Un triangolo capovolto

A volte mi rivolgo al Passato
e rimpiango tutto ciò che ho perso
scivolando dritto al prossimo verso
A volte vivo solo nel Presente
e non penso a null’altro che a niente
A volte parlo al Futuro
Ma Lui non risponde
15 mercoledì Mar 2023
Posted immagini, versiculos
in25 martedì Ott 2022
Posted immagini, riflessioni, stefania
in
– Per tenere allenata la mente alla complessità.
– Per imparare a superare gli ostacoli che si frappongono tra noi e le soluzioni.
– Perché two is better than one.
– Per tramandarne il rito della divisione di padre in figlio, con tutto il suo carico di frustrazioni e sofferenze che servono a temprarti e ad insegnarti la vita com’è.
– Per imparare a tenere a mente le cifre prestate.
– Per farti vedere che tante volte anche le vecchie generazioni sono in difficoltà: davanti a quei numeri, i tuoi genitori, i nonni e gli zii ostentano nonchalance, ma poi si sbandano e si sbracano pure loro alla prova dei fatti.
– Per tenere impegnati i bambini con la testa china sul foglio e la penna che va avanti a fatica.
– Per un malcelato e diffuso sadismo magistrale.
– Più o meno per gli stessi motivi per cui si studia ancora il greco e il latino (a proposito, ma perché si studiano ancora il greco e il latino?).
– Per quando si scarica la batteria del telefonino.
– Per capire come funziona il meccanismo. Non importa se poi nella vita farai i tuoi calcoli a mano, a mente o con l’aiuto di una vecchia calcolatrice o di un dispositivo elettronico di prossima generazione.
– Perché, come lo studio del greco e del latino, ci insegnano la disciplina, l’importanza della concentrazione e la logica e ci dicono da dove veniamo e da dove vengono le soluzioni che possiamo trovare facilmente in rete o con un app del pc o del telefonino.
– Perché se non sai da dove vieni, non capisci dova vai.
– Per vedere l’effetto che fa e dimostrare che in fondo c’è sempre una soluzione.
– Per quelli che debbono creare le calcolatrici e le app da mettere sui telefonini. Non credo che si possano realizzare algoritmi per risolvere calcoli a due cifre se prima non si conosce il procedimento per farli a mente e a mano; a meno che non si immagini che sia più agevole e più utile inventare un sistema di AI capace di capire da solo come risolvere le divisioni a due, tre o quattromila cifre.
Ma come non sapete cosa sia un sistema di AI? Ma che simpatiche caprette che siete!
Stiamo parlando di artificial intelligence, intelligenza artificiale, quella che dovrebbe venirci in supporto quando non sapremo più a cosa servano le divisioni a due cifre, le sottrazioni e le tabelline (a proposito, ma perché si studiano ancora le tabelline?).
In appendice…
La reazione di mia figlia a questo post (e un po’ me la sono meritata). ☺️
01 mercoledì Giu 2022
Posted idiomatica, immagini, stefania
inQuasi un meme plurilingue per mia figlia, per i miei alunni e per chi vuol sentire.
No quiero que seas la mejor persona del mundo. No me importa si ganas todas las competiciones o si las pierdes todas. El éxito ajeno y la aceptación del público no lo son todo en esta corta vida.
No me importa lo que digan o piensen los demás.
Quiero que seas única y hagas todo lo mejor para hacer lo mejor que puedas hacer y ser la mejor que puedas ser.
Esto es lo que quiero y solo esto deseo para ti.
I don’t want you to be the best person in the world. I don’t care if you win all the competitions or if you lose them all. Outward success and public acceptance aren’t everything in this short life.
I don’t care what others say or think.
I want you to be unique and do your best to do the best you can do and be the best you can be.
That’s what I want and only that I wish for you.
Não quero que você seja a melhor pessoa do mundo. Não me importa se você ganha todas as competições ou se perde todas. O sucesso externo e a aceitação do público não são tudo nesta breve vida.
Eu não me importo com o que os outros dizem ou pensam.
Eu quero que você seja única e faça o seu melhor para fazer o melhor que você pode fazer e ser o melhor que você pode ser.
Isso é o que eu quero e é isso que eu desejo para você.
Non voglio che tu sia la persona migliore del mondo. Non mi interessa se vinci tutte le competizioni o se le perdi tutte. Il successo esteriore e il consenso pubblico non sono tutto in questa breve vita.
Non mi importa quello che diranno o penseranno gli altri.
Voglio che tu sia unica e che faccia del tuo meglio per fare il meglio che puoi fare ed essere la migliore che puoi essere.
Questo voglio e solo questo ti auguro.
Ma poi, ¿por qué he escrito this text em quatro idiomas?
Boh!?
