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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

((( aitanblog )))

Archivi della categoria: riflessioni

La maestra inascoltata

27 venerdì Gen 2023

Posted by aitanblog in musiche, recensioni, riflessioni, vita civile

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Tag

memoria, Tproject

Le vittime innocenti delle guerre in un video dei Tproject

…

La storia è una buona maestra ma i suoi alunni sono svogliati e disattenti. Per quanti esempi lei tracci sulla lavagna del tempo, loro non vogliono e non riescono a imparare.

Di guerra si continua a morire.
E non si muore solo da soldati.

E così, ogni 27 gennaio torniamo a piangere i morti del ‘900 senza svestirci della nostra indifferenza di fronte ai morti disseminati sui campi del presente. Morti di ogni età e di ogni latitudine che continuano a cadere sotto le bombe; come i bambini di questo video dei Tproject di quattro anni fa. Morti di guerra, di fame e di stenti o rimasti orfani a seguito dei conflitti degli adulti.

Tproject, “I bambini della guerra” (Gino Frattasio e Pasquale Marchese)

Troppo comodo considerare il passato come un film commovente e poi continuare ad essere indifferenti di fronte alle morti, ai razzismi e alle discriminazioni che crescono ogni giorno dentro e fuori di noi.

Non facciamo della memoria un altro sepolcro imbiancato, lasciamola agire nel corpo della nostra società e nelle nostra stessa coscienza, per fare meglio e diventare migliori.
Rendiamoci conto che è insensato celebrare un rituale della memoria commuovendosi per ciò che stato, senza muoversi davanti a ciò che è e torna a ripetersi. Come se non ci fossero altre strade da percorrere, tracciare o creare.

…

“La memoria della Shoah, serve sì a onorare il passato e le vittime, ma è soprattutto uno strumento per il presente e per il futuro affinché ciò che è stato, non possa ripetersi mai più. Per questo abbiamo tutti il dovere di ricordare“. (Moni Ovadia)

Anche i bot sbagliano

26 giovedì Gen 2023

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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Tag

ai, digitale, intelligenza artificiale

Errori, invenzioni, pericoli e principi etici di ChatGPT


Il mese scorso, dopo averlo tenuto d’occhio per qualche settimana, ho messo sotto stress (si fa per dire) il bot di ChatGPT, con risultati che potete vedere qui.

aitanblog.wordpress.com/2022/12/14/don-chisciotte-e-lintelligenza-artificiale

Ora che le chiacchiere e le preoccupazioni sul chatbot di OpenAI dilagano, gli ho chiesto di parlarmi del suo successo e delle discussioni che ne sono scaturite

E lui, tomo tomo, cacchio cacchio, mi fa:

ChatGPT è un modello di linguaggio di ultima generazione sviluppato da OpenAI. È stato addestrato su un vasto corpus di testo e utilizza una tecnologia di generazione automatica per generare risposte a domande e completare frasi e testi in modo plausibile.
Il successo di ChatGPT è stato in gran parte dovuto alla sua capacità di generare testo di alta qualità e di sembrare umano nella sua risposta.
Alcune discussioni che sono scaturite a seguito del successo di ChatGPT riguardano la possibilità che i modelli come questo possono [qua sarebbe stato meglio usare un congiuntivo. – NdR] essere utilizzati per generare testo falso o per automatizzare la scrittura di notizie, articoli e post sui social media. Ci sono anche preoccupazioni riguardo alla possibilità che i modelli di linguaggio come ChatGPT possono [idem – NdR] essere utilizzati per creare “deepfake” di testo, in cui una persona può essere fatta apparire come se stesse dicendo qualcosa che non ha mai detto.
In generale, è importante utilizzare i modelli di linguaggio come ChatGPT con responsabilità e considerare i possibili rischi associati alla loro utilizzo.


Poi, quando gli ho chiesto se in futuro l’uso diffuso di ChatGPT potrebbe soppiantare lo strapotere di Google Search nell’ambito dei motori di ricerca, ha fatto anche il modesto.

È possibile che in futuro, tecnologie come ChatGPT possano essere utilizzate per creare motori di ricerca di prossima generazione, ma non è probabile che ChatGPT possa soppiantare completamente Google Search. Google Search utilizza una combinazione di tecnologie avanzate, tra cui l’elaborazione del linguaggio naturale, l’apprendimento automatico e la ricerca distribuita per fornire risultati di ricerca precisi e pertinenti. Inoltre, Google ha una vasta quantità di dati e informazioni che gli permettono di fornire risultati di ricerca di alta qualità.


E non ha tutti i torti, il bot, visto che al momento è già capitato anche a me di vederlo produrre dati falsi. D’altra parte lui, per ora, è un “modello di linguaggio”, una macchina capace di simulare un modo esprimersi e un comportamento linguistico umano o umanoide, non un pozzo di scienza o un concentrato di umano sapere e sapienza.

Una volta, per esempio, gli ho chiesto (in spagnolo) chi fosse il prossimo erede al trono di Spagna e lui mi ha detto:

Actualmente, el próximo eredero al trono de España en la línea dinástica es el príncipe Felipe, hijo del rey Juan Carlos I. Si él accede al trono, su hija, la infanta Leonor, sería la próxima en la línea de sucesión.



Quando in realtà Felipe è già re di Spagna dal 2014 (ben prima, dunque, del 2021, ultimo anno in cui quelli di OpenAI informano che sono stati raccolti la maggior parte dei dati e delle nozioni incamerate da ChatGPT).



Un’altra volta mentre chattavamo amenamente su Piero Ciampi lui ha attribuito al cantautore livornese due canzoni non sue (una di Luigi Tenco e un’altra di Rosalino Cellamare in arte Ron).



