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~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Tra le Indie, Serendip, l’Eldorado e l’America

12 mercoledì Ott 2022

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni

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Tag

Colombo, galeano, Juarroz, scoperte, serendipità

Mondi nuovi e mondi di seconda mano

Cercare una cosa
è sempre scoprirne un’altra.
Così, per trovare qualcosa,
bisogna cercare ciò che non è.
Cercare il passero per incontrare la rosa,
cercare l’amore per trovare l’esilio,
cercare il nulla per scoprire un uomo,
muoversi all’indietro per andare avanti.

Da Roberto Juarroz, “Poesía Vertical, XII – 15” – la traduzione è mia



Oggi, 12 ottobre, è il giorno della serendipità, il giorno delle scoperte fatte per caso.
Cerchi il cammino per le Indie e trovi l’America.
Poi dicono che l’hai scoperto tu il Continente Nuovo, ma l’America era già là e l’abitavano milioni di indigeni del posto.
Come se io domani andassi per la prima volta tra Grumo e Sant’Antimo e pretendessi di finire sui libri di storia come l’uomo che ha scoperto Casandrino.



“Per la storia ufficiale Vasco Núñez de Balboa fu il primo uomo che vide, da una cima di Panama, i due oceani. Ma quelli che vivevano là erano forse ciechi?”
Eduardo Galeano

Va bene che lui, Cristofaro/Cristóbal Colombo/Colón, trovò una nuova rotta e confermó che il mondo è una palla (e che palla!), ma resta il fatto che oggi è il giorno delle scoperte fatte per caso (o per caos) e l’inizio della colonizzazione americana; sia quella imperiale spagnola e lusitana che quella anglo-germanica col pungiglione (anche più insidioso, in verità) dei Wasp, le vespe bianche anglo-sassoni e protestanti (White Anglo-Saxon Protestant).

“Siccome Colón non capiva quello che dicevano, pensò che non sapessero parlare. Siccome andavano in giro nudi, erano mansueti e davano tutto in cambio di nulla, pensò che non fossero individui razionali. E siccome era sicuro di essere entrato in Oriente dalla porta di servizio, pensò che fossero indiani dell’India. Poi, durante il suo secondo viaggio, l’ammiraglio con un proclama stabilì che Cuba faceva parte dell’Asia.”
(Di nuovo Galeano, sempre lui.)

Poi, se vedete su Wiki, oggi è anche la celebrazione del primo Oktoberfest (1810) – prosit! – e dell’indipendenza del Brasile (1822) – saúde!
Ah beh, sì beh.

Nella penisola iberica chiamano questo giorno “Día de la Hispanidad“.
In Argentina, forse più opportunamente, parlano di “Día del Respeto a la Diversidad Cultural“, mentre nel resto delle Americhe preferiscono definirlo “Día de la Raza“, per commemorare la nuova identità culturale, prodotto dell’incontro e della fusione tra i popoli nativi e i conquistatori.
Ah beh, sì beh.

Praticamente l’inizio del tramonto delle civiltà precolombiane.

Insomma, stiamo sempre là, quello che per il bruco è la fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla e segna l’inizio dell’età moderna e la fine del medioevo. Ah beh, sì beh!

Povero re,
E povero anche il cavallo.

I sogni e gli incubi della ragione

11 martedì Ott 2022

Posted by aitanblog in recensioni, riflessioni

≈ 2 commenti

Tag

Gaetano, galeano, goya, sogno, sonno, sueño, suonno


Tornando a riflettere sul più famoso capriccio di Goya

“El sueño de la razón produce mostruos“. (Goya)

Il termine spagnolo “sueño” copre una vasta area semantica che in italiano comprende sia il “sonno” che il “sogno”.
Come per il napoletano “suonno“, la stessa parola indica sia l’atto (e la voglia) di dormire (il sonno) che l’attività onirica che si svolge durante l’atto stesso (il sogno).

Eppure, continuiamo a tradurre la scritta che accompagna la più celebre incisione di Goya come se il “sueño de la razón” si riferisse univocamente alla parola “sonno”, intendendo per essa una sorta di interruzione, un letargo dalla facoltà di pensare.
Tuttavia, se proviamo a pensare che quella scritta ci stia parlando del “sogno” (e non del sonno) “della ragione”, si innestano scenari interpretativi che possono ribaltare la prospettiva illuministica con cui ci hanno abituato a leggerla, aprendo brecce e feritoie di spaventosa attualità.

