente in prestito qualche parola buona e giusta e qualche altra, di certo, un po’ meno (tra queste ultime, le mie di me medesimo, immagino).


Due è meglio di uno

28 giovedì Apr 2022

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, vita civile

≈ 2 commenti

Tag

cognomi, genere

Cognome mio e cognome tuo in ricordo del nostro amor

In Spagna il doppio cognome è legge dal 1889, ma già dal XV secolo era costume, soprattutto tra i nobili, dare ai propri figli il primo cognome del padre insieme con il primo cognome della madre. Ciò anche per distinguere le tante persone che avevano cognomi uguali o simili (nel mondo ispanofono esistono milioni di García, di Rodríguez, di González, di Fernández, di López e tanti altri cognomi per lo più terminanti con il suffisso –ez, che a sua volta deriva dal genitivo latino –is: in pratica, i cognomi in -ez erano dei patronimici che indicavano che quella determinata persona era figlia o figlio di… Rodrigo, Gonzalo, Fernando, Lope…). Inoltre, dare il secondo cognome poteva dimostrare che la madre non avesse un cognome di ascendenza ebraica in un Paese che gli ebrei, dal 1492, li aveva espulsi o obbligati alla conversione. Ma più in là dei genitori non si poteva andare perché, in pratica, fino al secolo scorso, di norma, i padri e le madri che non facevano parte dell’antica nobiltà ispanica passavano ai propri figli solo il primo cognome, quello paterno e, pertanto, in genere quasi nessuno aveva più di due cognomi. In questo modo, si andavano perdendo anche eventuali origini ebraiche rintracciabili nei cognomi delle madri.
Nel nuovo millennio, invece, con il proliferare delle rivendicazioni di genere, sono arrivati i sacrosanti cambiamenti nell’ordine dei due cognomi dei neonati spagnoli (e nel mentre, per fortuna, si è persa l’esigenza di tenere sotto controllo l’eventuale presenza di sangue semita negli abitanti del regno spagnolo).
In pratica, già a partire dal 2000, era permesso registrare i figli anteponendo il cognome della madre a quello del padre, previa richiesta al Registro Civil e dichiarazione di mutuo accordo tra le parti.
Dal 2017, poi, le cose sono ulteriormente cambiate in direzione di una piena uguaglianza di genere: entro tre giorni dalla nascita del figli@, è diventato un obbligo scegliere l’ordine dei cognomi (altrimenti la scelta avviene d’ufficio secondo criteri fonici, o alfabetici, o di gusto dell’impiegato di turno…).
Inoltre, con questa nuova legge, i maggiorenni possono anche decidere di cambiare l’ordine dei propri cognomi o perfino di unirli e farli diventare un cognome composto (ciò al fine di caratterizzare cognomi troppo comuni oppure per fare in modo che non sparisca uno dei due nomi di famiglia passando solo il primo di padre in figlio).

In questi giorni anche l’Italia sta imboccando la direzione del doppio cognome e magari, retroattivamente, anch’io potrò cominciare a firmarmi Vergara De Vita (o viceversa) e mia figlia potrà decidere se chiamarsi Iavarone Vergara o Vergara Iavarone.


Tuttavia, in un Paese causidico come l’Italia, già immagino che, su questa giusta decisione della Corte Costituzionale, si ordiranno discussioni, contenziosi, lotte familiari e separazioni.

E poi smettetela, per favore, di fantasticare di cognomi che crescono esponenzialmente da 2 a 4, da 4 a 8, da 8 a 16, da 16 a 32 e così via, ad infinitum; per lo più nessuno avrà più di due cognomi e le firme continueranno ad entrare nello spazio di un rigo.

A meno che non vi chiamate Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso (pare che fosse registrato così all’anagrafe il più grande pittore spagnolo del XX secolo) oppure Fernández de Córdoba Espinosa de los Monteros (che ho inventato io mettendo insieme due cognomi composti spagnoli).

Mi viene in mente la mia gatta (l’unico animale che ho avuto in casa, una siamese). Si chiamava Gatilla Exposita Encontrada de Madrugada, ma la chiamavamo Faní.

Concludo osservando che questi matrimoni possono dare alla luce tanti binomi fantastici e divertenti.
Scorrendo l’elenco telefonico spagnolo si possono trovare curiose combinazioni, tipo:

– Salido del Pozo (Uscito dal Pozzo)
– Fuertes de Barriga (Forti di Stomaco)
– Toro Bravo (Toro Selvaggio)
– Tetas Planas (Tette Piatte)
– Verdugo de Dios (Boia di Dio)
– Gallo Enamorado (Gallo Innamorato)
– Comino Grande (Fico Grande, ma anche, ehm, Cazzo Grande)

E infine, Calavera Calva (Cranio Calvo), che un po’ mi rappresenta. Più del comino.

word wars

27 mercoledì Apr 2022

Posted by aitanblog in immagini, versiculos, vita civile

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Tag

armi, colomba

armati di parole, senza corpo ferire



armatevi e partite
amatevi o patite

a(r)matemi, sono mite!
amatevi senza lite

amatevi odiatevi
ma fatela finita

andate o dannatevi
disarmatemi la vita

andate, oh dannati,
ridatemi la vita

Colombe incredibili

25 lunedì Apr 2022

Posted by aitanblog in da lontano, immagini, musiche, recensioni

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Tag

colomba, ucraina


Le sperimentazioni dei DakhaBrakha

I 15 secondi di musica che accompagnano questa mia clip li ho rubati ai DakhaBrakha, un gruppo musicale di avanguardia nato all’interno del Dakh, Centro teatrale d’Arte Contemporanea  di Kiev.


Come vorrei che i DB potessero continuare a sperimentare il loro ethno-caos che pesca nel folclore ucraino con l’aggiunta di sonorità contemporanee e innesti della musica africana, bulgara e ungherese.


Una colomba con i colori di un eclectus, di un’ara o di un pavone.


Una colomba che resiste ingabbiata, ma deve tornare a volare.

Aidez l’Ukraine!

23 sabato Apr 2022

Posted by aitanblog in da lontano, idiomatica, immagini, musiche, vita civile

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Tag

dubbi, guerra, guerra civile, ucraina


armare, amare o arare



L’immagine è una frettolosa rivisitazione di una celebre cartolina realizzata da Joan Mirò nel 1937 per raccogliere fondi per il fronte popolare, ai tempi della sanguinaria guerra civile spagnola.

La musica di sottofondo è un mio campionamento della tromba di Tom Harrel tratto dalla versione di “Silence” contenuta nell’album di Charlie Haden, “The Montreal Tapes: Liberation Music Orchestra” (1989).

I dubbi sono tutti miei e mi paralizzano la coscienza, anche se continuo a scrivere e a cazzeggiare con i segni e con i suoni. Perché non so fare altro.

So, silence!

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