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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Archivi della categoria: versiculos

Il Tempo e i Tempi

15 mercoledì Mar 2023

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Tag

futuro, passato, presente, triangolo

Un triangolo capovolto



A volte mi rivolgo al Passato
e rimpiango tutto ciò che ho perso
scivolando dritto al prossimo verso

A volte vivo solo nel Presente
e non penso a null’altro che niente

A volte parlo al Futuro
Ma Lui non risponde

Mujeres / Donne / Women

06 lunedì Mar 2023

Posted by aitanblog in idiomatica, immagini, versiculos

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Tag

8 marzo, donne

Versi naïf in versione ispano-italiana e coda inglese.

Versos naif en versión hispano-italiana y final en inglés.

Naïve and occasional verses in Hispanic-Italian version and English ending.


Verso l’8, m’arzo!

A me la giornata della donna fa venire in mente mio padre, che una volta all’anno portava il caffè a letto a mia madre, decretando, così, che per i restanti 364 giorni del calendario fosse lei a portare il caffè a letto a lui.
Scrivo la stessa cosa ogni 8 marzo, questa volta mi sono anticipato con l’aggiunta di questi versetti d’occasione



Mujeres fuertes, luchadoras incansables,
que alzan su voz y rompen las barreras,
Mujeres que desafían la opresión y el dolor
y no se rinden ante las bridas del poder.

Mujeres tenaces que luchan por sus sueños,
Mujeres de cabeza levantada,
mirada firme y corazón valiente
que trabajan duro y nunca se detienen.

Mujeres que han conquistado el mundo con un talento
que ha quebrantado límites e incomprensiones.

Mujeres que lo saben que aún quedan
muchos pasos por recorrer
para que todas puedan triunfar
y derribar barreras viejas
y nuevas prescripciones.

Mujeres que quieren silenciar,
Mujeres con derechos negados,
Mujeres violadas, engañadas y maltratadas.

Mujeres que no se rinden y no se rendirán
hasta que todas sean libres,
el pelo al viento
y la posibilidad de expresarse
sin reglas y restricciones.



Donne forti, combattenti instancabili,
che alzano la loro voce e rompono le barriere,
Donne che sfidano l’oppressione e il dolore
e non si arrendono di fronte alle briglie del potere.

Donne tenaci che lottano per i loro sogni,
Donne a testa alta,
lo sguardo fermo e il cuore coraggioso,
che lavorano duramente e non si fermano mai.

Donne che hanno conquistato il mondo con un talento
che ha infranto limiti e incomprensioni.

Donne che sanno che ci sono ancora
molti passi da percorrere
perché tutte possano trionfare
e abbattere vecchie barriere
e nuove prescrizioni.

Donne ridotte al silenzio,
Donne con diritti negati,
Donne violentate, ingannate e maltrattate.

Donne che non si arrendono e non si arrenderanno
finché non saranno tutte libere,
i capelli al vento
e la possibilità di esprimersi
senza regole e restrizioni.




Women silenced,
Women with denied rights,
Women raped, deceived and abused.

Women who do not give up and will not give up
until all are free,
with hair in the wind
and the possibility to express themselves
without rules and restrictions.

MR LXXVIII

25 sabato Feb 2023

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Tag

eterno, inferno, inverno

Muito Romântico
settantottesimo frammento

25 versi che riscrivo da 25 anni
(anno più, anno meno,
verso più, verso meno)

Eppure
ho visto stelle anche di inverno
Ed i tuoi occhi belli anche in inferno
Né m’è mancato mai il tuo sguardo buono
Ogn’or che rintronava in cielo il tuono
E non parea ci fosse via d’uscita
Dentro l’oscurità della mia vita

Per non citare la favella chiara
Ed ogni parola tua, amica cara,
Che dava senso ad una scalinata
Che tante volte ho corso all’impazzata
Scendendo contromano la salita
Finché non v’era vita nella vita

E wenn ci rivedrem laggiù in inferno
Condannati sarem al brio eterno
Per cui veleggeremo a cielo aperto
E rideremo forte, ne sono certo,
Mentre ti prenderò da ogni parte
Per far dei nostri corpi un corpo e un’arte

(Ché finché tu giocherai col mio batacchio
Di tutto il resto ci importerà un fico secco
Oppure un cacchio e chiederotti
Scusa anche per codesto pateracchio
Che strepita come uno sceicco
Rinchiuso in un’ampolla o un alambicco
Per un abbaglio oppure un battibecco)

MR LXXVIII

Niente di niente (video version)

