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01.04.2022
Rielaborazione grafica di un’immagine di pubblico dominio.
Le voci di sottofondo sono di Bob Marley e Caetano Veloso.
Il resto (se qualcosa resta) è mio.
01 venerdì Apr 2022
Posted immagini, otherstuff
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01.04.2022
Rielaborazione grafica di un’immagine di pubblico dominio.
Le voci di sottofondo sono di Bob Marley e Caetano Veloso.
Il resto (se qualcosa resta) è mio.
24 venerdì Set 2021
Posted immagini, otherstuff, riflessioni
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18 autunni fa, in un giorno come questo, nacque ((( aitanblog )))
Oggi il mio blog di periferia sito in in via https://aitanblog.wordpress.com/ diventa maggiorenne.
E già…, sono trascorsi 18 anni dal primo esitante post che, con una certa prematura consapevolezza, si autodefiniva “un utile strumento per scrivere di cose inutili“.
E già, 18 anni e siamo ancora qua…
18 anni.
18 anni in cui intaso il mio pubblico diario con testi, disegni, qualche foto e, di tanto in tanto, pure con qualche ignobile composizione sonora che mi suono e canto da solo. (Il mio è sempre stato un blog autarchico, eclettico, marginale e poco allineato. Ci manca solo che mi metta pure a ballare.)
Nel corso di queste 72 stagioni (quasi 6600 giorni di onorata carriera) c’è stato un cambio casa (nel 2011, quando traslocai baracca e burattini da Splinder a WordPress) e un periodo di semi-isolamento dovuto al trasferimento di molti vecchi amici su Facebook, su Instagram o su altre reti e trappole sociali.
Negli ultimi tempi, comunque, i numeri sono tornati a crescere.
Quest’anno ((( aitanblog ))) conta già 18mila accessi realizzati da più di 11mila visitatori ripartiti tra la ristrettissima cerchia di lettori piuttosto fedeli, qualche avventore occasionale che si trova tra le pagine del blog e non sa nemmeno come ci sia arrivato e qualcun altro (la maggioranza, in verità) che ci arriva di rimbalzo da Facebook.
Ma lui, il mio giovanotto, continuerebbe impassibile a dire la sua anche con molti meno visitatori che sono là a dare linfa e senso alla sua esistenza.
18 anni.
18 anni trascorsi in 216 mesi…
Di pochi giorni più piccolo, il blog didattico Castellano / Italiano è da qualche anno molto più isolato e solo di ((( aitanblog ))). Nuovi strumenti di didattica digitale gli hanno fatto perdere il suo appeal iniziale che gli fece conquistare una grande attenzione in saggi, tesi da laurea e conferenze stilate in pedagogichese dentro e fuori dall’Italia.
https://vergarablog.wordpress.com/about/hablan-de-nosotros/
Magari uno di questi giorni gli do un po’ di ossigeno e vedo di dare nuova vita pure a lui.
Come succede di questi tempi, il successo di uno spazio web è una questione di stile e di contenuti, ma la spinta di un po’ di marketing pure ci vuole. Se no, non arrivi nemmeno fuori la porta di casa.
E chi non si adegua, scompare.
Il che, a pensarci bene, ha anche il suo fascino. (La possibilità di dissolversi e svanire, intendo.)
12 venerdì Feb 2021
Posted idiomatica, otherstuff
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Il 12-02-2021 è una data palindroma. Era una data palindroma anche il 20-02-2002, quando scrissi questo miniracconto bidirezionale qua, e il 2 febbraio di due anni fa, quando lo riproposi aggiungendo qualche spiegazione autocelebrativa…
Qui si vive anche di questi numeri e di questi minuscoli successi.
Ma il mio bifronte preferito è questo qua, inglese (joyciano), situato all’alba dei tempi:
– Madam, I’m Adam!
– Eve.