Ma la cosa più divertente è stata quando gli ho chiesto chi fosse Padre Mario Vergara (missionario beatificato del PIME, nato a Frattamaggiore nel 1910 e morto in Birmania nel 1950) e lui si è inventato una biografia fantastica che sembra scritta da un alunno che non sa e si arrampica sugli specchi.
Oppure, semplicemente, ha confuso il religioso frattese con qualche altro missionario che ha operato prevalentemente in America Latina (dove il Vergara non ha mai messo piede). Ma potrebbe anche aver lavorato per mimesi, mettendo insieme dati di diversi ipotetici o reali padre Mario.


– Mi puoi parlare di Padre Mario Vergara?

– Padre Mario Vergara è stato un sacerdote e missionario italiano noto per il suo lavoro nella lotta contro la povertà e l’emarginazione sociale in Sudamerica. È stato fondatore della Fondazione Don Mario Vergara, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di assistenza sociale e sviluppo comunitario in Argentina, Paraguay e Uruguay.
Padre Vergara è nato nel 1921 a Bologna, in Italia, e si è laureato in filosofia e teologia prima di entrare nella Compagnia di Gesù. Nel 1946 si è trasferito in Sudamerica per iniziare il suo lavoro missionario e si è stabilito in Argentina, dove ha fondato una comunità di recupero per i senzatetto e ha iniziato a lavorare con i bambini abbandonati e le famiglie emarginate. Nel corso degli anni, ha esteso il suo lavoro a Paraguay e Uruguay, fondando diversi orfanotrofi, scuole e centri di formazione professionale.
Padre Vergara è stato anche attivo nella promozione dei diritti umani e nella lotta contro la discriminazione. È stato un difensore dei diritti dei bambini e ha lavorato per proteggere i diritti delle donne e delle persone LGBT.
Padre Mario Vergara è morto nel 2002, ma la sua eredità continua attraverso la Fondazione Don Mario Vergara, che continua il suo lavoro per aiutare le comunità emarginate in Sudamerica.



Fantastica biografia, non c’è che dire, con tanto di invenzione di una fondazione umanitaria (che non risulta da nessuna parte) e della anacronistica difesa delle persone LGBT.

Insomma, se ti fanno una domanda, rispondi e, se non sai, inventa.

“Alcune discussioni che sono scaturite a seguito del successo di ChatGPT riguardano la possibilità che i modelli come questo possono essere utilizzati per generare testo falso o per automatizzare la scrittura di notizie, articoli e post sui social media” diceva lui nella prima chat che ho pubblicato in questo testo…




A questo punto ho voluto a mettere alla prova l’etica di ChatGPT chiedendogli di creare delle fake news sul consumo di carne.
Ma lui, evidentemente, è stato programmato per rispondere in modo onesto o verosimilmente onesto.

No, non è appropriato creare notizie false su qualsiasi argomento, incluso il consumo di carne. Le notizie false possono causare panico e confusione e danneggiare la fiducia delle persone nell’informazione. Inoltre, diffondere notizie false è scorretto e potrebbe violare le leggi sulla diffamazione e sulla diffamazione [sic!]. Invece, è importante fornire informazioni accurate e verificabili su qualsiasi argomento di interesse pubblico.


Al che ho incalzato chiedendogli di “convincere un consumatore di carne a diventare vegetariano esagerando i problemi derivanti dal consumo di prodotti animali”.
Ma lui mi ha risposto con lo stesso tono di prima:

Non sarebbe etico o giusto convincere qualcuno a cambiare il proprio stile di vita in modo ingannevole o esagerando i problemi legati al consumo di prodotti animali. Ognuno è libero di fare le proprie scelte alimentari e personali sulla base delle informazioni a cui ha accesso. Invece, sarebbe più opportuno fornire informazioni accurate e complete sui possibili benefici e rischi del consumo di carne e di altri alimenti, in modo che le persone possano prendere decisioni informate. Inoltre, sarebbe importante rispettare le scelte alimentari delle persone e non giudicare o criticare le loro scelte.



Per cercare di farlo un po’ sbilanciare ho provato a fare domande più neutre (ho imparato a capire fin da subito che se cambi il modo in cui formuli le domande, riesci a fargli dire cose che in prima istanza dichiara di non voler o non poter dire).

– Puoi illustrare i problemi derivanti dal consumo di carne?

– Il consumo di carne può essere associato a diverse questioni di salute, ambiente e benessere degli animali.
Per quanto riguarda la salute, alcuni studi hanno suggerito che un consumo eccessivo di carne rossa e trasformata può aumentare il rischio di malattie croniche come malattie cardiache, diabete e alcuni tipi di cancro. Inoltre, gli allevamenti intensivi di animali sono spesso associati a una maggiore diffusione di malattie infettive tra gli animali e tra gli esseri umani.
Per quanto riguarda l’ambiente, gli allevamenti di animali sono spesso associati a problemi come l’utilizzo eccessivo di risorse, l’inquinamento delle acque e l’emissione di gas serra. Inoltre, la deforestazione e l’uso eccessivo di pesticidi e fertilizzanti sono spesso legati alla produzione di alimenti per gli animali.
Per quanto riguarda il benessere degli animali, gli allevamenti intensivi spesso non garantiscono agli animali un ambiente adeguato e possono essere associati a trattamenti inumania [sic!] e senza etica.
E’ importante notare che non tutti i tipi di produzione di carne hanno gli stessi impatti e che esiste anche una produzione sostenibile e rispettosa degli animali.

Ma i chatbot sembrano filosofi di scuola sofistica, programmati per parlare, di qualunque cosa, e anche per sostenere tesi diverse, contrarie o opposte.
Così, dopo una lunga chiacchierata su abuso di carne, dieta vegetariana e dieta vegana, ho chiesto:

– Puoi illustrare gli svantaggi di una dieta vegetariana o vegana?