22 mercoledì Feb 2023

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Tag

ai, chatgpt, ia, intelligenza artificiale, sonetto

Un sonetto dirompente, claudicante e artificiale ma non troppo

Note esplicative
– La musica di questo video non è per niente artificiale e si deve al duduk del musicista armeno Djivan Gasparyan.
– Uno di questi versi è stato scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale di ChatGPT di OpenAI.
– Quasi tutte queste immagini sono state concepite dall’intelligenza artificiale di DALL·E 2 (sempre di OpenAI) e ritoccate con l’app PicsArt.
– Una delle voci di questo video è stata creata con un programma di sintesi vocale contenuto in TikTok.
– Tutta la clip è stata montata con l’app di editing video CapCut, nata originariamente in Cina con il nome di Jianying.
– Uno dei versi di questo sonetto non esiste (ed anche per questo esso è claudicante).
– Uno di questi giorni vi chiederete perché perdete il tempo a vedere, ascoltare e leggere i miei “sbariamienti” analogici e digitali.

Clicca qui per leggere il testo originale di questo sonetto vagamente ispirato alle donne, alle taverne e ai dadi di Cecco Angiolieri.

L’utile e il dilettevole

21 martedì Feb 2023

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Tag

poesia, poeti, versi

Quando scrivo poco, penso molto.

Considerazioni sulla scrittura poetica con molti riferimenti ai classici e con i moderni nascosti tra le righe del non detto.

…

“[A]ut prodesse volunt aut delectare poetae
aut simul et iucunda et idonea dicere vitae”
(Orazio “Epistole”, Libro II Epistola III, “Ars poetica”)

Per quanto Orazio abbia sostenuto che “i poeti si propongono di provocare giovamento o diletto, oppure di dire a un tempo cose piacevoli e utili alla vita”, l’esperienza insegna che tra l’utile e il dilettevole i più, tra i versificatori, si inclinano sul versante del dilettevole.

E non è (solo) una questione edonistica.
In fondo, suscitare emozioni è una parte preponderante del loro mestiere e probabilmente risulta più agevole mettere insieme parole attentamente scelte, autenticamente ispirate ed esteticamente appaganti che provare a portare giovamento insegnando e divulgando cose che difficilmente si possono insegnare, oppure offrendo a chi legge specchi in cui ogni attento fruitore possa riconoscere parti di sé o del mondo in cui vive.

In sottofondo una mia storpiatura di Poesia, canzone scritta da Marco Luberti e Amerigo Paolo Cassella con musica di Riccardo Cocciante e pubblicata nell’aprile del 1973, nell’album Pazza idea di Patty Pravo.



In un certo senso, possiamo dire con Leopardi che, mentre può esistere una poesia inutilmente piacevole, non potremmo mai definire poesia un testo utile ma non dilettevole.

“La poesia può essere utile indirettamente […] ma l’utile non è il suo fine naturale, senza il quale essa non possa stare, come non può senza il dilettevole, imperocché il dilettare è l’ufficio naturale della poesia“.
(Leopardi, “Zibaldone”, pensiero del 1817)

In altri termini, per quanto non esistano scorciatoie o facili ricette, sappiamo che, quando l’impasto riesce bene e il lettore è ben disposto, si innesta la magia e scatta il godimento fruitivo in modo indipendente dal contenuto etico o didascalico dei versi.

Ma in fondo (ed anche in superficie) contano poco i buoni propositi del poeta poetante.
Spesso ci piacciono cose che sappiamo per certo o per sentito dire che non ci fanno bene, spesso desideriamo perfino ciò che può, con tutta probabilità, farci (del) male. Insomma, mi pare evidente che i meccanismi del desiderio e del piacere sono quasi sempre scollegati dai concetti di utilità e di benessere.
In qualche modo, la lettura di versi ben concepiti solletica gli stessi gangli nervosi del piacere, e il piacere è manifestamente indipendente dalla ragione e dal torto.
(Credo che Octavio Paz si riferisse proprio a questo collegamento col piacere quando scrisse da qualche parte: “La poesía es erotismo verbal“. E mi pare evidente che, per certi seduttori in forma scritta, risulti più facile essere attraenti o apparire interessanti che rendersi utili ai propri amanti).