Cfr.
aitanblog.wordpress.com/2019/10/07/i-mostri-della-ragione/



Il sogno della ragione, l’illusione di incasellare la realtà in categorie precostituite, genera mostri più terribili di un sonno privo di senno e di sogni. Le lucide follie degli orizzonti distopici possono essere più orrende e dannose delle scelte irrazionali dei singoli e dei popoli.

La ragione genera mostri.



Per questo vi vorrei più dubbiosi e meno raziocinanti. Mi piacerebbe avere intorno e sopra di me meno persone che sentono di avere… ragione in modo assoluto e, in virtù di quella ragione, prendono decisioni che finiscono per coinvolgerci (e distruggerci) tutti.

“[…] Ora che sono trascorse le illusioni e le delusioni del positivismo, sappiamo che la ragione, priva del supporto del sentimento, può concepire mondi alternativi e “magnifiche sorti e progressive” che possono rivelarsi più mostruose e nefaste della realtà stessa. Come un pazzo criminale che concepisce un piano perfetto di ammirabile ordito, come un serial killer che applica i suoi piani scellerati con tutta la razionalità che la sua mente lucida gli permette.

Alla luce di questa interpretazione, quel personaggio addormentato non sarebbe tanto l’uomo che nel sonno si priva della ragione e viene sopraffatto dai mostri dell’irrazionalità, quanto piuttosto una metafora della ragione che sogna i suoi mostri e, sognandoli, li evoca e li ri-produce.
Insomma, in questa prospettiva, un visionario come Goya, usando “sueño” nella sua accezione onirica, avrebbe previsto prima quello che a tanti sarebbe stato chiaro dopo (dopo l’aria irrespirabile e lo smog dei quartieri industriali della Londra del XIX secolo e della New Delhi del XXI secolo, dopo il terrore giacobino e lo strapotere napoleonico, dopo i Lager e i Gulag dei sogni totalitari, dopo due guerre mondiali, dopo l’atomica e i disastri nucleari, dopo l’inquinamento planetario e le isole di plastica, dopo la cementificazione di mezza Europa, dopo le emergenze climatiche e i disastri ambientali del Brasile, dell’Africa e della Cina).
Il sogno della ragione ha generato i suoi mostri che turbano i nostri sonni più delle bestie svolazzanti prodotte dall’abuso o dall’assenza della ragione nell’acquaforte di Goya […]”.



È forse giunta l’ora di allontanarsi dalla ragione e vivere nel torto oppure di imparare ad essere persone sentipensanti, capaci di sognare ragionando e ragionare sognando.
Ma questo potrebbe essere solo un paradosso della retorica privo di un vero appiglio nella realtà; e poi non voglio mettere troppa carne e troppa anima al fuoco: delle persone sentipensanti preferisco parlarvi un’altra volta, appoggiandomi, come faccio spesso, sulle spalle di Galeano e su quelle, più incerte, di Gaetano (che poi sarei io, in qualche modo).

DE-FINITO

21 lunedì Mar 2016

Posted by aitanblog in recensioni, versiculos

≈ 6 commenti

Tag

anarchia, anarchici, ferré, galeano, gloria fuertes, leo ferré, leopardi, poeti, versiculos

È tutto così complicato

che credo che

ci potremo salvare

solo su un silenzioso colle

o in riva al mare

con gli occhi rivolti

verso un orizzonte

dove sarà più dolce

naufragare.

 

(In questi versi

– se così si può dire –

c’è Leopardi, sì,

ma anche Galeano

e Gaetano,

e questa parentesi

si deve in buona parte

a Gloria Fuertes,

che forse non lo sai,

ma esiste,

come gli anarchici.)

 

(Manca un riferimento

o una nota al margine

nella penultima strofa

dopo l’ultimo verso

e un santo,

un senso

e un dio

nell’universo.

Ma qui si continua

ugualmente

a scrivere testi

con insistiti a capo

cercando

l’infinito

in un bicchiere

di un internet caffè

o su un ermo colle che non c’è.)