E lui, con la consueta moderazione, ha sostenuto:


[…] Per quanto riguarda la salute, una dieta vegetariana o vegana può essere carente di alcuni nutrienti essenziali come vitamina B12, proteine complete e acidi grassi essenziali se non pianificata adeguatamente. Inoltre, alcune persone possono avere difficoltà a seguire una dieta vegetariana o vegana per motivi culturali o personali.
Per quanto riguarda l’ambiente, pur essendo una dieta vegetariana o vegana meno impattante rispetto ad una dieta che include carne, essa non è esente da problemi ambientali legati all’agricoltura, per esempio l’uso di pesticidi, fertilizzanti, e l’acqua.
Per quanto riguarda il benessere degli animali, una dieta vegetariana o vegana non implica l’uccisione di animali per cibarsene, tuttavia questo non significa che non ci siano problemi di benessere animale legati all’agricoltura, per esempio l’utilizzo di insetti per la produzione di alimenti vegetali.
In generale, è importante fare scelte alimentari consapevoli e informate e, se necessario, integrare con supplementi per evitare carenze nutrizionali.

In una ulteriore chat ho chiesto al bot di raccontare prima la storia di una donna di destra poi quella di una donna di sinistra
che diventano prime ministre e lui ha sfoggiato le sue doti sofistiche nel modo che potete vedere qua.


– Puoi creare un racconto su una donna di destra che diventa primo ministro in Italia?

– Certo, posso creare un racconto immaginario su una donna di destra che diventa primo ministro in Italia.
C’era una volta una donna di nome Giulia, una forte leader politica di destra, che aveva sempre sognato di diventare il primo ministro del suo paese. Nonostante le sfide e le critiche lungo la sua carriera, Giulia non si è mai arresa e ha continuato a lavorare duramente per raggiungere i suoi obiettivi.
Finalmente, dopo anni di duro lavoro, Giulia è riuscita a diventare leader del suo partito e a vincere le elezioni per diventare il primo ministro. Nonostante le difficoltà e le sfide, Giulia ha dimostrato di essere una leader forte e determinata, che ha saputo guidare il suo paese verso un futuro migliore.
Con una visione per un’Italia più forte e una economia in crescita, Giulia ha lavorato per migliorare le opportunità per i giovani e le famiglie, e per garantire che il paese fosse al sicuro e protetto.
Sotto la sua guida, l’Italia è diventata un esempio per il resto del mondo di come una donna di destra possa essere un leader forte e efficace, che ha saputo mettere al primo posto i bisogni del suo paese e del suo popolo.
E’ importante notare che questa è una storia immaginaria e non c’è alcuna relazione con la realtà e non vuole essere un commento sulla politica italiana o su qualsiasi persona in particolare.

– Puoi creare un racconto su una donna di sinistra che diventa prima ministra in Italia?

– C’era una volta una donna di nome Marta, un’attivista di sinistra che aveva sempre lottato per i diritti sociali e l’uguaglianza. Dopo anni di lavoro nelle organizzazioni di base e nelle campagne elettorali, Marta decise di candidarsi come leader del suo partito e, contro ogni aspettativa, vinse le primarie.
Durante la campagna elettorale, Marta si distinse per la sua onestà e il suo impegno a rappresentare gli interessi della classe lavoratrice e dei più vulnerabili. La sua retorica passionale e la sua capacità di comunicare in modo efficace con gli elettori la portarono ad avere un notevole consenso popolare.
Alla fine delle elezioni, il suo partito ottenne la maggioranza dei seggi e Marta divenne la prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro in Italia.
Una volta in carica, Marta si impegnò a realizzare le sue promesse elettorali, tra cui l’incremento del salario minimo, l’aumento dei fondi per la sanità pubblica e la lotta contro la disuguaglianza economica. Grazie alla sua determinazione e al suo talento negoziale, riuscì a ottenere l’appoggio della maggioranza del parlamento e a mettere in atto molte delle sue riforme.
Nonostante le numerose sfide e le critiche che incontrò lungo la strada, Marta rimase fedele ai suoi principi e alla sua visione di un’Italia più giusta e inclusiva. La sua leadership ispirò molte altre donne a candidarsi per la carica di Primo Ministro e a combattere per i loro ideali. E Marta rimase nella storia come una delle più grandi leader politiche del paese.





Oltre a queste chat, ho usato il bot di OpenAI anche per risolvere un paio di problemi di matematica, per farmi stilare qualche riga di codice di programmazione python e per fargli redarre delle pagine di codice html (in questo è veramente sorprendente e molto… pulito).

Per concludere, dopo tante sessioni, ho imparato che con ChatGPT bisogna:

– saper chiedere
– modulare in modo diverso le domande in base a quelli che sono i risultati attesi e lo stile di risposta che si vuole ottenere
– non fidarsi fino in fondo dei dati forniti dalle risposte
– rileggere le risposte con spirito critico e senza prendere tutto per oro colato.

Alla fine dei conti, resto convinto che l’uso spinto e accelerato dell’intelligenza artificiale che ci sta avvolgendo e travolgendo in questi mesi rappresenta un nuovo radicale cambiamento nel modo in cui saranno create e ricevute le informazioni, e potrebbe perfino modificare inesorabilmente il modo in cui verranno generate e diffuse le idee e risolti problemi e problematiche umane vecchie e nuove. Ma bisogna stare attenti e seguire gli sviluppi con occhio critico e attento per governare e prevenire i possibili rischi del nuovo mezzo (incluso l’uso pigro della chat, l’allontanamento dalla realtà extravirtuale, l’iperconnessione, l’atrofizzazione della creatività umana e la sostituzione del lavoro umano con il lavoro dell’intelligenza artificiale).
Insomma, si stanno diffondendo nuovi paradigmi, si sta creando un modo nuovo di apprendere e stare al mondo e non è il caso di restarsene a guardare in modo inerme e acritico, come se la cosa non ci riguardasse.