26 venerdì Nov 2021
Posted immagini, riflessioni, texticulos
inTag
frammenti del futuro
finché di analogico restarono solo i nostri corpi seduti su un trono virtuale in cui ci sentivamo sovrani del mondo e padroni della nostra navigazione tra le acque di un mare che ci disperdeva e ci consolava con lo sciabordio delle sue onde digitali
solo quel mare ci restava
per unirci e per separarci
14 martedì Set 2021
Posted riflessioni, versiculos
inTag
“è un mondo difficile
vita intensa
felicità a momenti
e futuro incerto“
….
se i matematici
fossero in grado
di misurare
la nostra capacità
di incidere
sulla realtà
in cui sguazziamo
come maiali
nel fango
se fossero
in grado
di misurare
la nostra capacità
dicevo
sapremmo
con scientifica
evidenza
che siamo tutti
prescindibili
e irrilevanti
….
il presente
ci piomba addosso
e noi siamo artefici
del nostro passato
tutt’al più
soprattutto quassù
dentro il feisbù
dove ognuno
sta solo
e si reinventa
come gli pare
e piace
cercando
pace
vita
e mipiace
dove la vita
non c’è
….
se non
di striscio
….
è un mondo difficile
vita melensa
felicità a momenti
e futuro
boh?
come il presente
che anche ora
non sai cosa
stia succedendo
nell’altra stanza
dentro di te
e tra i versi
di questa
specie
di poesia
che è già
più tua che mia
e che col tempo
se ne andrà via
nel bagagliaio
delle parole
dimenticate
….
e neanche
è da escludere
che potrà seguirci
un tempo
in cui nessuno
saprà più
nemmeno cosa sia
il feisbù
il che renderebbe
incomprensibile
buona parte
di quello che scrivo
ovemai
un domani
qualcuno
per uno strano caso
si trovasse a leggere
e provasse
perfino
a cercare
un senso
in ciò
che io
sto scrivendo
nel mio presente
e lui
sta leggendo
nel suo
…
è un mondo difficile
incertezza immensa
felicità a momenti
e del resto
non so
28 sabato Ago 2021
Posted immagini, musiche, riflessioni, vita civile
inIl mercato musicale nel terzo millennio – Segue dibattito
Che se ne faranno i musicisti della loro musica ora che i dischi non si vendono e i concerti dal vivo si organizzano con sempre maggiori difficoltà e in tremende ristrettezze economiche?
Stante così le cose, o suonare e cantare diventa una seconda attività o si muore di fame (considerato anche che dai passaggi dei brani sulle piattaforme a pagamento si guadagnano quattro soldi).
La mia impressione è che qui continuiamo a preoccuparci del supporto su cui si conserverà la musica nelle nostre case e tra le nostre cose (vinile, cd, pendrive, cloud, ri-vinile) mentre il mercato musicale da solido sta diventando liquido, gassoso, evanescente. Con tutte le conseguenze del caso per le maestranze, i manager, i maneggioni, i maestri, i mestieranti e i mercanti che gravitano intorno al tempio.
Mi chiedo spesso se ci sia ancora spazio per un ragazzo di oggi per sognare di guadagnare scrivendo canzoni, cantando o suonando in una band, in una posse, in un combo jazz o in un ensamble sinfonico.
E mi chiedo anche se tra qualche anno ci possa essere ancora qualcuno, da qualche parte, che progetti la produzione di un album da far ascoltare e riascoltare nel tempo, invece di scrivere brani da consumare in rete nell’arco di una stagione, all’insegna di un successo subitaneo, effimero e immediato.
Non ho risposte.
Solo domande.
Ma so per certo che, di questi tempi, se non hai un mecenate o una struttura pubblica che ti sostiene, le possibilità di vivere di musica diventano sempre più ristrette e riservate a poche mega-star (che molto probabilmente saranno seguite più in quanto personaggi o giullari alla corte dell’influencer di turno che per le loro qualità artistiche; e non è escluso che quelli che avranno maggior successo non saranno nemmeno persone in carne, sangue e midollo spinale, ma prodotti creati a tavolino da software sempre più avanzati di artificial intelligence che pescheranno nei successi del passato e creeranno loop da riassemblare per emozionare e accalappiare un pubblico poco educato alla ricezione del nuovo ed all’ascolto attivo).
Stante così le cose, in un futuro non lontano, la musica, per i più, rischia di trasformarsi esclusivamente in un hobby. Come il bricolage o la scrittura di poesie che non legge nessuno.
(Che poi, è chiaro, si può vivere senza musica, senza poesia e senza aver mai visitato un museo o letto un libro. Si può vivere anche senza relazionarsi veramente con qualcuno e senza aver mai amato o bevuto vino.
Ma obiettivamente si vive una chiavica e si finisce per capire poco di se stessi e del mondo che ci gira intorno a ritmo sempre più vorticoso e imprendibile.)
25 mercoledì Mar 2020
Posted riflessioni, vita civile
inVedo in giro brutti segni e temo che questo sia solo l’inizio.
Di questo passo saremo sempre più divisi e lacerati, oltre che distanti.
Lavoratori autonomi contro lavoratori statali. Operai contro impiegati. Dottori contro infermieri. Infermieri contro insegnanti. Insegnanti contro dirigenti. Dirigenti contro ministri, personale di segreteria e bidelli. Maschi contro femmine. Meridionali contro Settentrionali. Giovani contro vecchi. Tutta l’Italia contro l’Europa e il resto del mondo.