 

Nell’ora della digestione

17 domenica Gen 2016

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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Tag

cambiamento, economia, galeano, storia, vita civile

Considerazioni internazionali nell’ora della digestione, dopo aver mangiato un hamburger cinese e peperoni della terra dei fuochi ascoltando un tiggì pieno di schermaglie occidentali e pseudoscontri di inciviltà.

Dopo lo scandalo Volkswagen, lo scandalo Renault. Ma se ne è parlato molto meno. I primi della classe tedeschi, sempre così precisi e pieni della loro ostentata etica protestante ed ecologista, sono più antipatici.
I risultati, però, sono gli stessi: i fabbricanti di automobili ci inquinano e ci prendono per il culo. Una volta si sarebbe parlato della spietatezza del capitalismo che ci inganna e fa delle nostre vite carne da macello. E si sarebbe colpito nel segno, una volta. Oggi si preferisce fare le guerre etniche e dare la colpa al vicino o a chi viene da lontano.
Intanto il prezzo del petrolio è sceso dai 100 ai 30 euro al barile (anche se al distributore s’è risparmiato solo qualche centesimo di euro).
Le auto, soprattutto le auto alimentate con benzina e gasolio, hanno fatto il loro tempo e il petrolio perde ogni giorno la sua centralità nell’economia mondiale. Ma facciamo come se niente fosse e fingiamo che il mondo sia ancora quello che era. Per resistere a un cambiamento che è ormai nelle cose, a Occidente le fabbriche si fanno la guerra a colpi di disonestà a carico dei clienti e dei pedoni privi di mascherina, a Oriente sia sunniti e sciiti che sunniti e sunniti si fanno la guerra per il potere e per il petrolio, mentre la povera gente continua a impoverirsi o fugge dalle distruzioni e dai conflitti. Noi, però, guardiamo dall’altra parte e preferiamo parlare di popoli ostili e scontri di religione e di civiltà e, parlando parlando e straparlando, alimentiamo l’odio e lo scontro; lo rendiamo reale.
Non ce ne accorgiamo, o fingiamo di non accorgercene, che è tutto questo modello di civiltà fondato sulla finanza e sull’oro nero che sta crollando. Meglio rispondere fondamentalisticamente al fondamentalismo imperante e continuare a scorrazzare con le nostre auto (quando non siamo fermi a imprecare contro il traffico) e a ballare in salotti riscaldati a gas o a petrolio, mentre il Titanic del capitalismo affonda. Perfino in Cina. E così la sentiamo più vicina, la Cina.

Non ho soluzioni. Ma molti segni mi dicono che solo tante persone che una alla volta cambiano il proprio modello di vita possono cambiare il mondo. Con scelte consapevoli e capacità di dialogo. Tante persone libere, capaci di muoversi senza frontiere e lasciandosi contaminare dalle cose buone giuste e belle delle culture altrui. Persone capaci di contagiare positivamente altre persone e di andare a piedi verso un mondo nuovo. Lo so che sembra ingenuo e fottutamente ottimistico parlare di mondo nuovo dall’epicentro della crisi, ma mi sembra anche più ingenuo ed esiziale l’atteggiamento di chi legge tutto nell’ottica delle guerre tra i buoni e i cattivi e arrivano_i_nostri e sia_maledetto_l’infedele_e_la_quinta_colonna_che_lo_difende.

Dopo lo scandalo Renault, lo scandalo Volkswagen, poi magari toccherà alla Fiat Chrysler o alla Rover inglese. Ma non è questo il punto. Si tratta di vedere oltre le fabbrichette e il petrolio che le alimenta. Secondo me.

“Mucha gente pequeña, en lugares pequeños, haciendo cosas pequeñas, puede cambiar el mundo” ha scritto da qualche parte Eduardo Galeano con la forza incisiva della sua capacità di sintesi.

(Ok, ora prendo la mia auto a benzina e vado a passare la santa domenica in un centro commerciale che sta ad Afragola, ma potrebbe stare uguale in Alabama, ad Ankara o in Angola. Sperando che a nessuno venga in mente di lasciarsi scoppiare tra la folla e che un rom, un sinti o un tossico di paese non mi scassi il finestrino in cerca di pane, di telefonini o di monete.)

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