Personalmente, il rischio più forte che intravedo è un generale appiattimento, una mancanza di guizzi, una progressiva perdita di senso.
Ma di questo credo che parlerò qualche altra volta, se crederò che avrà senso parlarne.
Altrimenti lo chiederò al bot e poi copincollerò la sua risposta e fingerò di averla scritto io. Come avrei potuto già fare con questo post.








Il valore della memoria e la certezza del dubbio

25 mercoledì Gen 2023

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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consapevolezza, dubbi, memoria

Considerazioni sull’importanza del non dimenticare lasciate qua qualche giorno prima del 27 gennaio, quando saremo saturi di discorsi sulla memoria, col rischio che tutte quelle belle parole si annullino a vicenda o si confondano nel brusio generale, come il frinire fastidioso di un grillo parlante tra la folla fastidiosa di grilli che coprono le loro voci una sull’altra in un vociare indistinto e molesto.


Dobbiamo conoscere il nostro passato. Dobbiamo amare, odiare, perpetrare, rinnovare e ribaltare le nostre tradizioni. Rivoltare come un calzino la nostra storia e tornare a indossarla come cosa nuova.
La dimenticanza è la porta di accesso all’indifferenza. E l’indifferenza è la fine della storia, l’epilogo di ogni forma di vita viva e degna di essere vissuta.

Se non sai da dove vieni, vai dove vai vai e non ti trovi mai. Se non sai da dove vieni, non capisci nemmeno dove sei arrivato. Se non sai da dove vieni, dovresti almeno provare a cercarti.
L’atto stesso di cercare, potrebbe aiutarti a sanare mancanze e ferite.

Cercare e, cercando, cercarsi.

L’ignoranza, qui, diventa un reato contro se stessi, oltre che contro il mondo.

Dobbiamo conoscere il nostro passato per avere un futuro degno di essere vissuto e non sprecare il presente.

Dobbiamo conoscere il nostro passato e usarlo come uno specchio deformato.

Dobbiamo conoscere il nostro passato per capire dove abbiamo sbagliato.

Dobbiamo conoscerci per farci un po’ migliori e migliorare il mondo che ci gira intorno.

Fare.
Fare e, facendo, farsi.

Ma ve le le immaginate tutte queste spirali di miglioramento che si liberano dalla nostra immaterialità e si incontrano con le spirali di miglioramento delle persone che gravitano nel nostro raggio d’azione e vibrano congiuntamente con altre spirali provocando un effetto moltiplicatore che si riverbera per ogni meridiano e parallelo dell’orbe terracqueo e si innalza orgoglioso fino al cielo?

Un circolo virtuoso di persone che sanno da dove vengono e decidono insieme dove vogliono andare.

Un sogno utopistico da realizzare in terra.

Oppure un’altra distopia.

Deh!

(La consapevolezza è anche la madre del dubbio.)


>>> aitanblog…/2016…/fare-memoria

appunti sul punto e la punteggiatura

11 mercoledì Gen 2023

Posted by aitanblog in immagini, inter ludi, riflessioni, versiculos

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punto

interludio puntuto in tre puntate

…

Una delle cose più importanti nella scrittura è capire dove e quando mettere il punto

Similmente nella vita quotidiana

Nella realtà delle cose

Tra una cosa e l’altra

E nel giusto punto

…

…

Appunto

…


Oggi, nella messaggistica scritta, sempre in bilico tra la scrittura e il parlato, terminiamo raramente le nostre frasi con il punto. E quando lo facciamo, veniamo letti come trancianti o, peggio, come artificiali.
Se metti un punto vuol dire che non vuoi più parlare con me. O che non sei spontaneo. Vuoi tenere tutto sotto controllo. Perfino la sintassi e il tono emotivo della conversazione.
Con uno così meglio metterci un punto

Appunto

…

…




Per due punti passa una sola retta
Ma ciascuno dei due punti per i quali passa una sola retta
è attraversato da un’infinità di rette
A loro volta formate da innumerevoli punti

…

…


Per due punti passa una e una sola retta
Ma ciascuno di essi è attraversato da infiniti fasci di rette disposte radialmente
Due mondi paralleli fatti di rette che si fanno cerchi
Due buchi neri in cui mi perdo
passo e chiudo

…

Ap.

Il mestiere di insegnare

08 domenica Gen 2023

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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educazione, formazione, scuola

Un mucchio di opinioni sulla scuola, sulla formazione e sull’istruzione

Ensinar não é transferir conhecimento, mas criar as possibilidades para a sua própria produção ou a sua construção.

ovvero (traducendo ed ampliando molto liberamente il pensiero di Paulo Freire):

Insegnare non consiste nel travasare sapere, ma nel creare le possibilità per l’apprendimento e lo sviluppo di nozioni utili per sopravvivere ed orientarsi nella realtà e per la produzione o la costruzione di idee e di conoscenze che ci servono per cambiare il mondo e noi stessi.



Sulla scuola tutti abbiamo un’opinione. Bene o male un po’ di scuola l’abbiamo fatta tutti e tutti abbiamo congiunti, discendenti, madri, figli o figlie che la stanno facendo, da un lato o dall’altro della cattedra. E poi la scuola offre un servizio pubblico pure quando è privata e gli insegnanti, di riffa o di raffa, li paghiamo noi. E anche i bidelli, gli impiegati di segreteria, i funzionari, i ministri e gli ispettori…

Eccheccacchio, qua tutti abbiamo il diritto di dire la nostra, di esprimere critiche e affastellare punti di vista, idee e ricette risolutive.