(Verrebbe da rispondere in spagnolo: Nada, yo soy Adán
oppure controbattere con un amletico: ¿Se es o no se es? / ¿Somos o no somos?)
Al secondo posto, a pari merito, lo spagnolo “la ruta natural” e gli italiani
I tanga bagnati.
È ressa per tre passere.
Al terzo e ultimo posto di questa mia classifica personale degli altrui palindromi, una frase bifronte che sembra scritta apposta per consolare me:
Poter essere pelato totale per essere al top!
Va be’, mi fermo qua…
…ingegni…
Ma piccoli piccoli (e qui non c’è palindromo, solo un po’ di consapevolezza.)
01 venerdì Gen 2021
Posted immagini, otherstuff
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(Breve storia di una lunga etichetta fatta a pezzi)
Il mio amico S., persona discreta e riservata che aborre la pubblicazione delle nostre vite sui social, mi ha chiesto di fare un disegno di circa un metro x 9 cm. su un rotolo di carta adesiva.
Poi ha fatto a pezzi il mio disegno e l’ha attaccato come retto-etichetta delle sue meravigliose bottiglie di nocino fatto in casa.
Il risultato è questo qua.
L’etichetta principale la concepimmo insieme lo scorso anno (ma quella ormai è stampata, mentre il retro resta composto da tanti frammenti di un pezzo unico).
Quella fotografata da sola è la bottiglia che mi sono tenuto io ripresa di faccia e di…, di dietro.
Se qualcuno volesse ricostruire il puzzle di vetro e carta, dovrebbe ripercorrere il cammino di una ventina di nere bottiglie.
Cosa molto improbabile.
Chi potrebbe mai essere interessato a mettere insieme il lungo scarabocchio?
Insomma, se non ne parlassi un po’ qua, questa sarebbe un’opericola già svanita nei fumi dell’alcol.
Prosit!
15 domenica Set 2019
Posted da lontano, otherstuff, recensioni, riflessioni
inLa memoria perenne del web mi fa ritrovare le pagine perdute di aitanblog.splinder.it/.com e tanto altro che credevo perduto. E io non so se sia un bene.
Nata in California nel 1996, Internet Archive (https://archive.org) è un’immensa biblioteca digitale, che custodisce e mette gratuitamente a disposizione di tutti i naviganti:
– milioni di libri in versione digitale (anche in connessione con biblioteche virtuali di mezzo mondo)
– software (da copie ISO di sistemi operativi in disuso a giochini “vintage” o a libera distribuzione)
– file audio (inclusi brani musicali)
– video (anche interi film)
– immagini (provenienti da centinaia di collezioni)
– pagine di siti web (anche scomparsi dalla rete).
Il suo obiettivo dichiarato è offrire la possibilità di un “accesso universale alla conoscenza”, il sogno, insomma, di una cultura libera e accessibile a tutti.
La parte più cospicua di questa sconfinata raccolta di dati digitali è l’archivio web (web.archive.org) costituito da una collezione di 377 miliardi di “istantanee” (snapshot) del World Wide Web archiviate secondo la data di acquisizione. Non si tratta, dunque, di semplici screenshot, ma di pagine dinamiche funzionanti in ogni loro aspetto; una risorsa importantissima per ritrovare siti scomparsi dalla rete o visualizzare i cambiamenti storici di siti ancora esistenti. In pratica, una macchina del tempo virtuale in cui, caricato l’URL di un sito sulla barra di ricerca del web-archivio, si scorre su un calendario la sua cache memory, visualizzando quello che quel giorno avrebbe visto chi vi avesse avuto accesso.
Ho messa alla prova questo sterminato contenitore di pagine web cercando la prima versione del mio blog personale ospitata sulla piattaforma Splinder.
Splinder fallì nel 2011 facendo sprofondare nell’oblio una parte cospicua della blogosfera italiana che, a quei tempi, era ancora molto attiva e vitale (nel 2011 Facebook non aveva ancora fagocitato il mondo dei blog: allora il social network di Zuckerberg & Co. si limitava a 7-800 milioni di utenti contro gli oltre due miliardi di oggi).