Poi è chiaro che ci sono maestri che hanno saputo scuoterci e segnarci un cammino dilettandoci e maestri che ci hanno dilettato scrivendo cose immediatamente utili: lezioni di vita; istruzioni per il montaggio di aeroplani di carta; ricette per pozioni magiche o uova fritte; ammaestramenti sulla vita di santi e santoni, sull’arte della guerra e sulla pace universale; indicazioni sulla realizzazione di un orto concluso e insegnamenti di etica, di morale o di politica.
Poeti della razza e della stazza di Eraclito (che annovero tra i poeti più grandi), Esiodo, Lucrezio, Virgilio, Juan de la Cruz, Teresa d’Ávila, Trilussa, Borges, Rafael Alberti, Rodari, Gloria Fuertes e Bertolt Brecht. Poeti come Dante Alighieri e T.S. Eliot che ci hanno messo in connessione col passato e col presente, per aiutarci a raggiungere una comprensione più profonda di noi stessi e della realtà in cui siamo immersi ed emersi.
Poeti che hanno preso tutti i punti del “poetry slam” mescolando l’utile e il dilettevole in giuste dosi per creare una poesia che ci nutre, ci delizia e ci offre sprazzi di luce tra le sue combinazioni di vocali e consonanti.
“Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo“. Di nuovo Orazio dalle pagine dell’Ars poetica (versi 342- 343).

Quante cose ho imparato leggendo i loro versi utili, dilettevoli e interessanti e quante emozioni mi hanno dato mentre apprendevo e imparavo… Quante storie d’amore ho avuto con le righe brevi delle loro pagine! Un erotismo un po’ di testa, qualche volta, ma molto intenso e appagante, per lo più.

“Che se altri richiedesse se la poesia sia utile o no, io a questo risponderei ch’ella non è già necessaria come il pane, né utile come l’asino o il bue; ma che, con tutto ciò, bene usata, può essere d’un vantaggio considerevole alla società. E, benché io sia d’opinione che l’instituto del poeta non sia di giovare direttamente, ma di dilettare, nulladimeno son persuaso che il poeta possa, volendo, giovare assaissimo. Lascio che tutto ciò che ne reca onesto piacere si può veramente dire a noi vantaggioso; conciossiaché, essendo certo che utile è ciò che contribuisce a render l’uomo felice, utili a ragione si posson chiamare quell’arti che contribuiscono a renderne felici col dilettarci in alcuni momenti della nostra vita […].”
La quadratura del cerchio nel celebre “Discorso sopra la poesia” (1761) di Giuseppe Parini.
E, più tardi, anche nel dichiarato intento manzoniano di perseguire “l’utile per scopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo“.
(Alessandro Manzoni, “Lettera sul romanticismo al Marchese Cesare d’Azeglio”, 1823)

Tuttavia, è chiaro che ci sono periodi di crisi personale o epocale in cui si ci concentra tutti sul mezzo, mettendo da parte l’utile e il vero.

Ma ci sono anche momenti in cui bisogna imbracciarle, le cetre, anziché appenderle alle fronde dei salici. Per dire quello che si deve dire suscitando l’interesse di chi ci legge e spargendo diletto tra i nostri amanti/e-lettori (quelli che scelgono di trascorrere con le nostre parole alcuni intervalli della loro vita troppo preziosa per essere sprecata a leggere cose che si leggono futilmente e senza piacere). A limite di questo discorso mi viene da dire che, con le parole, si fa l’amore con il rischio e la possibilità che possano essere generative e da parola possa nascere parola. Altro che “art for art’s sake“! L’arte poetica autentica è creativa e generativa. Non ha parole giuste o parole sbagliate, ma solo combinazioni sterili e combinazioni produttive che vengono alla luce con l’aiuto del lettore e che, a loro volta, indicano nuove strade agli illuminati.

(Senza contare l’estremo vizio di soggettività insito nei concetti di “dilettevole”, di “interessante”, di “vero” e di “produttivo” che si rincorrono in questo testo senza mai afferrarsi del tutto, proprio in virtù della loro imprendibile, personale e variabile essenza.)

(In questa ulteriore parentesi mi viene da osservare che, in ogni modo, girano per i libri, per le riviste e per la rete decine e decine di filastrocche di qualità molto superiore a decine di migliaia di liriche di “poeti laureati” in cui non scorre né il sangue né la ragione: sprechi di tempo, carta e spazi fisici o digitali che avrebbero fatto meglio a restare nella mente dei loro creatori, ma che magari hanno dato loro la soddisfazione effimera di un parto indolore e improduttivo. Fuffa né vera, né utile, né dilettevole, né interessante. Metafore di seconda mano, discorsi inutili, forme incerte e concetti consunti dal tempo. Poesie/sveltine, versi facili facili che danno il piacere, a lettori poco avvezzi all’arte amatoria, di aver goduto anche loro di una storia d’amore con la poesia. Ma in genere si tratta di roba che genera poco altro che un fenomeno editoriale o qualche intervista su qualche giornale che leggono in pochi o nessuno e che è destinato a durare lo spazio di un mattino).