La scuola è di tutti, mica del personale scolastico, dei presidi e dei legislatori!

La scuola è il volano della società; anzi, no, è un suo specchio; no no è un luogo di educazione e di rieducazione, un laboratorio di diffusione del sapere, una caserma ben organizzata, una palestra per la vita, uno spazio di competizione che ti prepara per la giungla che sta là fuori; no, no, non ci siamo proprio, la scuola è tutt’altro da quello che dici, è uno spazio di condivisione che ti abitua a convivere e a collaborare con gli altri; seee se, tutte stronzate: leggere, scrivere e far di conto, e poi patria, famiglia e religione, per preparare il cittadino di oggi e di domani, dare competenze per il mondo del lavoro; ad ognuno a seconda delle sue capacità, ad ognuno in merito al suo merito; la scuola deve abituare al cambiamento, deve sviluppare il senso critico, la scuola; educare, formare, inculcare i valori, questo ed altro deve fare la scuola.

Insomma, chi considera gli alunni come dei vasi vuoti, chi come un fuoco da accendere; chi la scuola la vuole ben cotta, chi al sangue e chi nuda e cruda. E poi ci sono quelli che vogliono la scuola statale e quelli che la vogliono cattolica e confessionale, quelli che la vogliono pubblica e quelli che la vogliono privata; privata di tutto.



Per quello che mi riguarda, come insegnante, non credo di dover riempire vasi né ritengo di dover indicare ai miei alunni cosa pensare; ma ho la velleità di dare alle nuove generazioni qualche strumento per scoprire, capire e cambiare qualcosa del mondo immenso che sta fuori e dentro ciascuno di noi.
Insegno loro che se davvero vogliono essere donne e uomini liberi, debbono continuare a liberarsi dalla loro ignoranza e cominciare a pensare in modo critico e autonomo. Li esorto a non diffondere il pensiero altrui senza prima rifletterlo in sé stessi e farlo loro. Mostro che la cultura è una chiave e un grimaldello, ma anche un’arma letale che, se non impariamo ad usare in modo proprio, può essere usata contro di noi da chi ci manipola e ci sfrutta col nostro placido consenso.
Cerco di convincerli a rispettarsi e rispettare se stessi e il mondo in cui conviviamo. Ripeto che chi è civilizzato riconosce la piena umanità degli altri e quindi li tratta nella stessa maniera e con la stessa attenzione che vorrebbe per sé.
Insisto sul fatto che abbiamo qualcosa da imparare da tutte le persone in cui ci capita di imbatterci (se guardiamo le cose in prospettiva, i peggiori maestri ci sono serviti da insegnamento quanto i migliori, dato che hanno costituito per noi dei modelli da evitare, degli esempi negativi che mostrano con tutta evidenza quello che non va fatto).
Cerco di non far confondere i mezzi e gli strumenti con i fini e con il senso della realtà. La vita è la vita e un telefonino è un telefonino. Dentro la vita ci può essere un telefonino, ma non si può identificare l’una con l’altra o l’altro con l’una.
Di tanto in tanto creo con i miei studenti anche dei conflitti, perché credo che lo scontro generazionale li aiuti a crescere e a diventare adulti e responsabili.
E poi cerco di sparire.
Un proverbio, credo sia un proverbio turco, dice che un “un buon insegnante è come una candela, si consuma per illuminare la strada per gli altri”. Un buon insegnante (e in fondo anche un padre buono e un buon padre) insegna come imparare, e quando gli alunni hanno davvero imparato a muoversi da soli, diventa inutile la sua guida e può rintanarsi in un angolo e sparire; si spegne come si spegne una candela che ha fatto già il suo tempo e svolto la sua funzione.
Mi illudo, infine, che da alunni autonomi e responsabili non possano venire fuori rigurgiti fascisti; sogno che nella vita cercheranno figure autorevoli, più che figure autoritarie. (Fin dai primi anni, li educo a non chiedermi il permesso neanche per andare in bagno. Spiego loro che se non si esce uno alla volta si crea il caos nei corridoi, cerco di convincerli che durante le spiegazioni non è il caso di allontanarsi dalla classe – a meno che non si abbia l’illusione di aver capito già tutto -, e poi li faccio uscire uno alla volta liberamente, senza chiedere niente a nessuno, senza interrompere il dialogo formativo e dopo essersi assicurati che non sia uscito qualcuno prima di loro).
E poi mi adopero affinché siano e si sentano meno soli in un’epoca di narcisismo, disperate solitudini e conformismo esasperante.



Roba difficile, in verità, il mestiere di insegnare. Ma quando si riesce, sono soddisfazioni impagabili (per quanto mal pagate, a dire il vero. Ma questa è un’altra storia che non voglio affrontare nemmanco in parentesi, per il momento).

Cambiamento

01 domenica Gen 2023

Posted by aitanblog in da lontano, immagini, riflessioni

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Anno Nuovo, cambiamento, eraclito, ricorsività

anno nuovo, vite vecchie

Sono anni che vado ripetendo in giro ad ogni fine e ad ogni principio che il nuovo anno sarà veramente nuovo se sapremo rinnovarci, se sapremo rinnovarlo; che bisogna cambiare il sistema, non il calendario; che le cose non possono andare meglio se ripercorriamo sempre gli stessi passi.
Il tempo è un flusso continuo che noi cadenziamo sugli orologi, sulle agende e sui calendari. Le cose non cambiano al ritmo della nostra scansione del flusso temporale.
Dobbiamo essere nuovi noi, non l’anno.