Nella vita non ho mai evitato lo scontro.
“Without contraries is no progression. Attraction and repulsion, reason and energy, love and hate, are necessary to human existence.”
Dallo scontro può nascere la stella danzante, l’angelus novus… Ma resto atterrito quando vedo questi spauracchi vuoti, questi simulacri dello scontro autentico, queste schermaglie condotte a colpi di vomiti, piccole invidie e urla sconnesse. Come in un vecchio show di Funari come uno show finto-nuovo di DeFilippi/Giletti/Bonolis. Come in uno stadio pronto a far esplodere la rabbia delle masse e deviarla sul piano del campanilismo, dello sciovinismo e della tifoseria.
E poi temo che tanta rabbia trovi le strade sbagliate per manifestare il suo sfogo, la sua scappatoia, la sua via di fuga.
Temo che si scatenerà un tremendo odio sociale, una guerra tra poveri che farà solo il gioco dei nababbi che stanno a guardare e manipolano tutto quello che possono manipolare per trarre vantaggio dai cadaveri schierati sul terreno.
Sta covando molto fuoco sotto le ceneri.
La paura della morte sta rallentando tutto, anche lo spaccio, la prostituzione, l’abusivismo edilizio, la corruzione, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Tantissime attività, legali e illegali, non riusciranno a sopravvivere a una pausa così lunga. Altre risorgeranno dalla polvere con riconversioni, guizzi di ingegno o manovre spietate.
Ci saranno fallimenti, ci saranno licenziamenti, ci saranno più disoccupati sul mercato. Aumenteranno le tasse; aumenteranno i furti, le rapine, i pizzi e gli scippi; crescerà il disagio e dilagherà il malcontento.
Ma voglio provare a essere ottimista.
Quando usciremo da questo brutto sogno, avremo anche una gran voglia di spendere, spandere e tornare ad abbracciarci e lavorare insieme.
In questi giorni, il commercio si sta fermando, ma si stanno anche incrementando i risparmi della classe media impiegatizia.
Chiusi in casa, tutti stiamo spendendo poco o niente. Questa forzata decrescita significa anche meno sprechi, meno soldi spesi in benzina, viaggi, prodotti superflui, ristoranti, pub, pizzerie, spritz, caffè, giocattoli, automobili, ninnoli, belletti, balocchi e profumi…
Sono chiusi anche i centri scommesse (finalmente).
Solo l’e-commerce continua impavido e senza freni.
Questo comporta un consolidamento della capacità di acquisto della classe media.
Se non ci faremo prendere della paura, quando tutto questo sarà finito si tornerà a fare la spesa e un po’ anche a sprecare denaro, e io spero tanto che si privilegeranno i negozi di prossimità evitando la folla e la follia dei centri commerciali.
Spero che riscopriremo la salumeria e il negozietto sotto casa. Magari evitando di portare altro denaro a quei commercianti che in questi giorni hanno approfittato della contingenza per vendere le salsicce a 25 euro al chilo e l’amuchina a peso d’oro. Spero che ci resterà anche qualche soldo da spendere in libri, dischi, concerti e spettacoli di ogni tipo e che usciremo tutti da questo lungo incubo un po’ più adulti e responsabili. Magari anche più uniti, umani e solidali.
Spero, voglio e pretendo che dalle ceneri venga fuori una società rinnovata, fondata sul bene comune e non sugli interessi di pochi. Una società, anche, più pronta ad affrontare le emergenze senza disgregarsi e darsi addosso reciprocamente. Una comunità fondata sull’interesse collettivo e la salvaguardia delle fasce più deboli.
Come realizzare tutto questo deve essere il nocciolo del nostro impegno a venire.
08 lunedì Mag 2017
Posted idiomatica, riflessioni
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‘Nu paese co’ pizzo bbuono e ‘i scelle rotte.
Questo siamo diventati.
Sempre pronti a mettere il becco nei piatti migliori e nelle discussioni più ardite; ma ce mancano ‘e scelle, non abbiamo ali buone per buscarci da soli il cibo e per raggiungere le fonti per abbeverarci e toglierci la sete senza intossicarci e sprofondare dal Guatemala al Guatepeggiore.
L’acqua che c’è intorno è scarsa, stagnante e imputridita. Ma noi ci sguazziamo dentro e continueremo a berla fino al prosciugamento totale dello stagno, del regno e del regio lagno. Come se non ci fosse un domani e come se ci importasse poco o niente di questa nuova generazione di papere edoniste e starnazzanti che stentano a mantenersi a galla mentre si imbellettano le piume e parlano di guerra, valori e tradizioni occidentali che conoscono poco e non preservano per nulla.
Insomma, el agua es poca y el pato no flota (además de tener el pico bueno y las alas rotas), ma s’avessa ‘mparà a galliggià o a vulà, sta papera, pecché si no nun se va annanze e cca fernesce tutto cose senza ca nasce primma ‘nu munno meglio ‘e chisto ca fino ‘a mo amma scurtecato, sfrantummato, sfrarecato e visto, comme si ‘o fatto nun fosse ‘o nuosto. ‘Ate ca storie!