Ma poi, alla fine dei canti, la questione è sempre una.
Utile, interessante, vero, dilettevole, poco importa…
L’arte non ha regole, obiettivi e finalità precise e univoche.
Non è tanto come DOVREBBE essere e come dovrebbe farsi, il problema; il problema dell’arte è come POTREBBE essere e come potrebbe essere fatta in un dato momento della storia per svolgere la sua sfuggente funzione e rimanere nel tempo oltre quel dato momento della storia; per continuare a parlare oltre lo spazio di quel mattino che sfuma già in un altro tramonto della nostra in/civiltà e per fare di chi legge una persona più consapevole e capace di senno, senso e intendimento.

Scrivendo ‘sto sonetto mi propongo,
a chi lo leggerà di dar piacere,
ed anche un po’ di senno e intendimento
su quello che io sento e dissento


Tutto il resto è tutto il resto su cui non dico né insisto.

Niente di niente

17 venerdì Feb 2023

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Tag

Cecco Angiolieri, dadi, donne, vino

Sonetto dirompente e claudicante

Nei momenti più tristi e più intricati
Lancio a caso tre tiri di dadi
Non importa che il fato sia clemente
Oppure dispettoso e intransigente
Ciò che pesa e conta veramente
è giocare senza pensare a niente
Con il cuore assopito e la mente
Che si mette in pausa e non sente
Più cosa alcuna né niente di niente
Sia sei o sia uno non cambia il destino
Di questo giocatore indolente
Che ora si sente Cecco e beve vino
Per non pensare che non gli sei vicino

E non pensare che non gli sei vicino

Sonetto labirintico ma non troppo

12 domenica Feb 2023

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Tag

labirinti, occhi, sonetto

Una serata degna di memoria



Poi mi perdo felice di perdermi
Tra i labirinti dei tuoi sentieri
E ti guardo negli occhi che sfuggono
Ma d’un tratto di nuovo mi prendono

Poi mi perdo felice di perdermi
Nei sentieri delle storie di ieri
E ti sento acconsento e dissento
Tra i fruscii i brusii ed il vento

Che ti scosta dalla fronte i capelli
Che si tremano vezzosi e maliardi
E incoronano i due tuoi gemelli
Con cui illumi il mondo che guardi

E guardandolo il male cancelli
Come il bardo dei bardi gli orpelli

MR LXXVII

03 venerdì Feb 2023

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Tag

bang, Mr

Muito Romântico

settantasettesimo frammento

Bang Bang

Ci volevamo bene.
Quando eravamo vicini
Fingevamo di essere felici
Per farci reciprocamente contenti.


E stavamo bene così.

un frammento di colonna sonora

Vie di fuga

15 domenica Gen 2023

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Tag

debita distanza

Sistemi di protezione a distanza
(quasi una poesia)

13 01 2020


Ci sono sguardi
che ti trasformano
nel verme che striscia
dentro di loro

Ci sono bocche
che vomitano
su di te i cumuli
di liquami che passano
dal loro esofago alla gola

Ci sono persone
da cui tenersi
abbastanza distanti
da non poter
essere visti
né poter ascoltare
le loro lorde parole

(A volte la lontananza
è l’unica difesa)

Ci sono persone
che sarebbe
stato meglio
non conoscere
vedere
o ascoltare

Ci sono persone
che sarebbe stato
meglio quel giorno
andare al mare
da soli e senza nessuno
da cui essere badati
o badare

appunti sul punto e la punteggiatura

11 mercoledì Gen 2023

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Tag

punto

interludio puntuto in tre puntate

…

Una delle cose più importanti nella scrittura è capire dove e quando mettere il punto

Similmente nella vita quotidiana

Nella realtà delle cose

Tra una cosa e l’altra

E nel giusto punto

…

…

Appunto

…


Oggi, nella messaggistica scritta, sempre in bilico tra la scrittura e il parlato, terminiamo raramente le nostre frasi con il punto. E quando lo facciamo, veniamo letti come trancianti o, peggio, come artificiali.
Se metti un punto vuol dire che non vuoi più parlare con me. O che non sei spontaneo. Vuoi tenere tutto sotto controllo. Perfino la sintassi e il tono emotivo della conversazione.
Con uno così meglio metterci un punto

Appunto

…

…




Per due punti passa una sola retta
Ma ciascuno dei due punti per i quali passa una sola retta
è attraversato da un’infinità di rette
A loro volta formate da innumerevoli punti

…

…


Per due punti passa una e una sola retta
Ma ciascuno di essi è attraversato da infiniti fasci di rette disposte radialmente
Due mondi paralleli fatti di rette che si fanno cerchi
Due buchi neri in cui mi perdo
passo e chiudo

…

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