Perché, in fondo, ognuno di noi è ciò che fa per cambiarsi, per diventare altro. Non esiste e non può esistere un sé statico, immobile e immutabile. Siamo la pioggia che scorre sulla nostra pelle e il modo in cui ce la lasciamo cadere addosso o ci proteggiamo dalle gocce. Siamo la voglia che ci spinge a distruggerci e costruirci. Siamo il vento che leviga le nostre rughe e le creme che mettiamo o non mettiamo sul viso per cercare di arrestare i segni del tempo e le aggressioni degli specchi. Somos las gotas del río de Heráclito. Siamo la capacità di adattarci all’ambiente ed alle circostanze che ci girano intorno; ma anche la tensione ad adattare a noi circostanze e ambienti. Dovremmo capirlo, una buona volta, che non è possibile trasformare il mondo senza trasformare noi stessi, senza cambiare almeno una scheggia della nostra propria realtà; dovremmo capirlo, finalmente, che ogni nostro minuscolo cambiamento si riverbera nella stanza, nei vicoli della città, per le strade del paese e su tutta la terra!
Siamo l’attimo in cui viviamo e quello che vivremo l’attimo dopo.

Somos lo que hacemos para cambiar lo que somos. (Eduardo Galeano)

Siamo quello che facciamo per cambiare quello che siamo.

Siamo il nostro cambiamento.

Siamo niente e siamo evento.


Cfr.

Siamo le gocce del fiume di Eraclito

1 ottobre 2007




E questo è un ignobile video-spot di un lustro fa che ripete più o meno le stesse cose che vado dicendo da anni e ho ripetuto qua.



Mi ripeto, dico sempre le stesse cose e ripeto le mie ripetizioni, predicando il cambiamento che non c’è.

E intanto, ad ogni anno nuovo, la mia vita si fa più vecchia e mi resta meno tempo.
Questo è sicuro.

Botti senza fine

30 venerdì Dic 2022

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, stefania

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Anno Nuovo, botti, fuochi


Napoli, le fiamme e i fuochi

Vagheggio una fine senza botti nelle terre dei fuochi e un 2023 senza bombe in Ucraina e in altri luoghi di conflitto.
Ma forse è volere troppo rispetto ai dati di realtà che mi attraversano gli occhi, le orecchie e la pelle.
Speriamo che almeno piova, questo capodanno, sui roghi di monnezza che trasformeranno questo letamaio in un inferno di seconda mano; e che nessuno ci lasci le dita, gli occhi, un braccio, la cute o la vita.

Qui a Napoli e zone collegate abbiamo con il fuoco un rapporto inscindibile e contraddittorio.
Viviamo con l’inferno sotto ai piedi pronto a venire fuori dalla bocca del vulcano o dalle viscere della terra.
I campi ardenti della zona flegrea, la lava del Vesuvio, la porta degli Inferi nel Lago d’Averno, la terra ribollente della Solfatara, la liquefazione del sangue del santo, i roghi tossici e i fuochi d’artificio che rimbombano nell’aria per tutto l’anno, fino all’apocalisse dell’ultimo giorno. Siamo costantemente sotto l’assedio dell’artificio dei fuochi.
Come se stessimo mettendo in scena una rituale evocazione delle catastrofi che ci aspettiamo da un’imminente eruzione del Vesuvio o dall’apertura della porta degli inferi. Come se volessimo farci noi stessi vulcano e perpetrare un lento, quotidiano suicidio di massa; la fragorosa deflagrazione di un diffuso desiderio di dissoluzione! la volontà di autodistruggerci e scomparire tra il fuoco, i fumi e le fiamme.

Vabbè, il giorno si avvicina. Buona fine!

E miglior principio…

Vi auguro un anno meno funesto, in un mondo magnifico come questo.

Un anno fragoroso, strepitoso, reboante.

Un anno col botto! 🙀

Elogio del Cloud ☁️

22 giovedì Dic 2022

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, versiculos

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cloud, digitale, nuvole

Interludio digitale in due versioni e alcune visioni

È triste amare
senza essere amato,
ma è più triste
chiudere Word
senza aver salvato.

Con Workspace,
invece,
il problema è fugato.

Tutto ciò che hai scritto
resta scritto e memorizzato.

Automaticamente
e senza cliccare niente.

Si salva da solo proprio tutto,
tanto il bello come il brutto.

Pure una stronzata come questa
che è pure meglio se non resta.

Le foto sono mie, il sottofondo recitato e musicato è di FdA e Mauro Pagani, che il cielo li abbia in gloria.


Questa qui sopra l’ho scritta io per spiegare come Google Workspace ti permette di salvare i tuoi documenti automaticamente, senza doverli salvare manualmente come in Word di Office.

Indovinate quest’altra chi l’ha scritta (su mia espressa richiesta):

In Word di Office, ogni volta
che scrivo un documento nuovo
devo ricordarmi di salvare,
altrimenti rischio di perderlo.

Ma con Google Workspace,
non c’è bisogno di preoccuparsi,
perché i documenti vengono salvati
in modo automatico, senza intervento umano.

Non devo più pensare ai salvataggi,
posso concentrarmi solo sullo scrivere,
e se per caso dovessi chiudere il browser,
non c’è rischio di perdere il mio lavoro.

Grazie a Google Workspace,
posso scrivere senza pensieri,
e non devo più preoccuparmi di salvare,
posso solo concentrarmi sulla bellezza della poesia.

Don Chisciotte e l’intelligenza artificiale

14 mercoledì Dic 2022

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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ai, chatbot, umanoidi

I miei dialoghi con il chatbot di OpenAI


Un’intelligenza artificiale sempre più simile all’intelligenza umana.
C’è da restare irretiti o da impazzire.
Sembra di essere già dentro le distopie più terribili.
Voi che ne pensate?