Il mio blog (tuttora attivo e resistente su wordpress) è stato ospitato da Splinder (prima nella versione splinder.it poi nella versione splinder.com) dal 2003 al 2011.
In questi anni le sue pagine sono state state “riprese” da archive.org una sessantina di volte, il che mi ha permesso di rivedere oggi aitanblog come era allora, con la formattazione scelta da me e tutte le immagini e i giochini (per lo più, in javascript) che caricavo; mentre nella migrazione che feci illo tempore su wordpress.com molto era andato perduto o risultava formattato in modo differente dalla versione originale.
Ho scelto, pertanto, di conservare qui il link delle pagine che mi sono parse più indicative (e meno ripetitive), anche al fine di attingervi per mettere ordine alla versione wordpress attuale (compatibilmente col tempo che non ho):
http://web.archive.org/web/20031213223726/http://aitanblog.splinder.it/
http://web.archive.org/web/20040206011639/http://aitanblog.splinder.it/
http://web.archive.org/web/20040414111434/http://aitanblog.splinder.it/
http://web.archive.org/web/20040526062359/http://aitanblog.splinder.it/
http://web.archive.org/web/20040614062307/http://aitanblog.splinder.it/
http://web.archive.org/web/20040814124138/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20040924082746/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20041128180318/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20050201052329/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20050207023756/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20050305092135/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20050408163130/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20050606235408/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20050716022127/http://www.aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20050929190354/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20051124174523/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20051210074450/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20060219040426/http://www.aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20060614182413/http://www.aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20060721093604/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20060831140307/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20060914014444/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20061004114504/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20061208001219/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070202234728/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070224232655/http://www.aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070322012431/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070404235731/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070518010646/http://www.aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070521232856/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070714073629/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20070829220140/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20071026040635/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20071124021747/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20071212043539/http://www.aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20080119233652/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20080129001059/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20080511214750/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20080521145149/http://www.aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20080915103732/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20081104060540/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20090105152321/http://www.aitanblog.splinder.com
http://web.archive.org/web/20090228042121/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20090728083331/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20110826211701/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20110826211701/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20111006152059/http://aitanblog.splinder.com/
http://web.archive.org/web/20111103044248/http://aitanblog.splinder.com/
Una prova ulteriore che il passato, una volta pubblicato in rete, non si cancella e resta là /qua, a futura memoria, anche quando vorremmo liberarcene e tenerlo lontano dagli occhi indiscreti di questo eterno presente.
14 sabato Set 2019
Posted otherstuff, vita civile
in– Liberiamo la terra dai fuochi in città e in ogni parte del mondo. Prima che sia troppo tardi.
– Ma che dici? Che caspita vuoi liberare? Non vedi che siamo accerchiati dal fuoco di migliaia di roghi?
[Coro]
– È troppo tardi, ormai! Brucia tutta la contea e non c’è più riparo che tenga o muro o steccato che ci protegga o difenda.
– I ponti li abbiamo abbattuti; non possiamo neanche cercare rifugio sull’altra riva del fiume; ammesso che dall’altra sponda abbiano già sedato le orde infiammate e i roghi sparsi di campo in campo, di prato in prato e di terra in terra.
– Sono mesi ormai che non sappiamo più niente di loro.
– Potrebbero anche essere tutti morti, arsi vivi o crepati in un qualche tentativo di fuga, schiantati da una trave, da una pioggia di calcinacci o da un albero divelto…
– Precipitati in un burrone o dilaniati dalla fame e dalle fiamme.
– Tutto d’un tratto, potrebbe ardere al fuoco anche il crine di cavallo che regge la spada che incombe sulla nostra testa. Non lo vedete che il ferro è incandescente…? Può piombarci addosso da un momento all’altro, oppure ora stesso.