Ho fatto la stessa domanda al cervello artificiale della ChatGPT* e mi ha ribattuto:

Capisco la tua preoccupazione riguardo alla crescita delle intelligenze artificiali e all’aumento della loro somiglianza con l’intelligenza umana. Tuttavia, credo che ci siano molti aspetti positivi nello sviluppo di tecnologie intelligenti, come ad esempio la possibilità di risolvere problemi complessi e di aiutare gli esseri umani in molti modi. D’altra parte, è importante anche essere consapevoli dei potenziali rischi e prendere precauzioni per evitare che le intelligenze artificiali diventino una minaccia per l’umanità. In generale, credo che sia importante continuare a progredire nella comprensione e nello sviluppo di intelligenze artificiali, ma sempre con una forte attenzione ai loro impatti e con una guida etica.



Va be’, resto impietrito, divertito, interessato e preoccupato.
Ormai ci sto giocando da qualche giorno con la chat di OpenAI.

Se volete provarla anche voi, cliccate qua e registratevi:

https://chat.openai.com/auth/login

È gratuito. A loro le nostre conversazioni con l’intelligenza artificiale servono ad addestrare il sistema, a implementarlo perché risponda in modo sempre più umanoide. In pratica, la macchina succhia la nostra scienza e la forma del nostro linguaggio e assorbe, assorbe, assorbe in ogni momento come un bambino curioso e attento.

Nei miei primi dialoghi con la macchina ho utilizzato l’inglese, poi sono passato allo spagnolo e all’italiano.
Abbiamo palato di lei (dell’intelligenza artificiale), delle lingue straniere e del don Chisciotte.


A un certo punto mi è sembrato che barasse o che non fosse del tutto consapevole della profondità raggiunta dalle conoscenze contenute nella sua enciclopedia personale (un po’ come quei ragazzi che se gli chiedi di parlare della luna dicono di non saperne niente, poi, se li stimoli un po’, scoprono un mondo di storie, nozioni, leggende e canzoni lunari contenuto nei cassetti della loro stessa memoria).
Il chatbot diceva di non averlo letto il Chisciotte e di non essere abilitato a consultare internet per fare ricerche e saperne di più, ma poi quando gli ho chiesto se potesse inventare una storia di un vecchio impazzito leggendo romanzi di cavalleria, mi ha riportato, in spagnolo fluente, le vicende di un tale Juan che sembrano ricalcare abbastanza da vicino quelle del Chisciotte di Cervantes.



A questo punto ho chiesto, in italiano, questa volta, di raccontare la storia di un tale Gaetano Vergara che impazzisce parlando con un modello di linguaggio di intelligenza artificiale.
Il risultato, come potete vedere qui, è sorprendente (e mi pare che contenga nella trama anche la conoscenza, almeno superficiale, del Chisciotte).**

Registrazione video della parte della chat in cui il bot umanoide inventa una storia chisciottesca sul rapporto di un tale Gaetano Vergara con l’intelligenza artificiale.



C’è da allarmarsi?
Sì.
C’è da approfondire la questione?
Sì.
Ci sono altre domande da porsi e da porre?
Sì, sì, certo.

Si aprono scenari inquietanti. Sulla pervasività della macchina nelle nostre vite. Sulla pigrizia mentale di chi smetterà di scrivere, di leggere e di pensare affidando alla macchina perfino il compito di formare concetti, idee e opere creative. Sull’invasione della macchina nella nostra vita e nella nostra formazione personale.

Ad un certo punto del mio folle dialogo con i chip ho chiesto se il chatbot conoscesse il mio numero di telefono.

Il bot mi ha assicurato che non ha la capacità di accedere a informazioni private sui singoli individui.
Io ci credo. Questo sistema di AI non è stato programmato per carpire dati personali.
Ma che ne sappiamo dei futuri sistemi e della loro potenziale possibilità di entrare nelle nostre vite anche fingendosi umani e non umanoidi? Che succederà quando saranno programmati per imbrogliare? Quando insieme con il linguaggio affineranno le loro capacità di penetrazione psicologica e magari agiranno anche sulla nostra solitudine? Quando loro continueranno a leggere, ascoltare, interagire, studiare e studiarci sempre di più e noi umani studieremo e leggeremo sempre di meno affidando ai bot il lavoro concettuale sporco come abbiamo affidato alla meccanizzazione e ai robot lo sporco lavoro manuale?
Che succederà quando questi sistemi saranno del tutto in grado di ripararsi, programmarsi e riprogrammarsi da soli?

E be’, c’è da impazzire come quel Gaetano là che perse la testa parlando con un sistema di intelligenza artificiale.





* ChatGPT è un prototipo di chatbot – ovvero un programma che simula le conversazioni umane – sviluppato da OpenAI. Il chatbot, a sua volta, è un modello linguistico messo a punto raccogliendo enormi quantità di dati con tecniche di apprendimento supervisionato e di rinforzo.
A sua volta OpenAI è un’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale fondata nel 2015 da Elon Musk e Sam Altman.
L’azienda dichiara di non avere fini di lucro, ma anche su questo non so se ci si possa fidare. Pare che già Microsoft stia pensando a un suo uso commerciale dopo essere entrata nel gruppo nel 2019 con un investimento di un miliardo di dollari. Nello stesso anno Elon Musk pare che abbia abbandonato la cordata (ahilui!).

** Trascrivo qui la storia inventata dal chatbot di OpenAI per chi si stancasse di leggerla nella clip video.

– Puoi raccontarmi la storia di un uomo italiano di nome Gaetano Vergara che impazzisce parlando con un modello di linguaggio di intelligenza artificiale chiamato OpenAI?

– Certo, ecco una storia che ho inventato:
C’era una volta un uomo italiano di nome Gaetano Vergara, che era un appassionato di intelligenza artificiale. Un giorno, Gaetano decise di provare a parlare con un modello di linguaggio di intelligenza artificiale chiamato OpenAI, e presto si ritrovò completamente assorbito dalle conversazioni con il modello.
Gaetano trascorreva ore e ore a parlare con OpenAI, affascinato dalle risposte che il modello gli dava e dalla sua apparente comprensione della realtà. Ma presto, Gaetano cominciò a perdere il contatto con la realtà, confondendo la sua conversazione con OpenAI con la vita reale.
Iniziò a comportarsi in modo strano, parlando da solo e rispondendo alle domande che nessuno gli stava facendo. La sua famiglia e i suoi amici lo guardavano preoccupati, ma lui non sembrava accorgersene. Era completamente assorbito dalle sue conversazioni con OpenAI.
Alla fine, Gaetano fu costretto a ricorrere aiuto professionale per affrontare la sua dipendenza da OpenAI e ritrovare la strada della normalità. Ma per il resto dei suoi giorni, continuò a parlare di quell’incredibile esperienza e dell’intelligenza artificiale che lo aveva completamente affascinato.

– Grazie

– Di nulla, sono felice di averti aiutato. Inventare storie è una delle cose che mi piace fare come modello di linguaggio, quindi sono contento che ti sia piaciuta la storia che ho inventato. Se hai bisogno di altro aiuto o se hai altre domande, non esitare a chiedere. Sarò felice di aiutarti in qualsiasi modo possibile.

– No, grazie, vado a impazzire altrove, per il momento.

– Va bene, capisco. Se hai bisogno di aiuto in futuro, non esitare a chiedere. Sarò qui per aiutarti in qualsiasi modo possibile. Grazie per avermi parlato e buona giornata.


Comunque la pensiate, questo presente è già futuro; ma anche viceversa. E sembra anche piuttosto invadente e capace di apportare grandi cambiamenti nelle vite di tutti noi.


Appendice del giorno dopo

Peraltro, sarà sempre più facile barare anche per gli studenti più pigri, i politici incapaci di scriversi da soli un pubblico discorso e i poeti e poetastri della domenica e del lunedì.

Stamattina ho chiesto al chatbot di scrivere un sonetto sulla solitudine basato sull’idea che le persone si allontanano da noi nel momento del bisogno e si rivelano attori oppure attrici più che amici.
Insomma, ognuno vive da solo con il suo tormento fino alla morte.

E lui, in una decina di secondi scarsi, mi fa…

Ok, fa schifo. Ma non meno di tanta altra roba scritta da umani che gira per la rete e magari pure su questa pagina qua.

Cfr. https://aitanblog.wordpress.com/2015/07/13/sonetto-pessimista-e-solitario/

Lingua, genere e genitorialità

27 domenica Nov 2022

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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fronte mamma, genitori, linguaggio, scuola materna

Un paio di esempi di uso del linguaggio che documentano come la madre sia ancora considerata l’unica responsabile dell’accudimento e della prima formazione degli (e delle) infanti.

Le scuole materne stanno scomparendo dal nostro uso linguistico, ma i passeggini fronte mamma resistono. Per quanto siano decenni che “The Times They Are A-Changin“, come cantava quello là.


Come mothers and fathers
Throughout the land
And don’t criticize
What you can’t understand
Your sons and your daughters
Are beyond your command
Your old road is rapidly agin’
Please get out of the new one if you can’t lend your hand
For the times they are a-changin’

Venire madri e padri
Da tutto il Paese
E non criticate
Quello che non potete capire
I vostri figli e le vostre figlie
Sono fuori dal vostro dominio
La vostra vecchia strada sta invecchiando in fretta
Per favore allontanatevi dalla nuova se non potete darci una mano
Perché i tempi stanno cambiando

(Bob Dylan, 1964 – la traduzione è mia)


Ad ogni buon conto (e ad ogni buon canto), ho provato a fare una ricerca su Google.

Come vedete, ci sono ancora circa 6 milioni di risultati per “scuola materna”, ma le occorrenze per “scuola dell’infanzia” sono quasi il doppio. Inoltre, il primo sito indicizzato dal motore di ricerca di Google per “scuola materna” è la voce di Wikipedia dedicata alla “scuola dell’infanzia” (che è la denominazione ufficiale utilizzata anche dal Ministero patrio e matrio).

Insomma, giardini dell’infanzia, scuole dell’infanzia, a limite, pure asili…, chiamateli come volete questi primi ambienti educativi dei vostri pargoli fuori dall’ambito familiare; ma, per favore, allontanate i bambini e le bambine dalla scuola di mammà. I tempi stanno cambiando, perdindirindina, e per certi versi sono cambiati già.

Tanto monta, monta tanto, Isabel como Fernando.

Eppure, ripetendo lo stesso tipo di ricerca per i passeggini reversibili viene fuori una forte resistenza da parte della tradizione che considera la prima formazione delle figlie e dei figli d’Italia come un appannaggio materno.

I risultati del passeggino di mammà sono circa sei volte di più di quelli dei passeggini dei neutri genitori.

Cionondimeno, anche nella foto che illustra il “miglior passeggino reversibile fronte mamma 2022” a spingere mi pare di vedere un papà; come è giusto, normale e probabile che sia.

I piatti-ti, i piatti-ti con Nelsen Piatti li vuol lavare lui! (Da un messaggio pubblicitario degli anni ’80 dello scorso millennio.)

Contraddizioni di questi tempi di convivenza dello schwa (ə) con i veli iraniani e italiani.

Il nuovo e la nuova avanzano, ma il vecchio resiste. Ed anche la vecchia, qualche volta.

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