– Sento già la puzza di bruciato e il calore che si spande dal selciato.
– Silenzio, silenzio! C’è poco da parlare e molto da fare. Anche se nessuno sa cosa.
– E ormai non ci sono più nemmeno nemici su cui addossare colpe né acqua per spegnere il fuoco e lenire le pene.
– Non facciamo in tempo ad estinguere un rogo da una parte, che qualcuno…
– O qualcosa…
– …Appicca un incendio dall’altra.
– Non c’è più speranza.
– Secondo me sono ancora loro, altro che morti.
– Ma no, non inciampiamo sempre sulle stesse pietre. I responsabili sono altrove.
– O dentro noi stessi.
– Sì, ma che parliamo a fare, ora?
– Prendete vecchi e bambini e scappiamo verso il fiume. Sono giorni che sull’altra sponda non si intravedono fuochi o nuvole di fumo.
– Portate asce, seghe, chiodi e martelli. Proveremo a ricostruire il ponte…
– A ricostruire la contea…
– A rifare il mondo!
– E inciamperemo sulle stesse pietre di prima.
27 martedì Ago 2019
Posted invettive, otherstuff, texticulos, vita civile
inRiccastro da quattro soldi, pidocchio risagliuto e infrackettato che ti sei fatto una sciammeria con la tua amante, una prostituta di passaggio sulla tua barca o tua moglie (che fa lo stesso) e poi dalla cambusa hai gettato a mare un profilattico di sfaccimma che è arrivato in quattro e quattr’otto a riva, visto che ancorate le vostre stramaledette barcacce a pochi metri dalla spiaggia e poi riversate in acqua di tutto (la mattina l’acqua a Pozzovecchio è limpida, poi arrivate voi con i vostri gas di scarico e tutta la monnezza che consumate a bordo e il mare si intorbidisce, si insozza e si riempie della vostra lotamma), riccastro da quattro soldi, dicevo, brutto cornuto che può essere pure che quel profilattico l’ha buttato a mare il marinaio (o il cuoco o il tuo migliore amico) che si scopa tua moglie mentre tu continui a fare soldi per mantenerti la barca e l’amante di cui sopra, brutto riccastro, dicevo, spero che la prossima volta, mentre lo butti a mare quel tuo profilattico (tuo o dell’amante di tua moglie, non importa, che questi non sono cazzi miei), e comunque mentre cade in acqua il fottuto profilattico spero che ti cada per terra il posacenere della sigaretta del doposciammeria e si incendi tutta la barca, anche se poi mi dispiace che l’acqua si farà tutta nera e l’aria piena di ceneri e lapilli come fosse Pompei. Mannaggia, mi dispiace veramente che arriva questo fuoco in questa terra, mi dispiace per l’aria e per l’acqua, ma non si può fare una frittata senza rompere qualche uovo, lo diceva pure Jocker facendo una risata in faccia alla buonanima di Batman…
04 domenica Ago 2019
Posted otherstuff
inTag
(Una mia poesiola d’occasione, scritta di getto per il contest poetico “Fresella Fest 2019”.
Modestamente, non solo non vinse tra uno sparuto gruppo di versi sciolti e in rima, ma non meritò nemmeno una menzione o un secondo posto…
Ah, il Che del titolo è nientemeno che Ernesto Guevara da cui rubo la chiusa e il concetto che ispira tutta la composizione, versicolo per versicolo.)
(Versione in dialetto frattese)
‘Amma essere tuoste,
tuoste comm’a
‘na tavole ‘i ponte
ca’ supporta ‘o peso
‘e ciente fravecature
e mille passe.
‘Amma essere tuoste
tuoste comm’o fierre,
‘a ‘uerra e ‘o sgarro.
‘Amma essere tuoste,
ma ‘o mumento bbuone
c’avimme sape’ ammulla’
comme ‘a ‘na fresella
ca sott’all’acqua
se fa bbona
p’ogni diente
e cu nu file d’uoglie
e doje pummarole rosse
te fa arrecreja’ a vocca,
‘o zezzenielle e l’ossere.
Amma essere tuoste,
ma nun ‘amma maje
perdere ‘a priezza,
‘o zucchero, ‘o sale
e ‘i tenerezze
‘e ‘na fresella
ca’ s’ammolla sott’all’acqua
e se squaglie ‘mmocca
pe’ te purta’ int’o mare
‘i l’alleria e de culure!
“Bisogna essere duri
senza perdere la tenerezza.”
(Versione in lingua nazionale)
Dobbiamo essere duri,
duri come
una tavola di ponte
che sopporta il peso
di cento lavoratori
e mille passi.
Dobbiamo essere duri,
duri come il ferro,
la guerra e lo sgarro.
Dobbiamo essere duri,
ma al momento buono
ci dobbiamo sapere
ammorbidire
come una fresella
che sotto l’acqua
si fa buona
per ogni dente
e con un filo d’olio
e due pomodori rossi
ti fa rinverdire la bocca,
l’ugola e le ossa.
Dobbiamo essere duri,
ma non dobbiamo mai
perdere l’allegria,
lo zucchero, il sale
e la tenerezza
di una fresella
che s’ammorbidisce
sotto l’acqua
e si scioglie in bocca
per portarti in un mare
di gioia e di colori!
“Hay que endurecerse
sin perder jamás la ternura”
HASTA SIEMPRE
06 giovedì Giu 2019
Posted immagini, otherstuff
inDella serie “Ceci n’est pas une Magritte” (praticamente una piccola collezione di pippe d’arte concettuale e digitale, con rispetto parlando).
27 lunedì Mag 2019
Posted otherstuff
inTag
Va be’, si sa che “ogni mamma è bella ‘o scarrafone suoje!”, ma qua, oltre ai miei fratelli, lo vedete anche voi quanto è bella mamma nostra e come è rimasta bella per tutti gli ottanta anni in cui ci ha fatto felici con la sua presenza. Bella d’animo, bella di spirito, bella dentro di una bellezza che traspare anche fuori. La bellezza di chi ha donato e dona ogni momento della sua vita agli altri. La bellezza delle persone umili che, senza saperlo, ogni giorno, salvano il pianeta dalla barbarie dell’indifferenza e dell’egoismo.
Noi ci lamentiamo del fatto che, nonostante gli acciacchi dell’età, si metta a portare secchi dal balcone al bagno per risparmiare acqua o che continui a salire su scranni e scaletti per farsi più alta e operativa; ma sappiamo che non saprebbe risparmiarsi e mettersi da parte. Perché lei è una donna del fare e del donare, una di quelle persone rare che per tutta la vita si fanno e faranno in quattro per gli altri, aspettandosi in cambio poco o niente. Aggiustature, cotolette, dolci, polpette, lavatura e stiratura, consigli pacati, gattò, ragù e affetto…, una lista infinita di cose fatte con amore e dedizione e con uno sguardo benevolo e scandalizzato su un mondo di persone più giovani, che comunicano sempre meno e se ne stanno tutto il giorno rintanate negli schermi dei loro telefonini.
Noi tutti, Stefania e io soprattutto, tante volte mettiamo alla prova la sua pazienza e perdiamo subito la nostra per un nonnulla – una frase non recepita o recepita male, una domanda o una richiesta ripetuta, un’osservazione che al momento ci pare fuori luogo -, ma lei incassa la nostra insofferenza e va avanti dandoci ogni momento lezioni di stile e di tolleranza. Abbiamo ancora tanto da prendere e da imparare da lei e chiediamo al Signore, con cui lei ha un rapporto così continuativo e speciale, di lasciarla con noi ancora tanti anni. E lo chiediamo per noi, mica per lei.
Auguri nonna, pe’ cient’anne e pure ‘i cchiu’, fino a quanno vuo’ tu!